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Les Asiatiques réinventent l’Asie
L’Inde et la Chine ont entamé le 23 janvier des discussions sur les questions frontalières, suspendues depuis 1962. Parmi les intellectuels asiatiques, un débat est engagé sur l’idée de l’Asie. Face à l’empire américain, certains veulent surtout construire un système régional. D’autres, comme Wang Hui, cherchent à transcender le nationalisme et à donner un sens à l’identité asiatique, qui échappe à la dichotomie « Orient contre Occident ».
PAR WANG HUI

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Conservatori, liberali, 'Nuova Sinistra'

CHE COSA BOLLE IN CINA
Wang Hui  
L'ampia intervista che pubblichiamo, ripresa dalla «New Left Review», ci pare di particolare interesse non solo per le notizie e le analisi di prima mano che ci offre sull'attuale situazione in Cina (un paese - non scordiamolo - di 1.300.000.000 abitanti, economicamente il più dinamico, socialmente tra i più tormentati, dal cui futuro dipendono non poco gli equilibri mondiali del nuovo secolo e del quale, ridicolmente, politici, intellettuali, organi di informazione italiani ed europei quasi non si occupano). Ma perché rivela due cose che pochi sanno e che ci sorprendono: 1) che, pur tra le maglie di un sistema politico monopartitico e di un potere autoritario, emerge, ed è inarrestabile, in ampi settori dell'élite intellettuale e politica una dialettica di posizioni esplicita e conflittuale, come mai s'era vista in questo tipo di regimi; 2) che tale dialettica si svolge non solo tra 'conservatori' marxisti-leninisti e 'innovatori' neoliberali, ma che in essa si fa sentire anche una sinistra innovatrice, ancora ovviamente minoritaria, una posizione neomaoista, radicale ma non dogmatica (a sua volta fenomeno nuovo e sconosciuto altrove).

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Le mythe du Tibet

par Michaël Parenti   
 
Un des meilleurs analystes de l'impérialisme US révèle les dessous du "mythe du Tibet", du Dalaï Lama et de certains aspects du bouddhisme... Comment vivait-on lorsque les moines dirigeaient le Tibet ? Quelle a vraiment été la politique de la Chine dans cette région ? Et celle de la CIA ?
 

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Ce que le Dalaï Lama ne dit pas sur le Tibet et sur sa doctrine

par Elisabeth Martens   
 
Les raisons qui m’ont poussé à écrire ce livre qui va à l’encontre des idées toutes faites à propos du Tibet, de son histoire et de sa religion : de plus en plus d’amis proches écoutaient religieusement les discours du Dalaï Lama, se disaient sympathisants du Bouddhisme tibétain, et du même coup, adhéraient aux thèses du mouvement pour l’indépendance du Tibet. Au point où moi-même - plus sensibilisée à la question tibétaine parce que j’ai habité en Chine trois ans et parce que je donne des cours sur la pensée chinoise -, j’ai été amenée à me positionner. Dès lors, je me suis documentée et j’ai constaté que les informations disponibles, ici en Occident, à propos de l’histoire du Tibet et du Bouddhisme au Tibet sont soit détournées, soit inexistantes. De là, ma recherche.

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{mosimage}La CIA sponsor del Dalai Lama

di Jean Paul Desimpelaere

Patrick French, quando era direttore della Free Tibet Campaign (Campagna per l’indipendenza del Tibet) in Inghilterra, è stato il primo a poter consultare gli archivi del governo del Dalai Lama in esilio. Ne ha tratto conclusioni sconvolgenti.

I Cinesi hanno liquidato i Tibetani?
http://www.solidaire.org/ 31-05-2006

E’ giunto alla conclusione disilludente che le prove del genocidio tibetano da parte dei Cinesi erano state falsificate e ha subito dato le dimissioni dalla carica di direttore della Campagna per l’indipendenza del Tibet (“Tibet, Tibet”, P. French, Albin Michel, 2005)

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La CIA: “Siamo stati noi a preparare l’insurrezione in Tibet”

Infor Tibet

La preparazione della rivolta armata è durata anni, sotto la direzione dei servizi segreti nordamericani, la CIA. E’ scritto nero su bianco in “The CIA’s Secret War in Tibet” La guerra segreta della CIA in Tibet) di Kenneth Conboy (University Press of Kansas, 2002, 300 pagine), un’opera a proposito della quale lo specialista della CIA, William Leary, scrive: “Uno studio eccellente ed impressionante su di una importante operazione segreta della CIA durante la guerra fredda”.

 Tibet: per la libertà, con la CIA?

Nel 1951 i comunisti presero il potere in Tibet. Nel corso dei due secoli precedenti non un solo paese al mondo aveva riconosciuto il Tibet come un paese indipendente. Durante questi duecento anni, la comunità internazionale aveva considerato il Tibet come parte integrante della Cina o,almeno, come uno Stato vassallo. Già nel 1950, l’India diceva che il Tibet era una componete della cina. L’Inghilterra che, da quaranta anni, occupava nondimeno una posizione privilegiata nel Tibet, seguì la posizione indiana alla lettera.
Solo gli Stati Uniti si mostrarono esitanti. Fino alla seconda guerra mondiale, hanno considerato il Tibet come appartenente alla Cina ed hanno addirittura frenato l’Inghilterra nelle sue avances in Tibet. Ma, dopo la guerra, gli Stati Uniti vollero fare del Tibet un baluardo religioso contro il comunismo.

Contrariamente a quanto avvenne con la questione coreana, restarono in questo caso completamente isolati. Non riuscirono a mettere in piedi nessuna coalizione internazionale. Nel 1951 la maggioranza stessa dell’élite tibetana, ivi compresa l’Assemblea generale allargata, accettò l’accordo negoziato con la Cina a proposito di una “liberazione pacifica”.

Ma la situazione cambiò quando, nel 1956, le autorità decisero di applicare una riforma agraria nei territori tibetani della provincia di Sichuan. L’élite locale non accettò che venissero toccate le sue proprietà ed i suoi diritti. Fu questo che portò alla sollevazione armata del 1959.

La preparazione della rivolta ermata è durata anni, sotto la direzione dei servizi segreti nordamericani, la CIA. E’ scritto nero su bianco in “The CIA’s Secret War in Tibet” La guerra segreta della CIA in Tibet) di Kenneth Conboy (University Press of Kansas, 2002, 300 pagine), un’opera a proposito della quale lo specialista della CIA, William Leary, scrive: “Uno studio eccellente ed impressionante su di una importante operazione segreta della CIA durante la guerra fredda”.
 Un altro libro, “Buddha’s Warriors – The story of the CIA-backed Tibetan Freedom Fighters” (I guerrieri di Budda – La storia dei combattenti tibetani della libertà sostenuti dalla CIA) di Mikel Dunham (Penguin, 2004, 434 pagine) spiega come la CIA abbia trasferito centinaia di Tibetani negli Stati Uniti, li abbia addestrati ed armati, abbia paracadutato armi nei territori, abbia insegnato alla gente come poteva servirsi delle armi da fuoco cavalcando, etc.

La prefazione di questo libro è stata redatta da “Sua Santità il dalai lama”. Senza dubbio quest’ultimo considera come un onore il fatto che la ribellione separatista armata sia stata diretta dalla CIA. Nella prefazione scrive: Benché io creda che la lotta dei Tibetani debba attuarsi in tempi lunghi e con mezzi pacifici, ho comunque sempre ammirato questi combattenti della libertà per il loro coraggio e la loro determinazione incrollabile”. (pagina XI)

Réactions Tibétanes et internationales lors de la prise de pouvoir par les communistes, en 1951,
Infortibet, 14 gennaio 2008

In olandese :
http://infortibet.skynetblogs.be/post/5433093/tibetaanse-en-internationale-reacties-bij-de-

Le “Cinque de l’ombre: la CIA au Tibet” un documentaire revu, Infortibet, 5 febbraio 2008.
Resoconto in olandese :
http://inforttibet.skynetblogs.be/post/5512204/het-schaduwcircus-de-cia-in-tibet-een-documen

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Il Dalai Lama: “Gli Stati Uniti sono i campioni della democrazia e della libertà”

di Peter Franssen

Tibet: per la democrazia con Bush?
Nello scorso ottobre, il Parlamento nord americano ha conferito al Dalai Lama la sua medaglia d’oro, la più alta onorificenza che il Parlamento possa conferire. Sua Sempre Sorridente Santità ha pronunciato, in questa occasione, un discorso nel quale ha lodato Bush per i suoi sforzi nel mondo intero in favore della libertà, della democrazia e dei diritti dell’uomo e ha definito gli Stati Uniti “campioni della democrazia e della libertà”.

Qualche tempo prima aveva già definito la guerra in Afghanistan “di liberazione” e la guerra di Corea negli anni 1959 “di semiliberazione”, mentre il conflitto in Vietnam era rimasto “un fallimento”.

Va da sé che in primo luogo il Dalai-Lama riceve il sostegno dell’ultra destra. Non solo in ragione del suo anticomunismo rabbioso ma anche in ragione del suo razzismo. Il suo governo in esilio condanna i matrimoni misti tra Tibetani e “gli altri” e questo al fine di preservare la purezza della razza oppressa. Su questo può essere d’accordo un Jorg Haider in Austria. Così le persone come Haider sono i primi a venire in aiuto al Dalai-Lama.

Une médaille d’or de Bush et l’ange Merkel pour le 14° Dalai-Lama, infortibet, 14 febbraio 2008
http://infortibet.skynetblogs.be/post/5284744/een-gouden-bushmedaille-en-engel-merkel-voor-

http://www.bloggen.be/nieuwsbriefchina/archief.php?startdatum=1205708400&stopdatum=1206313200

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Il Dalai Lama e gli schiavi

di Zang Yanping

Quando il Dalai Lama e la classe dei proprietari erano al potere in Tibet, il 95 % della popolazione era costituito da servi feudali, privi di ogni diritto. Potevano essere venduti come merci. Erano frequentemente insultati e battuti, o erano sottoposti a punizioni di rara violenza: per esempio si strappavano loro gli occhi, si tagliavano la lingua e le orecchie, le mani o i piedi, si strappavano loro i tendini, a meno che non li si annegasse o non li si lanciasse nel vuoto dall’alto di una roccia. Era vietata ogni mobilità sociale

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Cosa è successo veramente a Lhasa? Giornalisti e turisti raccontano un’altra storia

di Peter Franssen

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