Crisi Siriana
Gli Stati arabi, ostaggio della loro "Lega" - parte terza
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Inchiesta, dicembre 2011 - Ecco che la Russia interviene mettendo in guardia contro ogni velleità di destabilizzazione o di guerra contro la Siria e allo stesso tempo annuncia la sua opposizione ad ogni ingerenza straniera negli affari di questo paese. E lo fa sul serio, impegnando la sua armada dissuasiva nella regione per “impedire una guerra dalle gravi conseguenze”. Lavrov mette anche in guardia contro un linguaggio fatto di “avvertimenti e minacce” nei confronti della Siria (nella foto, Sergey Lavrov)
Gli Stati arabi ostaggio della loro “Lega”
Djerrad Amar
Parte terza
Tuttavia il mondo è molto cambiato nelle relazioni politiche ed economiche, nei rapporti di forza, con la fine della guerra fredda, e nelle alleanze strategiche, soprattutto a causa delle crisi e delle contraddizione che genera il capitalismo attuale fatto di speculazioni e di ingiustizie che suscitano conflitti di interesse, addirittura di esistenza. Si deve prevedere dunque, questa volta, un doppio veto russo e cinese, che non vogliono farsi prendere come in Libia dove la NATO si è fatta beffe di ogni regola. Lo stesso scenario in Siria ha una portata molto più strategica in quanto tende a stringere il nodo scorsoio intorno al potente Iran, realizzando in Siria un ponte litoraneo utile ad attaccare il paese vicino e, di conseguenza, indebolire irreversibilmente la Russia e la Cina.
Non restava che la “Lega araba” per realizzare quanto non era possibile far passare per il Consiglio di Sicurezza e provocare, attraverso questa pressione, la capitolazione di queste due potenze. L’obiettivo essendo, per la Lega, di “mettere in riga” tutti i regimi che pongono ostacoli alla politica egemonica delle lobby finanziarie e industriali che sostengono, per vassallaggio, le monarchie arabe e, per sua stessa natura, Israele. La Siria essendo l’ostacolo primario, si tratta per la NATO, di dare man forte, attraverso la Turchia, all’insurrezione armata – formata in primo luogo dagli islamisti jihadisti e da mercenari – incoraggiandola, armandola e infine riempendo di grandi quantità di armi di vario tipo una regione in tumulto, come ai tempi della guerra sovietico-afghana, piuttosto che di ripetere il metodo disastroso degli attacchi come in Libia.
Il calcio di inizio è stato dato a Deraa, per estendersi a Homs e poi in altre città. Si tendono imboscate a militari dell’esercito e dei servizi di sicurezza, provocandone la morte di oltre 1100; le armi vengono spedite dalla Turchia e la frontiera libanese. Si assassinano centinaia di civili, amministratori, intellettuali, commercianti (si parla di 5000). Si entra nelle case, si sequestrano delle persone per ottenere il riscatto. Si distruggono, incendiano e sabotano le infrastrutture economiche, come i gasdotti, le fabbriche, le strade ferrate. Si organizzano campi in territorio turco per accogliere mercenari, soprattutto “ratti” libici, sui quali si può sempre contare, e poi costituire con qualche apostata e ribelle un “esercito siriano libero”. Si “proclama”, ricorrendo a minacce, uno sciopero generale che è fallito. Si lancia un appello al boicottaggio delle elezioni locali, frutto delle nuove riforme, che pure è fallito quanto a partecipazione. Ci si accanisce in una “guerra civile” per distruggere il paese e lasciare mano libera ai predatori. Il Qatar si impegna un’altra volta a finanziare tutto. Si sollecitano, attraverso la Lega, sanzioni economiche.
Sanzioni che non sembrano avere alcuna speranza di piegare il governo siriano. Prima di tutto perché il 95% dei capitali è stato fatto rimpatriare e poi in quanto sarebbero gli Stati arabi della regione a sopportare gli svantaggi di un eventuale boicottaggio dei prodotti siriani dai quali dipendono in gran parte, ma che rappresentano solo una modesta porzione delle esportazioni siriane. La gran parte è assorbita dall’Iraq, che non ha ratificato le sanzioni, e dalla Turchia, che si trova nella situazione del “suonatore che rimane suonato” perché i Turchi già mugugnano contro il loro governo per gli effetti nefasti che cominciano a sopportare. Ma il verdetto vero e proprio viene dall’Iran, che annuncia un importante accordo di libero scambio e investimenti con la Siria! Quanto all’embargo sul suo petrolio, ha già trovato acquirenti.
Continueranno fino alla fine ad accusare falsamente il governo siriano delle peggiori atrocità, commesse in realtà dai terroristi al loro soldo – secondo le testimonianze di giornalisti indipendenti, delle delegazioni che hanno visitato la Siria o il reportage recente di una agenzia USA – e non dai soldati che rispondono solo per proteggersi o impedire il caos. Continueranno coi loro media a travisare la realtà, a fabbricare fatti made Aljazeera, Alarabia, BBC arabic e France 24. Tuttavia, per quanto riguarda l’evoluzione delle cose, di fronte all’alto livello di coscienza dei siriani, alla potenza e all’esperienza del suo esercito che non ha ancora messo in campo tutti i suoi mezzi e capacità, alla modestia e alla perseveranza del suo presidente, alle manifestazioni di massa contro l’ingerenza e le decisioni della Lega, il complotto sembra stia per fallire.
Malgrado ciò, il governo siriano ha assunto varie misure per riformare le istituzioni e il regime nel senso di una democratizzazione effettiva con il progetto di una nuova costituzione. Lavora per aprire un dialogo con le opposizioni, anche quelle “all’estero”, proponendo loro di trovare pacificamente una soluzione alla crisi tra siriani e “in Siria”, con tutte le garanzie, accettando anche l’intervento di mediatori. Tutto ciò purtroppo senza tener conto dei “decisori/briganti”, quelli che manovrano le marionette, che bloccano tutto quello che consentirebbe un po’ di calma, incitando l’opposizione a rifiutare il dialogo e sollecitando i gruppi armati a non deporre le armi.
Ecco che la Russia interviene mettendo in guardia contro ogni velleità di destabilizzazione o di guerra contro la Siria e allo stesso tempo annuncia la sua opposizione ad ogni ingerenza straniera negli affari di questo paese. E lo fa sul serio, impegnando la sua armada dissuasiva nella regione per “impedire una guerra dalle gravi conseguenze”. Lavrov mette anche in guardia contro un linguaggio fatto di “avvertimenti e minacce” nei confronti della Siria dopo aver denunciato, davanti al Consiglio dell’OCSE, l’utilizzazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite miranti a “porre fine illegalmente” ai conflitti e a questa pratica dei “due pesi e due misure”. La Cina interviene annunciando di opporsi alle ingerenze e dichiarando il suo sostegno ad ogni iniziativa che consenta di riportare la calma e la stabilità. L’India fa lo stesso a Mosca durante la visita del PM Manmohan Singh. Meglio, secondo Farsnews, che fa riferimento al bollettino del Dipartimento di Stato USA (Europian Union Times), il presidente cinese avrebbe avvertito, dinanzi al suo omologo russo e al primo ministro, che la sola strada che possa fermare un intervento USA contro l’Iran è un’azione armata. “Faremo la guerra, anche se da questa dovesse scoppiare la terza guerra mondiale”, avrebbe avvertito Jin Tao. Questo possibile sbocco era già stato segnalato , in novembre, dal capo di stato maggiore generale russo Nikolai Makarov, durante un suo intervento alla Camera Civile (Kremlino). L’agenzia Novosti aveva riportato che questo generale, con riferimento all’espansione della NATO nell’Europa dell’est con lo scudo antimissile e il contesto post-Libia di pressione sulla Siria e sull’Iran, aveva lanciato un messaggio senza equivoci, affermando che “diventa evidente che il rischio di coinvolgimento della Russia in dei conflitti locali è aumentato… a certe condizioni, i conflitti regionali rischiano di degenerare in conflitti importanti con possibile impiego di armi nucleari”. La messa è dunque detta! Finché la Russia e la Cina sosterranno la Siria, i guerrafondai non avranno alcuna possibilità di successo.
Nello stesso tempo gli Iraniani riescono a fare atterrare, con una prodezza tecnologica senza pari, il drone-spia USA furtivo di tipo RQ170, il più sofisticato. L’auto-distruzione, programmata in caso di intercettazione, non è riuscita. Gli USA, rintronati da questo incidente, perdono in questo modo un importante atout tecnologico, mettendolo “gratuitamente” a disposizione dell’Iran. Falliscono così in questo stupido tentativo di creazione di una “ambasciata virtuale” a “servizio” degli Iraniani, per meglio, di fatto, spiare e manipolare. (segue)
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