www.truth-out.org, 4 marzo 2011


Dietro la rivolta araba, un nome che non osiamo pronunciare
di John Pilger


Poco dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003, ho intervistato Ray McGovern, uno degli ufficiali del gruppo d’élite della CIA che preparava il rapporto quotidiano dei servizi di informazione per il Presidente. McGovern si trovava al centro del monolite della “sicurezza nazionale” che costituisce il potere USA e quando è andato in pensione ha ricevuto i complimenti del Presidente. Alla vigilia dell’invasione, lui ed altri 45 ufficiali superiori della CIA e di altri servizi di informazione hanno scritto al Presidente George W. Bush per dirgli che i “tamburi di guerra” si fondavano sulle menzogne e non su delle informazioni affidabili.

“Si trattava al 95% di un bidone” mi ha detto McGovern.

“Come hanno fatto a farle venir fuori?” gli ho chiesto.

“E’ stata la stampa che ha permesso a quei pazzi di metterle in circolazione”.

“Chi sono i pazzi?”

“La gente che fa parte dell’amministrazione Bush ha delle convinzioni molto vicine a quelle espresse nel Mein Kampf”, ha detto McGovern. “Sono queste le persone che, negli ambienti di vertice che io frequentavo, venivano chiamate matti”.

Io ho detto: “Norman Mailer ha scritto ch’egli ritiene che gli USA siano entrati in uno stato pre-fascista. Che cosa ne pensa?”

“Ebbene, spero abbia ragione, perché vi sono altri che sostengono che siamo già in uno stato fascista”.

Il 22 gennaio 2011 McGovern mi ha mandato un messaggio mail per comunicarmi il suo disgusto nei confronti del barbaro trattamento riservato dall’amministrazione Obama a Bradley Manning e dei procedimenti avviati contro il fondatore di Wikileaks, Julian Assange.

“All’epoca, quando George e Tony (Blair) hanno deciso che poteva essere divertente attaccare l’Iraq – ha scritto – io dissi qualcosa del tipo che il fascismo era già cominciato. Devo confessare che non pensavo che le cose sarebbero peggiorate fino a questo punto e così rapidamente”.

Il 16 febbraio, il Segretario di Stato Hillary Clinton ha pronunciato un discorso all’Università George Washington nel quale ha condannato i governi che arrestavano i manifestanti e reprimevano la libertà di espressione. Ella ha lodato il potere liberatorio di Internet, evitando accuratamente di dire che il suo governo aveva previsto di bloccare le parti di internet che incoraggiavano la dissidenza e la diffusione della verità. Fu un discorso di una ipocrisia spettacolare, e McGovern si trovava tra il pubblico. Scandalizzato si è alzato dalla sua sedia e, in silenzio, ha girato le spalle a Clinton. E’ stato immediatamente afferrato dalla polizia e dagli agenti della sicurezza e sbattuto a terra, trascinato fuori e gettato, sanguinante, in prigione. Mi ha inviato delle foto delle sue ferite. Ha 71 anni. L’aggressione è avvenuta sotto la sguardo di Clinton che non ha interrotto il suo discorso.

Fascismo è un nome difficile da pronunciare, in quanto richiama tutta l’iconografia del nazismo ed è spesso utilizzato contro i nemici ufficiali degli USA e per promuovere le avventure militari occidentali ricorrendo a un vocabolario preso a prestito dalla lotta contro Hitler. E tuttavia fascismo e imperialismo vanno di pari passo. All’indomani della seconda guerra mondiale quelli che negli stati imperialisti avevano attribuito una patente di nobiltà alla superiorità razziale e culturale della “civiltà occidentale” hanno scoperto che Hitler e il fascismo avevano utilizzato dei metodi nauseanti sorprendentemente simili ai loro. Di colpo la nozione stessa di imperialismo USA venne cancellata dai libri di storia, e la cultura popolare di una nazione imperiale formatasi nella conquista genocida dei popoli indigeni ed una guerra contro la giustizia sociale e la democrazia venne ribattezzata “la politica estera degli Stati Uniti”.

Come ha scritto lo storico William Blum, dal 1945 gli USA hanno distrutto o sovvertito più di 50 governi, un buon numero dei quali erano democratici, ed hanno fatto ricorso a degli assassini di massa come Suharto, Mobutu e Pinochet come loro agenti. In Medio oriente tutte le dittature e le pseudo-monarchie sono state sostenute dagli Stati Uniti. Nel corso dell’”operazione Cyclone”, CIA e M16 hanno segretamente fomentato e finanziato l’estremismo islamico. L’obiettivo era quello di schiacciare il nazionalismo e la democrazia. La maggior parte delle vittime del terrorismo di Stato occidentale è stata mussulmana. I coraggiosi manifestanti che sono stati uccisi la settimana scorsa a Bahrein e in Libia (quest’ultima essendo un “mercato inglese prioritario” secondo i “fornitori” di armi ufficiali britannici) hanno raggiunto i bambini di Gaza fatti a pezzi grazie all’ultimo modello di aereo da caccia statunitense F-16.

La rivolta nel mondo arabo non è solo rivolta contro un dittatore locale, ma anche contro la tirannia economica mondiale ideata dal Dipartimento del Tesoro USA ed imposta dall’Agenzia per lo sviluppo internazionale USA (USAID), il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, che si sono presi cura di ridurre paesi come l’Egitto ad ampie “fabbriche di sudore”, dove la metà della popolazione guadagna meno di 2 dollari al giorno. Il trionfo del popolo egiziano è stato il primo colpo portato contro ciò che Benito Mussolini chiamava “Corporativismo”, un’espressione che è stata coniata dal Fascismo.

Come è accaduto che l’Occidente liberale sia piombato in un tale estremismo? “E’ necessario distruggere la speranza, l’idealismo, la solidarietà, la preoccupazione per i poveri e gli oppressi”, osservava Noam Chomsky venti anni fa “e sostituire questi sentimenti pericolosi con l’egoismo, un cinismo onnipresente che pretende che… l’ordine capitalista di stato, con le sue diseguaglianze e oppressioni sia il meglio che possa esservi. Infatti è in corso una campagna internazionale di propaganda massiccia per convincere la gente, soprattutto i giovani, che questo non è solo ciò che devono pensare, ma è che esattamente quello che pensano”.

Come la rivoluzione europea del 1948 e la sollevazione contro lo Stalinismo del 1989, la rivolta araba si è sbarazzata della paura. Negli Stati Uniti, dove il 45% dei giovani Afro-Americani sono disoccupati e i gestori degli “hedge funds” meglio pagati guadagnano in media un miliardo di dollari all’anno, le manifestazioni massicce contro i tagli della spesa e la soppressione di posti di lavoro si sono estese in Stati del centro come il Wisconsin. In Gran Bretagna, il movimento di protesta in piena crescita, UK Uncut, si prepara ad azioni dirette contro gli evasori fiscali e le banche voraci.

Qualcosa è cambiato, definitivamente. Oramai il nemico ha un nome.

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