D’altronde anche Putin, riporta il Kommersant, avrebbe tranquillizzato i cinesi, assicurando loro di non volerli affliggere con la questione del riconoscimento dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia.

Vi proponiamo a tal proposito anche un’intervista all’ambasciatore russo all’ONU, Valery Loshchinin (2 Settembre), che denuncia il deliberato tentativo di manipolare la veritá, che il conflitto con la Georgia è molto antico e che l’intervento militare sarebbe addirittura stato pianificato dagli USA.
Il rappresentante russo va al di lá di ció che si era ipotizzato fino ad ora, cioè che Saakashvili avrebbe sperato in un sostengo nordamericano postumo, asserendo che il cervello dell’intervento avrebbe sede a Wasighton. La rabbia dei russi é evidente come riporta anche il Daily Telegraph (12 Settembre) secondo cui il ministro Lavrov avrebbe addirittura offeso per telefono il ministro degli esteri inglese, David Miliband.
Valery Loshchinin accusa la Georgia di pulizia etnica in Ossezia del Sud, il che rimetterebbe in discussione la moralitá del sostegno nordamericano. L’argomentazione russa è forte in sede diplomatica: la Georgia avrebbe invaso l’Ossezia del Sud in piena notte causando la morte di piú di 2100 persone su una popolazione totale di 70.000! I Georgiani, infatti, avrebbero nominato la propria operazione “campo libero”, nome senz’altro evocativo. Il dirigente russo propone un nuovo tavolo di discussioni sulla Georgia e strizza l’occhio alla Germania.
Una parentesi dobbiamo farla sul Presidente dell’Ossezia del Sud che annuncia e poi smentisce durante i pourparlers tra Russia e paesi occidentali che il paese si ricongiungerá con la Russia. Il corrispondente del Kommersant, Andrey Kolesnikov, interpreta ció come una doccia fredda per la Russia ( 12 Settembre ).
Nel Fohla de Sao Paulo, il colonnista Josias de Souza si concentra sulla piú attuale questione della propria sub-regione, la Bolivia; ci dice che i paesi del Sud America sono imbarazzati da questo tentativo di golpe da parte dei ricchi Boliviani. L’ Unasul (una sorte di UE sudamericana) ha infine espresso il proprio appoggio ad Evo Morales (posizione concordata tra il presidente brasiliano e cileno) e in secondo luogo ha incitato al dialogo.
Altamiro Borges sul “Correo da Cidadania” (15 Settembre) denuncia l’attegiamento dei media brasiliani di trattare la vicenda in maniera falsata, presentando i golpisti come “comitati civici”.
Questa è una accusa che riguarda principalmente “O Globo” ed il suo potente network, che in questi giorni ha pubblicato anche un articolo di un “lettore” in forte disappunto con la politica di Putin.
Dati questi presupposti, ed il completo allineamento di una parte consistente della borghesia brasiliana con Washington, non ci meraviglia che il processo di rinascita nazionale regionale sia stato intrapreso da un leader di estrazione operaia, quale è Lula.

(comitati civici o golpisti?)

Interessante l' articolo del giornalista indipendente Marco Aurélio Weissheimer, su Carta Maior, che denuncia la partecipazione dell’ambasciatore americano Philip Goldber alle proteste della opposizione boliviana (12 Settembre).
Costui avrebbe ricevuto mandato dal governo USA di destabilizzare la Bolivia. I media della destra boliviana avrebbero, su indicazione di Goldberg, pianificato un programma in 3 punti per gettare discredito sul governo boliviano:
1) denunciare l’aumento del narcotraffico
2) denunciare un aumento della corruzione e del malgoverno
3) imputare al governo le responsabilitá delle violenze

Date queste premesse, si comprende meglio il motivo che ha spinto il presidente boliviano ad espellere l’ambasciatore USA. Prima che venisse espulso, Goldberg aveva causato giá notevoli danni al paese. E' stato lui l’ispiratore del referendum, vinto da Evo Morales con il 67% dei consensi, che se avesse avuto esito negativo per il governo avrebbe aperto la strada alla fase due, le dimissioni di Evo Morales. Nonostante l’opposizione sia uscita sconfitta, Goldberg ha dato l’avvio al piano B: bloccare il paese per esasperare la popolazione e costringere il governo a dimettersi. Se avesse fallito anche questa ipotesi ci sarebbe stata un’ulteriore possibilitá, Goldberg avrebbe organizzato la separazione dalla Bolivia delle province ribelli.
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