ProfileIntervento, 4 gennaio 2020 - E mentre il ceto politico cerca una via di scampo, senza troppo preoccuparsi di bene amministrare, la pessima qualità dei servizi pubblici aggrava, per la gente comune, gli effetti delle insopportabili diseguaglianze del nostro tempo...    

 

 
Le insopportabili diseguaglianze del nostro tempo (e l’inadeguatezza del ceto politico)
Nicola Quatrano
 
Il 2020 comincia bene, ma unicamente per i 500 super-Paperoni titolari, da soli, di una ricchezza superiore al PIL degli Stati Uniti. Il Bloomberg Billionaires Index ci informa infatti che i patrimoni di Jeff Bezos, il patron di Amazon (che pure quest’anno ha perso 9 miliardi a causa del divorzio), di Bill Gates, Bernard Arnault, Warren Buffett e Mark Zuckerberg di Facebook, nonché degli altri 495 super-ricchi che seguono nella classifica, sono complessivamente cresciuti di 1200 miliardi di dollari. La somma combinata raggiunge oramai i 5900 miliardi di dollari.
 
 
A chi (la stragrande maggioranza) non sapesse cosa concretamente voglia dire possedere un miliardo, ricordo che per consumarlo, a 1000 dollari al giorno, occorrono più di 2700 anni (il tempo che ci separa dall’Iliade di Omero). 
 
Il nuovo anno non sembra, per contro, cominciare bene per il resto dell’umanità. Se ne sentono gli echi nelle piazze di Parigi, Santiago del Cile, Beirut, Algeri, Bagdad, Quito, Teheran, negli scioperi degli insegnanti e dei lavoratori dell’auto negli Stati Uniti, e nello schiacciante voto filo-Brexit in Gran Bretagna. Movimenti diversi e variamente interpretabili sul piano politico, ma tutti riconducibili alla insopportabile realtà di una diseguaglianza dai caratteri oramai mostruosi.
 
L’Italia sembra sfuggire a questa morsa, ed è forse per questo che le piazze si riempiono (inutilmente) per motivi che poco hanno a che vedere con l’economia. Dipenderà forse dal fatto che qui i soldi pubblici sono stati spesi, oltre che per le banche e per sovvenzionare il mercato azionario, anche per distribuire qualche spicciolo ai più poveri. Ma è stato fatto tutto in deficit, e non potrà durare in eterno. In attesa del peggio che verrà, godiamoci quest’ultima festa nel salone del Titanic. 
 
In compagnia magari del nostro sindaco, che dal canto suo ha già gettato in mare le scialuppe. Negli auguri che ci ha trasmesso su Facebook, ha parlato di “cuore”, di “amore”, di “solarità”, ma non ha detto una parola sul trasporto pubblico e sui servizi del Comune che meriterebbero oramai di essere commissariati. Ma, chissà, forse intendeva chiedere piuttosto indulgenza. Indulgenza agli elettori, a chi ha creduto alle promesse non mantenute (vi ricordate quella di un 70% di raccolta differenziata? Oggi, a distanza di 9 anni siamo a poco più del 30%, e di scadente qualità). Indulgenza ai suoi di DEMA, sempre più freddi verso un progetto che si è dimostrato fallimentare. E tale freddezza spiega forse i frequenti rimpasti di giunta, e certe nomine ai vertici dell’ASIA e della Mostra d’Oltremare che sembrano tanto un contentino per trattenere i marinai in fuga. Indulgenza infine agli avversari (o ex avversari), ai quali chiede oggi un accordo. O un salvagente. 
 
Lo scorso ottobre, un microfono impertinente registrò la chiacchierata di un gruppo di consiglieri comunali. Ce l’avevano col sindaco e pare si lamentassero per incarichi non ottenuti, ipotizzando anche un voto contrario che segnalasse la loro importanza. Si sono udite frasi come “lo logoriamo giorno per giorno, dopo una settimana si arrende”. De Magistris reagì allora parlando di “meschinità umane e politiche”. Ma esaminiamo adesso il suo programma per le Regionali: una larga coalizione con il PD e il M5s, ma senza De Luca. Se coalizione non dovesse esserci – ha aggiunto - “e ci dovessimo candidare da soli, potremmo anche non vincere, ma comunque l’effetto sarà quello di far perdere De Luca”. 
 
Difficile distinguere questo programma da quello dei consiglieri scontenti: preannunciare una presenza disastrosa per il PD, al solo scopo di sollecitare un accordo col PD per le Regionali e, perché no, anche per le elezioni suppletive del prossimo 23 febbraio. Ma a chi vedesse in questo una mancanza di coerenza, risponderei che è piuttosto consapevolezza dell’avvicinarsi dell’iceberg, e dell’impatto inevitabile. Insomma, scialuppe di salvataggio calate in mare.
 
E mentre il ceto politico – del quale il nostro sindaco è da tempo parte integrante – cerca una via di scampo, senza troppo preoccuparsi di bene amministrare, la pessima qualità dei servizi pubblici aggrava, per la gente comune, gli effetti delle insopportabili diseguaglianze del nostro tempo. 
   
 
 
 
 
 
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