ProfileLe schede di ossin, 6 dicembre 2023 - Gli Israeliani avevano anche bisogno di prove del coinvolgimento della CIA come “indizio sbagliato” da offrire agli scettici della verità ufficiale – una strategia che ha avuto così tanto successo che la teoria della CIA ha ora guadagnato visibilità nel mainstream...                                        

 

 

Unz Review, 17 novembre 2023 (trad.ossin)
 
Ormai tutti dicono che è stata la CIA, ma serve a nascondere che è stato Israele ad uccidere Kennedy
Laurent Guyénot
 
 
 
 
RFK Jr. e l’indicibile
 
La recente biografia di Dick Russell, The Real RFK Jr.: Trials of a Truth Warrior, contiene due capitoli sulla ricerca della verità da parte di Robert Fitzgerald Kennedy  Jr. sugli omicidi di suo padre e suo zio. [1] Ecco un estratto dal capitolo 28:
 
 
 
La lunga citazione mi serve a illustrare il notevole impatto che ha avuto il libro di James Douglass, JFK e l'Indicibile, pubblicato nel 2008. Con l'approvazione di alcuni dei più importanti ricercatori sul tema dell'assassinio di JFK, tra cui il regista Oliver Stone, il libro di Douglass è diventato la Bibbia dei Gedeoni (organizzazione cristiano-evangelica che distribuisce copie della Bibbia in oltre 100 lingue, ndt) di ogni dilettante di JFK. È rappresentativo della scuola dominante – li chiamerò i teorici della CIA – ma l’autore, un attivista cattolico per la pace di lunga data con un grande cuore e una mente poetica, dà al suo libro un sapore spirituale, elevando la storia al leggendario, quasi al mistico. È la storia di un uomo che si è “trasformato” da uomo della Guerra Fredda ad un uomo di Pace (durante la crisi missilistica cubana del 1962), e ha salvato il mondo dall'Armageddon nucleare; un uomo che ha visto la morte avvicinarsi, ma è stato all'altezza del suo ideale di disarmo nucleare ed è diventato immortale. Un eroico pacificatore. Un Cristo, quasi.
 
La trama di base del libro è discutibile. Secondo Jim DeEugenio, non ci fu alcuna “conversione”, perché Kennedy non era mai stato un uomo della Guerra Fredda, nonostante la sua retorica nella campagna elettorale del 1960.[3] Anche altri dettagli nella narrativa di Douglass, come lo scenario dei due Oswald (preso in prestito dal libro di Richard Popkins del 1966 The Second Oswald), sono stati oggetto di critiche. Ciononostante, Douglass è lodevole per aver sostenuto la teoria della CIA con un talento senza precedenti e per aver spiegato in termini eloquenti “perché è importante”.
 
Cosa c'è che non va in Douglass?
 
Sono rimasto colpito dal libro di Douglass quando l'ho letto per la prima volta nel 2011. Mi ha avviato alla ricerca intellettuale più affascinante e gliene sono grato. Ho trovato un editore francese e ho dato una mano per la traduzione. [4] Ma, nel giro di un anno, quando ho acquisito familiarità con parte della bibliografia di Douglass ed esplorato altre linee di indagine, mi sono reso conto delle lacune del libro e questo mi ha lasciato perplesso. Nel lavoro di Douglass mancano completamente due grossi capitoli: Johnson e Israele. E questa è una caratteristica comune alla maggior parte dei lavori che denunciano le responsabilità della CIA, come il recente documentario di Oliver Stone scritto da DiEugenio, che ho recensito qui.
 
Trovo anche geniale la struttura del libro di Douglass: intrecciare la storia di Oswald, per dimostrare che era manipolato dalla CIA, e la storia di Kennedy, per dimostrare che la CIA lo odiava, mantiene vivo un costante senso di correlazione tra queste due storie, e costituisce una convincente prova circostanziale che la CIA era coinvolta nell'assassinio, ma non basta a dimostrare che le menti che hanno ordito l’assassinio fossero nella CIA, anzi.
 
Innanzitutto di quale CIA stiamo parlando? Certamente non la CIA che il direttore della CIA John McCone (nominato da Kennedy) conosceva. La maggior parte dei teorici della CIA concordano sul fatto che i legami della CIA con Oswald erano appannaggio dell'ufficio del capo del controspionaggio James Jesus Angleton. Nelle parole di John Newman, un rispettato teorico della CIA, “Nessun altro nell’Agenzia aveva le entrature, l’autorità e la mente diabolicamente ingegnosa necessari per gestire questo sofisticato complotto”.[5] Ma Angleton non era certamente “la CIA”. Piuttosto, come ha scritto Peter Dale Scott, “gestiva una ‘seconda CIA’ all’interno della CIA”.[6] Secondo il suo biografo Jefferson Morley, Angleton operò di propria iniziativa, al riparo da sguardi indagatori e libero da ogni responsabilità; il suo supervisore, Richard Helms, "lasciava che Angleton facesse ciò che voleva, facendo poche domande", McCone non aveva idea di cosa stesse facendo Angleton. Un altro biografo, Tom Mangold, osserva che lo staff del controspionaggio di Angleton "aveva un proprio fondo nero segreto, che Angleton controllava strettamente", una situazione "che conferiva ad Angleton un'autorità unica per gestire le sue piccole operazioni senza eccessiva supervisione". [7] In effetti, Angleton era considerato da molti dei suoi colleghi un pazzo la cui ossessione paranoica di scoprire talpe sovietiche aveva causato gravi danni all'Agenzia. L'unico motivo per cui non fu licenziato prima del 1974 (dal direttore William Colby) è perché conservava troppi dossier su troppe persone.
 
È inconcepibile l’idea che Angleton abbia diretto l'intera operazione. Ma se non stava eseguendo gli ordini di Richard Helms – e non c’è una sola prova che Helms fosse a conoscenza dell’assassinio –, sotto la direzione o l’influenza di chi stava operando? La risposta è facile: oltre al controspionaggio, Angleton era anche a capo dell'“Israeli Desk” e aveva contatti più intimi con la gerarchia del Mossad che con la sua. Amava gli Israeliani tanto quanto odiava i comunisti, sembrando credere che un uomo non potesse essere l’una e l’altra cosa insieme. Meir Amit, capo del Mossad dal 1963 al 1968, lo definì “il più grande sionista” di Washington, mentre Robert Amory, capo della direzione dell’intelligence della CIA, lo definì un “agente israeliano cooptato”.[8] Se Angletonm negli Stati Uniti, cadde in disgrazia dopo le sue dimissioni forzate, ha continuato ad essere onorato in Israele. Dopo la sua morte nel 1987, secondo il Washington Post, cinque ex capi del Mossad e dello Shin Bet e tre ex capi dell’intelligence militare israeliana erano presenti “per rendere l’ultimo tributo a un amato membro della loro confraternita segreta”. Tra i servizi resi a Israele, “Angleton avrebbe aiutato Israele a ottenere dati tecnici sul nucleare”.[9]
 
Douglass non menziona mai i legami di Angleton con Israele. Non menziona mai nemmeno i legami di Jack Ruby con Israele, sebbene Seth Kantor li avesse chiariti molto bene nel suo libro Who Was Jack Ruby? scritto nel 1978. Per Douglass, Jack Ruby era semplicemente "il proprietario di un nightclub collegato alla CIA” [10] Solo esaminando le note di chiusura possiamo scoprire il suo vero nome, Jacob Rubenstein (non suona più così siciliano). Ruby non era “Mafia”. Come il suo mentore Mickey Cohen, era collegato sia a Meyer Lansky (capo del Jewish Crime Syndicate) che a Menahem Begin (ex capo terrorista dell'Irgun).
 
Infine, Douglass, come la maggior parte dei teorici della CIA, tiene il vicepresidente Johnson fuori dal giro, ignorando le prove accumulate in 50 anni di ricerca che dimostrano come Johnson abbia mantenuto un pieno controllo prima, durante e dopo l'assassinio di Kennedy. Come ha potuto Douglass mancare Johnson? In primo luogo, non ponendosi la domanda più importante: come hanno ucciso Kennedy? In altre parole: “Perché a Dallas, in Texas?” Il Texas era uno Stato ostile per Kennedy (“Stiamo andando in un paese pazzo”, disse Kennedy a Jackie), ma era il regno di Johnson, e Johnson conosceva tutti coloro che lì odiavano Kennedy. Per lo meno, non c’è modo di aggirare la premessa che i cospiratori sapessero in anticipo che Johnson li avrebbe coperti. Ma Douglass ha aggirato il problema.
 
Io dico “Dimona”, tu dici “Auschwitz”
 
Dopo una prima corrispondenza con Douglass per la traduzione del suo libro in francese, gli ho confidato i miei dubbi tramite e-mail e lettere. Per prima cosa gli ho consigliato di leggere il libro di Phillip Nelson LBJ: The Mastermind of JFK's Assassination (2010) e lo ho incoraggiato a riconsiderare il ruolo di Johnson. Lui mi rispose che aveva comprato il libro di Nelson, ma non lo aveva trovato convincente, senza approfondire ulteriormente.
 
Più tardi, ho chiesto spiegazioni a Douglass del suo silenzio sulla determinazione di Kennedy di prevenire le ambizioni nucleari di Israele. Lo sforzo di Kennedy di guidare il mondo verso il disarmo nucleare generale è il tema centrale e più stimolante del libro di Douglass. La risoluta opposizione di Kennedy alla fabbricazione segreta di bombe nucleari israeliane è la manifestazione più drammatica di questo sforzo. Per quale motivo, allora, Douglass ha scelto di non menzionarla? Gliel'ho chiesto in un'intervista per il sito francese Reopen 9/11 e in una lunga lettera personale. Nell’intervista, Douglass ha risposto: “Non ho trovato prove convincenti che Israele sia coinvolto nell’assassinio di Kennedy. La storia che ho scritto riguarda le ragioni della sua morte. Per inserire Israele in questa storia, la resistenza di Kennedy al programma israeliano di armi nucleari dovrebbe essere collegata al complotto contro la sua vita”. Per lettera, ha risposto alle mie argomentazioni con una testimonianza personale di come lo scrittore ebreo André Schwarz-Bart, autore del romanzo L'ultimo dei giusti, “ha contribuito a liberarmi dalla cristianità che ha un'eredità così omicida, e a introdurmi a una prospettiva ebraica che avevo bisogno di vedere dall’interno di un vagone merci che si avvicinava ad Auschwitz”. A causa di questo, ha dichiarato, non aveva intenzione di coinvolgere Israele nell'assassinio di Kennedy, nell'11 settembre, o in qualsiasi altro crimine.
 
La sua giustificazione mi è sembrata non pertinente e irrazionale, ma allo stesso tempo molto rivelatrice. Se io dico “Dimona”, Douglass risponde “Auschwitz”, suggerendo, suppongo, che gli ebrei non dovrebbero essere sospettati di colpevolezza nell’assassinio di JFK poiché sono, per loro essenza, vittime innocenti. Oppure avrei dovuto capire che, anche solo menzionare Dimona, avrebbe rischiato di ferire gli ebrei, che già tanto soffrono per mano dei cristiani? O che la parola “Dimona” abbia sfumature antisemite? Qualunque sia la ragione, il fatto preoccupante è che Douglass ha deciso di omettere dal suo libro tutto ciò che potrebbe suggerire una complicità di Israele con “l’Indicibile”. Possiamo dire di Douglass ciò che Stephen Green scrisse di LBJ dopo il 1963: “non vide Dimona, non sentì Dimona e non parlò di Dimona”.[11]
 
In condizioni normali, non divulgherei il contenuto delle lettere personali, ma ho fatto un'eccezione perché il riferimento di Douglass a Shwarz-Bart non è confidenziale (ha scritto articoli su di lui), e perché è di interesse pubblico, come chiara spiegazione della censura che I teorici della CIA si impongono costantemente riguardo a Israele in generale, e a Dimona in particolare.
 
L’autocensura può essere strategicamente giustificabile. Ad esempio, vivendo in Francia, io non professo apertamente le mie convinzioni eretiche sull'Olocausto, per evitare di essere messo in prigione dalla potente Inquisizione francese. Quindi posso anche immaginare che Douglass si autocensurerebbe come strategia per ridurre al minimo il rischio di essere bandito dagli editori e per massimizzare il numero di lettori. Non è questo che mi ha detto Douglass ma, se questa è comunque la vera ragione, posso anche essere d'accordo che ne è valsa la pena, poiché il libro di Douglass ha aperto gli occhi a RFK Jr. e ad altre persone influenti sulla falsità della teoria ufficiale.
 
Tuttavia, una cosa è evitare del tutto un argomento, un'altra è scrivere un libro fingendo di aver risolto una volta per tutte l’enigma dell'assassinio di Kennedy, nascondendo i fatti che potrebbero portare a una soluzione diversa. In realtà è peggio di così: Douglass ha taciuto l'angoscia di Kennedy per Dimona, nonostante essa avrebbe rafforzato la sua tesi principale sulla determinazione di Kennedy a fermare e invertire la proliferazione nucleare. Per qualche ragione, Douglass ha fatto di tutto per non dare ai suoi lettori la minima possibilità di iniziare a immaginare che Israele abbia avuto una qualche parte nel problema di Kennedy con “l'Indicibile”. Ed è proprio ciò che mi ha portato a dire che Israele è il vero indicibile in JFK and the Unspeakable, e che mi ha motivato a scrivere The Unspoken Kennedy Truth.
 
La teoria della CIA come scudo per Israele
 
In questo articolo spiegherò in dettaglio perché la teoria della CIA è sbagliata. Con teoria della CIA, non intendo la teoria secondo cui sarebbero stati coinvolti ufficiali di alto rango della CIA (credo che sia proprio così). Intendo la teoria secondo cui un gruppo ristretto di dirigenti della CIA, in accordo con alcuni alti vertici militari, ha ideato e orchestrato l'assassinio. Alla domanda “Chi ha ucciso JFK?” possiamo ovviamente includere sia la CIA che il Mossad, così come l'FBI, il Pentagono, la mafia, gli esuli cubani, i baroni del petrolio texani e quant'altro. Ma la domanda importante è: quale gruppo è stato il primo promotore? Chi aveva concepito il complotto molto prima che gli altri vi venissero coinvolti? Chi stava guidando, o fuorviando, tutti gli altri coinvolti? Chi, nella distribuzione dei compiti in termini di compartimentazione e riservatezza, conosceva lo schema globale? Non chi ha premuto il grilletto, ma chi ha tirato le fila? Come vedremo, la risposta non può essere la CIA. Non può essere Angleton e non può nemmeno essere Johnson.
 
Esprimo la mia gratitudine per il lavoro delle dozzine di ricercatori che hanno sviluppato il caso contro la CIA a partire dagli anni ’60. Alcuni di loro sono stati eroici. Hanno accumulato prove sufficienti per dimostrare la cospirazione e l’insabbiamento oltre ogni ragionevole dubbio. Questo è un grande successo. Tuttavia, la loro teoria generale della CIA deve ora essere riconosciuta come un fallimento. Era una pista falsa fin dall'inizio. Vince Salandria, uno dei primi critici della Commissione Warren (il suo primo articolo fu pubblicato su Legal Intelligence nel 1964), considerato un maestro da molti investigatori di JFK e dallo stesso Douglass (che gli dedicò il suo libro), rimase deluso dalla la sua stessa teoria della CIA, dicendo francamente a Gaeton Fonzi nel 1975: “Temo che siamo stati fuorviati. Tutti i critici, me compreso, sono stati immediatamente tratti in inganno. … gli interessi di coloro che uccisero Kennedy, adesso è chiaro che trascendono i confini nazionali e le priorità nazionali. Senza dubbio adesso è chiaro che abbiamo a che fare con una cospirazione internazionale”.[12]
 
 

La teoria della CIA, sosterrò, serve a coprire i veri autori, proprio come la teoria del KGB. La teoria del KGB è crollata rapidamente perché era destinata a ciò e perché non conteneva alcuna verità, mentre la teoria della CIA è più resistente perché contiene una parte di verità. La CIA è profondamente compromessa, ma le menti erano altrove. Avevano bisogno che la CIA fosse sufficientemente compromessa da costringere il governo degli Stati Uniti a coprire l’intera faccenda. Quelle stesse menti che adesso usano la teoria della CIA per proteggersi dai sospetti. Questo è il motivo per cui i sayanim israeliani che lavorano nell’industria dell’informazione, del libro o del cinema hanno diligentemente mantenuto viva la storia della CIA nell’opinione pubblica. Si tratta di una comoda verità preconfezionata. In “Israele ha ucciso i Kennedy?” ho fornito esempi di agenti sionisti che piantano segnali per indirizzare gli scettici verso la CIA e la mafia (piuttosto che verso il Mossad e il Mishpucka). L'esempio classico è Arnon Milchan, produttore del film JFK di Oliver Stone, che, per sua stessa ammissione, ha agito come agente segreto israeliano che lavorava per potenziare il programma nucleare israeliano: si tratta sempre di Dimona. Un altro esempio, che in precedenza mi era sfuggito, è il New York Times che, il 25 aprile 1966, rivelò che Kennedy “disse a uno dei più alti funzionari della sua amministrazione che voleva spezzettare la CIA, farla in mille pezzi e disperderla nel mondo”, un'affermazione irrintracciabile che ora è diventata una delle più citate dai teorici della CIA, che, in questo caso, mostrano cieca fiducia nell'affidabilità del New York Times. [13]
 
Un'ulteriore prova del fatto che i principali teorici della CIA sono meno interessati a cercare la verità che a coprire i crimini di Israele mi è arrivata due settimane fa, sotto forma di un'e-mail di Benjamin Wecht, figlio di Cyril Wecht e amministratore del programma per il simposio annuale sull'assassinio di JFK organizzato da Citizens Against Political Action (CAPA) presso il Cyril H. Wecht Institute of Forensic Science and Law dell'Università di Dusquesne, Pittsburg:
 
Ti scrivo per informarti che il poster che hai proposto per la presentazione qui il mese prossimo è stato rifiutato, poiché non soddisfa gli standard accademici di questa istituzione e, inoltre, sposa una posizione che riteniamo sarebbe particolarmente provocatoria - se non del tutto dirompente – in questo momento e in questo luogo. La nostra organizzazione partner, Citizens Against Political Assassinations, è pienamente d’accordo con la nostra decisione.
 
Si tratta di una risposta ad un contributo che Karl Golovin ed io avevamo inviato per la “sessione poster” del prossimo simposio organizzato in occasione del 60 ° anniversario (guardate il nostro poster alla fine di questo articolo, e ottenetelo in alta risoluzione Qui). Considerando la capziosità della smentita di Wecht, cioè i suoi “standard accademici”, e considerando che egli ritiene che accusare Israele del crimine del secolo è “infiammatorio” e “dirompente”, penso che sia giusto definire Wecht e l’organizzazione che rappresenta come spudorati tutori di Israele. In definitiva, accusare Oswald e accusare la CIA del crimine del secolo servono entrambi allo stesso scopo. Ciò spiega perché il presidente della CAPA Cyril Wecht, il patologo forense che denuncia instancabilmente la menzogna del "proiettile unico", era amico di Arlen Spectre, l'inventore di quella menzogna, che aiutò a diventare senatore degli Stati Uniti nel 2004.[14]
 
Johnson ha sventato il piano della CIA?
 
Per capire perché la teoria della CIA è sbagliata, conviene partire dalla sua maggiore incongruenza. Quasi all’unanimità, da Mark Lane a James Douglass, i teorici della CIA ritengono che l’assassinio sia stato concepito come un’operazione sotto falsa bandiera per incolpare Castro e/o i sovietici e per giustificare una ritorsione contro di loro.
 
Questa è una supposizione diffusa, basata su due fatti. In primo luogo, Oswald ci è stato presentato come un comunista filo-castrista. Il piano prevedeva visite e telefonate di un sosia di Oswald alle ambasciate sovietica e cubana a Città del Messico tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre del 1963. Il giorno successivo all'assassinio di Kennedy, reti televisive e giornali nazionali presentarono il presunto assassino come un "marxista filo-castrista”.[15]
 
In secondo luogo, sappiamo che invadere Cuba per rovesciare il regime filo-sovietico di Castro era l'ossessione della CIA fin dalla fine degli anni '50. Al comando di ufficiali come E. Howard Hunt, la CIA organizzò, finanziò e addestrò alcune delle centinaia di migliaia di esuli cubani anticastristi a Miami. Di conseguenza, "la presenza della CIA a Miami crebbe fino a raggiungere dimensioni schiaccianti", scrisse il giornalista investigativo Gaeton Fonzi. “E per quanto pervasiva fosse quella presenza prima della Baia dei Porci, essa era solo il preludio di un’operazione successiva e più ampia”.[16] Dopo la Baia dei Porci (aprile 1961), “una guerra massiccia e, questa volta, veramente segreta fu lanciata contro il regime di Castro”, nome in codice JM/WAVE, e coinvolse “decine di operazioni sul fronte in tutta l’area”, così come aerei, navi, magazzini di armi e campi di addestramento paramilitari. Anche dopo la crisi missilistica cubana (ottobre 1962), quando Kennedy si impegnò a non invadere Cuba, i cubani anticastristi sul libro paga della CIA cercarono di provocare incidenti con Cuba. Nell'aprile 1963, ad esempio, il gruppo paramilitare Alpha 66 attaccò navi sovietiche per "mettere pubblicamente in imbarazzo Kennedy e costringerlo a muovere contro Castro", secondo le parole del consigliere della CIA di Alpha 66 David Atlee Phillips.[17]
 
Questi due fatti – il profilo filo-castrista del capro espiatorio disegnato dalla CIA, e i piani di guerra anticastrista della CIA – portano alla conclusione troppo ovvia che lo scopo della sparatoria di Dallas fosse quello di creare un falso pretesto per ritorsioni contro Cuba. Questa teoria è diventata così dominante nella ricerca su JFK che la maggior parte delle persone inclini alla cospirazione la considera provata oltre ogni dubbio.
 
Tuttavia, ha un grosso difetto: non vi è stata alcuna invasione di Cuba dopo l’assassinio di Kennedy. Questo fatto è imbarazzante per i teorici della CIA. Anche se a loro non piace dirlo in questi termini, ciò significa che il piano della CIA è fallito. Se i cospiratori credevano che incastrare Oswald, un documentato sostenitore di Fidel Castro con legami con l’Unione Sovietica, avrebbe portato a una guerra su vasta scala contro Cuba, dovevano essere rimasti terribilmente delusi. James Douglass attribuisce a Lyndon Johnson il merito di aver sconfitto il loro piano:
 
Il caso della CIA fece diventare Cuba e l'URSS il capro espiatorio attraverso Oswald per l'assassinio del presidente e spinse gli Stati Uniti verso un'invasione di Cuba e un attacco nucleare contro l'URSS. Tuttavia, LBJ non voleva iniziare e terminare la sua presidenza con una guerra globale.[18]
 
A merito di Johnson va riconosciuto il fatto che si rifiutò di lasciare che i sovietici fossero ritenuti responsabili dell'omicidio di Kennedy; a suo discredito, c’è la decisione di non affrontare la CIA per ciò che aveva fatto a Città del Messico. Pertanto, mentre lo scopo secondario del complotto di assassinio è stato ostacolato, il suo scopo primario è stato raggiunto.[19]
 
Infatti, fin dal 23 novembre, Johnson lavorò al telefono per soffocare le voci di un complotto comunista e iniziò a selezionare i membri della Commissione Warren con l’espressa missione di dimostrare la teoria del pazzo solitario al fine di evitare una guerra nucleare che avrebbe potuto uccidere “40 milioni di statunitensi in un'ora” (leitmotiv di Johnson). Sembra che Johnson non abbia mai pensato di invadere Cuba. Mantenne la promessa fatta da Kennedy a Castro e Krusciov di non farlo, una promessa che la CIA considerò un atto di tradimento. Insomma, secondo Douglass, Johnson non faceva parte del complotto, anzi frustrava i cospiratori che avevano scommesso sul fatto che seguisse il loro copione. Johnson non è riuscito a salvare Kennedy, ma ci ha salvato dalla Terza Guerra Mondiale. E salvò anche i congiurati: nessuno fu licenziato.
 
Ciò semplicemente non è credibile. Come può qualcuno che lavora all'assassinio di JFK escludere con tanta naturalezza LBJ dal novero dei sospettati, quando dovrebbe essere il principale sospettato in termini di movente (la presidenza), mezzi (la vicepresidenza) e opportunità (Dallas). Basti considerare il fatto poco noto, rivelato dal dottor Charles Crenshaw del Dallas Parkland Hospital nel suo libro Conspiracy of Silence (1992), che Johnson chiamò l'ospedale mentre il dottor Crenshaw stava cercando di salvare la vita di Oswald, e insistette perché lasciasse la sala operatoria per andare al telefono, mentre un agente sconosciuto con una pistola visibile nella tasca posteriore dei pantaloni rimaneva con Oswald. “Dott. Crenshaw", disse Johnson al telefono, "voglio una confessione sul letto di morte dell'assassino. C'è un uomo in sala operatoria che raccoglierà la dichiarazione. Mi aspetto piena collaborazione in questa operazione”. La parola importante, qui, è “morte”, come aveva capito il dottor Crenshaw. Quando ritornò in sala operatoria, l'agente era scomparso e il cuore di Oswald aveva smesso di battere. È chiaro che Johnson voleva che il lavoro di Ruby fosse portato a termine. Nonostante tale oltraggiosa interferenza diretta da parte di Johnson, i teorici della CIA affermano che Johnson non era coinvolto nella cospirazione, ma solo nell'insabbiamento.
 
Riassumiamo ancora una volta in poche battute la trama secondo Douglass: la CIA assassinò Kennedy sotto la falsa bandiera della Cuba comunista, aspettandosi che Johnson avrebbe reagito contro Castro. Hanno lavorato con i media in questa direzione (perché, si sa, la CIA controlla i media). Ma Johnson, sebbene colto di sorpresa il 22 novembre, reagì rapidamente il giorno successivo e prese il controllo di tutte le indagini e persino della copertura mediatica, per sconfiggere il piano della CIA.
 
Deve essere stato esasperante per la CIA essere defraudata dell’invasione cubana dopo tutto quello che aveva passato: il fiasco della Baia dei Porci, la “pacificazione” dei missili cubani e il problema di assassinare il presidente. Non avrebbero dovuto, a questo punto, progettare di assassinare anche Johnson? Eppure, non vi è alcun segno di tensione tra Langley e lo Studio Ovale dopo il novembre 1963. Ci viene chiesto di credere che la CIA, totalmente disarmata dalla reazione inaspettata di Johnson, si sia arresa all'istante e abbia seguito l'inutile, assurda teoria del pazzo solitario, collaborando perfino a rendere non credibile la propria falsa bandiera. Lo stesso Allen Dulles, il direttore della CIA licenziato da Kennedy dopo la Baia dei Porci, partecipò alla Commissione Warren incaricata da Johnson di soffocare le voci di un complotto comunista. I media mainstream si allinearono rapidamente e la cospirazione comunista scomparve completamente dalle notizie (dov’è Mockingbird quando ne hai bisogno?).
 
Pensateci e giungete alla vostra conclusione su quanto sia credibile questo scenario. La questione è questa: pensate che il piano dei cospiratori sia fallito o che abbia avuto successo? Ebbene, se ha avuto successo, allora non era il piano della CIA come lo vedono i teorici della CIA. Era il piano di qualcun altro.
 
Il colpo di Stato invisibile
 
In ogni caso, perché la CIA avrebbe dovuto voler uccidere Kennedy? Perché non limitarsi a fargli perdere le elezioni nel 1964? Sicuramente la CIA era in grado di farlo, se il suo controllo sui media era così grande come ci dicono i teorici della CIA. La CIA aveva davvero bisogno di uccidere Kennedy e non poteva nemmeno aspettare un anno? No. In un anno di campagna elettorale, Kennedy non avrebbe fatto nulla che potesse dare ai suoi nemici un motivo per poterlo definire un pacifista filo-comunista. Per quanto riguarda il Vietnam, ad esempio, confidò a Kenny O'Donnell: “Se provassi a ritirarmi completamente adesso dal Vietnam, ci troveremmo tra i piedi un altro Joe McCarthy rosso-fobico, ma potrò farlo dopo che sarò rieletto. Quindi sarà meglio assicurarci che io venga rieletto”.[20] Firmò, l’11 ottobre 1963, un cauto ordine esecutivo NSAM 263 per il ritiro di “1.000 militari statunitensi entro la fine del 1963” e “entro la fine del 1965… il grosso del personale statunitense”, [21] ma se Kennedy fosse stato sconfitto alle elezioni del 1964, quell’ordine esecutivo avrebbe avuto ben poca importanza. Comunque è stato cestinato da Johnson. Come ha recentemente ripetuto Ron Unz,
 
la maggior parte dei diversi gruppi che volevano sbarazzarsi di [Kennedy] avrebbero semplicemente aspettato e cercato di eliminarlo con mezzi politici, ivi compreso Dulles. Avrebbero anche usato i loro contatti con i media per danneggiarlo politicamente. Gli unici due che avevano un disperato bisogno di sbarazzarsi di lui immediatamente erano LBJ, che stava per essere silurato e distrutto politicamente, e Israele, a causa dei tentativi in corso di fermare il loro programma di sviluppo nucleare a Dimona. Ecco perché LBJ e Israele sono i sospettati più logici.
 
La ricerca sull'assassinio di JFK deve partire dalla premessa che si sia trattato di un colpo di Stato. I teorici della CIA tendono a minimizzare il fatto fondamentale che l’assassinio abbia portato a un cambio di presidente. Ma è il caso di ripetere ancora una volta ciò che dovrebbe essere ovvio: chiunque abbia assassinato Kennedy voleva mettere Johnson al potere. Ecco perché sconfiggere Kennedy alle elezioni non era un’opzione soddisfacente: Johnson sarebbe caduto con Kennedy (la sua epica corruzione sarebbe stata comunque smascherata). La morte di Kennedy era l'unica occasione per Johnson di diventare presidente e, forse, di evitare la prigione. Ma Johnson non poteva farcela da solo, quindi lasciatemi ripetere: la morte di Kennedy era l’unico modo per i cospiratori di nominare Johnson presidente.
 
Possiamo identificare quei cospiratori? Se avevano bisogno di Johnson come presidente nel 1963, devono essere gli stessi che avevano ricattato Kennedy per farglielo scegliere come vicepresidente nel 1960. "Non avevo scelta, quei bastardi stavano cercando di incastrarmi", confidò una volta Kennedy a Hyman Raskin per giustificare la sua scelta di Johnson, nonostante la forte opposizione della sua squadra, in particolare di suo fratello Robert. [22] Tra i “bastardi” c’era l’editorialista del Washington Post Joseph Alsop, che secondo il necrologio del New York Times si considerava “uno dei più calorosi sostenitori statunitensi della causa israeliana”. Sappiamo da Arthur Schlesinger Jr. che Kennedy prese la sua decisione dopo una conversazione a porte chiuse con Alsop e il suo capo Philip Graham.[23] Dopo l'assassinio di Kennedy, Alsop fu il primo a sollecitare Johnson perché istituisse una commissione presidenziale per convincere l'opinione pubblica che Oswald aveva agito da solo. La sua argomentazione era: "non è il caso di imporre al procuratore generale il doloroso compito di esaminare le prove riguardanti l'assassinio di suo fratello".[24]
 
Nel 1960, i “bastardi” dovevano ottenere la vicepresidenza per Johnson in modo che, se e quando necessario, avrebbero potuto mettere fuori combattimento Kennedy e far entrare Johnson nello Studio Ovale. Lo scopo dell'assassinio di Kennedy non aveva nulla a che fare con Cuba; si trattava semplicemente di sostituire Kennedy con Johnson. Questo era tutto ciò che avrebbe dovuto ottenere, e questo è tutto ciò che ha ottenuto. È stato un successo, non un fallimento.
 
 
Doveva essere un “colpo di Stato invisibile” in modo che gli statunitensi potessero essere indotti a pensare che nulla sarebbe cambiato tranne il presidente e che, nelle mutate circostanze, Johnson avrebbe agito esattamente come avrebbe agito Kennedy. C’era una cosa che Johnson cambiò radicalmente, ma gli statunitensi se ne accorsero solo trent’anni dopo. Riguardava le relazioni degli Stati Uniti con Israele e con i nemici di Israele. Johnson era assolutamente indispensabile, non per la CIA, ma per Israele: nessun altro presidente si sarebbe spinto come Johnson nel sostenere l’invasione israeliana dell’Egitto e della Siria nel 1967. Nessun altro presidente statunitense, nemmeno Truman, avrebbe lasciato Israele impunito per il massacro della USS Liberty. Johnson non solo lo lasciò impunito, ma lo aiutò perfino (leggi Remember the Liberty di Phillip Nelson).
 
Johnson dipendeva da Israele, finanziariamente (tramite Abraham Feinberg, vedi sotto) e spiritualmente (“La linea delle madri ebree può essere fatta risalire a tre generazioni nell'albero genealogico di Lyndon Johnson”).[25] Ciò spiega perché ha riempito la Commissione Warren di agenti israeliani, come Arlen “Magic Bullet” Spectre, in seguito onorato dal governo israeliano come “un incrollabile difensore dello Stato ebraico”.[26]
 
David Ben-Gurion
 
Immaginate il tenente Colombo che indaga sull'assassinio del presidente Kennedy. Sicuramente vorrebbe sapere se Kennedy abbia avuto qualche forte disaccordo con qualcuno poco prima della sua morte. In condizioni normali, metterebbe senz’altro le mani su una corrispondenza recentemente declassificata che mostra, secondo le parole di Martin Sandler, editore di The Letters of John F. Kennedy (2013), che “un’aspra disputa si era sviluppata tra il primo ministro israeliano David Ben-Gurion, che credeva che la sopravvivenza della sua nazione dipendesse dal raggiungimento della capacità nucleare, e Kennedy, che si opponeva con veemenza ad un simile sviluppo. Nel maggio 1963, Kennedy scrisse a Ben-Gurion spiegando perché era convinto che il perseguimento di capacità di armi nucleari da parte di Israele rappresentasse una seria minaccia per la pace mondiale.[27]
 
Il 12 maggio, Ben-Gurion pregò Kennedy di riconsiderare la sua posizione su Dimona: “Signor Presidente, il mio popolo ha il diritto di esistere… e questa esistenza è in pericolo”.[28] Leggendo in quella stessa lettera un bizzarro riferimento al “pericolo che un unico proiettile possa porre fine alla vita e al regime [di qualche re]”,[29] il tenente Colombo si chiederebbe se si tratti di una velata minaccia. Leggendo la lettera successiva di Kennedy (15 giugno), verificherebbe che Kennedy rimase fermo e insistette per una visita immediata "all'inizio di questa estate" per "risolvere tutti i dubbi sull'intento pacifico del progetto Dimona". Kennedy chiarì che l’impegno statunitense nei confronti di Israele avrebbe potuto essere “seriamente compromesso” in caso di mancato rispetto. Chiedendosi come mai l'archivio non contenga alcuna risposta da parte di Ben-Gurion, il tenente Colombo accerterebbe presto che Ben-Gurion si dimise dopo aver ricevuto la lettera di Kennedy. "Molti credono che le sue dimissioni siano state dovute in gran parte alla disputa con Kennedy su Dimona", secondo Martin Sandler. L'ipotesi malevola è che le dimissioni di Ben-Gurion facessero parte di un cambio di strategia volto a eliminare l'ostacolo Kennedy. Ora Kennedy avrebbe avuto a che fare con quelli che avevano sempre creduto nell'assassinio e nel terrorismo, quelli che Ben Gurion aveva esiliato nel 1948 ma che ora erano tornati e premevano alla sua destra. E si è dimesso per preservare il suo posto nella storia. 
 
Dobbiamo comprendere la difficile situazione di Ben-Gurion: Egitto, Iraq e Siria avevano appena formato la Repubblica Araba Unita e avevano proclamato la “liberazione della Palestina” come uno dei loro obiettivi. Ben-Gurion scrisse a Kennedy che, conoscendo gli arabi, “sono capaci di seguire l’esempio nazista”. Sostenere che si trattasse solo di retorica significa sottovalutare l'importanza dell'Olocausto nella psicologia ebraica, e in quella di Ben-Gurion in particolare. Ai suoi occhi, la necessità di deterrenza nucleare da parte di Israele non era negoziabile. Non essendo lui riuscito a superare l'opposizione di Kennedy con la diplomazia, qualcun altro avrebbe dovuto occuparsene in modo diverso.
 
La dottrina nucleare di Israele non è cambiata dai tempi di Ben-Gurion. Ha due facce: armi nucleari per Israele, niente armi nucleari per arabi o iraniani. Chiunque contrasti uno di questi due principi strategici minaccia l'esistenza di Israele e deve essere eliminato. Ci sono molti esempi nel libro di Ronen Bergman Rise and Kill First: The Secret History of Israel's Targeted Assassinations (2019).[30] Ecco un estratto su come ha agito Meir Dagan, nominato da Ariel Sharon al Mossad nel 2002, “incaricato di interrompere il progetto iraniano sulle armi nucleari, che entrambi gli uomini vedevano come una minaccia esistenziale per Israele”.
 
Dagan ha agito in diversi modi per assolvere il suo compito. Il modo più difficile, ma anche il più efficace secondo Dagan, era identificare i principali scienziati nucleari e missilistici iraniani, localizzarli e ucciderli. Il Mossad ha individuato quindici obiettivi di questo tipo, eliminandone sei... Inoltre, un generale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana, responsabile del progetto missilistico, è stato fatto saltare in aria nel suo quartier generale insieme a diciassette dei suoi uomini.[31]
 
Ben-Gurion affidò il problema Kennedy a coloro che avevano sempre fatto affidamento sull’omicidio per eliminare gli ostacoli alla causa sionista. Yitzhak Shamir era forse l’uomo della situazione. Messo in quarantena da Ben-Gurion dopo l'assassinio del mediatore delle Nazioni Unite, il conte Folke Bernadotte nel 1948, Shamir era stato autorizzato a rientrare nel Mossad nel 1955, dove formò una squadra speciale con ex membri dell'omicida Lehi (o Banda Stern). Questa unità rimase attiva fino al 1964, l'anno successivo all'assassinio di JFK. Si stima che abbia effettuato 147 attacchi contro presunti nemici di Israele, prendendo di mira soprattutto “scienziati tedeschi che lavorano per sviluppare missili e altre armi avanzate per l’Egitto”.[32] Yitzhak Shamir aveva dichiarato nel 1943:
 
Né l’etica né la tradizione ebraica vietano il terrorismo come mezzo di combattimento. Siamo molto lontani dall’avere qualsiasi scrupolo morale per quanto riguarda la nostra guerra nazionale. Siamo guidati dalla Torah, la cui moralità supera quella di qualsiasi altro corpo di leggi del mondo: “Li cancellerete fino all'ultimo uomo. "[33]
 
Qualcuno può pensare che un simile psicopatico biblico avrebbe esitato ad assassinare Kennedy se gli fosse stato dato il via libera? Gli sarebbe anzi piaciuto! Consapevole di commettere il crimine del secolo per conto del suo dio sanguinario, non vorrebbe che fosse filmato, per la documentazione storica? E perché, tanto per sfizio, non fare accompagnare il proiettile da un messaggio sotto forma di un uomo che si copriva il volto con l'ombrello nero di Chamberlain? Se pensate che sia irrazionale, leggete "A Conversation in Hell" di John Podhoretz.
 
Yitzhak Shamir sarebbe diventato primo ministro nel 1983, subito dopo Menachem Begin, un altro terrorista responsabile dell'attentato al King David Hotel nel 1946. Ovviamente, l'assassinio di Kennedy cambiò profondamente non solo gli USA, ma anche Israele. Nessuna morte, in realtà, ha avuto un effetto così profondo sulla storia del mondo come quella di Kennedy.
 
Abraham Feinberg
 
Nel problema Kennedy c’è un altro aspetto che, nel mio scenario, il tenente Colombo scopre prendendo in prestito Samson Option di Seymour Hersh dalla sua biblioteca locale. Lì apprende che, durante la campagna elettorale del 1960, Kennedy era stato avvicinato dal finanziere sionista Abraham Feinberg, il cui compito, scrive Hersh, era “garantire il continuo sostegno del Partito Democratico a Israele” (in altre parole, acquistare candidati democratici). Dopo la nomination di Kennedy da parte dei democratici, Feinberg organizzò un incontro tra il candidato e un gruppo di potenziali donatori ebrei nel suo appartamento di New York. Il messaggio di Feinberg era, secondo quanto Kennedy disse a Charles Bartlett: “Sappiamo che ha gravi problemi con la campagna elettorale. Siamo disposti a pagare i suoi conti se ci permette di avere il controllo della vostra politica in Medio Oriente”. Kennedy era profondamente turbato e decise che "se mai fosse diventato presidente, avrebbe fatto qualcosa al riguardo".[34] Nel frattempo JFK intascò 500.000 dollari ebrei e raccolse l’80% dei voti ebraici. Una volta in carica, nominò Myer (Mike) Feldman suo consigliere per il Medio Oriente. Secondo Alan Hart, “era un debito politico che doveva essere pagato. La nomina di Feldman era una delle condizioni per il finanziamento della campagna fornito da Feinberg e dai suoi soci. [35] Kennedy era consapevole che Feldman era essenzialmente una spia israeliana alla Casa Bianca. "Immagino che Mike stia tenendo una riunione di sionisti nel gabinetto", disse una volta a Charles Bartlett.[36] Kennedy potrebbe aver pensato che fosse per lui un vantaggio sapere chi lo stava spiando, ma probabilmente ha sottovalutato la quantità di spionaggio israeliano che veniva svolto alla Casa Bianca. Sottovalutò anche quanto Feinberg e i suoi amici sionisti lo ritenevano responsabile.
 
Kennedy non cedette mai la sua politica statunitense sul Medio Oriente a Israele. L’ex diplomatico statunitense di alto rango Richard H. Curtiss ha osservato nel suo libro A Changing Image: American Perceptions of the Arab-Israeli Dispute : “È sorprendente rendersi conto, con il senno di poi, che fin dal momento in cui Kennedy è entrato in carica come Candidato risultato eletto per un pelo, di un partito fortemente dipendente dal sostegno ebraico, ha subito iniziato a dare uno sguardo completamente nuovo alla politica statunitense in Medio Oriente” ed a “sviluppare buone nuove relazioni personali con i singoli leader arabi”. [37] Il paradosso non sfuggì a Feinberg. Kennedy doveva essere punito. Considerando l'aggravante della politica di pacificazione adottata da suo padre durante la seconda guerra mondiale, era necessaria una punizione biblica.
 
Feinberg era una figura potente e dovrebbe ricevere maggiore attenzione da parte dei ricercatori JFK. Fondatore di Americans for Haganah, era profondamente coinvolto nella rete di contrabbando israeliana di armi negli Stati Uniti, di cui anche Jack Ruby aveva fatto parte. Negli anni '50 e '60, oltre a fondare l'AIPAC, fu attivamente coinvolto nella ricerca nucleare israeliana.[38] Fu Feinberg a organizzare l'unico incontro tra Ben-Gurion e Kennedy, a New York il 30 maggio 1961, quando Ben-Gurion pregò per la prima volta Kennedy di chiudere gli occhi su quanto accadeva a Dimona.[39] Commentando quell'incontro, Feinberg disse a Hersh: "Non c'è modo di descrivere il rapporto tra Jack Kennedy e Ben-Gurion perché BG non poteva avere alcun rapporto con JFK, ... BG poteva essere aggressivo, e nutriva un tale odio per il vecchio". Il "vecchio", qui, significava il patriarca Joe Kennedy, il padre di JFK. [40] Va anche notato che Feinberg aveva raccolto fondi per LBJ sin dalla sua prima elezione rubata al Senato nel 1948.[41]
 
Lo scenario del doppio gioco
 
Torniamo alla contraddizione interna della teoria della CIA, al fallimento del presunto piano della CIA per innescare l’invasione di Cuba. John Newman, maggiore dell’esercito USA in pensione e professore di scienze politiche, ha pensato a una soluzione. In un epilogo aggiunto all'edizione del 2008 del suo libro del 1995 Oswald e la CIA (su cui Ron Unz ha attirato l'attenzione), Newman spiega che il vero scopo per cui Oswald doveva apparire un comunista non era quello di innescare l'invasione di Cuba, ma per creare un “virus della Terza Guerra Mondiale” che Johnson avrebbe usato come pretesto di “sicurezza nazionale” per chiudere tutte le indagini e intimidire tutti, dai funzionari governativi fino al cittadino medio, inducendoli ad accettare la teoria del killer solitario, anche di fronte alla sua evidente falsità; “Il pretesto della Terza Guerra Mondiale per un insabbiamento motivato da ragioni di sicurezza nazionale è un elemento essenziale del complotto per assassinare il presidente Kennedy”. [42] I legami di Oswald con il comunismo finirono sui titoli dei giornali giusto il tempo necessario per gettare tutti nel panico, e poi la salvezza fu offerta dal governo a una nazione riconoscente: fingi di credere che Oswald abbia agito da solo, altrimenti i sovietici ti distruggeranno come Hiroshima. Ha funzionato perfettamente perché era il piano A, non il piano B.
 
L'analisi di Newman rappresenta un gran passo avanti rispetto alla teoria della CIA. Ma non risolve il problema. Dal momento che Newman crede che fosse un piano della CIA, e più precisamente il piano di Angleton, si pone la questione del perché la CIA avrebbe predisposto un piano che alla fine l’avrebbe privata di un facile pretesto per invadere Cuba. Dobbiamo anche considerare che Angleton difese la teoria del KGB per tutta la vita. Quando l'ufficiale del KGB Yuri Nosenko disertò negli Stati Uniti nel 1964 e affermò di sapere con certezza che i sovietici non avevano nulla a che fare con l'assassinio di John F. Kennedy, Angleton voleva a tutti i costi dimostrare che era un bugiardo e lo tenne in custodia cautelare, sottoponendolo a intensi interrogatori e privazioni per 1.277 giorni. Non riuscì a piegarlo e alla fine Nosenko fu scagionato. Angleton rimase però fedele alla sua teoria del KGB molto più a lungo del necessario, e fu la fonte principale del libro di Edward Jay Epstein, Legend: The Secret World of Lee Harvey Oswald (1978), che attribuì la colpa al KGB.[43]
 
Angleton stava mantenendo viva la teoria del KGB come un modo per mantenere vivo nella mente degli statunitensi il timore di una Terza Guerra Mondiale e, quindi, indurli ad accettare la teoria del pazzo solitario? In teoria è possibile, ma è qualcosa che è totalmente diversa da quell’Angleton che, secondo tutte le testimonianze, era sinceramente ossessionato dall’idea di incolpare i sovietici per ogni male sulla superficie della terra, e continuava a causare ingenti danni alla CIA con la sua ricerca della “talpa”, soprattutto nell’Ufficio di analisi sovietica, dove chiunque parlasse russo era sospettato. Penso che sia più probabile che Angleton fosse stato indotto a credere, fin dall’inizio, che il suo piano avrebbe portato a un’invasione di Cuba, a una repressione dei simpatizzanti comunisti e forse alla Terza Guerra Mondiale.
 
Ciò ci riporta a ipotizzare che, in realtà, esistessero due piani distinti, uno inglobante l'altro. Angleton, così come Howard Hunt e alcuni altri ufficiali della CIA che si occupavano degli esuli cubani, stavano seguendo un piano che prevedeva di attribuire a Castro la responsabilità per la sparatoria di Dallas. Ma furono ingannati da un altro gruppo di cospiratori, che non miravano a rovesciare Castro, e non erano nemmeno interessati all’America Latina, ma avevano altre preoccupazioni. Quell’altro gruppo monitorò e probabilmente ispirò anche il piano della CIA, deviandolo però dal suo scopo originario. Un gruppo che ha supervisionato l'intero piano da un punto di vista più elevato, mentre i cospiratori della CIA ne vedevano solo una parte, pur credendo di sapere tutto.
 
Facendo un ulteriore passo avanti, alcuni hanno avanzato l'ipotesi che il piano della CIA non prevedesse un vero e proprio assassinio, ma solo un tentativo fallito, diretto non ad uccidere Kennedy, ma a esercitare una pressione irresistibile su di lui affinché facesse qualcosa per Cuba. Se così fosse, l’innocuo piano della CIA venne utilizzato e modificato da un gruppo che voleva eliminare Kennedy e sostituirlo con Johnson.
 
In Final Judgment, Michael Piper menziona alcuni ricercatori di JFK che hanno pensato alla possibilità che la CIA si sia trovata complice inconsapevole di un omicidio commesso da terzi, e sia stata costretta a coprire l'intero complotto per coprire la parte che essa vi aveva avuto. [44] Già nel 1968, un autore che scriveva sotto lo pseudonimo di James Hepburn accennò in modo criptico a questa idea in Farewell America, un libro che vale la pena leggere, ben informato e perspicace sulle politiche di Kennedy. “Il piano”, scrisse Hepburn, “consisteva nell’influenzare l’opinione pubblica simulando un attacco contro il presidente Kennedy, la cui politica di coesistenza con i comunisti meritava un rimprovero” (il corsivo è mio). Poiché le cose non si sono svolte secondo “il piano”, l'implicazione è che ci fosse un piano sopra il piano, una cospirazione intrecciata attorno alla cospirazione.[45]
 
Dick Russell, il recente biografo di RFK Jr., aveva riflettuto sulla possibilità di un doppio gioco in L'uomo che sapeva troppo (1992), basandosi sulla testimonianza dell'agente per lungo tempo a contratto con la CIA, Gerry Patrick Hemming, "un soldato di ventura che alla fine finì per addestrare gli amareggiati esuli cubani in Florida alla guerriglia contro Castro”, e incontrò Oswald nel 1959. [46] Hemming disse a Russell: "C'era una terza forza - praticamente al di fuori dei canali della CIA, al di fuori della nostra operazione privata nell’arcipelago [Florida] Keys - che faceva ogni genere di merda, e ciò è stato per tutto il '63." [47] Per usare le parole di Russell: “Gerry Patrick Hemming… sostiene che alcuni degli esuli che pensavano di conoscere la situazione nel 1963 si sono oggi convinti di essere stati usati. …Hanno abboccato”. [48] Russell tagliò questi passaggi nella sua edizione abbreviata del 2003, forse preoccupato per l'uso che ne faceva Piper, dal momento che la sua idea della "terza forza" differiva da quella di Piper: "Alla fine", scrisse, "siamo rimasti con questo terribile domanda: il rapporto della CIA con Oswald... è stato utilizzato da un altro gruppo? … Un gruppo… che faceva parte di un Pentagono/apparato economico di “ultra destra?” [49]
 
Piper ha anche attirato l'attenzione su un libro scritto da Gary Wean, un ex sergente investigativo del dipartimento di polizia di Los Angeles, intitolato There's a Fish in the Courthouse (1987, 2a edizione 1996).[50] L'intero capitolo 44 del libro di Wean, che tratta dell'assassinio di Kennedy, è incluso in questo documento pdf, insieme ad altri interessanti pensieri dello stesso autore. Wean affermò di essere stato presentato, tramite lo sceriffo della contea di Dallas Bill Decker, a un uomo che chiamava semplicemente "John", ma in seguito identificato come il senatore del Texas John Tower. "John" gli disse che l'uomo della CIA Howard Hunt era coinvolto con Lee Harvey Oswald, ma non nella pianificazione dell'assassinio del presidente. Secondo “John”,
 
Il piano [di Hunt] era quello di infiammare il popolo statunitense contro Castro e stimolare il patriottismo a un punto di ebollizione pari a quello che vi fu in occasione del bombardamento di Pearl Harbor. Gli statunitensi infuriati avrebbero reclamato che i nostri militari invadessero Cuba e spazzassero via il dittatore da due soldi per il suo barbaro tentativo di assassinare il presidente Kennedy. … Doveva esserci un attentato alla vita del presidente Kennedy così realistico che il suo fallimento sarebbe stato considerato niente di meno che un miracolo. Le impronte avrebbero portato direttamente alla porta di Castro, una traccia che anche il più incallito dilettante avrebbe potuto rilevare.
 
Tuttavia, il piano venne deviato da forze esterne alla CIA, da qualcuno che conosceva “tutti questi minimi dettagli [del piano di Hunt] per portarlo a termine nel modo in cui è stato. Qualcosa di spaventoso, di orribilmente sinistro aveva ostacolato il progetto di Hunt". "Il piano folle di Hunt aveva creato l'effetto folle di posizionare Kennedy come bersaglio in un poligono di tiro", e qualcun altro ne aveva approfittato.
 
Per come Wean interpreta queste rivelazioni, "il piano di Hunt di un falso attentato è stato monitorato fin dall'inizio da un nemico insidioso"; c'era una "cospirazione per tradire una cospirazione". La fonte di Wean, "John" (Torre), non ha identificato questo "nemico insidioso", ma Wean, attingendo alla sua conoscenza della criminalità organizzata, ritiene che il piano della CIA sia stato dirottato dai "Mishpucka" - come, secondo Wean, i gangster ebrei chiamavano la loro organizzazione criminale etnica (la parola significa “la Famiglia” in yiddish). Wean ha molto da dire sui legami della Mishpucka con lo Stato Profondo israeliano. Tuttavia, come Douglass, non vede il collegamento con Johnson e presume che Johnson non facesse parte né della cospirazione della CIA né di quella di Mishpucka, ma abbia la responsabilità solo dell'insabbiamento.
 
Scrivendo nel 1987, Wean non riusciva a pensare ad un motivo più preciso per cui il Mishpucka dovessero voler assassinare Kennedy se non l'avidità per i profitti di guerra. JFK è stato ucciso perché “era sul punto di negoziare la pace nel mondo”, e questo è un male per gli affari. Oggi sappiamo che Israele aveva una necessità più precisa e urgente di eliminare Kennedy. In breve, l’assassinio di JFK è stato un colpo di Stato per sostituire un presidente filo-Egitto con un presidente filo-Israele, uno che avrebbe permesso a Israele di produrre tutte le armi nucleari che voleva con materiale rubato agli Stati Uniti, e avrebbe permesso loro di triplicare il proprio territorio nel 1967.
 
Francamente, dubito che Wean abbia ricavato la sua ipotesi del doppio gioco da John Tower (che era già morto quando Wean lo identificò come sua fonte). Credo che sia frutto del suo ragionamento e della sua immaginazione.
 
E tutto considerato, trovo che lo scenario di un assassinio fallito, organizzato dalla CIA e trasformato in un vero assassinio da parte di Israele, non sia del tutto soddisfacente, per il seguente motivo: se non ci fosse stata l’interferenza israeliana, un simile piano della CIA era prevedibilmente destinato a fallire, perché Kennedy l’avrebbe capito facilmente. Avrebbe saputo che Castro non c'entrava nulla e non avrebbe ceduto alle pressioni. Piuttosto, avrebbe chiesto a suo fratello di condurre un'indagine completa e avrebbe scoperto che Oswald era un tirapiedi della CIA. La sua vendetta si sarebbe rivolta contro la CIA, non contro Castro. Forse Angleton era abbastanza pazzo da pensare che avrebbe potuto manipolare Kennedy e farla franca. Ma era anche abbastanza pazzo da voler assassinare Kennedy sul serio.
 
In ogni caso, lo scenario più probabile, secondo me in questa fase, è che Angleton sia stato incoraggiato o convinto, direttamente o indirettamente, dai suoi "amici" del Mossad e da Johnson, a organizzare l'imboscata di Dallas, o a contribuirvi, con (forse) l'aiuto di Hunt e di alcuni esuli cubani, senza dimenticare i servizi segreti (anche se la partecipazione di questi ultimi al crimine, attraverso l'agente Emory Roberts e pochi altri, fu certamente supervisionata da Johnson).[51]
 
Perché gli Israeliani avrebbe avuto bisogno di dirottare un’operazione della CIA, piuttosto che uccidere essi stessi i Kennedy? Molto semplicemente, come ho detto, avevano bisogno che la CIA fosse così profondamente compromessa che l’intero governo degli Stati Uniti avrebbe ritenuto essenziale mantenere il coperchio chiuso sull’intera faccenda. Avevano bisogno della CIA, non tanto per preparare la zona delle uccisioni, quanto per ripulirla poi e insabbiare le indagini su di loro. Avevano anche bisogno di prove del coinvolgimento della CIA come “indizio sbagliato” da offrire agli scettici della verità ufficiale – una strategia che ha avuto così tanto successo che la teoria della CIA ha ora guadagnato visibilità nel mainstream.
 
Questo scenario è simile a quello che ho teorizzato in “The 9/11 Double-Cross Conspiracy Theory”, e credo che sia uno dei principi operativi che Israele preferisce.
 
 
 
 
Note
 
[1] Russell non è un neofita della questione relativa all’assassinio di JFK, avendo scritto due libri sul tema, The Man Who Knew Too Much (1992), e On the Trail of the JFK Assassins (2008).
 
[2] Dick Russell, The Real RFK Jr.: Trials of a Truth Warrior, Skyhorse, 2023, p. 329.
 
[3] “DiEugenio at the VMI seminar, 16 settembre 2017,
 
[4] James Douglass, JFK et l’Indicible: Pourquoi Kennedy a été assassiné, Demi-Lune, 2013.
 
[5] John M. Newman, Oswald and the CIA: The Documented Truth About the Unknown Relationship Between the U.S. Government and the Alleged Killer of JFK, Skyhorse, 2008, pp. 613-637. Estratti in spartacus-educational.com
 
[6] Peter Dale Scott, Deep Politics and the Death of JFK, University of California Press, 1993, p. 54.
 
[7] Tom Mangold, Cold Warrior — James Jesus Angleton: The CIA’s Master Spy Hunter, Simon & Schuster, 1991, p. 52.
 
[8] Jefferson Morley, The Ghost: The Secret Life of CIA Spymaster James Jesus Angleton, St. Martin’s Press, 2017, p. 78.
 
[9] Glenn Frankel, “The Secret Ceremony,” Washington Post, 5 dicembre 1987,
L’articolo di Andy Court, “Spy Chiefs Honour a CIA Friend,” Jerusalem Post, 5 dicembre 1987, non è online.
 
[10] James Douglass, JFK and the Unspeakable: Why He Died and Why It Matters, Touchstone, 2008, p. xxxi.
 
[11] Stephen Green, Taking Sides: America’s Secret Relations With a Militant Israel, William Morrow & Co., 1984, p. 166.
 
[12] Gaeton Fonzi, The Last Investigation: What Insiders Know About the Assassination of JFK, Skyhorse, 2013, capitolo 3.
 
[13] Tom Wicker, John W. Finney, Max Frankel, F.W. Kenworthy, “C.I.A.: Maker of Policy, or Tool?”, New York Times, 25 aprile 1966, citato in Douglass, JFK and the Unspeakable, p. 15.
 
[14] Il link all’articolo del Pittsburg Post Gazette, al quale ho avuto accesso nel 2022, non funziona più:
 
[15] Jefferson Morley, Our Man in Mexico: Winston Scott and the Hidden History of the CIA, University Press of Kansas, 2008, p. 207.
 
[16] Gaeton Fonzi, The Last Investigation: What Insiders Know About the Assassination of JFK, Skyhorse, 2013, capitolo 4.
 
[17] James Douglass, JFK and the Unspeakable: Why He Died and Why It Matters, Touchstone, 2008, p. xxv e 57.
 
[18] Douglass, JFK and the Unspeakable, p. 81.
 
[19] Douglass, JFK and the Unspeakable, p. 232.
 
[20] Douglass, JFK and the Unspeakable, p. 126.
 
[21] Douglass, JFK and the Unspeakable, p. 187.
 
[22] Seymour Hersh, The Dark Side of Camelot, Little, Brown & Co, 1997, p. 126, citato in Phillip Nelson, LBJ: The Mastermind of JFK’s Assassination, XLibris, 2010, p. 320.
 
[23] Arthur Schlesinger Jr., A Thousand Days: John Kennedy in the White House (1965), Mariner Books, 2002, p. 56. Anche in Donald Ritchie, Reporting from Washington: The History of the Washington Press Corps, Oxford UP, 2005, p. 146.
 
[24] Donald Gibson fornisce la trascrizione telefonica completa in “The Creation of the 'Warren Commission'”, in James DiEugenio e Lisa Pease, The Assassinations: Probe Magazine on JFK, MLK, RFK e Malcolm X, Ferral House, 2003. Alsop fu un forte sostenitore del coinvolgimento USA nella guerra del Vietnam e un forte sostenitore dell'escalation sotto Johnson, come documenta David Halberstam in The Best and The Brightest , Modern Library, 2001, p. 567.
 
[25] Morris Smith, “Our First Jewish President Lyndon Johnson? – an update!!,” 5 Towns Jewish Times, April 11, 2013, non più su 5tjt.com, ma accessibile tramite Wayback Machine su web.archive.org/web/20180812064546/http://www.5tjt.com /our-first-jewish-president-lyndon-johnson-an-update/ Una versione francese pubblicata da Tribune Juive è accessibile su
 
[26] Natasha Mozgovaya, “Prominent Jewish-American politician Arlen Specter dies at 82,” Haaretz, 14 ottobre 2012,
 
[27] Martin Sandler, The Letters of John F. Kennedy, Bloomsbury, 2013, p. 333. Ascolta Sandler qui su questo argomento:
 
[28] Avner Cohen, Israel and the Bomb, Columbia UP, 1998, pp. 109 e 14; Seymour Hersh, The Samson Option: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy, Random House, 1991, p. 121.
 
[29] Monika Wiesak, America’s Last President: What the World Lost When It Lost John F. Kennedy, self-published, 2022, p. 214.
 
[30] Ronen Bergman, Rise and Kill First: The Secret History of Israel’s Targeted Assassinations, John Murray, 2019, p. xv.
 
[31] Bergman, Rise and Kill First, p. 3.
 
[32] Secondo un articolo di Haaretz scritto da Yossi Melman e datato 3 luglio 1992, citato da Piper, Final Judgment, pp. 118-119. Questo articolo non si trova nell’archivio di Haaretz , ma è stato citato il giorno successivo dal Washington Times e dal Los Angeles Times: “Shamir Ran Mossad Hit Squad”, Lost Angeles Times , 4 luglio 1992
 
[33] “Document: Shamir on Terrorism (1943),” Middle East Report 152 (Maggio/Giugno 1988), in merip.org/1988/05/shamir-on-terrorism-1943/
 
[34] Seymour Hersh, The Samson Option: Israel’s Nuclear Arsenal and American Foreign Policy, Random House, 1991, pp. 93, 97.
 
[35] Alan Hart, Zionism, the Real Enemy of the Jews, vol. 2: David Becomes Goliath, Clarity Press, 2009, p. 269.
 
[36] Hersh, The Samson Option, pp. 98-100, citato in Piper Final Judgment, pp. 101-102.
 
[37] Richard H. Curtiss, A Changing Image: American Perceptions of the Arab-Israeli Dispute, citato in Piper, Final Judgment, p. 88. Il libro di Curtiss è difficile da ottenere a un prezzo ragionevole, ma un suo discorso, “The Cost of Israel to the American Public,” si trova nel sito web di Alison Weir “If Americans Knew”,
 
[38] Michael Collins Piper, Final Judgment: The Missing Link in the JFK Assassination Conspiracy, American Free Press, 6th ed., 2005, p. 96.
 
[39] Hersh, The Samson Option, p. 111; “Kennedy-Ben-Gurion Meeting (May 30, 1961),” in
 
[40] Hersh, The Samson Option, p. 102.
 
[41] Hart, Zionism, the Real Enemy of the Jews, vol. 2: David Becomes Goliath, p. 250. Sulle elezioni rubate del 1948, leggi Phillip Nelson, LBJ: The Mastermind of JFK’s Assassination, XLibris, 2010, p. 66-74.
 
[42] Newman, Oswald and the CIA, pp. 613-637. Estratti in spartacus-educational.com
 
[43] Come sottolineato da Carl Oglesby in The JFK Assassination: The Facts and the Theories, Signet Books, 1992, p. 145, citato in Michael Collins Piper, Final Judgment: The Missing Link in the JFK Assassination Conspiracy, American Free Press, 6th ed., 2005, pp. 166-169.
 
[44] Piper, Final Judgment, pp. 291-296.
 
[45] James Hepburn, Farewell America, Frontiers, 1968, pp. 337-338, citato in Piper, Final Judgment, p. 301.
 
[46] Dick Russell, The Man Who Knew Too Much, Carroll & Graf Publishers, 1992, p. 177.
 
[47] Russell, The Man Who Knew Too Much, p. 539.
 
[48] Russell, The Man Who Knew Too Much, pp. 703-704.
 
[49] Russell, The Man Who Knew Too Much, p. 693.
 
[50] Gareth Wean, There’s a Fish in the Courthouse, Casitas Books, 1987, 2° edizione 1996, pp. 695-699. Il capitolo pertinente (44) ed altre interessanti riflessioni di Wean possono essere letti in 
Un’utile lettura critica del capitolo 44 può essere letta in 
 
[51] Per dovere di cronaca, Vince Palamara ha accennato, senza troppa convinzione, all'ipotesi di un “security test” da parte dei Servizi Segreti, in risposta agli intrighi di Edgar Hoover per impadronirsi del controllo della sicurezza della Casa Bianca (i Servizi Segreti erano diretti dal Dipartimento del Tesoro): “L'idea originale dei test di sicurezza potrebbe essere stata quella di consolidare il ruolo dei servizi segreti come protettore del presidente, dopo aver fermato con successo un tentativo di omicidio. Al contrario, l’agenzia (e i test) potrebbero essere stati compromessi da coloro che ne erano a conoscenza” (Vincent Michael Palamara, Survivor’s Guilt: The Secret Service and the Failure to Protect President Kennedy, Trineday, 2013, kindle l. 4586). Tuttavia, considerate le numerose violazioni delle regole e lo scandaloso pessimo comportamento dei servizi segreti in quel giorno fatale, trovo l'ipotesi poco credibile). 
 
 
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