Mala tempora per il Tartour di Tunisi
Ahmed Bensaada (28 dicembre 2021)
 
 
 
 
Il 23 dicembre scorso, Moncef Marzouki, l’ex-presidente ad interim della Tunisia, è stato condannato a 4 anni di reclusione dalla Giustizia tunisina. A dire il vero, il “titolo” di presidente, sebbene ad interim, non si addice affatto a questo personaggio che tramanderà ai posteri nient’altro che il suo soprannome pittoresco e ridicolo: il Tartour (burattino) di Tunisi. Deriso e preso in giro dai suoi stessi concittadini, è stato asfaltato al primo turno dell’elezione presidenziale del 2019, raccattando un ridicolo 3% di voti. Ricordiamo che l’attuale presidente tunisino, Kais Saïed, è stato eletto al secondo turno con quasi il 73% di suffragi.
 
Peggio ancora, un sondaggio del 17 agosto 2021 colloca Kais Saïed molto più ampiamente alla testa delle intenzioni di voto con una percentuale storica del 91,1%, mentre il Tartour racimola solo un anoressico 1,2%! Il sondaggio è tanto più interessante, se si pensi che esso è stato pubblicato circa tre settimane dopo le rigide misure assunte dal presidente tunisino che, il 25 luglio 2021, aveva sospeso il Parlamento e licenziato il capo del governo.
 
Questa decisione, tanto criticata dal Tartour e dai suoi sostenitori occidentali o islamisti, è stata plebiscitata dalla piazza tunisina, di talché il tasso di approvazione del presidente tunisino è salito dal 38% (giugno 2021) all’82% (agosto 2021).
 
 
Tasso di approvazione dell’opinione tunisina nei confronti del presidente Kais Saïed
 
 
E’ stato dopo una tale coraggiosa decisione del presidente tunisino che il Tartour, senza alcuna base popolare, si è lanciato in attacchi contro il Capo dello Stato, chiedendone la destituzione e bollandolo come un « golpista » e un « dittatore ». Nell’ottobre 2021, nel corso di un’intervista all’emittente France 24, si è detto « fiero di avere contribuito al rinvio del summit della Francofonia, fissato a novembre a Jerba ».
 
Tutti questi attacchi lanciati sui media stranieri hanno fatto sì che il Tartour venisse accusato di avere fatto dichiarazioni « pericolose per la sicurezza dello Stato e dannose per gli interessi della Tunisia all’estero ».
 
Da tempo vicino al partito islamista Ennahda ed al suo capo Rached Ghannouchi che lo hanno promosso alla presidenza della Repubblica -, egli viene considerato « una pedina del Qatar e della Turchia » e un « sostenitore del movimento dei Fratelli Musulmani ».
 
Nel 2016, nel bel mezzo di un’intervista rilasciata all’emittente islamista Al Hiwar, ostentò il proprio sostegno ai Fratelli Musulmani con il segno di Rabaa (quattro dita alzate e il pollice piegato, segno di appartenenza alla Confraternita).
 
 
Sugli schermi dell’emittente islamista Al Hiwar : Moncef Mazouki fa il segno di Rabaa (2 febbraio 2016)
 
 
Considerata vicina ai Fratelli Musulmani, l’emittente Al Hiwar è stata finanziata dal  Qatar, secondo dichiarazioni trapelate dallo stesso sceicco Hamed Ben Khalifa in persona.
 
E’ d’altronde l’obbedienza « fratellista » che spiega la sua onnipresenza nelle trasmissioni dell’emittente qatariana Al Jazeera, che ha giocato un ruolo funesto nel corso della mal definita « primavera » araba.
 
In un’intervista a questa emittente del 15 ottobre 2021 (si veda il video qui sotto), il Tartour di Tunisi dichiarò di « non riconoscere la legalità di quest’uomo » (cioè Kais Saïed) e definì le misure prese dal presidente nel luglio 2021 un « colpo di Stato ». Riconobbe anche di avere intrattenuto delle discussioni « all’estero » chiedendo che « non venisse dato appoggio a questo golpista ».
 
 
Marzouki sugli schermi di Al Jazeera (15 ottobre 2021)
 
 
Per quanto ridicolo potesse sembrare, il Tartour invitò i Tunisini ad imitare l’Hirak del « grandioso popolo d’Algeria » per costringere il presidente Kais Saeïd a dimettersi, come fu per il presidente Bouteflika in Algeria.
 
Lanciare un Hirak con una dichiarazione su Al Jazeera e… l’1,2% di intenzioni di voto! Davvero bisogna riconoscere che i Tunisini sono stati molto magnanimi con lui soprannominandolo « Tartour ». In altre latitudini, si sarebbe ricorsi a soprannomi molto più umilianti.
 
Non si può dire che questo presidente ad interim sia esente da contraddizioni. Ha la faccia tosta di esaltare l’Hirak, pur mostrando un odio viscerale contro l’Algeria e il suo popolo!
 
Infatti, pochi giorni prima della sua condanna, ha accusato l’Algeria di avere accordato un prestito di 300 milioni di dollari per finalità politiche :
 
« Kaïs Saïed gode oramai del sostegno dell’Algeria, e secondo me si tratta di un sostegno che si iscrive nell’ambito del conflitto marocco-algerino. Mi auguro che la Tunisia non si immischi in questo affare ».
 
Si rammenta che il prestito è stato annunciato durante la fraterna visita di Stato del presidente Tebboune in Tunisia (15-16 dicembre 2021).
 
Qualche mese prima, nel febbraio 2021, il Tartour aveva suscitato l’ira del popolo algerino, accusando l’Algeria di essersi « ingerita negli affari interni tunisini » nel corso della « primavera » tunisina.
 
E non è tutto. Ha fatto dichiarazioni ostili verso l’Algeria, paragonandola ad un « mercante di sogni che vende illusioni al Polisario » e, facendo apertamente proprie le posizioni marocchine sul Sahara Occidentale, non ha esitato ad imputare all’Algeria il fallimento della costituzione dell’Unione del Maghreb arabo.
 
 
 
Il re Mohammed VI e Moncef Marzouki (30 maggio 2014)
 
 
Per quanto concerne l’Hirak, il Tartour non lo ha solo lodato platonicamente, vi ha attivamente partecipato flirtando col movimento islamista Rachad, organizzazione classificata come terrorista dal governo algerino.
 
E’ stato proprio lui, infatti, a scrivere l’introduzione del pietoso saggio collettivo commissionato da Rachad, che avrebbe dovuto replicare al mio libro « Qui sont ces ténors autoproclamés du Hirak algérien? ».
 
C’è da dire che l’antologia raccogliticcia di Rachad, dal titolo « En défense du Hirak »,  ha richiesto il reclutamento di sette diversi autori e che esso viene distribuito gratuitamente in internet, cosa che la dice lunga sui mezzi finanziari a disposizione del movimento islamista, elemento centrale dell’Hirak farlocco.
 
 
 
 
Per farsi un’idea del tenore di quest’opera, è divertente notare che il nome « Bensaada » è stato citato 475 volte, circa 1,5 volte a pagina, comprese copertina e pagine bianche! Si tratta della recensione di un libro o di un’accozzaglia di attacchi ad personam al suo autore? Ma in sette, in compagnia del Tartour di Tunisi, e con la « benedizione » di Rachad, assomiglia piuttosto ad un tentativo fallito di « linciaggio ».
 
Questa collusione del Tartour con Rachad conferma non solo la collusione dell’ex presidente ad interim con la nebulosa islamista internazionale, ma anche il suo intento di nuocere direttamente agli interessi dell’Algeria.
 
Dato che i « rachadisti » sanno essere riconoscenti coi loro « collaboratori », sono corsi in soccorso del Tartour attraverso il loro peroratore in capo, specialista di logorree cyberspaziali, il « celeberrissimo » Sir Zitout in persona! E indovinate su quale emittente? Al Hiwar, evidentemente!
 
 
 Zitout sugli schermi di Al Hiwar (23 dicembre 2021)
 
A proposito di logorree, è interessante notare una sbalorditiva mimica declamatoria tra sir Zitout e Tartour Marzouki a proposito dei loro rispettivi governi. Ma privi come sono di sostegno popolare, sono entrambi nient’altro che volgari fenomeni acustici capaci solo di irritare i timpani.
 
Non è solo sull’Algeria che il Tartour riversa il suo fiele. Il suo atteggiamento nei confronti della Siria quando era presidente « ad interim » è stato ancora più abominevole.
 
Prima di tutto, egli fu uno dei primi ad accogliere sul proprio suolo il Consiglio nazionale siriano (CNS). Così i 200 membri del CNS si sono riuniti a Tunisi il 16 dicembre 2011 con alla testa Burhan Ghalioun.
 
Burhan Ghalioun, presidente del CNS e Moncef Marzouki (Tunisi, 16 dicembre 2011)
 
 
Ha poi rotto unilateralmente le relazioni diplomatici del suo paese con la Siria, nel febbraio 2012. Il suo ministro degli Affari esteri dell’epoca ha dichiarato qualche anno più tardi « fu l’ex presidente Moncef Marzouki a prendere questa decisione in modo unilaterale e lui, in qualità di ministro degli Affari esteri, era contrario ».
 
Qualche settimana dopo, il 24 febbraio 2012, accoglieva la prima conferenza degli « Amici del popolo siriano ».
 
Prima Conferenza degli « amici » della Siria (Tunisi, 24 febbraio 2012)
 
 
Il Tartour, un amico della Siria! Abbiamo visto tutto!
 
La risposta venne dal ministro siriano dell’Informazione, che denunciò l’evento definendolo « Conferenza degli amici di Washington e dei nemici della Siria ».
 
Ah, quei famosi « amici » della Siria che, di paese in paese, si riunivano per distruggere sistematicamente e metodicamente quella bella nazione, dando il biberon a jihadisti tagliatori di testa e mangiatori di cuori!
 
Ah, quei famosi « amici » della Siria che hanno provocato la morte di centinaia di migliaia di cittadini siriani e costretto all’esilio altri milioni!
 
Che bella amicizia!
 
Dopo avere accolto il CNS, rotto le relazioni diplomatiche e organizzato la conferenza degli « amici » della Siria, il Tartour si è guadagnato un posto sicuro nella lista dei peggiori nemici del paese. La storia tramanderà di lui l’immagine di una persona esecrabile con le mani macchiate di sangue siriano.
 
Non è un caso, d’altronde, che sia stato accusato, nel 2017, dal viceministro siriano degli Affari esteri dell’epoca « di aver spedito migliaia di giovani tunisini in Siria per dare man forte ai gruppi terroristi ».
 
Dirittoumanista canaglia, politico fallito, guerrafondaio inveterato, « islamista » rancoroso, questo Don Chisciotte in burnus ha finito col battersi contro i mulini del suo stesso paese. Imparerà finalmente la lezione e si disperderà nell’ambiente per non inquinare più tutto quello che tocca?
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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