Le Grand Soir, 6 dicembre 2012 (trad. Ossin)



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Dieci personalità del mondo politico, mediatico e artistico lanciano una petizione per la liberazione di un intellettuale condannato all’ergastolo
Legrandsoir


Il giovane poeta del Qatar, Muhammad Ibn al-Dheeb al-Ajami, è stato condannato all’ergastolo (*) per avere “insultato il regime, diffamato il principe ereditario Tamin e offeso la costituzione” in un poema nel quale ha osato scrivere: “Siamo tutti come Tunisini di fronte ad una élite oppressiva”


Un simile soprassalto delle coscienze giunge insperato. A dire il vero, sembrava che l’intervento degli intellettuali al servizio della libertà appartenesse ad un passato che i minori di vent’anni non possono conoscere. E tuttavia…

I primi dieci firmatari sono:

Jack Lang (ex ministro)
Jean Daniel (commendatore della Legion d’onore)
Dominique Baudis (cavaliere della Legion d’onore)
Edmonde Charles-Roux (premio Goncourt)
Renaud Donnedieu de Vabres (ex ministro)
Anne Roumanoff (umorista)
Tahr Ben Jelloun (premio Goncourt)
Plantu (disegnatore)
Viktor Dedaj (Amministratore del sito di informazione alternativa Le Grand Soir)
Maxime Vivas (amministratore del sito di informazione alternativa Le Grand Soir).

N.B. Questa petizione è una bufala inventata da LGS per ricordare che 66 personaggi (tra i quali quelli sopra citati, salvo gli ultimi due) hanno ricevuto dal Qatar nel 2010 uno cheque di 10.000 euro, come premio “Doha capitale culturale araba” (sic) (**)


(*) Qatar: scandalosa condanna all’ergastolo per l’autore del “poeme du jasmin” – Amnesty International

(**) L’offensiva culturale del Qatar 
http://www.lefigaro.fr/culture/2010/12/20/03004-20101220ARTF...






Amnesty International, 29 novembre 2012 (trad.ossin)


Qatar: scandalosa condanna all’ergastolo per l’autore del “poema del gelsomino”

La condanna all’ergastolo pronunciata giovedì 29 novembre nei confronti di un poeta del Qatar è manifestamente una violazione scandalosa della libertà di espressione, ha dichiarato Amnesty International.

Mohammed al Ajami, conosciuto anche come Mohammed Ibn al Dheeb, è stato giudicato per “incitazione al rovesciamento del regime” e “oltraggio all’emiro”.
E’ stato arrestato nel novembre 2011, dopo la pubblicazione del suo “poema del gelsomino”, nel quale criticava globalmente i governi della regione del Golfo, dichiarando: “Noi siamo tutti come la Tunisia di fronte ad una élite repressiva”.

“E’ deplorevole che il Qatar, che ama presentarsi sulla scena internazionale come un difensore della libertà di espressione, si permetta di commettere ciò che appare in tutta evidenza come una flagrante violazione di questo diritto”, ha spiegato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa di Amnesty International.

In una copia della sentenza che Amnesty International si è procurata, non compare alcuna menzione dei motivi che giustificano una pena così severa, ma l’organizzazione ritiene di sapere che le infrazioni delle quali è stato ritenuto colpevole abbiano a che  vedere col contenuto dei suoi poemi.

“Tutte le informazioni disponibili suggeriscono che Mohammed al Ajami sia un prigioniero di opinione, incarcerato unicamente a causa dei suoi scritti. Per tale ragione egli deve essere immediatamente rilasciato e la sua condanna deve essere annullata”, ha spiegato Philip Luther.

La sentenza ha avuto l’effetto di un’onda d’urto tra i militanti del Qatar e degli altri paesi della regione del Golfo, che hanno segnalato ad Amnesty International di averla percepita come una pesante minaccia per loro tutti.

Uno di essi ha interpretato il processo contro al Ajami come il “processo alla Primavera araba”, che suona come un monito nei confronti di tuti quelli e quelle volessero propagarla nei paesi del Golfo.

“Attendiamo dal Qatar una decisione completamente diversa”, ha detto un militante facendo allusione alle dichiarazioni dei rappresentanti dello Stato su temi come le elezioni legislative e la libertà di espressione.

In Qatar c’è la sede del grande media Al Jazeera, che è stata apprezzata per la copertura fornita alle sollevazioni che hanno interessato la regione negli ultimi due anni.
Tuttavia nel paese vi è uno stretto controllo sulla libertà di stampa e la libertà di espressione e non si accetta alcuna critica contro il governo”

Gli osservatori non sono stati autorizzati a entrare nella sala di udienza, e al Ajami era assente alla pronuncia del verdetto. Dovrebbe proporre appello.

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