Crisi Siriana
Ventunesima settimana dell’intervento militare russo in Siria: la calma prima della tempesta?
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Crisi siriana, marzo 2016 - Il cessate il fuoco in Siria sta tenendo sorprendentemente bene. Ma Turchi e Sauditi scalpitano, e non c'è niente da ridere perché sono disperati e pronti a tutto (nella foto, esercitazione di soldati sauditi)
Saker Italia, 6 marzo 2016
Ventunesima settimana dell’intervento militare russo in Siria: la calma prima della tempesta?
The Saker
Il cessate il fuoco in Siria (che in realtà non è un cessate il fuoco, ma piuttosto una “focalizzazione delle operazioni belliche”) sta tenendo sorprendentemente bene. Ciò si deve sopratutto all’iniziativa assai brillante di costringere ogni formazione belligerante in Siria ad autodefinirsi o “buona e moderata”, mettendosi così in sicurezza, o “cattiva e terrorista”, diventando automaticamente un legittimo bersaglio per chiunque voglia colpirla. Secondo la legge, i soli che possono legalmente attaccare tutti i gruppi presenti in Siria, sono unicamente i Russi e i Siriani stessi, tutti gli altri, compresa la coalizione guidata dagli Stati Uniti, si trovano nella zona in condizione di totale illegalità, anche se, di fatto, l’ultimo accordo riconosce il diritto di tutte le parti in causa ad attaccare i “terroristi cattivi”. Costringendo ogni formazione ad autodefinirsi, i Russi hanno tolto completamente ogni credibilità all’accusa, piuttosto ridicola, di stare bombardando i “terroristi buoni”, dal momento che quest’ultima categoria di combattenti è praticamente sparita dal conflitto. E, per dirla in modo giusto e senza peli sulla lingua, gli Stati Uniti sono stati costretti ad accettare la definizione russa di terrorista, che è “chiunque combatta contro il governo siriano”. Certo, lo so, questa non è l’esatta definizione su cui si sono messi d’accordo, ma, dal momento che, fino ad ora, tutti i combattenti venivano suddivisi in “buona” e “cattiva” opposizione al governo siriano, e che ora solo “l’opposizione buona” accetta la tregua (o cessate il fuoco), significa che tutti quelli che impugnano le armi contro le forze governative sono, di fatto, “cattivi”. Perciò, chiunque combatta contro il governo siriano è “cattivo” e, di conseguenza, un legittimo bersaglio da distruggere completamente. CVD.
La cosa peggiore per gli Americani è che hanno dovuto cacciarsi in questa trappola diplomatica sapendo benissimo quello che facevano, senza però poterlo evitare. Si rendevano conto che la loro unica possibilità di evitare un’umiliante sconfitta militare sul campo era quella di trasformarla in un “cessate il fuoco”, seguito da qualche non meglio definita “transizione”. Certo, odiano questo risultato, ma l’alternativa era anche peggiore. Inoltre, alcune personalità si sono indubbiamente accorte che la politica americana in Siria era completamente folle, ai limiti della dissociazione patologica d’identità, dove le diverse agenzie non sapevano quello che stavano facendo le altre e, in alcuni casi, combattevano letteralmente fra di loro sul terreno. Continuare con questo modo di fare assolutamente demenziale voleva dire rischiare una guerra totale con la Russia, cosa questa che né gli europei, né una grossa parte del deep-state americano (dei non-Neoconservatori) volevano veramente. Così, se possiamo tranquillamente biasimare l’Amministrazione Obama per l’imbecillità della sua politica siriana, dobbiamo però ricordarci sempre che avrebbe potuto andare molto peggio (basta immaginarsi Hillary alla Casa Bianca!). Facendo un passo indietro prima che fosse troppo tardi, gli Stati Uniti hanno fatto la cosa giusta.
Ma nemmeno dovremmo scoppiare di gratitudine nei loro confronti. Tanto per incominciare, questo pasticcio lo hanno creato gli Stati Uniti e, in secondo luogo, non è che adesso siano completamente rinsaviti. Non solo gli Americani stanno sbavando per essere stati umiliati dai Russi, ma ora alcuni Neoconservatori particolarmente tosti vorrebbero mettere sotto processo Assad, la Russia e l’Iran per “crimini di guerra” in Siria! Questa assurdità è il risultato del caratteristico miscuglio americano di delirio e di rabbia impotente nei confronti della Russia, e, in realtà, del mondo intero. Come un bambino che rompe un giocattolo che sa di non poter avere. Anche se considero sempre la possibilità che gli Stati Uniti possano comportarsi in modo incosciente, il pericolo maggiore, oggi come ieri, non viene dagli USA ma dall’accoppiata tossica ed esplosiva Turchia+Arabia Saudita.
Ci sono tutti i segnali che Ankara e Riyad non stiano preparando nulla di buono. Non solo la loro retorica rimane bellicosa, ma si sono anche lanciati in una serie di giochi di guerra molto pericolosi: con una dimostrazione di totale irresponsabilità e sventatezza l’Arabia Saudita afferma di aver coinvolto 150.000 uomini in quella che i Sauditi definiscono come “la seconda più grande mobilitazione militare dopo Desert Storm“. Altre fonti (qui e qui) parlano di 350.000 uomini (a queste manovre adesso partecipano ufficialmente 20 paesi). I Sauditi hanno anche spostato 4 F-15S alla base aerea turca di Incirlik. Questo non è molto, ma potrebbe però trattarsi di una forza di pronto impiego che, se attaccata, potrebbe giustificare il dispiegamento di tutto il resto della più o meno moderna aviazione saudita (grosso modo 300 caccia, 5 AWACS e 5 aerei-cisterna da rifornimento in volo). Metteteci poi l’aviazione turca (circa 250 caccia, 4 AWACS e 7 aerei cisterna) e capirete che la minaccia per il piccolo contingente delle Forze Aerospaziali Russe (50 aerei da combattimento) è molto reale, anche se i piloti russi e i loro aerei sono nettamente superiori a tutto quello che possono avere i Turchi e i Sauditi. Anche gli Iraniani si sentono minacciati, e mettono in guardia contro un’invasione della Siria.
Ma di che entità è, veramente, la minaccia turco-saudita?
In realtà dipende dalle vostre considerazioni di base.
Se pensate che i Turchi e i Sauditi siano dei protagonisti razionali, allora non si tratta poi di una minaccia così grave. Infatti, anche se questa “coalizione Wahabita” può mettere in campo una poderosa forza aerea, le sue truppe di terra, anche se consistenti, sono molto lontane dalla zona del conflitto e non hanno i mezzi per avere la meglio sulle forze in campo, Siriani, Iraniani ed Hezbollah. Dal momento che con la sola aviazione non si vincono le guerre, le sole truppe di terra su cui potrebbero far conto Turchi e Sauditi sono quelle del Daesh. Non certo una buona scelta, né militarmente, né politicamente.
Comunque, se pensate che Turchi e Sauditi “siano andati fuori di testa” e che stiano agitandosi per la frustrazione di non essere riusciti a rovesciare Assad e ad assumere il controllo della Siria, allora è praticamente certo che riusciranno ad entrare in conflitto diretto con la Russia: dal momento che il suo limitato contingente militare non ha la possibilità di difendersi da solo contro avversari così numerosi, alla Russia non rimarrebbe nessun’altra opzione se non quella di far pesare nello scontro le potenzialità della sua aviazione a lungo raggio (Forze Aerospaziali, missili balistici e da crociera). Cosa ancora più importante, la Russia si troverebbe costretta a dover colpire Turchi e Sauditi direttamente nelle loro basi operative, che condividono con gli Stati Uniti (CENTCOM) e con la NATO in Turchia ed Arabia Saudita. Inoltre, nel caso di un attacco turco-saudita così sfrontato, mi aspetto sicuramente una risposta della Russia, che potrebbe usare i suoi Mig-31 per ingaggiare i velivoli nemici partendo dalle basi in Iran. Per farla breve, né l’Iran, né la Russia permetteranno mai ai Wahabiti di rovesciare la Siria e pertanto, Turchi e Sauditi devono chiedersi se veramente vogliono una guerra con Russia, Iran, Siria ed Hezbollah, una guerra poi in cui Russia e Iran possono (e sicuramente lo faranno) colpire le forze e le infrastrutture di supporto turco-saudite direttamente a casa loro.
Una ipotesi molto più plausibile è quella che Stati Uniti, Turchia ed Arabia Saudita stiano cercando di trovare il modo per salvare il Daesh e ritagliargli una specie di “Wahabistan siriano” che potrebbe essere usato per mantenere la Siria in uno stato di debolezza estrema per un tempo indefinito. Questa è chiaramente anche l’opzione preferita da Israele: spaccare di fatto la Siria in un Kurdistan siriano a nord, un Wahabistan all’est e una repubblica secolare siriana lungo la costa mediterranea. Il fatto che questa soluzione sia in totale contraddizione con le decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sembra non preoccupare minimamente tutti quelli che hanno a cuore questa opzione.
Sembra che questa sia la proverbiale “calma prima della tempesta” e che la guerra in Siria sia destinata a rinfocolarsi a breve, con la possibilità di una escalation anche maggiore.
PS: Pare che il Primo Ministro turco Ahmet Davutoglu si sia recato a Theran per parlare con la sua controparte iraniana. Voglia Dio che gli Iraniani possano mettere un po’ di sale nella zucca dei governanti turchi.