Le Grand Soir, 2 novembre 2012 (trad, ossin)



Una canzone per Gaza : il Crif vuole censurarla ?
Alain Gresh

 

 

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La libertà di espressione ha dei limiti, tutti lo sanno. E’ evidentemente legittimo pubblicare delle caricature del Profeta dell’islam, vilipendere l’islam a tutta pagina, considerare i mussulmani come “nemici dell’interno” che occorre denunciare. Al contrario, criticare Israele diventa sempre più rischioso.


In un articolo pubblicato il 15 ottobre sul sito del Conseil représentatif des institutions juives de France (CRIF), intitolato: “Una canzone che rischia di istillare nei giovani l’odio verso Israele”, l’autore attacca la canzone “Une vie de moins”, del gruppo Zebda, il cui testo è stato scritto da Jean-Pierre Filiu. Scrive:


“Il primo simbolo che la canzone attacca è il superiore valore della vita nel giudaismo con il titolo ‘Una vita in meno’, che lascia intendere come gli israeliani abbiano in poca considerazione la vita dei Palestinesi (come se una vita in più o in meno non facesse alcuna differenza). Questo titolo dissacra anche uno dei principi fondamentali del giudaismo, secondo cui ‘Chi uccide un uomo, uccide tutta l’umanità”.


In questo modo, gli autori della canzone non sono solo degli anti-israeliani, ma degli anti-ebrei, vale a dire degli anti-semiti. Accusa abituale contro tutti coloro che criticano la politica dello Stato sionista.

L’autore dell’articolo non si rende conto (o forse lo fa deliberatamente) del pericolo che comporta l’assimilare Israele ai principi del giudaismo. L’esercito israeliano, che invase il Libano nel 1982, che ha represso con la forza le intifada, che ha attaccato ancora il Libano nel 2006, difende i valori del giudaismo? Lo Stato che ha utilizzato la tortura su grande scala difende il superiore valore della vita umana? Pretendendo ciò, l’autore fa di tutta erba un fascio di Israele, del giudaismo e degli ebrei del mondo, tenuti in ostaggio da una politica della quale non sono responsabili.


Nella introduzione dell’articolo, si precisa che “Richard Prasquier ha indirizzato una lettera a Remy Pfimlin, presidente di France Televisions, sul caso della nuova canzone  del gruppo Zebda, ‘Une vie de moin’. Ne pubblicheremo il testo in una prossima newsletter”. E il sito del CRF ha pubblicato “Incitazione all’odio” del suo inenarrabile presidente. Non è una lettera a France Televisions; al contrario in questo editoriale l’autore rimprovera all’emittente di avere diffuso la canzone. “Si potrebbe pensare nell’attuale contesto che ognuno nel proprio ambito si adoperi per non gettare olio sul fuoco dell’antisemitismo. Ma no! E’ forse il contrario. Si ritiene giusto mostrare che questo anti-semitismo – pardon, questo anti-sionismo, ne chiederete la differenza a quelli che strillano contro gli ‘yahoud’ (gli ebrei, ndt) – è in fondo giustificato. E France Televisions si presta al gioco. Avete detto: irresponsabile?...” Dunque, bisogna vietare la canzone.


Questa campagna contro Zebda e Jean-Pierre Filiu si è intensificata su tutta una serie di siti filo-israeliani. Il colmo dell’ignominia deve essere riconosciuto a Sylvie Bensaid di Tribune juive (24 ottobre) che riassume la canzone: “Traduzione: Israele, l’occupante che si compiace di schiacciare il popolo arabo di Gaza, è un uccisore di bambini. L’accusa che gli ebrei uccidono i bambini trova le sue radici plurisecolari nei vecchi discorsi anti-semiti cristiani, prima delle meraviglie del nazismo e di essere recepito oggi dall’islamismo radicale. Il martire Merah, prendendo per i capelli la piccola Myriam Monsonego, 8 anni, e puntandogli la canna della pistola sulla fronte, riscatta infine l’ingiustizia arrecata ai bambini palestinesi”.


Si tratta di un commento che disonora solo i suoi autori.


Una sola risposta, ascoltare questa canzone e diffonderla.





Zebda: "Motivés"





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