ProfileLe schede di ossin, 22 febbraio 2024 - Per quanto siano potenti, i media possono distruggere le persone prese di mira in un colpo solo, spegnendole come una candela in un vento di burrasca. Il destino attuale di Elon Musk, Kanye West e altri suggerisce che è proprio così (nella foto, Elon Misk e Kanye West)       

 

Unz Review, 21 novembre 2022 (trad.ossin)
 
Pravda statunitense: Elon Musk, Kanye West e obiettivi molto più rischiosi 
Ron Unz
 
Anche se è troppo presto per esserne sicuri, i primi segnali non sembrano buoni per l’acquisto di Twitter da 44 miliardi di dollari da parte di Elon Musk, dimostrando così ancora una volta quanto facilmente il potere concentrato dei media possa distruggere coloro contro cui si rivolta
 
 
Elon Musk (a sinistra) e Kanye West (a destra)
 
 
L’imprenditore tecnologico di origine sudafricana è entrato nella mischia in una posizione di vantaggio apparentemente enorme. È già considerato la persona di gran lunga più ricca del mondo. La sua Tesla Motor Company, che è all’origine della maggior parte della sua fortuna, è stata pioniera dei veicoli elettrici che sono diventati uno dei principali status symbol dei ricchi liberal e, nonostante un notevole calo delle sue azioni, il valore dell’azienda è pari al totale combinato della mezza dozzina dei più importanti altri produttori di automobili. È anche amministratore delegato di SpaceX, la più grande speranza statunitense per continuare ad avere il dominio dello spazio, e la sua associata rete satellitare Starlink si è recentemente rivelata un elemento rilevantissimo nella guerra moderna. Musk non solo è stato apprezzato come un grandissimo eroe tecnologico, ma ha anche accumulato una notevole influenza sui media, con i suoi 118 milioni di follower su Twitter, che gli garantiscono una visibilità pari a quella di una grande celebrità televisiva o addirittura di un'intera rete di trasmissione.
 
In effetti, Twitter era diventato così importante per lui, che all’inizio di quest’anno si era coraggiosamente offerto di acquistare il colosso dei social media in difficoltà e di renderlo indipendente. Un decennio fa, un importante dirigente di Twitter aveva descritto in modo memorabile la sua azienda come “l’ala della libertà di parola del partito della libertà di parola”, e Musk sembrava volere farla finita con la censura crescente e riportare la situazione come era alle origini.
 
Per generazioni la “libertà di parola” è stata uno dei valori statunitensi più universalmente cari, ma dopo che Donald Trump ha usato il potere della sua libertà di parola su Twitter per conquistare inaspettatamente la Casa Bianca, quei sentimenti prevalenti sono cambiati molto rapidamente, e la necessità di escludere “le fake news” e reprimere l’“incitamento all’odio” sono diventate la priorità accettata da tutti gli individui benpensanti obbedienti alla narrativa dei media mainstream. A partire da alcuni casi estremi qua e là, col passare del tempo le epurazioni su Twitter sono cresciute in modo esponenziale, finché all’inizio del 2020 è stato preso di mira perfino il presidente in carica degli Stati Uniti; e potenti esponenti della società statunitense erano molto preoccupati che Musk intendesse invertire quel processo. Quindi la sua acquisizione di Twitter, sostanzialmente finanziata di tasca propria, è stata vista da molti come una minaccia orribile e potenzialmente pericolosa per i valori statunitensi, e lo stesso Musk ha cominciato ad essere presentato dal ronzante alveare dei media sempre di più come un supercriminale in stile Bond, un intruso i cui piani nefasti dovevano essere frustrati a tutti i costi.
 
Twitter aveva già perso denaro, e il debito di 14 miliardi di dollari che Musk ha contratto per finanziare il suo acquisto ha peggiorato la situazione. Una volta che i media lo hanno dipinto come un pericoloso cattivo maestro e Twitter è diventato improvvisamente “controverso”, i suoi timorosi inserzionisti – che assicurano quasi tutte le entrate – hanno iniziato a ridursi, e ogni diserzione è stata enfatizzata dal megafono dei media ostili.
 
Tutti questi colpi importanti sono arrivati nonostante l’inversione di rotta da parte di Musk rispetto al suo autoproclamato "assolutismo della libertà di parola", quando ha promesso di mantenere molte delle restrizioni già esistenti di Twitter e, ad eccezione di un certo ex presidente, ha riammesso solo i più miti dei tweeter epurati. L’inversione di marcia di Musk ha immediatamente suscitato rabbiose denunce da parte di alcuni di quelli che in precedenza avevano sostenuto la sua presa del potere.
 
Quando le spese aumentano e le entrate diminuiscono, ne derivano problemi finanziari, e i giornalisti hanno riferito che Musk aveva avvertito in privato del rischio di bancarotta mentre preparava i suoi drastici tagli al pletorico numero di dipendenti di Twitter. Nel frattempo, la maggior parte dei precedenti dirigenti senior dell'azienda sono stati licenziati o dimessi.
 
All'inizio di questo mese, Musk ha intenzionalmente tagliato il personale di Twitter del 50%, ma giovedì i suoi critici dei media hanno riferito allegramente che un terzo del suo staff rimanente si era improvvisamente licenziato, e che molti dei suoi cruciali esperti di ingegneria del software lo avevano abbandonato. Il titolo in prima pagina dell’ostile New York Times era “Twitter Teeters on the Edge” (Twitter sull’orlo del baratro) e ipotizzava cupamente che l’azienda potesse entrare in una spirale mortale del software, notizia non molto incoraggiante per gli inserzionisti rimasti, così necessari per la sua sopravvivenza. Personalmente non ho mai usato molto Twitter, ma se avessi investito anni del mio tempo e dei miei sforzi per creare milioni di follower, mi sarei sentito anche io piuttosto preoccupato.
 
Forse Musk alla fine trionferà ancora una volta contro ogni previsione e creerà con successo il servizio universale di tipo WeChat che ha immaginato. Ma in questo momento, penso che sia molto più probabile che il gigante dei social media, apparentemente fragile, continuerà a declinare per poi finire in mani diverse. E se i nostri media riescono a schiacciare così velocemente e facilmente le aspirazioni dell’uomo più ricco del mondo, magari facendo perdere a lui e ai suoi finanziatori i 44 miliardi di dollari che hanno investito, chi in futuro oserà rischiare un’altra sfida del genere?
 
 
Forse per coincidenza, una controversia in qualche modo simile si è recentemente verificata nel caso di un altro personaggio di alto profilo, il miliardario rapper nero e stilista Kanye West. Anche se prima non sapevo quasi niente di lui, a quanto pare era un'enorme celebrità internazionale, oltre ad essere tra i neri statunitensi più ricchi che fossero mai vissuti, e aveva anche decine di milioni di follower su Twitter e altre reti.
 
Pare che, per un motivo o per l'altro, si sia arrabbiato e messo in agitazione per quella che considerava essere la schiacciante influenza ebraica nel mondo degli affari e dei media, e ha iniziato a dirlo ad alta voce in vari luoghi e sui suoi social network. Ovviamente, la reazione dei media è stata rapida e devastante, dipingendolo come un lebbroso morale e costringendo così la maggior parte dei suoi partner commerciali a tagliare i rapporti con lui, spesso con enormi costi finanziari. Pare che il 25% dei profitti del colosso delle calzature Adidas provenisse dalla linea di scarpe da ginnastica di West, ciò nonostante l’azienda ha rotto il suo accordo di lunga data per un costo totale di quasi 650 milioni di dollari quando i padroni dei media l'hanno proclamata una questione fondamentale di moralità. Addirittura Goodwill Industries ha annunciato che non avrebbe più offerto ai suoi assistiti poveri abiti dismessi con la marca di un così vile antisemita. La banca di cui il rapper si serviva da lungo tempo è giunta a chiudere i suoi conti e si è rifiutata di tenere in deposito i suoi soldi.
 
Il risultato immediato di tutti questi colpi coordinati è stato l’improvviso venir meno di gran parte della grande fortuna di West, mentre il suo allenatore personale (ebreo) ha pubblicamente dichiarato che, se avesse continuato nel suo cattivo comportamento, l'ex miliardario avrebbe potuto finire drogato ed essere ricoverato in un istituto psichiatrico. Quasi nessuna delle celebrità nere sue amiche si è schierata con lui o, se lo hanno fatto, io non ne ho sentito parlare. La storia presto è scomparsa dai media, portandosi con sé, in modo forse permanente, la celebrità nera globale, un tempo iconica.
 
Le trasgressioni molto mediatizzate di West avevano messo in allerta i nostri guardiani ideologici e questo probabilmente spiega la nuova controversia che ha rapidamente travolto la stella nera del basket Kyrie Irving, che si è imbattuta in una polemica mediatica solo per aver twittato il collegamento a un documentario afrocentrico disponibile su Amazon. Le controverse affermazioni che si potevano ascoltare in quel video hanno irritato l'ADL e Irving ha offerto subito pubbliche scuse e il versamento di $ 500.000 per salvare la sua carriera sportiva. Ma quel tentativo di accordo è fallito a causa delle sue successive osservazioni impolitiche, e lui è stato sospeso dal basket, mentre la sua linea personale di scarpe da ginnastica veniva cancellata da Nike. Ancora un’altra lezione abietta che dimostra che anche i più alti e potenti dovrebbero pensarci due volte prima di esercitare il proprio diritto alla libertà di parola. I media creano la realtà e, se decidono di renderti un bersaglio, diventi rapidamente un puntaspilli umano.
 
Negli anni '90, Bill Gates era molto presente nei media, con la sua fortuna di 100 miliardi di dollari che lo classificava come l'uomo più ricco del mondo, una posizione che aveva mantenuto per così tanti anni da sembrare dover restare in eterno. Il suo sistema operativo Windows godeva di un quasi monopolio in tutti i personal computer, quindi i suoi prodotti controllavano l’infrastruttura tecnologica di ogni paese, proprio come ogni scrittore e ogni finanziere dipendeva dai suoi onnipresenti programmi Word ed Excel. Date le sue risorse così potenti, a volte veniva descritto, quasi scherzosamente, come la persona più potente del mondo, con un potere che faceva impallidire quello di qualsiasi presidente o papa.
 
Anche se non contesto una simile valutazione, ne ho sempre sottolineato i grandi limiti. Ho perciò proposto l’ipotesi teorica che il monarca di Microsoft avesse esposto con noncuranza alcune opinioni altamente spiacevoli su uno qualsiasi di una serie di argomenti sufficientemente delicati. Nonostante tutto il suo denaro e la sua influenza, probabilmente sarebbe stato rapidamente annientato, fritto fino a diventare croccante da un'esplosione mediatica concentrata e poi sopraffatto dalla massiccia ondata di repulsione pubblica che tale campagna mediatica è capace di generare, fino a perdere probabilmente la sua azienda e gran parte della sua gigantesca fortuna. Per quanto potente, i media avrebbero potuto distruggerlo in un colpo solo, spegnendolo come una candela in un vento di burrasca. Il destino attuale di Elon Musk, Kanye West e altri suggerisce che probabilmente avevo ragione.
 
 
 
L’ADL sembra aver svolto un ruolo centrale in tutte le controversie di cui ho parlato più sopra, con Musk che si è rapidamente piegato alla sua autorità e ha sollecitato i suoi consigli, mentre l’organizzazione ha guidato con successo gli attacchi contro West e Irving. Tali esiti non devono sorprendere, se si pensi alla sua famigerata reputazione, eppure nei miei confronti l'ADL si è comportata in modo sorprendentemente diverso. Come scrissi quattro anni fa:
 
Nella nostra epoca moderna, ci sono sicuramente poche organizzazioni che terrorizzano così tanto gli statunitensi importanti come l’Anti-Defamation League (ADL) del B’nai B’rith, un’organizzazione fondamentale della comunità ebraica organizzata.
 
Mel Gibson è stato a lungo una delle star più popolari di Hollywood e il suo film del 2004 La Passione di Cristo ha battuto i maggiori record di incasso di tutta la storia mondiale, ma l'ADL e i suoi alleati hanno distrutto la sua carriera e, alla fine, Gibson ha finito col donare milioni di dollari a gruppi ebraici, nella disperata speranza di riconquistare parte della sua reputazione pubblica. Quando l’ADL ha criticato una vignetta apparsa su uno dei suoi giornali, il titano dei media Rupert Murdoch ha presentato le sue scuse personali a quell’organizzazione, e gli editori di The Economist hanno subito ritirato un’altra vignetta che era finita nel mirino dell’ADL. Il miliardario Tom Perkins, un famoso finanziere della Silicon Valley, è stato costretto a scusarsi sentitamente dopo essere stato criticato dall'ADL per alcune parole usate in un suo articolo sul Wall Street Journal. Tutti costoro sono individui orgogliosi e potenti, e devono essersi risentiti profondamente per essere stati costretti a chiedere un perdono pubblico così abietto, ma lo hanno fatto comunque. L’elenco totale dei supplicanti dell’ADL nel corso degli anni è molto lungo.
 
Con una simile reputazione dell'ADL e dei suoi famigerati attivisti, era diffusa la convinzione che la mia piccola webzine sarebbe stata completamente annientata quando ho lanciato per la prima volta la mia recente serie di articoli controversi all'inizio di giugno, elogiando le opere dello storico David Irving, una figura a lungo demonizzata dall'ADL. Eppure non è successo assolutamente nulla.
 
Nei tre mesi successivi ho pubblicato altri articoli che sfidavano direttamente quasi ogni questione scottante che di solito viene ferocemente presidiata dall’ADL e dai suoi lacchè, tanto che un giornalista amico mi ha subito soprannominato il “Kamikaze della California”. Eppure, nonostante le 90.000 parole di testo e i 13.000 commenti che avevo raccolto, il costante silenzio dell’ADL aveva un suono assolutamente assordante. Nel frattempo, i miei articoli sono stati letti più di mezzo milione di volte…
 
Quando l’ira divina non riesce a colpire gli eretici e i terrificanti difensori dei dogmi ufficiali sembrano aver improvvisamente perso il gusto della battaglia, piano piano anche altri ne prendono atto e potrebbero sentirsene incoraggiati. Alla fine, importanti siti web filo-russi e libertari come Russia Insider e LewRockwell hanno iniziato a ripubblicare alcuni dei miei articoli più controversi sulla American Pravda, portando così le mie considerazioni e i miei giudizi all’attenzione di un pubblico più ampio. Conclusa la serie dei miei articoli, ho cominciato a stuzzicare direttamente quell’ADL che pareva stranamente timorosa, pubblicando un breve articolo intitolato "L'ADL si è nascosto?" cosa che ha indotto il formidabile Paul Craig Roberts a descrivermi come “l’uomo più coraggioso che conosca”.
 
Pare che tutte queste iniziative alla fine abbiano suscitato qualche preoccupazione e, uscendo dal loro nascondiglio segreto, gli attivisti dell’ADL hanno finalmente risposto brevemente e in modo piuttosto mite alle mie affermazioni, ma io non ne sono rimasto particolarmente impressionato.  Qualche giorno fa hanno twittato una nota, corredata da una foto della loro nuova nemesi.
 
 
 
 
Questi sono i paragrafi di apertura della risposta che diedi a quello sconsiderato attacco dell’ADL, che mi aveva fornito un’eccellente opportunità per pubblicare un lungo articolo che raccontava la storia assai sordida di quella potente organizzazione. Il mio pezzo rivelava molti fatti importanti precedentemente poco conosciuti e suscitò un notevole interesse, tanto da essere letto quasi 50.000 volte:
 
Dal caso Leo Frank ai giorni nostri
Ron Unz • www.ossin.org • 20 febbraio 2024
 
Dopo quello scambio iniziale, l’ADL pare avere riconsiderato la propria strategia mediatica concludendo che la prudenza è la parte migliore del valore, ed è quindi tornata ad acquattarsi. In effetti, le conseguenze altamente controproducenti di qualsiasi sfida rivolta contro di me o la mia pubblicazione sono talmente evidenti che sembra abbiano emesso un editto generale che ne vieta qualsiasi menzione in tutti i media sotto la loro influenza editoriale. I loro dirigenti si sono resi conto che, anche se noi potremmo avere dei danni dai loro attacchi, tuttavia la maggiore attenzione che questi ultimi attirerebbero nei nostri confronti potrebbe rivelarsi gravemente dannosa o addirittura fatale per i loro interessi a lungo termine.
 
La realtà di questo blocco mediatico presumibilmente imposto dall’ADL è diventata evidente nel 2020, quando l’SPLC (Southern Poverty Law Center) e i suoi alleati giornalistici hanno lanciato una feroce ondata di attacchi coordinati volti ad ottenere le dimissioni di Stephen Miller, forse il membro più odiato dell’amministrazione Trump, una campagna cominciata pochi mesi prima delle elezioni presidenziali. L'accusa principale contro Miller era di aver promosso nelle sue e-mail private diversi post controversi del blogger Steve Sailer, tutti originariamente pubblicati sul nostro sito web.
 
Simili attacchi si basano tipicamente sulla colpevolezza per associazione, e gli articoli di Sailer in questione erano pubblicati sulla stessa pagina che ospitava anche articoli che promuovevano la negazione dell’Olocausto e vari altri argomenti eccezionalmente controversi, quindi il collegamento era inconfutabile. E se tutte queste questioni fossero state pubblicamente collegate a Miller, la sua caduta politica sarebbe diventata certa. Ma il lungo dossier che denunciava Miller e gli articoli da lui approvati evitava scrupolosamente qualsiasi menzione del nostro sito web o del materiale molto più controverso in esso contenuto, e di conseguenza Miller riuscì a sopravvivere. Pare dunque che l’osservanza del divieto di fare qualsiasi accenno alla nostra esistenza fosse molto più importante del pretendere lo scalpo politico di un importante consigliere di Trump. Per l’ADL e i suoi alleati rappresentavamo un terrificante Lord Voldemort e semplicemente menzionare il nostro nome avrebbe potuto provocare la loro distruzione.
 
Ron Unz • The Unz Review • 14 luglio 2020 • 3.900 parole
 
 
Come hanno dimostrato i pesanti colpi subiti da Musk, West e altri, i media hanno un enorme potere d’impatto, ma creare uno strumento in grado di esercitarlo efficacemente è tutt’altro che un compito facile, e fornire soltanto risorse in abbondanza potrebbe essere insufficiente.
 
Recentemente ho notato l'interessante coincidenza che la nostra pubblicazione è stata lanciata quasi contemporaneamente a Intercept, sponsorizzata dal miliardario della tecnologia Pierre Omidyar. Lautamente finanziato e gestito da un gruppo di stelle guidate dal famoso reporter investigativo Glenn Greenwald, Intercept sembrava destinato a trasformare il giornalismo ma, nonostante i 200 milioni di dollari che ha assorbito dal 2013, i risultati sono stati tutt’altro che impressionanti. In effetti, di questi tempi la nostra webzine attira un traffico mensile più o meno paragonabile, e quasi il doppio del tempo di lettura, nonostante abbiamo sofferto l’handicap della totale deplatforming da parte di Facebook e del declassamento da parte di Google.
 
Ron Unz • The Unz Review • 26 settembre 2020 • 2.900 parole
 
La ragione ovvia di una discrepanza così evidente tra investimenti e risultati è che gran parte del contenuto di Intercept, durante l'era Trump e successivamente, è diventato quasi indistinguibile da ciò che c’era anche in tanti altri siti Web, una situazione molto diversa dall'unicità dei contributi che offriamo noi.
 
Nel corso degli anni, i visitatori mi hanno sempre detto di non conoscere alcun altro sito che fornisca un comodo accesso ad una gamma così ampia di materiale ultra-controverso su così tanti argomenti diversi, né molti siti Web che consentano discussioni così moderatamente moderate nei suoi thread di commenti. Quindi forse questo ci rende i legittimi eredi del ruolo di “ala della libertà di parola del partito della libertà di parola”.
 
Ovviamente, un simile approccio ha i suoi vantaggi e svantaggi, e personalmente trovo gran parte del materiale che pubblichiamo di cattivo gusto e sbagliato, caratteri che sono ancora più frequenti nel flusso regolare di commenti spesso insultanti. Ma fin dall’inizio, la dichiarazione d’intenti di questa pubblicazione mediatica alternativa aveva previsto quella situazione, e il nostro ruolo principale è stato quello di fungere da canale di distribuzione dei contenuti e da piattaforma di commenti.
 
Inoltre, una delle ragioni principali che mi ha spinto a questa impresa è stata quella di creare una sede pratica per i miei scritti, e a questo riguardo sono stato molto soddisfatto dei lavori prodotti da me, soprattutto negli ultimi quattro o cinque anni.
 
Materiale altamente controverso, non importa quanto persuasivo o ben documentato, richiede quasi inevitabilmente molto tempo per ottenere un impatto più ampio. La prossima settimana segnerà il decimo anniversario della pubblicazione del mio articolo “Myth of American Meritocracy” e le questioni giuridiche che ha ispirato in relazione alle pratiche discriminatorie di ammissione nelle nostre università d’élite sono arrivate solo ora alla Corte Suprema, che potrebbe quindi presto annullare mezzo secolo di sostegno costituzionale alle preferenze razziali, come ho discusso in un recente articolo di sintesi:
 
The Supreme Court Reconsiders Affirmative Action
Ron Unz • The Unz Review • 31 ottobre 2022 • 5.900 Parole
 
Da tale punto di vista, non mi sorprende affatto che i più recenti articoli della serie American Pravda non abbiano ancora prodotto un impatto pubblico molto visibile, anche se la loro natura eccezionalmente controversa mi fa pensare che siano stati silenziosamente commentati in vari ambienti, come suggeriscono i milioni di visualizzazioni di pagina totali che hanno accumulato.
 
Ron Unz • The Unz Review • 445,000 parole
 
Nel suo insieme, la serie intende fornire una contro-narrativa storica dei principali eventi degli ultimi 100 anni, una contro-narrativa che differisce notevolmente da ciò che viene raccontato nei nostri libri di testo standard o nei principali media, e lo fa principalmente con una sequenza di bocconcini autosufficienti che possono essere facilmente digeriti individualmente.
 
Negli ultimi anni questi articoli hanno attirato decine di migliaia di commenti, molti dei quali piuttosto notevoli e ferocemente critici ma, dopo aver attentamente considerato le argomentazioni avanzate e le prove presentate, sono ancora ragionevolmente sicuro che forse il 99% delle mie analisi pubblicate sia corretto, almeno entro i limiti che avevo segnalato. Ma anche se solo il 10% delle mie conclusioni fossero corrette e il 90% totalmente sbagliate, l’impatto sui convincimenti che ci siamo fatti del mondo moderno sarebbe comunque rivoluzionario. Sono molto meno sicuro di quando e se tali prospettive non ortodosse diventeranno generalmente accettate, ma alla fine ciò potrebbe accadere.
 
È sempre incoraggiante scoprire che gli altri a volte possono vedere le cose al nostro stesso modo. Recentemente sono stato contattato da un lettore di lunga data di questo sito web, uno con un forte background accademico che in seguito ha avuto un discreto successo finanziario. Sebbene avesse già letto molti dei miei articoli quando questi apparivano occasionalmente negli ultimi anni, una volta che si è seduto e ha divorato l'intero contenuto delle mie sei raccolte di stampe della American Pravda, ha trovato l'insieme estremamente avvincente e mi ha contattato, chiedendosi come avrebbe potuto contribuire al progetto. Dopo una breve discussione, ha deciso di diventare uno sponsor finanziario del sito web, versando una prima tranche di $ 100.000, chiedendo che la sua identità restasse strettamente riservata, fino a quando non vorrà che sia rivelata.
 
Fin dall'inizio, ho finanziato il sito web quasi interamente da solo, quindi la sua sponsorizzazione è stata molto gradita, soprattutto perché rappresentava una prova concreta che anche altri avevano un'alta stima del materiale pubblicato.
 
Sarebbero molto apprezzati anche ulteriori sponsor finanziari, i quali dovrebbero considerare i contributi versati come un capitale di rischio nel settore dei media. Il loro coinvolgimento confidenziale consentirebbe loro di sostenere un progetto potenzialmente cruciale con poco o nessun rischio di perdite se alcuni argomenti continuassero ad essere controversi e proibiti, ma fornirebbe loro un enorme credito potenziale se i venti politici e ideologici cambiassero. Inoltre, qualsiasi esborso finanziario di questo tipo rappresenterebbe solo una piccola parte dei 200 milioni di dollari spesi per finanziare Intercept, per non parlare delle decine di miliardi di dollari ora investiti in Twitter.
 
Chiunque sia interessato a diventare uno sponsor finanziario della nostra pubblicazione può contattarmi su Ron(at)unz(dot)com, mentre per le persone più paranoiche ora ho anche un account protonmail RonUnz(at)protonmail(dot)com , però Lo uso raramente per qualsiasi cosa.
 
Come perfetto esempio dei vantaggi potenziali di cui ho detto, trovo ancora abbastanza sorprendente che negli ultimi trenta mesi siano emerse prove forti e schiaccianti che l’epidemia globale di Covid sia stata il risultato di un attacco statunitense di guerra biologica contro la Cina (e Iran), che è costato la vita a oltre un milione di statunitensi, ma che praticamente nessun altro su Internet è stato disposto a formulare una ipotesi tanto ovvia. Forse questo clima di totale evitamento continuerà indefinitamente, ma se la storia alla fine venisse fuori, sicuramente finirebbe col rivaleggiare con le due guerre mondiali per la palma di evento più significativo di tutta la storia umana.
 
 
Nel frattempo, il mio lavoro continua. Il mio eBook Covid/Biowarfare è stato scaricato più di 13.000 volte e i miei singoli articoli hanno accumulato più di 900.000 pagine visualizzate su Internet, mentre tre delle mie interviste video podcast dell'inizio di quest'anno hanno raggiunto quasi 2,3 milioni di visualizzazioni su Rumble, ciascuna probabilmente più popolare del 99,99% rispetto agli altri video di quella piattaforma.
 
Ron Unz • The Unz Review • Aprile 2020-dicembre 2021 • 60.000 parole
 
 
 
 
Kevin Barrett, FFWN • 16 febbraio 2022 • 15 minuti
 
 
 
 
Geopolitics & Empire • February 1, 2022 • 75m • SoundCloud Audio
 
 
 
Red Ice TV • February 3, 2022 • 130m
 
 
 
 
 
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