Middle East Eye, 22 giugno 2017 (trad. ossin)
 
Mohammed ben Salman, principe saudita del caos
David Hearst
 
Quando il re Salman e suo figlio Mohammed sono giunti al potere, si sperava potessero unire i sunniti e mettere in campo una leadership di cui si avvertiva crudelmente la mancanza. Invece l’hanno forse irrimediabilmente frammentata
 
Il principe ereditario saudita, Mohammed ben Salman
 
L’atto finale della rivoluzione di Palazzo (di cui parlo fin da quando il re Salman ha assunto il potere) si è appena compiuto. Tutti ci aspettavamo un colpo di Stato contro il Qatar. In effetti il colpo di Stato s’è fatto all’interno dello stesso regno.
 
Si è fatto nel corso della notte dopo il fajr, la preghiera mussulmana che annuncia l’alba del nuovo giorno, e milioni di Sauditi si sono svegliati in una nuova realtà : un principe di 31 anni sarà il nuovo re.
 
L’abdicazione del padre, il re Salman – il cui discorso trasmesso in diretta alla televisione durante la visita di Trump a Riyadh era incomprensibile per i molti che lo hanno ascoltato in arabo – oramai sarebbe solo una formalità. Il re è oramai Ben Salman, anche senza investitura formale.
 
Passo dopo passo, l’ultimo ostacolo alla vertiginosa ascesa di Mohammed ben Salman al potere, vale a dire il cugino Mohammed ben Nayef, è stato spogliato di ogni potere. Ormai non può fare più niente per fermarlo, ma si è battuto fino in fondo.
 
Prima di tutto lo ha abbandonato la sua corte reale, poi è stato creato un consiglio di sicurezza nazionale che si è collocato al di sopra della sua autorità. Poi il suo ministero è stata spogliato delle competenze giudiziarie. Poi è stata lanciata l’operazione diretta a isolare il Qatar, uno degli alleati più vicini.
 
Questo è un sistema tribale. Quindi se lo sceicco della vostra tribù imbocca una strada, voi non potete fare altro che seguirlo. L’acquiescenza non deve però essere confusa col consenso. Era previsto, ma non dubitate : si tratta del peggiore shock per la casa reale saudita dopo che il re Saud venne costretto ad abdicare in favore del principe Fayçal nel 1964.
 
Che cosa vuol dire tuto questo ?
 
Tutte le leve del potere sono ora nelle mani di un uomo giovane, senza esperienza e che ama il rischio. Da ministro della Difesa infatti, in poco tempo si è guadagnato la reputazione di imprudente.
 
Ha lanciato una campagna aerea contro gli Houthi in Yemen e poi è sparito andandosene in vacanza alle Maldive. Il segretario statunitense alla Difesa non ha potuto raggiungerlo, se non dopo diversi giorni. Diecimila morti più tardi, gli Houthi controllano ancora saldamente la capitale Sanaa, il sud liberato si è emancipato dal controllo di Abd Rabbo Mansour Hadi ed è scoppiata una epidemia di colera.
 
Tutti i dossier trattati da ben Salmane hanno trovato la loro strada nel trituratore dell’ufficio.
 
Prima di tutto ha introdotto l’austerità imponendo forti riduzioni di salario agli impiegati pubblici, avvertendo che il paese sarebbe fallito in cinque anni. Poi ci ha ripensato, affermando che si era raggiunta la stabilità finanziaria. Poi ha impegnato  fino a 500 miliardi di dollari nell’acquisto di materiale militare USA.
 
Attualmente tutti i Sauditi, in un regno in cui vige l’austerità, avranno una settimana di vacanze in più per Aïd, dunque due settimane in totale.
 
Di ognuna delle sue decisioni impulsive, mancano i dettagli e anche un programma di realizzazione. Il piano di vendita del 5 % della compagnia petrolifera pubblica Aramco sui mercati di New York e di Londra ha già prodotto avvisi sui rischi legali, sul listino di New York da parte delle famiglie delle vittime dell’11 settembre e di una class action relativa alle richieste di dichiarazioni delle riserve di Stato. Analoga opposizione vi è stata a Londra.
 
La stessa storia in Siria. Non dimentichiamo chi ha fornito ai gruppi combattenti in Siria alcuni dei loro uomini più violenti. E’ stato quando il principe Bandar ben Sultan era segretario per la sicurezza nazionale del regno saudita che 1 239 detenuti nelle celle della morte – compresi degli stupratori e degli assassini – sono stati liberati a condizione che andassero a fare il « jihad in Siria ». E’ scritto nero su bianco in un memo datato 17 aprile 2012.
 
Con Salman, il regno è passato dalla organizzazione dell’opposizione siriana nei minimi dettagli (fino a dettare al capo del comitato di negoziatori di Ginevra in quale momento la delegazione sarebbe dovuta partire, in modo da provocare la rottura del negoziato) alla completa perdita di interesse per i « ribelli ». Se sei alleato dei Sauditi, in qualsiasi momento puoi essere abbandonato alla tua sorte.
 
Che si tratti di Yemen, di Siria o di Qatar, il principe ereditario si è già guadagnato un altro titolo : il principe del caos.
 
Il mentore di ben Salman
 
Egli ha, tuttavia, seguito le istruzioni che gli venivano date. Come Middle East Eye ha già segnalato all’epoca, il mentore del giovane principe, Mohammed ben Zayed, il principe ereditario di Abu Dabi, gli ha dato due consigli per accelerare la sua ascesa al trono.
 
Il primo era di aprire un canale di comunicazione con Israele. Cosa che ha effettivamente fatto e, adesso che è lui a comandare, il regno è più vicino che mai ad intrecciare legami commerciali con Tel Aviv. Il ministro saudita degli Affari esteri, Adel al-Jubeir, e Nikki Haley, l’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, lavorano insieme per inserire Hamas nella lista nera.
 
La seconda istruzione era di ridurre il potere delle autorità religiose nel regno.
 
Per quanto ben Salman abbia effettivamente ridotto l’influenza dell’establishment religioso nella vita quotidiana dei Sauditi, continua però ad utilizzarli per rafforzare la sua autorità. Una serie di tweet del Comitato saudita dei grandi ulema dimostra come la religione sia piegata al servizio della politica.
 
Ecco che cosa questa organizzazione di eruditi ha dichiarato a proposito dei Fratelli Mussulmani: « I Fratelli Mussulmani non sono fra quelli che sono sulla buona strada. Al-Luhaidan, che Allah lo protegga »
 
« [I membri] della Confraternita sono partigiani che cercano solo di impadronirsi del potere, non si preoccupano di migliorare la fede. Al-Fawzan, che Allah lo protegga »
 
Più importante questo tweet :
 
« Non c’è niente nel Libro e nella Sunna che autorizzi l’esistenza di più partiti e di gruppi [politici]. Al contrario, entrambi censurano una simile cosa ».
 
Il messaggio è terribilmente limpido. I partiti politici non sono autorizzati. Non vi daremo democrazia, ma teocrazia e autocrazia.
 
Anche il tempo dell’ultimo atto di questo colpo di Palazzo è significativo. Il principe  ben Salman riceverà la promessa di fedeltà dalla sua famiglia e dal pubblico a La Mecca nella 27° notte di ramadan, Laylat al-Qadr, la notte del Potere, quando le preghiere sono mille volte più importanti. E’ la notte più importante del calendario islamico.
 
Non è un futuro re che intenda neutralizzare il ruolo della religione negli affari di Stato. La utilizza per rafforzare il suo regno autocratico.
 
Poi lo Yemen
 
E’ l’effetto Trump in azione. Le ambizioni di ben Salman di mettere le mani sul trono saudita e i piani di ben Zayed per imporre una dittatura su tutto il Golfo hanno preceduto l’arrivo del presidente più pericoloso della storia statunitense moderna. Ma la visita di Trump a Riyadh ha dato il colpo di partenza.
 
In pochi giorni, i carri armati dell’asse ben Salman-ben Zayed hanno cominciato a muoversi, prima contro il Qatar, poi contro ben Nayef.
 
Lo Yemen è il prossimo obiettivo. Come abbiamo già segnalato, vi sono forti contrasti tra il presidente yemenita in esilio, Hadi, che si trova a Riyadh, e le forze locali a Aden controllate dagli Emirati. I due partner principali della campagna contro gli Houthi appoggiano forze che però, nel sud dello Yemen, si scontrano tra loro.
 
Se capisco bene, prossimamente questa contraddizione sarà sciolta. Ben Salman ha incontrato Tahnoon ben Zayed, fratello di Mohammed ben Zayed e suo capo della sicurezza, per chiedergli di appianare la situazione nello Yemen del Sud.
 
Ben Salman ha detto a Tahnoon ben Zayed che, quando sarà principe ereditario, abbandonerà l’alleanza con Abd Rabbo Mansour Hadi e lo sostituirà con Khaled Bahah, protetto dagli Emirati.
 
Bahah è stato di recente in visita a Riyadh per prendere contatti con la nuova amministrazione saudita. Sarà lanciata una grande offensiva contro Islah, la fazione yemenita legata ai Fratelli Mussulmani.
 
E’ questa dunque la nuova alba che attende, non solo i Sauditi, ma milioni di persone nella regione. Se tali piani andranno avanti, la regione sarà afflitta da decine di anni di turbolenze, guerre civili, conflitti per procura e spargimenti di sangue.
 
Complici come ladri
 
Tuttavia i ladri tendono a litigare. Ben Zayed, l’architetto di questa campagna contro l’islam politico e di tutte le forze che difendono la democrazia nella regione, è stato utile a ben Salman fino ad oggi. Il principe ereditario di Abu Dabi lo ha messo in pole position per diventare re.
 
Però, quando ben Salman sarà al potere, il giovane re potrebbe non accontentarsi più di essere consigliato dal principe ereditario di uno Stato molto più piccolo. Facilmente i loro interessi potranno divergere. L’abbiamo già visto in Egitto, dove i Sauditi hanno istallato un dittatore militare, prima di scoprire che il loro uomo di paglia non li sosteneva nella loro campagna contro l’Iran.
 
Il secondo fattore è che l’asse ben Salman-ben Nayef inevitabilmente provocherà la nascita di nuove alleanza per contrastare il loro predominio. La chiusura delle frontiere saudite con il Qatar ha già accelerato l’arrivo di truppe turche a Doha. Può anche costringere la Turchia, il Kuwait e Oman a riconciliarsi con l’Iran. Il fossato creato dalla guerra siriana tra Hezbollah e Hamas potrebbe anch’esso rapidamente colmarsi.
 
Quando padre e figlio sono arrivati al potere dopo la morte del re Abdallah, si sperava potessero unire i sunniti e mettere in campo una leadership di cui si avvertiva crudelmente la mancanza . Invece forse li hanno irrimediabilmente frammentati e divisi.
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