Crisi Siriana
Siria, il sud ovest è liberato. In marcia verso Idlib !
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Crisi siriana, 4 agosto 2018 - La campagna dell’esercito arabo siriano nel sud-ovest della Siria volge la termine. Tutta la zona che era sotto il controllo dei « ribelli » e di ISIS sei settimane fa adesso è liberata (nella foto, l'offensiva dell'esercito sirano su Deraa)
Moon of Alabama, 1 agosto 2018 (trad.ossin)
Siria, il sud ovest è liberato. In marcia verso Idlib !
Moon of Alabama
La campagna dell’esercito arabo siriano nel sud-ovest della Siria volge la termine. Tutta la zona (verde/nera) che era sotto il controllo dei « ribelli » e di ISIS sei settimane fa adesso è liberata. Dopo che la loro iniziale resistenza è stata vinta da una massiccia offensiva, molti gruppi di « ribelli » si sono arresi e hanno consegnato le loro armi pesanti alle forze governative. Quelli che hanno accettato gli accordi di riconciliazione sono stati amnistiati, qualcun altro ha preferito essere evacuato verso il governatorato di Idlib
L'offensiva dell'esercito siriano su Deraa
Non si è trovata traccia del quarto di milione di persone sfollate che l’ONU affermava essersi rifugiate nella regione.
Governatorato di Deraa, 18 giugno 2018
Dopo che la metà orientale è stata ripulita e i « ribelli » sconfitti nella città di Deraa, i combattimenti sono proseguiti nella regione di Quneitra, lungo la linea di cessate il fuoco fino all’altopiano del Golan occupato da Israele. Lì, la resistenza è stata fortissima all’inizio, ma è rapidamente crollata. I « ribelli » si sono visti offrire una nuova alternativa: integrarsi con le loro unità nell’esercito siriano. Più di 400 di loro sono attualmente integrati nella 4° Divisione blindata, al comando di Maher Assad, il fratello del presidente siriano. Altri sono stati addestrati per essere assorbiti nella brigata Ahmed. Molti di questi ex « ribelli » hanno contribuito a vincere la resistenza degli ultimi combattenti di ISIS alla frontiera sud-ovest della Giordania. Qualche fanatico sopravvissuto di ISIS è stato imprigionato (video).
La formula della conversione dei « ribelli moderati » in soldati governativi per combattere contro al-Qaeda, ISIS e altri islamisti radicali giocherà un ruolo importante nelle prossime operazioni di liberazione di Idlib.
Nell’ultima fase dell’offensiva contro i bastioni di ISIS a Quneitra, qualcosa come 150 combattenti di ISIS, che si erano in precedenza dispersi nel deserto di sud-ovest, hanno lanciato un attacco a sorpresa contro la città di Suweida, che ospita molti Drusi. Una scarsa vigilanza, unita a un probabile aiuto interno, hanno reso possibile questo attacco notturno. I combattenti di ISIS hanno perlustrato casa per casa e hanno massacrato più di 250 civili prima di allontanarsi. Pressappoco altrettante persone sono rimaste ferite.
Le forze che hanno realizzato l’operazione Deraa, nel sud-ovest, stanno adesso setacciando il semideserto dove si nascondono questi combattenti di ISIS. Una situazione simile c’è nel deserto di Anbar in Iraq. La dimensione delle aree e la loro geografia collinosa rendono difficile l’individuazione di un nemico nascosto. Occorrerà pattugliare continuamente il deserto a largo raggio e realizzare diverse operazioni di grande ripulitura, per mettere alla fine le mani su questi animali.
Una parte delle forze militari che hanno partecipato alla battaglia di sud-ovest si è già trasferita al nord. Altre seguiranno. La provincia di Idlib è principalmente sotto il controllo di Hay’at Tahrir al-Sham, l’ex Jabhat al-Nusra e di una parte di Al Qaeda. La forza totale dell’opposizione nel governatorato di Idlib viene stimata in 80-120 000 persone, tra cui 15 000 stranieri con una importante presenza di Uiguri, Turcomanni e Ceceni. Molti comandanti « ribelli » a Idlib sono Sauditi ed Egiziani. In totale ci sono almeno 3 milioni di persone nella zona (verde) controllata dai ribelli. Il governo siriano ha aperto numerosi corridoi per permettere ai civili di fuggire verso il suo territorio.
Governatorato di Idlib, il 1 agosto 2018
La grande campagna governativa di liberazione del governatorato di Idlib comincerà solo in settembre. Operazioni preliminari di preparazione del terreno saranno poste in essere dall’artiglieria e dall’aviazione.
Dovrà essere dapprima recuperata la zona occidentale « ribelle » di Laodicea, vicino alla frontiera turca, per poi dirigersi verso Jisr al-Shughur, dove si trovano parecchi combattenti stranieri. La prima grande fase sarà quella di recuperare le zone poste a sud della strada Laodicea- Jisr al-Shughur – Saraqib – Aleppo. Saranno probabilmente realizzati parecchi assi operativi a partire da est, da sud e da ovest. Ciò eviterà per il momento combattimenti nella città di Idlib. La resistenza dei « ribelli » siriani locali sarà probabilmente modesta. Sono demoralizzati e sono solo preoccupati di evitare un’altra battaglia. La campagna di Idlib non durerà probabilmente più di tre o quattro mesi.
La Turchia ha la responsabilità della « zona di de-escalation » del governatorato di Idlib. La sua funzione era quella di separare i « ribelli moderati » da Al Qaeda e dagli altri combattenti radicali, ma non c’è riuscita. Le forze turche controllano una dozzina di avamposti lungo l’attuale linea di demarcazione tra il governo e i ribelli. Non si prevede che queste unità isolate, delle dimensioni di un plotone, prendano parte ai combattimenti.
Il presidente turco Erdogan sperava di mantenere il controllo su una parte della Siria. E’ difficile che ci riesca. La Turchia ha problemi enormi. Oggi l’amministrazione Trump ha sanzionato i ministri turchi della giustizia e dell’interno per aver collocato il pastore statunitense Andrew Brunson agli arresti domiciliari. Il Congresso minaccia di applicare sanzioni alla Turchia se acquisterà il sistema di difesa aereo russo S-400. La lira turca ha appena superato la barriera di 5 lire per dollaro USA e continua a svalutarsi. Molte imprese e banche turche hanno negoziato prestiti in dollari USA e in euro, e avranno difficoltà a rimborsarli. L’esercito USA appoggia le milizie anti-turche del PKK/YPG nel nord-est della Siria. La Turchia è isolata. La NATO non verrà in suo soccorso. Non può muovere guerra contro le forze siriane sostenute dalla Russia, senza un potente appoggio da parte degli Stati Uniti.
Negli ultimi due giorni, a Sotchi, in Russia, si è tenuto un nuovo round dei pourparler di Astana tra la Russia, la Turchia e l’Iran. La dichiarazione finale mette nuovamente l’accento sull’integrità territoriale e la sovranità della Siria. Con l’arrivo dell’esercito siriano a nord, la Turchia non ha più alcuna giustificazione per mantenere il controllo di territorio siriano.
Dopo i recenti colloqui di Sotchi, Alexander Lavrentiev, l’inviato speciale del presidente Vladimir Putin in Siria, ha parlato (Ru, traduzione automatica) all’agenzia di stampa TASS della campagna di Idlib. Spera che si potrà evitare una grande battaglia per Idlib. L’idea è di spingere i « ribelli moderati » a unirsi all’esercito siriano nella lotta contro gli islamisti come si è fatto recentemente a Deraa. I funzionari di riconciliazione russi sono pronti ad avanzare simili offerte.
La settimana scorsa, il governo siriano ha tenuto dei pourparler con l’organizzazione curda YPG/PKKK, che agisce come procuratore degli Stati Uniti nel nord-est della Siria. I Curdi rivendicano un’ampia autonomia, o addirittura uno Stato federale con proprie entrate, ma è poco probabile che l’otterranno. Gli Stati Uniti non si batteranno contro il governo siriano per impedirgli di riprendere il controllo dei suoi territori di nord-est. Gli altri siriani non dimenticheranno che i Curdi hanno permesso agli Stati Uniti di occupare una parte del loro territorio e hanno lasciato che i Turchi occupassero Afrin invece di consegnarla al governo siriano. I Curdi delle YPG/PKKK possono servire alla Siria per minacciare la Turchia, ma questo è tutto.
La Russia ha avviato dei pourparler coi governi tedesco e francese sul ritorno dei rifugiati in Siria e su un aiuto finanziario alla Siria per consentirle la ripresa dopo la guerra. Come prima tranche delle indennità che ha accettato di dare alla Siria in riparazione, la Francia ha inviato un cargo di forniture mediche a Damasco. Altri gesti simili seguiranno.