Meglio il Giornale del Corriere?
di Azazello


“Dieci morti tra gli amici dei terroristi”. E poi: “Israele ha fatto bene a sparare”. Questa la prima pagina di oggi, 1 giugno 2010, de “Il Giornale”, quotidiano di proprietà della famiglia Berlusconi. Ai lettori non italiani, che non ne hanno mai sentito parlare, va spiegato che “Il Giornale”  non mira tanto all’autorevolezza (è infatti del tutto sconosciuto fuori dai confini dell’ Italia più provinciale), quanto a servire gli interessi del padrone in modo cinico e spregiudicato. Per dirne solo una: sostiene oggi, in nome del rispetto della privacy, quella “legge bavaglio” che dovrebbe impedire indagini e informazioni sugli affari sporchi dei potenti, ma è stato il più assiduo divulgatore di conversazioni private – spesso prive di alcuna rilevanza penale – che riguardavano esponenti dell’opposizione. Alla faccia della “privacy”, ha costretto alle dimissioni il direttore del quotidiano cattolico “Avvenire”, Dino Boffo, con una campagna di rivelazioni sulla sua presunta omosessualità, e ciò solo per rappresaglia contro certe posizioni critiche dallo stesso assunte nei confronti del governo.
Sembra dunque coerente il titolo di oggi, coerente con la “linea editoriale” del Giornale e con la sua cultura. Che non è diversa da quella del governo israeliano: fuoco a volontà contro gli avversari per difendere le proprie posizioni di potere (o quelle del padrone).  Ha dunque fatto bene Israele ad uccidere dei pacifisti che tentavano di portare degli aiuti umanitari ad una popolazione stremata da un blocco pluriennale imposto dal governo israeliano, perché quei pacifisti erano “amici dei terroristi” (i terroristi sarebbero i Palestinesi, rei di avere democraticamente votato per il partito di Hamas).
Il Giornale (e il governo israeliano) non hanno dubbi: gli avversari meritano di essere eliminati solo perché avversari. Col piombo delle pallottole o con quello delle rotativa, secondo le possibilità.

Ma che dire del resto della stampa italiana? Certo in modo meno becero del quotidiano della famiglia Berlusconi, anche il resto della “grande stampa”  si schiera in realtà con Israele.  A prima vista sembrerebbe di no: è unanime la critica per un’azione inaccettabile e ingiustificabile come l’uccisione di civili inermi in acque internazionali. Ma – con una raffinatezza  sconosciuta a Il Giornale – il messaggio che viene veicolato è quello dell’”errore”.
Prendiamo l’autorevole Corriere della Sera. Titola: “Il blitz israeliano finisce in strage”. Finisce? Non era forse programmato che “finisse” così? E poi all’interno un’intervista allo scrittore Amos Oz, dal titolo: “Grave errore di stupidità”.
Un buon avvocato – e il Corriere lo è certamente – sa che un imputato accusato di fatti orrendi può essere efficacemente difeso solo con un’abile manipolazione della realtà. E’ frequente sentire nelle aule di giustizia degli avvocati che insultano il loro cliente: “E’ un imbecille!”,  “Ha commesso un atto di stupidità ingiustificabile”…
Sanno bene che la “stupidità” è meno grave della cinica determinazione e può aspirare più facilmente al perdono, o almeno alla comprensione. Così il rapinatore che, con sadica violenza, ha picchiato una vecchietta per derubarla diventa un giovane sbandato che ha perso (solo per un momento, sia chiaro) il lume della ragione.
La verità è che il governo israeliano non ha affatto agito con stupidità, ma con cinica determinazione: valutati i pro e i contro, ha ritenuto che, tanto maggiore sarebbe stata l’efficacia dissuasiva della sua azione, quanto più essa fosse stata efferata e crudele. Perché, dopo il primo momento di indignazione, la comunità internazionale dimenticherà… non così i pacifisti, che si guarderanno bene dal rischiare la vita in un’altra iniziativa per rompere il blocco di Gaza.

Missione compiuta, dunque. Occorre solo che il tempo passi e tutto ritorni come prima, come è successo con l’invasione del Libano, come per l’operazione “piombo fuso”.
Nel frattempo sono al lavoro gli avvocati. Devono convincere la comunità internazionale che l’ennesima strage compiuta dall’esercito israeliano non sia affatto la prova definitiva che quel paese si è posto fuori dalle regole della comunità internazionale e della convivenza civile, ma che si è trattato di uno “stupido”  errore, magari dovuto allo stress di sentirsi accerchiati da una massa di terroristi minacciosi e crudeli.
Dunque, tra gli “avvocati” de Il Corriere e i “corpi speciali d’assalto” de Il Giornale, bisogna riconoscere che i secondi hanno almeno il merito della chiarezza delle posizioni.


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