ProfileInchiesta, settembre 2015 - Il 9 settembre, per una curiosa coincidenza, le riviste Dabiq e Inspire sono uscite contemporaneamente sul net. Il primo è il giornale di propaganda di Daech, il secondo di Al Qaeda “canale storico”.

 

Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 16 settembre 2015 (trad. ossin)



Daech & Al Qaeda: cosa scopriamo nelle loro ultime pubblicazioni
Alain Rodier


Il 9 settembre, per una curiosa coincidenza, le riviste Dabiq e Inspire sono uscite contemporaneamente sul net. Il primo è il giornale di propaganda di Daech, il secondo di Al Qaeda “canale storico”. L’esperienza ci ha dimostrato che il contenuto di queste pubblicazioni è assai istruttivo, se solo lo si sfrondi dall’ampollosità del linguaggio e che, d’altronde, è una peculiarità di ogni movimento rivoluzionario (1). La particolarità dei salafiti-jihadisti sta nel fatto che essi dicono apertamente che cosa intendono fare, e poi tentano di fare quello che hanno detto. La lettura di queste due pubblicazioni ci rivela quindi molte cose sui progetti delle due organizzazioni salafite-jihadiste. Un punto in comune: entrambe commemorano gli attentati dell’11 settembre 2001, in occasione del quattordicesimo anniversario.


Dabiq n.11

Il numero 11 della rivista Dabiq informa prima di tutto il grande pubblico che lo Stato Islamico (IS o Daech) tiene in ostaggio due persone, un Norvegese e un Cinese, cosa che le autorità di entrambi questi due paesi si erano ben guardate dall’annunciare (2). La cosa sbalorditiva è che IS mette la testa dei due ostaggi “all’asta”, fornendo perfino per il contatto un numero di telefono, verosimilmente iracheno. Si tratta di un’offerta pubblica a tempo limitato, cosicché è giustificata la più grande inquietudine per la sorte dei due.

Nello stesso tempo, Daech rivendica alto e forte la progressiva distruzione del sito archeologico di Palmira. Come fu per la demolizione dei Budda di Bamiyan e dei mausolei mussulmani di Timbuctu, le vestigia di Palmira sono considerate dai salafiti-jihadisti come idolatrie vietate dall’islam delle origini, cui si ispirano. Se i responsabili politici occidentali stanno attenti a non evocare “guerre di civiltà”, Daech, per parte sua, non ha uguali reticenze, giacché il suo obiettivo finale è di riunire tutto il mondo sunnita sotto la sua bandiera per imporre il califfato.

Nell’ultimo numero di Dabiq, IS svela anche l’identità del suo rappresentante ufficiale in Libia, un certo Abul Mughirah al Qahtani. Si tratta di persona fino ad oggi sconosciuta, soprattutto in Libia, dove i due leader di Daech erano il libico Hasan al-Karani e il bahreinita Turki bin Mubarak al-Ben Ali. Dabiq denuncia anche gli avversari di IS tra i movimenti islamisti radicali libici: Ansar al-Sharia, la Brigata dei martiri di Abou Salim, il Gruppo Islamico Combattente Libico (GICL) e la Coalizione dell’Alba Libica (Fajr Libya). Rimprovera loro di non avere giurato fedeltà al califfo Ibrahim, Abu Bakr al-Baghdadi. Il governo con sede a Tripoli, il Congresso Generale Nazionale (CGN), non riconosciuto dalla comunità internazionale, viene designato come “apostata” (traditore dell’islam), il peggio del peggio per i salafiti-jihadisti. Uno storico combattente islamico attira soprattutto i fulmini di IS: Abdelhakim Belhadj, un ex del GICL che ha combattuto anche in Afghanistan. Ciò che accomuna questi nemici designati è che tutti sono in qualche modo legati ad Al Qaeda “canale storico” o ai Fratelli Mussulmani. Secondo Daech questi ultimi, pur se in passato sono stati vicini allo sceicco Osama Bin Laden, hanno oramai “voltato le spalle all’islam” e sono diventati “murtadd” (apostati).

En passant, Dabiq conferma la presenza operativa di Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI) in appoggio a Fajr Libya, indicata come il braccio armato del CGN. Vero peraltro è che Mokhtar Belmohtar (MBM) è già nel mirino come una personalità da abbattere in quanto Daech lo considera come il suo principale rivale nell’Africa dell’ovest in generale, e in Libia particolarmente.

Dabiq conferma inoltre il relativo fallimento tattico di Daech a Dema, che ha dovuto abbandonare sotto la pressione del Consiglio della shura dei Mujaheddin, per ripiegare nella banlieue est di Al Fata’ih. Questo quartiere funge oggi da piazzaforte da cui dirigere le operazioni nella regione.


Inspire n.14

L’ultimo numero di Inspire ha un titolo molto esplicito: “Le operazioni di assassinio”. Per simili operazioni, Al Qaida procederebbe in questo modo:

-    Selezione degli obiettivi da parte di Al Qaeda “centrale”;
-    Pianificazione e lancio delle operazioni da parte di Al Qaeda nella Penisola arabica (AQPA);
-    Esecuzione affidata all’iniziativa della cellula designata.

In questo numero 14, Al Qaeda lancia un appello a quelli che chiama i “mujaheddin solitari” perché “alzino la bandiera del jihad commettendo assassinii”. Viene fornita una lista di importanti uomini d’affari da eliminare, con l’obiettivo di arrecare danni all’economia statunitense.

Come sempre, vengono fornite istruzioni dettagliate per la fabbricazione di ordigni esplosivi improvvisati – in questo numero una granata a mano. Da notare che questo numero di Inspire riscontra esattamente le recenti dichiarazioni belliciste di Ayamn Al-Zawahiri, che invita tutti i simpatizzanti all’offensiva: “Dobbiamo oramai lavorare per portare la guerra nelle case e nelle città dell’Occidente crociato, e in particolare degli Stati Uniti”.

Ibrahim Ibn Hassan al Asiri, conosciuto da anni come l’artificiere di AQPA (3), scrive un articolo in cui spiega come è stato organizzato l’attentato contro il giornale Charlie Hebdo, a Parigi nel gennaio 2015. E’ stato dapprima rivolto un appello a ciò che chiama il “jihad solitario” dei volontari che non hanno alcun legame con la struttura di comando di Al Qaeda, che si limita a “ispirarli e guidarli” con le sue pubblicazioni. A tal fine, diversi bersagli erano stati designati - tra cui Stephane Charbonnier – nel n. 10 di Inspire della primavera del 2013.
Ma, nel caso di Charlie Hebdo, si è preferita un’altra strada. La missione è stata affidata ad una cellula jihadista. Al Qaeda ha “preparato e addestrato” Said Kouachi, che sarebbe andato in Yemen nel 2011. Dopo è stato lui stesso a “scegliere il modo e le persone necessarie per effettuare questa importante operazione”, giacché “l’obiettivo era geograficamente lontano dal comando operativo”. Asiri precisa che è stato lo stesso Said Kouachi che, rientrato in Francia, ha raccolto le informazioni necessarie alla realizzazione dell’assassinio e ha effettuato i preparativi, insieme al fratello Cherif. Sulla base di un confronto incrociato di informazioni, sembra che Said Kouachi sia stato messo in contatto col predicatore statunitense-yemenita Anwar Al-Awlaki (4). Avrebbe ricevuto dei fondi per l’operazione, verosimilmente per pagarsi il viaggio e il soggiorno in Yemen, eventualmente per cominciare a costruire la sua cellula in Francia. Appare chiaro che l’attentato sia stato commissionato da Osama Bin Laden, che voleva una risposta alle “vignette insultanti” (del profeta).

Oltre agli assassinii di gennaio a Parigi, Inspire rivendica quello di Theo Van Gogh da parte di Mohammed Bouyeri nel 2004, i tentativi effettuati contro Roger Koppel del giornale Die Welt in Germania nel 2006 (5), contro Lars Vilks e Kurts Westergard in Danimarca nel 2010, e ancora contro Lars Vilks negli Stati Uniti nel 2015. Gli assassini dei blogger (Avijit Roy, Niloy Neel, Washiqur Rahman e Ananta Bijoy) in Bangladesh nel 2015 vengono attribuiti al nuovo ramo di Al Qaeda, Al Qaeda nel subcontinente indiano (AQBI), guidato a Asim Umar. L’attentato con bombe contro l’ambasciata di Danimarca in Pakistan del 2008 era anch’esso una risposta alla pubblicazione delle caricature di Maometto sul Jillands Postan.


Conclusioni

Emerge, dalla lettura degli ultimi numeri di Inspire e di Dabiq che la strategia dei due movimenti salafiti-jihadisti è molto differente. Al Qaeda “canale storico” privilegia azioni specifiche, decentralizzate, compiute, o da mujaheddin solitari senza legami operativi col comando, o da cellule incaricate dalla nebulosa. Da parte sua, Daech si impegna in operazioni classiche nelle province in cui è presente, dirigendo i suoi sforzi sulla Libia che considera come la base di partenza per il continente africano (6) e l’Europa.

Ciò che più inquieta è l’appello rivolto da Al-Zawahiri all’unità dei jihadisti, soprattutto in Iraq e in Siria. Per raggiungere l’obiettivo fissa cinque condizioni: la cessazione degli scontri tra gruppi rivali, la cessazione degli appelli a eliminarsi reciprocamente, la creazione di un tribunale religioso indipendente incaricato di decidere dei conflitti interni, una “amnistia generale” e una collaborazione logistica. Egli pensa che questo avvicinamento a Daech sia necessario per rispondere alla “crociata contro l’Islam” degli Occidentali. Se Daech e Al Qaeda riusciranno ad allearsi, la minaccia terrorista si moltiplicherà.


Note:

•    [1] I comunicati dei movimenti terroristi di estrema sinistra degli anni 1980 erano particolarmente indigesti, addirittura illeggibili
•    [2] Cosa che non può essere loro rimproverata in quanto, o le autorità non sapevano cosa fosse successo ai loro concittadini (le persone che spariscono si contano a migliaia ogni anno), o lo sapevano, ma intendevano evitare una pubblicità che sarebbe stata di ostacolo alla loro eventuale liberazione
•    [3] E’ diventato celebre per avere sacrificato suo fratello, che ha tentato di assassinare, nell’agosto 2009, il Ministro dell’Interno (oggi principe ereditario saudita), oltre che per la partecipazione a diversi tentativi di attentato, tra cui quello contro un aereo di linea per Detroit, a Natale del 2009
•    [4] Ucciso il 30 settembre 2011 da un drone statunitense
•    [5] L'autore, Amir Abour Rehman Cheema, si è suicidato in prigione
•    [6] Una coalizione che raggruppa islamisti di Ansar Al-Sharia e il GICL

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