Info-Palestine, 7 novembre 2013 (trad.ossin)



Yasser Arafat è stato proprio assassinato

David Poort e Ken Silverstein

Le analisi effettuate da alcuni scienziati svizzeri hanno rinvenuto del polonio nel sistema osseo di Yasser Arafat. Hanno riscontrato una quantità almeno 18 volte superiore al livello normale di elementi radioattivi nei resti del defunto leader palestinese



Gli scienziati svizzeri che hanno effettuato dei test sui campioni prelevati dal corpo di Yasser Arafat hanno trovato un quantitativo almeno 18 volte superiore al livello normale di polonio radioattivo nei resti del defunto. Gli scienziati hanno dichiarato di essere certi allo 83% che il leader palestinese defunto è stato avvelenato con questo elemento che è, secondo loro, la causa della morte.

Un rapporto di 108 pagine, prodotto dal Centro universitario di medicina legale di Losanna, e che è stato divulgato in esclusiva da Al Jazeera, ha rilevato livelli elevati in modo anormale di polonio nelle costole e nel bacino di Arafat, e sotto forma di macchie negli organi in decomposizione.


Gli scienziati svizzeri, in collaborazione con delle equipe francesi e russe, hanno ricevuto i campioni nel novembre scorso, dopo l’esumazione del corpo nel mausoleo di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.

Dave Barclay, celebre medico legale inglese e detective in pensione, ha dichiarato ad Al Jazeera che, sulla base di questi risultati,  egli è del tutto convinto che Arafat sia stato assassinato.


“Yasser Arafat è morto avvelenato dal polonio”, ha dichiarato. “Noi abbiamo trovato la prova irrefutabile della causa della sua morte. Quello che non sappiamo è chi aveva la pistola all’epoca”.


“Il livello di polonio nelle costole di Yasser Arafat… è di circa 900 milibecquerel”, ha dichiarato Barclay. “E’ cioè 18 o 36 volte il livello medio, secondo la letteratura sulla questione”.


Souha Arafat, la vedova del defunto leader palestinese, ha ricevuto una copia del rapporto martedì a Parigi. “Quando sono venuti coi risultati, mi sono di nuovo sentita in lutto – ha detto- E’ come se fossero venuti a dirmi che era morto”.


Il rapporto svizzero ha esaminato solo la questione di cosa abbia provocato la morte di Arafat. Non ha affrontato la questione se egli sia stato deliberatamente avvelenato e come.


Una misteriosa malattia
Nell’ottobre 2004, verso la fine della seconda intifada, Arafat era stato tenuto in prigionia per più di due anni nel suo complesso residenziale di Ramallah, circondato da soldati israeliani e parzialmente distrutto. Era vecchio e debole, ma i suoi referti medici dicono che era “in buono stato di salute e non presentava problemi particolari”, secondo quanto dice il rapporto degli scienziati svizzeri.


La sera del 12 ottobre, Arafat cadde improvvisamente malato dopo aver pranzato. In base ai sintomi – nausee, vomito e dolori addominali – il suo medico personale diagnosticò inizialmente una febbre.


Ma la salute di Arafat si è rapidamente deteriorata e, nonostante fossero stati consultati altri medici egiziani e tunisini, non si è riusciti a identificarne la causa.


Il 29 ottobre un Arafat debolissimo veniva trasportato su una sedia a rotelle dal suo quartiere generale. Lo si vedeva fare un gesto di addio e inviare baci alla folla che lo accompagnava, poi si è alzato in volo in elicottero verso la Giordania. Da lì, un aereo del governo francese lo ha trasportato a Parigi per un trattamento di urgenza all’ospedale militare Percy.


I medici francesi non sono riusciti a diagnosticare né a frenare il declino dello stato di salute di Arafat, che è rapidamente caduto in coma. L’11 novembre Arafat, che era il simbolo della lotta per uno Stato palestinese, è morto all’età di 75 anni.


I medici dell’ospedale di Percy non hanno fatto una autopsia, né annunciato la causa del decesso, né divulgato la cartella clinica, e ciò ha rafforzato i dubbi sulla causa della sua morte improvvisa. Molti dirigenti palestinesi vicini ad Arafat erano certi che egli fosse stato avvelenato. In Occidente sono circolate voci false che Arafat fosse morto di AIDS. Alcuni medici hanno ipotizzato una leucemia o una malattia di origine alimentare, altri che fosse semplicemente morto di vecchiaia.


Nel 2011, quando Al Jazeera ha aperto un’inchiesta, la morte di Arafat era una vicenda già archiviata. Nel corso di questa inchiesta, Souha Arafat ha fornito le cartelle cliniche e gli effetti personali del defunto marito, ivi compresi gli abiti che aveva indossato nei suoi ultimi giorni. I test effettuati dagli scienziati svizzeri che hanno pubblicato l’ultimo rapporto hanno rivelato livelli elevati di polonio 210 – uno degli isotopi dell’elemento – nel sangue, il sudore e le tracce di urina negli indumenti intimi di Arafat.


Nel luglio 2012, Al Jazeera ha diffuso i risultati della sua inchiesta, “Che cosa ha ucciso Arafat?”. Il documentario ha provocato l’avvio di una indagine francese sull’omicidio, e ha portato all’esumazione delle spoglie di Arafat. Sono stati presi sessanta campioni di tessuti corporei e distribuiti tra un gruppo di analisti svizzeri, un gruppo francese, composto da giudici ed esperti medico-legali incaricati dell’inchiesta, e un gruppo russo, invitato a richiesta dell’Autorità Palestinese.


I Russi dovrebbero prossimamente divulgare i risultati. I Francesi non dovrebbero farlo prima che sia conclusa l’inchiesta sull’omicidio.


Daad Djebbar, l’avvocato di Souha Arafat, ha dichiarato che il rapporto svizzero è “un elemento importante del puzzle”, che potrebbe aiutare l’inchiesta francese.


Un veleno raro ma micidiale
Il polonio è un metallo tenero che si trova nei minerali di uranio. L’isotopo polonio 210 emette dei particolari raggi alfa altamente radioattivi, che non viaggiano, però, nell’aria più di qualche centimetro e vengono “fermati da un foglio di carta o dalle cellule morte della nostra pelle”, afferma l’Agenzia internazionale per l’energia atomica.


Per tale motivo il polonio non costituisce un rischio per la salute dell’uomo finché resta all’esterno del corpo. Ma una dose di 0,1 microgrammi – le dimensioni di un granello di polvere, meno di un milionesimo di un fiocco di neve – è fatale se ingerita negli alimenti solidi o liquidi o inalata.


Sono pochissime le persone morte per avvelenamento da polonio. Il caso più famoso è quello di Alexander Litvinenko, un ex ufficiale del KGB diventato dissidente, che aveva ottenuto l’asilo politico dal governo inglese e viveva a Londra.


Litvinenko è morto nel dicembre 2006, due settimane dopo un incontro con diversi Russi, tra cui un ufficiale del KGB, al Millennium Hotel di Londra. Un procuratore inglese afferma che i Russi agivamo su ordine del loro governo e che hanno avvelenato Litvinenko versando nel suo the del polonio 210.


Il polonio 210 è “uno dei più sconosciuti, strani e spietati veleni”, scrive Alan Cowel in The Terminal Spy, un libro sulla vicenda Litvinnko.


E’ stato in un primo tempo utilizzato come detonatore per le armi nucleari e poi quale fonte di energia per i satelliti e le navicelle spaziali. Tuttavia il polonio 210 è estremamente raro e difficile da ottenere senza l’aiuto di un governo o senza la possibilità di accedere a un reattore nucleare. Richiede anche una considerevole formazione scientifica per essere manipolato senza rischi personali.


Il polonio 210 viene fabbricato bombardando il bismuto 209 con dei neutroni in un reattore nucleare. Se ne producono solo circa 100 grammi all’anno e quasi tutti in Russia.


Quanto al movente, i maggiori indiziati sarebbero i rivali palestinesi di Arafat o lo stesso governo israeliano, suo nemico giurato. Ariel Sharon, primo ministro israeliano nel 2004, considerava Arafat come un “terrorista” e ha definito la sua morte come “una svolta nella storia del Medio oriente”. L’anno precedente, il primo ministro aggiunto, Ehud Olmert, aveva dichiarato che uccidere Arafat “era senz’altro una delle opzioni in campo”.


Però Israele ha sempre affermato con veemenza di non avere nulla a che vedere con la malattia o la morte di Arafat, e fino ad oggi nessuna prova diretta vi è a suo carico.


Quando Barclay ha espresso la sua convinzione sulla causa della morte, ha aggiunto anche che sarà un caso difficile da risolvere.


“Il problema principale è il tempo” dice. “Se si trattasse di un assassinio commesso ieri, ci sarebbero dei testimoni e delle registrazioni telefoniche cellulari, della corrispondenza, dei versamenti bancari. Nel caso di specie, e dopo nove anni, sarà difficile acquisire questo genere di informazioni”.


“Noi non possiamo accusare nessuno – ha dichiarato Souha Arafat – I Francesi stanno svolgendo una inchiesta seria. Occorre attendere”.
    

 

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