I Ministri del Consiglio per la giustizia e gli affari interni devono rispettare il diritto a chiedere asilo in Europa


Il comunicato stampa qui di seguito descrive le raccomandazioni dell’ECRE inserite nel Memorandum inviato ai Ministri del Consiglio per la giustizia e gli affari interni dell’UE (GAI) che si riunirà in Lussemburgo il 4 e il 5 giugno. In particolar modo l’ECRE chiede che i Ministri dell’Unione colgano questo meeting come un’occasione per lavorare insieme verso la creazione di sistemi d’asilo più equi ed efficaci, contribuendo così a salvaguardare i principi e le libertà fondamentali dell’Unione Europea
 

Bruxelles, 3 giugno 2009 – I Ministri del Consiglio per la giustizia e gli affari interni dell’UE si incontreranno domani in Lussemburgo in un momento in cui le autorità italiane violano gli impegni derivanti dai diritti umani deportando i migranti verso la Libia senza un esame individuale delle richieste di protezione internazionale.
Su questo sfondo la Commissione Europea proporrà diverse iniziative per gestire l’immigrazione nel Mediterraneo. Tali misure comprendono, ad esempio, linee guida per determinare la responsabilità degli stati che partecipano alle operazioni di perlustrazione congiunta sotto la direzione dell’agenzia Frontex, il trasferimento dei rifugiati all’interno dei confini dell’UE, ed infine piani d’azione per creare delle strutture d’accoglienza e di esame delle situazioni individuali dei migranti direttamente in nord Africa.
“Se da un lato accogliamo con favore i tentativi di lavoro coordinato per salvare vite umane in mare, tuttavia ci preoccupa qualsiasi proposta che potrebbe condurre i governi dell’UE ad una progressiva de-responsabilizzazione nel fornire protezione ai rifugiati, trasferendo tale fardello agli stati del nord Africa” sottolinea Bjarte Vandvik, Segretario Generale dell’ECRE.
Gli stati hanno un diritto legittimo di controllare i propri confini. Tuttavia costituisce palese trasgressione al diritto internazionale il ritorno forzato di esseri umani verso paesi dove potrebbero essere soggetti a gravi violazioni dei diritti umani una volta rispediti al cospetto dei propri oppressori.
“L’Italia continua a rinviare persone, compresi rifugiati salvati in acque internazionali verso un paese che non è lo stato di origine dei migranti e che per di più non ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite del 1951 sui Rifugiati. L’Europa non dovrebbe permettere che una tale trasgressione del diritto internazionale possa continuare” sostiene Christopher Hein, Direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati.
I diritti fondamentali sono consacrati come principi fondanti dell’Unione e, così come sancito nei Trattati, gli stati membri che infrangono tali principi, rischiano una sospensione di determinati diritti derivanti dalla partecipazione stessa all’UE. “Se gli stati aspirano a far parte di un club di nazioni civili devono giocare secondo le regole”, aggiunge Bjarte Vandvik.
La possibile realizzazione di un Ufficio di Supporto Europeo in Materia d’Asilo sarà esaminata domani. La concretizzazione di tale proposta potrebbe facilitare una maggiore solidarietà verso quegli stati membri che per via della posizione geografica, più degli altri subiscono la pressione esterna sui propri sistemi d’asilo. In particolar modo, l’Ufficio potrebbe svolgere un ruolo guida nello sviluppare un approccio credibile basato sui diritti umani alla sfida posta dai flussi misti, fornendo ad esempio teams di esperti ai paesi che subiscono un accumulo notevole di lavoro e una crescita esponenziale nel numero dei richiedenti asilo.
Un Ufficio Europeo per l’Asilo potrebbe anche contribuire a porre fine all’attuale pericolosa “asylum lottery”. Oggi, difatti, la possibilità per una persona di essere riconosciuta come rifugiato varia ampiamente da una zona all’altra dell’Europa. Ad esempio, mentre il 100% degli  iracheni facenti domanda d’asilo nel 2007 in Finlandia ha ottenuto lo status di rifugiato in prima battuta, letteralmente nessuno ha beneficiato del medesimo status in Grecia.
In tale contesto i Ministri del Consiglio GAI vaglieranno la possibilità di realizzare un meccanismo per bloccare l’invio dei richiedenti asilo verso stati già sottoposti a particolari pressioni o non in grado di fornire un esame completo ed equo delle singole domande d’asilo così come appropriati standards d’accoglienza. Se un tale dispositivo potrebbe da un lato costituire uno sviluppo positivo, l’ECRE condivide con il Parlamento Europeo il principio secondo cui si dovrebbe ricorrere a uno strumento di questo tipo soltanto in via eccezionale. Lo stato interessato sarà comunque assistito nella ricerca di un rimedio alla situazione che ha causato la sospensione dei trasferimenti.
L’ammontare di domande d’asilo nell’UE rappresenta solo una percentuale minima di una popolazione globale di rifugiati di circa 11 milioni di persone. Il numero attuale dei richiedenti asilo registrati nei 27 paesi europei è inferiore alle 240.000 unità, mentre al contrario nel 1992 circa 700.000 individui chiesero asilo nei 15 paesi dell’Unione. L’UE ha un impegno di vecchia data nella creazione di un sistema solido di rispetto dei diritti umani di individui in cerca di riparo e soccorso. L’ECRE invita quindi i Ministri a considerare l’incontro di domani come un’opportunità per garantire accesso alla protezione dei migranti in Europa, per lavorare verso un più equo ed adeguato sistema d’asilo, e per rassicurare infine i propri cittadini sul fatto che L’Europa continui a costituire un corpo di nazioni rispettose dei diritti fondamentali della persona umana.

L’ECRE (Consiglio Europeo per Rifugiati ed Esuli) è una rete di 69 organizzazioni di assistenza ai rifugiati che operano in 30 paesi europei, lavorando insieme per proteggere e rispettare i rifugiati


Fonte:
http://www.ecre.org/files/ECRE_Press_release_JHA_council_June_2009.pdf

 




 

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