Siria, maggio 2013 - Una lettura politica di quanto sta accadendo in Siria mostra un rovesciamento della situazione, delle idee e degli obiettivi, ma anche un visibile fallimento dei progetti e delle speranze degli aggressori (nella foto, Bachar al-Assad e la moglie Asma)











La guerra contro la Siria
Della imminente sconfitta delle forze arabo-occidentali. “Ennosra” alla Conferenza di Ginevra II
Djerrad Amar

Una lettura politica di quanto sta accadendo in Siria mostra un rovesciamento della situazione, delle idee e degli obiettivi, ma anche un visibile fallimento dei progetti e delle speranze degli aggressori


I balletti diplomatici, soprattutto nei confronti della Russia, e le risposte di Putin e di Lavrov prive di qualsivoglia ambiguità, oltre alle dichiarazioni, diventate piuttosto sensate, dei responsabili USA –coi loro riferimenti alla realtà e alla legalità, per quanto ancora equivoche, certamente per non contrariare i loro alleati inquieti – mostrano che per gli USA è stato toccato il limite, senza che alcuno degli obiettivi che ci si era proposto sulla Siria, si sia realizzato. Due anni di guerra contro un popolo, il suo esercito, le sue istituzioni e la sua storia, senza che si sia creata alcuna falla significativa nell’edificio siriano; due anni di distruzione delle infrastrutture di ogni genere, senza vedere la prevista deliquescenza, nonostante le decine di miliardi di dollari “investiti” in un contesto di recessione o di fallimento delle economie occidentali, sapendo che i finanziatori sono le ricche monarchie arabe sotto tutela statunitense.

La volontà di esistere, la determinazione e la pazienza dei siriani hanno avuto ragione sull’aggressore, sulle sue astuzie, sulla sua alienazione. Arrivare a mobilitare dei gruppi terroristi integralisti disseminati in tutto il mondo, soprattutto mussulmano, che fino a ieri venivano braccati, per trasformarli oggi, in cambio di denaro, in combattenti “della libertà” e “della giustizia”, sotto la falsa bandiera dell’islam, in nome della “jihad”, senza ottenere risultati di qualche significato, non può che costringere oggi le potenze mandanti, per quanto irragionevoli esse siano, al pragmatismo e a rinunciare a questa avventura bellica, costosa e senza prospettive, che rischiava di provocare una deflagrazione regionale, addirittura mondiale!


Il fallimento sembra consumato e le carte giocate, soprattutto per ciò che concerne i risultati militari sul campo. Dopo l’annuncio, da parte dei due “Grandi”, gli USA e la Russia, di una conferenza internazionale sulla Siria a Ginevra, che dovrebbe essere l’ultimo round per chiudere questo ingombrante e pericoloso dossier, agli altri protagonisti coinvolti nello spargimento del sangue siriano non resta che allinearsi nonostante i mormorii, le agitazioni che tradiscono una profonda disillusione. Quando Mosca e Washington hanno deciso che la conferenza si terrà il 14 e 15 giugno a Ginevra, a livello di ministri e vice ministri degli Affari Esteri, con la partecipazione di Ban Ki-Moon, posizione che Berlino “condivide”, gli altri saranno costretti a seguire, ivi compresa la funesta “Lega araba” guidata dal Qatar.


In effetti in caso di guerra tutte le decisioni di ordine politico si ispirano o fanno riferimento ai risultati sul campo; è una condizione sine qua non. E questi risultati oggi sono quelli dell’esercito siriano.


C’è solo la Francia, infeudata a Israele, a rivelare senza pudore la propria incompetenza. E’ proprio nel momento in cui i due “Grandi” progettano di porvi fine, raggiungendo un accordo e convocando questa conferenza per ratificare la decisione, che la Francia, vergognosa e confusa, sentendosi emarginata, non si schioda e manifesta la sua presenza con un “mi hai visto?” dichiarando che “l’Iran non deve partecipare” e riprendendo il ritornello desueto : Bachar al-Assad se ne deve andare”, provocando la Russia che considera la sua partecipazione indispensabile. L’Iran, che è pure nel mirino, è legato da un accordo di reciproca difesa con la Siria. Secondo Reuters, Lavrov ha alzato la voce: “La cosa più importante è che l’Occidente si occupi di far partecipare alla conferenza i gruppi di opposizione senza condizioni preliminari e che eserciti pressioni affinché gli avversari di Assad non pretendano cose irrealistiche”, aggiungendo ”ovvio che è obbligatorio invitare tutti i vicini della Siria senza eccezioni. L’Iran, come sapete, è un paese vicino della Siria”. La Francia giustifica la sua posizione con un inganno (che si dovrebbe piuttosto applicare a lei) strombazzando : “Abbiamo un obiettivo di stabilità regionale, non sta bene che un paese (Iran) che rappresenta una minaccia per questa stabilità partecipi a questa conferenza”.

Predicare la pace tenendo lontano gli attori principali non è solo insensato ma un modo di screditarsi. E’ anche la Francia che sostiene e arma i terroristi in Siria, allontanandone la soluzione. E’ dunque la Francia a rappresentare una minaccia per la pace in questa regione, a cui è straniera e la cui partecipazione è dunque superflua, addirittura problematica, per i suoi discutibili legami. Essa persevera a riconoscere un CNS, nato dal niente, senza radicamento e non eletto, come “l’unico rappresentante legittimo del popolo siriano”. Che cinismo!


Sorpresa non da poco, essa “perde” una delle sue colonie, la Polinesia, con un voto dell’assemblea generale dell’ONU che lo ha iscritto a territorio da decolonizzare con una risoluzione – presentata da tre minuscoli paesi – che afferma “il diritto inalienabile della popolazione della Polinesia francese all’autodeterminazione e all’indipendenza”. Essa grida adesso alla “ingerenza flagrante… uno stravolgimento degli obiettivi che le Nazioni unite si sono date in materia di decolonizzazione” (niente meno?) mentre da parte sua non cessa di immischiarsi negli affari degli altri popoli, pretendendo di scegliere al loro posto, come in Costa d’Avorio, in Libia, in Mali, in Siria e in molti altri! Alla fine la Francia si rende conto,  a sue spese, di non contare molto sulla scena internazionale.


Il fronte “Ennosra”, che costituisce il gruppo jihadista, composto da wahabo-takfiro-sionisti, più potente della Siria sembra in difficoltà, alla luce degli ultimi sviluppi sul piano militare, esposta ai colpi duri dell’esercito siriano e/o dilaniata da conflitti intestini, e in declino sul terreno politico perché è stata ormai classificata, perfidamente, come gruppo “terrorista” dai suoi padrini, che avevano prima scommesso su di lui senza successo, “delegandogli” il lavoro sporco col trucco di una “opposizione siriana all’estero” frammentata, dagli interessi antinomici.

Gli Statunitensi, che pensano solo ai loro interessi, vedono certamente di buon occhio l’esercito siriano sbarazzarli di tutti queste canaglie, evitando loro il rischio di vederli ritornare nel loro paese a compiere altri misfatti. I servizi europei di sicurezza chiedono perfino l’aiuto della Siria per identificarli, tanto più che il ministro tedesco degli esteri riconosce l’esistenza di circa 700 terroristi. La Siria aveva infatti presentato all’ONU una lista di terroristi, venuti da 28 paesi (tra cui Stati Uniti ed Europa), attivi in Siria. Questi terroristi non possono essere braccati senza uno stretto coordinamento con, soprattutto, i servizi siriani, libanesi e iraniani.

Al Qseir, alla periferia di Homs, vicina alla frontiera libanese e a 15 km da Homs,  considerato un punto altamente strategico per gli USA-sionisti – per la sua posizione di crocevia e importante porta di ingresso per i gruppi armati e le armi che vengono dall’estero – per invadere Damasco, è finalmente sul punto di cadere nelle mani dell’esercito siriano, insieme a 36 villaggi situati nella periferia. Tutte le vie di approvvigionamento di “Ennosra” sarebbero tagliate. Il deputato libanese, Assam Ghansou, ha confidato a “Al Nachra” che decine di ufficiali francesi, inglesi, belgi, olandesi, del Qatar sarebbero stati catturati. Non resta, secondo lui, che la liberazione dell’aeroporto Al Zabgha che consentirà di annunciare che si tratta di zone sicure sulla frontiera siro-libanese. La caduta di Al Qseir sarà una svolta decisiva della guerra, un colpo duro inferto all’asse wahabo-takfiro-occidental-sionista.

Improvvisamente il Consiglio nazionale siriano chiede una riunione urgente della Lega araba per fermare questo “tentativo di far sparire la città e i suoi abitanti dalla carta geografica”, seguita dalle grida di ossifraga dei mandanti, tra cui gli Stati uniti, che “condanno” l’assalto dell’esercito siriano per liberare la città. Quello che è legittimo per loro è vitato alla Siria. Si parla anche, da qualche settimana, di “pulizia” e rastrellamenti  delle zone e della altre periferie di Damasco, di Idleb, di Lattaquié, di Aleppo, di Deir Ezzor, di Daraa e di Hama soprattutto – molte sono già sotto il controllo dell’esercito – dove si parla di centinaia di uccisi al giorno tra i gruppi armati composti per la maggior parte da mercenari stranieri, e questo senza possibilità per loro di essere approvvigionati, sostituiti o rafforzati. Un inferno dove non resta loro che la morte o, quando sono fortunati, la fuga o la resa. Quest’ultima, che è considerata tradimento, viene sanzionata con l’esecuzione immediata. Tuttavia, davanti a una morte certa, a migliaia hanno scelto di arrendersi.


Questa battaglia di Al Qseir precipiterà senza alcun dubbio la tenuta di questa Conferenza che gli analisti siriani assicurano terminerà con un risultato al di sotto di quanto programmato dalle autorità siriane.

Per forza! Secondo gli osservatori, l’esercito siriano, in maggioranza sunnita, che ha dottrina ed esperienza, aiutato dalle forze di “difesa nazionale”, procede con  intelligenza, analisi, metodo e pazienza: informazioni, studi, strategia, tattiche, contro-tattiche, offensive, contro-offensive, a differenza di quanto fanno le orde mercenarie, eteroclite, indisciplinate, senza convinzione, che rispondono con le stragi di civili, il lancio di razzi sulle città, gli attentati con auto bomba, la distruzione delle infrastrutture economiche, sociali e culturali, gli attentati sucida, la mutilazione dei cadaveri, il sequestro di persone, perfino di vecchi affetti da amnesia, certamente per usarli come moneta di scambio, l’arruolamento di bambini. Sono giunti a decretare la “jihad sessuale” (una forma di prostituzione), a rendere lecito lo stupro e il furto. I pianificatori di questo progetto di conquista della Siria devono essere stati colpiti da una grave deficienza mentale per avviare e contare su questo tipo di barbarie!


Stando così le cose, la guerra contro la Siria può finire solo con la vittoria della Siria, tenuto conto della situazione di sbando che regna tra i ranghi dei “ribelli” da un lato e della febbrile agitazione sul piano diplomatico che caratterizza gli Stati coinvolti dall’altro. Questa certezza trova prima di tutto conforto negli incontestabili successi dell’esercito siriano, e poi nel “colpo di grazia” venuto con la recente acquisizione da parte della Siria di temibili mezzi di difesa – come gli S300 e i nuovi missili di punta, suolo-mare, del tipo “Yakhont”, e missili antinave equipaggiati con radar sofisticati – che hanno tolto ai “ribelli” ogni speranza di proseguire la guerra, prima ancora che di vincerla! Il tutto chiuso a tenaglia da una armata di navi da guerra russe, 12 delle quali almeno sono giunte nel porto di Tartus. La cosa ha fatto reagire in modo curioso il generale Martin  Dempsey, capo di stato maggiore interarme statunitense, che ha ritenuto che la cosa “rischia di incoraggiare l’esercito regolare siriano e di prolungare il conflitto” (?!) Piuttosto serve a porre fine alle provocazioni, se si crede  a Nick Brown, redattore capo della rivista IHS Jane’s, assai autorevole in materia di difesa, che afferma che questi missili “sono difficili da rilevare e ancora più difficili da abbattere… (che sono) capaci di tenere i bastimenti da guerra lontani dalle rive siriane”.  L’intento nascosto è rivelato da altri responsabili USA che pensano che questi dispositivi “impediscano un blocco marittimo della Siria e blocchino ogni possibilità di approvvigionamento dei gruppi armati dal mare”. La dissonanza viene tuttavia dal segretario USA alla difesa, Chuck Hagel, che ha dichiarato che gli Stati Uniti “continueranno a dialogare con la Russia” e che i due paesi “hanno un interesse comune a evitare una guerra regionale potenzialmente esplosiva”.


Gli altri elementi che hanno accelerato le cose verso la loro fine sono soprattutto il raid israeliano che ha avuto un effetto inverso a quello progettato; un aggravamento della situazione di insicurezza di Israele con l’apertura del fronte del Golan . al quale aderisce l’Iraq con l’annuncio, fatto dal consigliere di Maliki, Heydar Al Lami, della creazione di comitati per la liberazione delle sue alture occupate dai sionisti – la fornitura di armi più sofisticate al temibile Hezbollah e, infine, l’uscita fortuita di Carla Del Ponte che ha demolito l’argomento della utilizzazione, da parte dell’esercito siriano, di armi chimiche, che avrebbe dovuto giustificare un intervento militare straniero. Sono gruppi armati sostenuti dall’Occidente che le hanno utilizzate, ha affermato senza ambagi dopo un’inchiesta.


L’ultima minaccia di Israele di fare un altro raid in Siria non solo ha già ricevuto la ferma opposizione della Russia, ma ha fatto reagire l’ex capo della intelligence sionista, Amos Yadlin, che ha posto in dubbio il successo di eventuali prossimi raid, affermando che “l’impresa non può essere coronata da successo, viste le tensioni che creerebbe e le reazioni dell’avversario”, aggiungendo che “gli S300 sono capaci di colpire gli aerei israeliani a decine di chilometri di distanza”. Secondo Haaretz, una autorità militare avrebbe confidato che Israele ha “sottostimato la potenza militare del regime siriano e il comportamento da assumere è ancora oggetto di discussione all’interno della gerarchia militare”. Bisogna tuttavia sempre restare vigili con questa  Israele, nota per la sua viltà e i suoi colpi bassi!


Si è “pensato” anche a un ultimo stratagemma, che consiste nell’invio di “Caschi blu” con l’obiettivo, dicono, di rassicurare “alcuni gruppi etnici” e aiutare a “rendere stabile il paese”, mentre questo genere di forze viene dispiegato solo in caso di accordo i pace o in caso di conflitti interetnici; cosa che non è in Siria, contrariamente alla propaganda dell’Occidente! E poi il mondo conosce oramai il ruolo dei Caschi blu dell’ONU… nella maggior parte dei casi, spie travestite da militari ONU!


Non si farà niente. Tutto è finito. Non vi sarà più egemonia USA sulla regione né superiorità sionista. Oramai vige il multilateralismo. La tiritera monotona ripetuta fino alla nausea della “comunità internazionale” non attacca più, la trappola “Lega degli Stati arabi” non prende più e non inganna. Vedremo che il mondo riconoscerà l’eroismo, i sacrifici e la resistenza del modesto popolo siriano di fronte alla potente alleanza che voleva sacrificarlo per i suoi interessi e la supremazia. Lo scrittore e filosofo russo, amico di Putin, Alexander Prokhanov fa un’osservazione importante: “Quelli che non vogliono l’occupazione strisciante del pianeta da parte degli Stati Uniti, farebbero bene a osservare la Siria e il ruolo che vi gioca l’occidente” (Hebdo.ch, del 16 maggio 2013).


Terminiamo con un estratto dell’intervista rilasciata da Bachar al-Assad al giornale argentino “Clarin” che ci informa sui principi che non si possono colpire e contesta le versioni occidentali parziali: “Io non so se Kerry o gli altri abbiano ricevuto un mandato dal popolo siriano per parlare a suo nome, per esempio su chi deve andarsene e chi può restare. Tutto ciò deve essere deciso dal popolo siriano con le elezioni… la presenza di osservatori e una decisione nazionale”.  Sul terrorismo, ha dichiarato: “Siamo chiari… vi è confusione nel mondo tra la politica e il modo si combattere il terrorismo. Pensano che una conferenza politica possa arrestare il terrorismo sul campo. E’ irreale”. Sulle armi chimiche e le accuse, spiega che “queste dichiarazioni dei nostri nemici… cambiano tutti i giorni. Le armi chimiche sono armi di distruzioni di massa. Dicono che noi le abbiamo usate in zone residenziali. Se io vi dicessi che una bomba nucleare è stata lanciata nei sobborghi e che ha provocato dieci o venti vittime, voi mi credereste? L’uso di armi chimiche nelle zone residenziali significherebbe… decine di migliaia di persone uccise in qualche minuto. Chi potrebbe nascondere una simile cosa?” Si capisce, in effetti, perché gli Statunitensi correggono adesso l’accusa, precisando che l’uso sarebbe avvenuto “in dosi modeste”.

In poco tempo non resteranno che le stimmate e le onde di una guerra psicomediatica senza precedenti, perfida, menzognera e vendicativa che nutrirà, durevolmente, odio soprattutto contro gli Stati coinvolti in questa guerra ingiusta e predatrice. Un odio ovviamente contro tutti questi pseudo politici, questi pseudo giornalisti o cronisti coi loro media menzogneri, queste pseudo organizzazioni dette per i “diritti dell’uomo”, questi pseudo filantropi che fanno passare questi assassini, questi accattoni, questi vigliacchi, questi ignoranti, questi oscurantisti, questi degenerati per dei virtuosi i dei “buoni samaritani”, dei militanti per la giustizia, la pace e la libertà.  

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