Stasera il verdetto

Si attende per questa sera, 16 febbraio 2013, il verdetto del Tribunale militare di Rabat contro i 24 saharawi per i fatti di Gdeim Izik. Dopo otto giorni di dibattimento serrato e senza interruzioni (nemmeno la domenica) i giudici militari si apprestano a pronunciare una decisone non appellabile. Il Procuratore (che rappresenta  nel processo il Ministro della Difesa) ha chiesto la condanna per tutti gli imputati, senza specificarne l’entità. Ma comunque non ha chiesto la pena di morte.

 

Mentre i giornali di regime continuano nella loro opera di propaganda (adesso è spuntato fuori un non meglio identificato “osservatore italiano” che avrebbe dichiarato ad Al Bayane che il processo è stato equo), gli sparuti media indipendenti segnalano le difficoltà diplomatiche in cui si trova il Marocco a causa di questo processo. Pubblichiamo un articolo in proposito apparso sul sito demain online


Ahmed Sbai, uno dei 24 imputati

 

Demain online 10 febbraio 2013 (trad. ossin)

 


Il processo di Gdeim Izik provoca due importanti sconfitte diplomatiche marocchine

 

Prosegue il processo contro i 24 indipendentisti saharawi che si è aperto davanti al Tribunale militare di Rabat una decina di giorni fa. Venerdì i giudici militari hanno respinto le eccezioni sui vizi di forma proposte dalla difesa. Sabato hanno interrogato i primi cinque imputati, che hanno respinto le accuse. E anche domenica il processo è continuato regolarmente.


Il processo contro i 24, accusati di “costituzione di un’associazione per delinquere, violenze contro le forze dell’ordine sfociate in omicidi premeditati e vilipendio di cadavere”, viene seguito da diversi media stranieri e da osservatori marocchini e stranieri. Ma fin d’ora le ripercussioni di questo processo sul piano internazionale cominciano a far sentire i loro effetti.  Rabat ha appena subito due gravi umiliazioni diplomatiche.


A conclusione del summit svoltosi in Portogallo, l’Internazionale Socialista (IS), della quale è membro l’Union socialiste des forces populaires (USFP), ha deciso l’invio di una delegazione per “svolgere un’inchiesta” sulla situazione dei diritti dell’uomo in Sahara Occidentale.


L’IS ha anche chiesto alle autorità marocchine di “aprire” il Sahara alle “organizzazioni indipendenti e ai giornalisti”. Per finire, l'IS ha rinnovato il proprio “sostegno all’autodeterminazione” come soluzione del conflitto.


La delegazione socialista marocchina, guidata da Habib El Malki, non ha potuto fare niente. Questa sconfitta diplomatica marocchina deve essere attribuita, secondo una parte della stampa marocchina, al nuovo primo segretario dell’USFP, Driss Lachgar.


Per guastare il week end alle autorità marocchine, è giunta poi un’altra cattiva notizia. L’altro ieri il Parlamento Europeo ha approvato con 283 voti favorevoli, 184 contrari e 10 astensioni, una risoluzione sulla 22° sessione del Consiglio per i diritti dell’uomo delle Nazioni unite che si terrà a Ginevra dal 25 febbraio al 22 marzo.


La risoluzione chiede la liberazione di “tutti i detenuti politici saharawi” ed esprime la propria “preoccupazione” per le incessanti violazioni dei diritti dell’uomo in Sahara. Il Parlamento europeo invita anche “alla protezione dei diritti fondamentali della popolazione nel Sahara occidentale, ivi compresa la libertà di associazione, la libertà di espressione e il diritto di manifestare”.


Infine il Parlamento europeo ha ricordato di essere “favorevole ad una soluzione giusta e durevole del conflitto che sia fondata sul diritto del popolo saharawi all’autodeterminazione, in conformità con le relative risoluzioni delle Nazioni Unite”


 

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