LETTERA AL PRESIDENTE CLINTON SULL'IRAQ
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Onorevole William J. Clinton Presidente degli Stati Uniti Washington, D.C.
Signor Presidente,
ci rivolgiamo a voi perché siamo convinti che l'attuale po¬litica americana nei confronti dell'Iraq non stia avendo suc¬cesso e che potremmo presto trovarci in Medio Oriente di fronte a una minaccia ben più grave di qualunque altra ab¬biamo mai affrontato dalla fine della Guerra fredda. Nel vo¬stro prossimo Discorso sullo Stato dell'Unione, avrete l'oppor¬tunità di tracciare una linea d'azione chiara e determinata per far fronte a questa minaccia. Insistiamo perché cogliate al vo¬lo quest'opportunità, articolando una nuova strategia che possa proteggere gli interessi degli Stati Uniti e dei nostri amici e alleati in tutto il mondo. Questa strategia dovrebbe mirare, soprattutto, a destituire il regime di Saddam Hussein. Siamo pronti a offrire tutto il nostro appoggio in questa im¬presa difficile ma necessaria.
Nel corso degli ultimi mesi, la politica di "contenimento" di Saddam Hussein si è progressivamente sgretolata. Come hanno dimostrato gli eventi recenti, non possiamo più con-tare sui nostri alleati nella coalizione della Guerra del Golfo per continuare a far rispettare le sanzioni o per punire Saddam quando blocca o evade le ispezioni delle Nazioni Unite.
Pertanto la nostra capacità di assicurare che Saddam Hus¬sein non stia producendo armi di distruzione di massa è no¬tevolmente diminuita. Anche se dovessero ricominciare le ispezioni - cosa che attualmente appare molto improbabile - l'esperienza ha dimostrato che è difficile se non impossi¬bile tenere sotto controllo la produzione irachena di armi chimiche e batteriologiche. Poiché gli ispettori non sono stati in grado di accedere a molti impianti iracheni per un lungo periodo di tempo, è ancora più improbabile che riu¬sciranno a scoprire tutti i segreti di Saddam. Di conseguen¬za non saremo in grado, nel prossimo futuro, di determina-re con un ragionevole grado di certezza se l'Iraq possieda o no tali armi.
Questa incertezza da sola avrà un effetto fortemente destabilizzante su tutto il Medio Oriente. Non c'è quasi bisogno di aggiungere che se Saddam acquisirà la capacità di impie¬gare armi di distruzione di massa, come è quasi certo che av¬verrà se continuiamo a seguire la strategia attuale, la sicu¬rezza delle truppe americane nella regione, dei nostri amici e alleati come Israele, delle piazze arabe moderate e una per¬centuale significativa della fornitura mondiale di petrolio correranno gravi rischi. Come avete giustamente dichiarato, signor Presidente, la sicurezza del mondo all'inizio del ven¬tunesimo secolo dipenderà dal modo in cui affronteremo questa minaccia.
Data la sua gravità, l'attuale politica, il cui successo dipen¬de dalla determinazione dei nostri alleati nella coalizione e dalla cooperazione di Saddam Hussein, è pericolosamente inadeguata. L'unica strategia accettabile è quella di eliminare la possibilità che l'Iraq diventi capace di usare o minacciare di usare armi di distruzione di massa. Nel breve periodo que¬sto richiede la disponibilità a intraprendere una campagna militare, giacché la diplomazia sta chiaramente fallendo. Nel lungo periodo, significa destituire Saddam Hussein e il suo regime. Questo deve ora diventare l'obiettivo della politica estera americana.
Insistiamo affinché esprimiate con chiarezza questo obiet¬tivo e rivolgiate l'attenzione del vostro governo all'implemen¬tazione di una strategia per destituire il regime di Saddam. Ciò richiederà una serie completa di iniziative diplomatiche, politiche e militari. Sebbene siamo perfettamente consapevo¬li dei pericoli e delle difficoltà connessi all'attuazione di que¬sto approccio, crediamo che nel non realizzarlo esistano peri-coli di gran lunga maggiori. Crediamo che gli Stati Uniti siano autorizzati, all'interno delle esistenti risoluzioni dell'Onu, a compiere i passi necessari, anche in campo militare, per proteggere i nostri interessi vitali nel Golfo. In ogni caso, la politica americana non può continuare a essere paralizzata da un improvvido insistere sull'unanimità nel Consiglio di si¬curezza.
Vi esortiamo ad agire con decisione. Se agirete adesso per porre fine alla minaccia delle armi di distruzione di massa contro gli Stati Uniti o i loro alleati, agirete in nome dei più fondamentali interessi di sicurezza del paese.
Se adottiamo un approccio debole e ci lasciamo traspor-tare, metteremo a repentaglio i nostri interessi e il nostro futuro.
Sinceramente,
Elliott Abrams
Richard L. Armitage
William J. Bennett
Jeffrey Bergner
John Bolton
Paula Dobriansky
Francis Fukuyama
Robert Kagan
Zalmay Khalilzad
William Kristol
Richard Perle
Peter W. Rodman
Donald Rumsfeld
William Schneider, Jr.
Vin Weber
Paul Wolfowitz
R. James Woolsey
Robert B. Zoellick