LIBERAZIONE, 17 aprile 2008


Senato, interrogazione sull'Ucoii. Ma l'avvocato dell'associazione si autodenuncia 

 
«Vogliono creare il mostro» 
 

Beatrice Macchia


Il giorno 8 aprile 2009 al Senato della Repubblica è stato presentato un esposto al presidente del consiglio dei ministri e ai ministri dell'interno e Giustizia, esposto firmato da Gasparri, Quagliarello e Amato. Il tema riguarda l'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche d'Italia e il suo "rapporto" con l'informazione, ovvero può un'associazione - bollata da un gruppo di giornalisti come filoterrorista - chiedere rettifiche e risarcimenti per diffamazione? Raccontare l'antefatto non è semplice perché, come in molte cose che riguardano la stampa, si procede sul filo dell'interpretazione, della libertà di pensiero e di scrittura. Ma, in questo caso, la vicenda, sgradevole, mette in luce un aspetto politico e sociale che conferma lo stato di "coma vegetativo" della nostra democrazia. Accade, dunque, che un gruppetto "di tutto rispetto" (l'autorappresentazione è di Maria Giovanna Maglie) formato da giornalisti, politici e studiosi, capitanati da Magdi Allam, ritiene di essere "molestato" epistolarmente (con raccomandate ar) dall'Ucoii, associazione ritenuta fondamentalista e fiancheggiatrice di terroristi. Gli articoli, infatti, si somigliano un po' tutti e, in un modo o nell'altro, tendono a delegittimare l'Ucoii come interlocutore istituzionale per i rapporti con i musulmani. Questo gruppetto di "tutto rispetto" ritiene, così, di essere vittima di "jihad by court" espressione americana subito entusiasticamente presa in prestito - ossia vittima di una "guerra santa islamica tramite tribunale" che, se permettete, è molto più fico che dire di essere stati citati per diffamazione semplice. Quindi oltre a protestare contro le lettere di richiesta di rettifica, il gruppetto ha interessato del caso (?) anche tre senatori che hanno chiesto conto, di quelle raccomandate, nientepopodimeno che al Cavalierie e ai suoi Ministri. E vediamo allora che cosa chiedono Gasparri, Quagliariello e Amato. Partendo dal fatto che il fenomeno del cosiddetto "Jihad by court", rappresenta uno dei mezzi "legittimi" di persuasione nei confronti di giornalisti che trattano temi riguardanti il mondo islamico e che viene utilizzato quale forma di condizionamento nei loro confronti per non far parlare di temi incriminati, passando per la cassetta delle lettere del direttore dell' Occidentale (che si chiama Giancarlo Loquenzi) intasata da raccomandate spedite dallo studio legale dell'avvocato dell'Ucoii, Luca Bauccio, chiedono, al fine, di sapere: «se il Governo ravvisi in quanto esposto una indiretta limitazione al diritto di espressione e alla libertà di stampa, e quali iniziative intenda porre in essere per salvaguardare uno dei diritti fondamentali tutelato dall'articolo 21 della Costituzione italiana; se allo stato siano in corso indagini e/o inchieste riguardanti l'UCOII e, in tal caso, per quali reati; se il Ministro dell'interno non ravvisi nei comportamento dell'UCOII un tentativo di minaccia all'incolumità del direttore responsabile de "l'Occidentale"». Ora tutto questo è palesemente sproporzionato, scavalca i normali iter di giudizio per arrivare, come in tempi sospetti a chiedere conto al ministro, direttamente. L'Ucoii non ha mai fatto dichiarazioni pubbliche, non ha mai mandato bossoli a nessuno. Bisognerebbe sapere se quello che è stato scritto dai giornali è vero o falso, dovrebbero saperlo i lettori. Se le cose scritte non sono verificabili, è giusto rettificare e risarcire i danni. Potrebbe sembrare normale routine di diffamazione. Ma per l'avvocato Bauccio, siamo di fronte ad altro. «Qui c'è una escalation che va fuori dalla solita routine. Questa è una persecuzione organizzata per creare un mostro. Perché l'Ucoii non dobrebbe difendere la proria rispettabilità davanti ad un giudice? Non c'è nessun attacco alla libertà di stampa. La libertà di stampa viene attaccata quando qualcuno toglie la libertà di parola, impedendo, ad esempio, che un vignettista possa partecipare ad una trasmissione. Non certo quando una persona che ritiene di essere stata volgarmente devastata nella sua immagine si rivolge al giudice con i mezzi legali perché accerti la verità. Comunque, siccome questa interrogazione parlamentare dice che si sarebbe addirittura ravvisata una minaccia all'incolumità del direttore dell' Occidentale (ci vuole proprio poco a diventare martiri se serve una semplice raccomandata ar), io ho deciso di autodenunciarmi presso la procura di Milano, perché è evidente che se questa minaccia è avvenuta attraverso le richieste che abbiamo inviato, e le richieste le ho scritte ed inviate io, io sono parte di questo piano criminoso. Chiedo quindi alla procura di accertare e di procedere eventualnmente nei miei confronti ove verificasse che vi sono comportamenti o tentativi di minaccia, di violenza privata o qualunque cosa possa inibire la libertà di manifestazione dei pensiero di questi soggetti. Ma chiedo anche al ministro di respingere al mittente l'assurda interrogazione».



17/04/2009

 
 
 

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