Entrefilets.com, 1.2.2016 (trad. ossin)
 
Potus 2016: un casting potenzialmente devastante
 
Dopo gli otto anni bling bling del Casanova Clinton, gli otto anni di sangue del fantoccio delle corporation Dabliu, siamo giunti al termine degli otto anni di vuoto assoluto di Barak Hussein Obama, primo presidente “nero” degli Stati Uniti, ma solo questo
 
Gli sfidanti alle primarie democratiche, Hillary Clinton e Bernie Sanders
 
Per otto anni, il buon uomo si sarà infatti accontentato di apparire, di coltivare insieme la sua immagine, gli addominali e la sua famiglia-trofeo, per enfatizzare la fiction hollywoodiana del suo personaggio. Per otto anni, sarà stato sublime e marziale fino al grottesco in ogni sua apparizione, perfettamente istruito, da un esercito di comunicatori-balie, a modulare il ritmo, le intonazioni e i silenzi dei suoi discorsi, a indignarsi qui, a piagnucolare là, per commuovere la casalinga e inumidire la fan di redazione col suo “tocco umano” da carta patinata. Otto anni di pura comunicazione dunque, otto anni di finta, di vuoto, otto anni per niente. Barak Hussein Obama non sarà nemmeno stato un cattivo presidente. Non sarà stato proprio niente. Ed è su questo vuoto siderale che si impegna oramai il casting per il prossimo Potus (President of the United States), con un potenziale questa volta realmente devastante per l’Impero.
 
L'Obama che piange
 
Ciao burattino
Come è oramai abitudine dopo Clinton, l’era di Obama si chiuderà dunque con l’obbligatoria piccola farsa filmata che dovrebbe servire a dimostrare che l’uomo era proprio un essere umano “come voi e me”, con cuore e humor. La sceneggiata darà poi il via a una valanga di analisi ingenue attraverso le quali i pennivendoli della stampa-Sistema tenteranno il “bilancio” di otto anni di vuoto, per quanto imbastiti da una misuretta sociale, peraltro votata allo smantellamento da parte dei Repubblicani, e da discorsi, atteggiamenti, e ancora discorsi.
 
Il video ironico dell'ultimom giorno di Bill Clinton alla Casa Bianca
 
Si troverà con tutta evidenza qualcuno che metterà all’attivo del rappresentante USA uscente la reintegrazione dell’Iran nel gran concerto delle nazioni (facciamoci una risata), mentre si trattava solo di una evidente necessità strategica dell’apparato dell’Impero nella sua guerra contro l’Asia per il controllo delle vie del greggio e che dunque vi sarebbe stata anche se nella sala ovale ci fosse stato Pluto.
 
In realtà, l’uscita di Obama dagli schermi catodici-Sistema sarà un non-evento conforme all’essenza stessa della sua presidenza.
 
Quel che ci interessa per contro, quel che ci interessa molto, è ovviamente cosa accadrà dopo.
 
Sulla strada della dissoluzione?
Tra i Democratici, in pole position provvisorio figura l’inenarrabile isterico-recidiva Hillary Clinton, il cui destino oscilla oramai tra l’investitura e l’incriminazione per divulgazione di email top-secret (1). 
 
Certamente, dopo averci preso in giro con un primo Presidente “nero” come garanzia dell’eterno rinnovamento della scintillante democrazia USA, l’establishment-Sistema sogna di ripetere la mossa con, questa volta, la prima Presidente “donna” della Storia, storia appunto di addormentare un’altra volta tutti per 8 anni. Salvo che la signora in questione è oramai nel mirino dello FBI e potrebbe ben trovarsi incriminata se la sua popolarità dovesse scemare. Ebbene ella ha per avversario un outsider che, non solo di presenta come anti-establishment, ma che ha il cattivo gusto di salire pericolosamente nei sondaggi. La vittoria di Bernie Sanders alle primarie sarebbe il colpo di grazia definitivo per l’ex prima donna in congedo, del tipo “He came, he saw, she died”(2)
 
Dall’altro lato del campo, la competizione repubblicana vede alle prese l’ultra miliardario, tanto allucinato quanto allucinante, Trump (foto a sinistra), anche lui proclamatosi anti-establishment, sfidato alla sua ultra destra da Cruz, un bugiardo inveterato texano (3).
 
La possibilità di un duello finale tra due candidati che sfuggono a qualsiasi controllo da parte dell’establishment, Trump e Sanders, è dunque una possibilità reale che costituirebbe immediatamente una svolta quasi rivoluzionaria e potenzialmente destrutturante per la matrice-Sistema statunitense. E a noi poco interessa a questo punto il giudizio sulla qualità delle personalità in lizza, tanto la vittoria di Hillary Clinton, che tutta la nostra stampa-Sistema e ingenuamente atlantista considererebbe perfettamente accettabile, sarebbe comunque garanzia di un oceano supplementare di sangue e violenza nel mondo. E provenendo poi da un ambiente politico-mediatico europeo che promuove da anni il totalitarismo bruxellese e la destrutturazione sociale, i giudizi morali sugli uni o sugli altri hanno inevitabilmente qualcosa di profondamente risibile.
 
L’importante è altro. E sta tutto intero nel carattere altamente esplosivo della situazione statunitense a causa del carattere permanente della sua routine nihilista. 
 
L’incoraggiante panico che incombe sull’establishment a Washington-Disney, e che spinge un altro miliardario filo-Sistema questa volta, Michael Bloomberg, a spendere i suoi soldi per salvare i mobili, ci sembra dunque un segno positivo dell’accelerazione della crisi dello Stato impostore statunitense, il cui crollo è per noi insieme la condizione e il detonatore necessari per il crollo auspicato del Sistema neo-liberale che ha prodotto.
 
 
Note:
2 Le parole con le quali Hillary Clinton commentò ridacchiando l’atroce lapidazione di Gheddafi (Venni, vidi… lui è morto)
 
 
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