ProfileLe schede di ossin, 31 gennaio 2024 - La principale responsabilità del mondo cristiano oggi è quella di smettere di assecondare la follia sionista e di dire agli ebrei: no, voi non siete mai stati il popolo eletto. Non siete un popolo superiore. Siete semplicemente un popolo che si crede eletto e superiore, e questa è una pericolosa follia...      

 

 
 
Unz Review, 26 gennaio 2024 (trad.ossin)
 
La lente biblica e la luce nietzschiana
Laurent Guyénot
 
Sulla colpa e sulla responsabilità cristiane
 
 
 
 
I cristiani adorano due dei, Cristo e Yahweh, ma affermano che sono uno solo. Certamente il Dio dell'Antico Testamento gioca un ruolo secondario nella coscienza cristiana. Rimane dietro le quinte. Ma tira comunque una serie di fili. Fu lui a ispirare i cristiani nel promettere la Palestina agli ebrei nel 1917 (con la Dichiarazione Balfour britannica, preceduta cinque mesi prima dalla Dichiarazione Cambon francese), e nel donarla loro nel 1948.
 
C’è una teoria che attribuisce agli inglesi motivazioni geopolitiche: avevano bisogno di Israele come testa di ponte in Medio Oriente, per controllare il Canale di Suez. Questa è la teoria di Chomsky, ed è una palese falsità. Dal 1916, la politica estera britannica in Medio Oriente era imperniata sulle buone relazioni con i regimi arabi che essi avevano instaurato in Arabia, Giordania e Iraq. La creazione di una “casa ebraica” in Palestina, che portò prevedibilmente alla piena presa del potere da parte degli ebrei, sconvolse profondamente gli arabi ed era in conflitto con la politica araba britannica. Ecco perché nel maggio 1939 il governo britannico tentò di venir meno al suo impegno nei confronti dei sionisti con un Libro bianco che prevedeva la creazione di uno Stato palestinese indipendente entro dieci anni. Esso diceva:
 
Il governo di Sua Maestà ritiene che gli autori del Mandato in cui è incorporata la Dichiarazione Balfour non hanno certamente inteso che la Palestina dovesse essere trasformata in uno Stato ebraico contro la volontà della popolazione araba del paese. … Il governo di Sua Maestà dichiara quindi ora inequivocabilmente che non rientra nei suoi programmi politici che la Palestina diventi uno Stato ebraico. Considera infatti contrario ai suoi obblighi nei confronti degli arabi ai sensi del Mandato, così come alle assicurazioni date al popolo arabo in passato, che la popolazione araba della Palestina debba diventare sottoposto ad uno Stato ebraico contro il loro volere. [1]
 
È un dato di fatto che la Dichiarazione Balfour e la sua inclusione nel Mandato britannico crearono un dilemma inestricabile che, alla fine, sarebbe stato fatale per le relazioni arabo-britanniche. Gli inglesi non trovarono altra via d'uscita se non quella di ritirarsi nel 1948, frustrati e umiliati. Hanno aspettato poi un anno prima di riconoscere lo Stato ebraico.
 
Questa parentesi storica era necessaria per confutare la teoria secondo cui gli inglesi sostenevano – addirittura crearono, secondo alcuni – il sionismo sulla base di calcoli geopolitici. No. Il motivo immediato della Dichiarazione Balfour è ben noto: fu data ai sionisti in cambio del loro trascinamento degli Stati Uniti nella guerra. Chaim Weizmann è stato sincero al riguardo. Nel 1941 ricordò a Churchill che “sono stati gli ebrei che nell’ultima guerra hanno effettivamente contribuito a far pendere la bilancia negli USA a favore della Gran Bretagna. Sono pronti a farlo – e possono farlo – di nuovo”. Per dare a Churchill la Seconda Guerra Mondiale, chiese in cambio solo una cosa: uno Stato ebraico in Palestina, che Churchill fu più che disposto a concedergli.[2].
 
C’è poi un’altra teoria, secondo cui gli inglesi sostenevano il sionismo per ragioni religiose: lo vedevano come un modo per accelerare la venuta di Cristo, che aspettava il ritorno degli ebrei in Palestina. Questa teoria, favorita dagli autori ebrei antisionisti, non è del tutto falsa, ma esagera notevolmente il fattore del “dispensazionalismo” britannico, una tendenza più sintomatica che eziologica. Incolpare il dispensazionalismo della nascita sionismo è un modo per non aggredire la causa principale del sostegno del mondo cristiano al sionismo.
 
Balfour era cristiano, questo è sufficiente. Anche Truman era un cristiano – di tipo battista – e probabilmente più di Balfour. Non era particolarmente in attesa del ritorno di Cristo, però aveva un debole per il popolo biblico, e questo – oltre a due milioni di dollari in una valigia [3] – ha contato nella sua decisione di riconoscere Israele in soli dieci minuti. Rimase molto commosso quando ricevette in segno di gratitudine un autentico rotolo della Torah, donatogli dal primo presidente di Israele, niente meno che Chaim Weizmann (che aveva dichiarato a Versailles nel 1919: “La Bibbia è il nostro mandato”).
 
 
"Grazie, ne ho sempre desiderato uno", avrebbe detto Truman
 
La ragione ultima per cui il mondo cristiano ha dato la Palestina agli ebrei è perché il mondo cristiano ha sempre idealizzato l’Israele biblico. È perché i cristiani venerano l’Israele biblico come popolo creato e amato da Dio, che si sono lasciati sedurre dal progetto sionista di far rivivere Israele. Certamente sono state le élite dominanti a creare Israele. Tuttavia, fino a tempi molto recenti, non vi era alcun divorzio tra le élite e il popolo su questo tema. Ritenendo come verità indiscutibile, o almeno come nozione accettabile, che Dio avesse creato Israele in tempi biblici, l'opinione pubblica europea, sia cattolica che protestante, era piuttosto ben disposta verso un progetto che mirava esplicitamente a far rivivere quello stesso Israele.
 
Perché è fuori discussione che l’Israele moderno sia stato vistosamente concepito come una rinascita – quasi un clone – dell’Israele biblico. Lo afferma nella sua Dichiarazione di Indipendenza:
 
ERETZ-ISRAELE [(ebraico) – la Terra d'Israele] è stata la culla del popolo ebraico. Qui si formò la sua identità spirituale, religiosa e politica. Qui per la prima volta ottenne lo status di Stato, creò valori culturali di significato nazionale e universale e donò al mondo l'eterno Libro dei Libri. Dopo essere stato esiliato con la forza dalla propria terra, il popolo le rimase fedele durante tutta la sua dispersione e non cessò mai di pregare e sperare nel suo ritorno e nel ripristino in essa della sua libertà politica. Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei tentarono, generazione dopo generazione, di ristabilirsi nella loro antica patria.
 
Immaginate se, invece di adorare l’Israele biblico, la civiltà occidentale avesse imparato a considerare l’Israele biblico come l’archetipo della nazione sociopatica, e la scelta ebraica come la menzogna più diabolica mai immaginata. Se la civiltà occidentale fosse tornata alla ragione prima del ventesimo secolo, il sionismo non sarebbe andato da nessuna parte. La sola idea avrebbe suscitato un brivido di orrore in tutta la popolazione Gentile d’Europa. Questo, in realtà, è quasi successo, come sosterrò di seguito.
 
Il sionismo è biblico dalla testa ai piedi. Se le dichiarazioni degli stessi sionisti non bastano a convincervi, diamo allora un’occhiata alle loro azioni: si sono stabiliti in terre bibliche, rivendicano la capitale biblica (Tel Aviv non va bene) e danno nomi biblici alle terre che hanno rubato; hanno resuscitato il linguaggio biblico; applicano la legge biblica dell'endogamia (i matrimoni misti non sono riconosciuti in Israele), così come la legge biblica della circoncisione dell'ottavo giorno (praticamente tutti i bambini maschi ebrei vengono circoncisi in Israele). Di che altro abbiamo bisogno per riconoscere quello che loro stessi continuano a dire: tutto ciò che è sionista è biblico. Possiamo anche dire che tutto ciò che è biblico è sionista, perché le due cose sono inestricabilmente intrecciate.
 
Papa Francesco una volta disse che “dentro ogni cristiano c’è un ebreo”. Possiamo anche dire che dentro ogni cristiano c'è un sionista. Ciò vale non solo per i “sionisti cristiani”, che sono consapevolmente sionisti, ma per i cristiani in generale, che sono sionisti nella misura in cui sono biblici. I cristiani trovarono legittima la rinascita di Israele come nazione in Palestina e disapprovarono fortemente gli arabi che la subirono. Il mondo cristiano è complice della creazione di Israele. Anche il mondo cristiano è complice dei crimini di Israele. Considerate questi due punti:
 
  1. I cristiani credono che l’antico Israele avesse il diritto divino – anzi, un dovere divino – di rubare la terra ai Cananei e massacrare le popolazioni di intere città.
  2. I cristiani aiutarono gli ebrei a ricreare Israele, partendo dal presupposto che fossero gli eredi legittimi dell'antico Israele.
 
Ora collegate questi due punti e ciò che ne risulta è una semplice verità: i cristiani hanno concesso a Israele il diritto divino di massacrare intere popolazioni. Se l’antico Israele aveva un diritto divino al genocidio, e se l’Israele moderno è la resurrezione dell’antico Israele, allora l’Israele moderno ha un diritto divino al genocidio. Possiamo protestare, ma questa è l’irresistibile logica della storia messa in moto dal cristianesimo. Dal momento in cui ha santificato il Tanakh ebraico, il cristianesimo ha lavorato, consapevolmente o meno, alla ricreazione di Israele, cancro del mondo.
 
I cristiani oggi hanno la tendenza a dimenticare la loro responsabilità collettiva nella follia genocida di Israele. Come lo fanno? Cercando di convincersi che “no, non c’è niente di biblico lì”. In un recente video, il colonnello Douglas McGregor ha detto nel preambolo della sua altrimenti magistrale analisi:
 
Ebbene, molte cose che sembrano avere carattere religioso spesso non sono propriamente religiose ma culturali, razziali e coinvolgono anche interessi politici. Quindi non sono sicuro che bisogna vedere tutto attraverso la lente biblica. Non penso che sia necessariamente una buona risposta. [4]
 
Il sillogismo di fondo è: “Non è religiosa, la Bibbia è un libro religioso, quindi non è biblica”. In realtà, come ho spesso sottolineato, la comune nozione che noi abbiamo del “religioso” non è adatta a comprendere la visione ebraica della Bibbia. Quando diciamo “religione”, intendiamo “religione della salvezza”, e per “salvezza” intendiamo “salvezza individuale”. Ma la salvezza individuale non è un argomento della Torah. L’unica cosa che conta è la salvezza di Israele come popolo. Solo il popolo ha un'anima, un destino e l'immortalità. Gli ebrei giurano di essere una religione quando serve loro (come fece il Gran Sinedrio convocato da Napoleone), ma i sionisti lo respingono comunque, insistendo sul fatto che sono una nazione e giustificando con la Bibbia i loro diritti sulla Palestina.
 
La Bibbia quindi non è per gli ebrei un libro “religioso” in senso cristiano. Era la “patria portatile” degli Israeliti prima del sionismo (nelle parole di Heinrich Heine), e oggi funge da narrazione nazionale per gli israeliani, religiosi o meno. Ben-Gurion, ateo dichiarato e mangiatore di pancetta, ma secondo il suo biografo un profeta biblico, [5] scrisse in un telegramma alle forze israeliane che conquistarono Sharm el-Sheikh nel 1956: “Possiamo ancora una volta cantare la canzone di Mosè e dei figli dell’antico Israele… con il potente slancio di tutte le divisioni dell’IDF avete teso la mano al re Salomone, che fece di Eilat il primo porto israelita tremila anni fa…” [6] Moshe Dayan, l'eroe della Guerra dei Sei Giorni, anche lui autoproclamato ateo, intitolò il suo libro di memorie Vivere con la Bibbia.
 
I fondatori di Israele e gli israeliani di oggi vedono Israele attraverso una “lente biblica”. Anche i cristiani vedevano Israele attraverso una “lente biblica”. Hanno creato Israele attraverso una lente biblica. Amavano il film Exodus nel 1960. Fu solo nel 1967 che iniziarono a diffidare della lente biblica. Un po’ imbarazzati, i cristiani ora preferiscono dimenticare di aver dato la Palestina agli ebrei a causa della Bibbia, e non vogliono più guardare Israele attraverso la lente biblica. Di conseguenza vedono solo la superficie di Israele. Non possono né comprendere né prevedere ciò che Israele sta facendo.
 
Allora mettiamola così: gli ebrei hanno scritto un libro in cui si dice che Dio ha dato la Palestina agli ebrei, e i cristiani hanno preso sul serio quel libro per duemila anni. Scegliendo il cristianesimo, la civiltà occidentale ha accettato tutto ciò che è scritto in questo libro scritto dagli ebrei: Dio geloso, popolo eletto, terra promessa, diritto divino al genocidio, e così via. In tal modo la cristianità concesse agli ebrei un potere incommensurabile. Certo, non dava agli ebrei una licenza illimitata di rubare e uccidere: secondo la dottrina cristiana, Dio rimase deluso dagli ebrei e decise di ritirarsi unilateralmente dall’alleanza, per costituire invece la Chiesa – la comunità di persone che, attraverso scelta o obbligo, credono che il messia ebraico Gesù li salverà.
 
Il Libro che fa impazzire Israele
 
Netanyahu è pazzo, ma è pazzo di una follia di tipo biblico, come molti altri membri del suo governo. Itamar Ben-Gvir, il suo ministro della Sicurezza nazionale, aveva sulla parete una foto di Baruch Goldstein, autore nel 1994 del massacro di 29 palestinesi in una moschea di Hebron. La sua tomba, sulla quale è scritto "Ha dato la vita per il popolo d'Israele, per la Torah e per la sua terra", è luogo di pellegrinaggio. Yigal Amir ha detto di aver preso la decisione di assassinare Yitzhak Rabin durante il funerale di Goldstein. [7]
 
 
Alcuni diranno che Goldstein, Amir e Ben-Gvir sono sionisti talmudisti, e quindi eretici poiché il Talmud è decisamente antisionista. Che importa? Il fatto è che oggi in Israele e fuori Israele, la maggioranza degli ebrei religiosi, istruiti o meno nel Talmud, difendono Eretz Yisrael, indipendentemente dal fatto che aspettino un messia, due messia (figlio di Giuseppe e figlio di Davide), o nessun messia (giudaismo riformato). Gli Haredim, ebrei talmudici ortodossi che vivono in Israele, sono oggi ultra-sionisti che non pronunciano il loro nome. Non c’è popolo più determinato di loro a difendere le proprie colonie con armi automatiche [8]
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Il sionismo è un’idea, come tutti i nazionalismi, [9] ma è un'idea biblica. Israele vede se stesso come il biblico Israel redivivus e si è spacciato per tale al mondo cristiano. Il mondo cristiano è complice dei crimini di Israele per il semplice fatto di approvare – addirittura santificare – i crimini della biblica Israele. Israele si guarda nella Bibbia come in uno specchio e si ritrova divinamente bello, in parte perché il mondo cristiano gli dice che l'Israele biblico è divinamente bello.
 
I sionisti sono fanatici della Bibbia. Ad essere onesti, è la Bibbia che li fa impazzire. Come può la Bibbia far impazzire gli ebrei, se non fa impazzire i cristiani? È semplice: la Bibbia dice che Dio ha scelto gli ebrei; questa idea non può che far impazzire gli ebrei. Un popolo convinto che Dio lo ha scelto per dominare il mondo, che Dio gli ha dato la terra di un altro popolo e che Dio gli concede il diritto – anzi, il dovere – di massacrare come “animali umani” il popolo a cui hanno rubato la terra, un popolo simile è pazzo. È psichiatrico. Se Dio stesso fosse responsabile di aver convinto gli ebrei di averli scelti, allora sarebbe colpevole di averli fatti impazzire.
 
Pertanto, la principale responsabilità del mondo cristiano oggi è quella di smettere di assecondare la follia sionista e di dire agli ebrei: no, voi non siete il popolo eletto. Non siete mai stati il popolo eletto. Non siete un popolo superiore. Siete semplicemente un popolo che si crede eletto e superiore, e questa è una pericolosa follia. Sì, è vero, abbiamo creduto per duemila anni che Dio vi avesse scelto. Siete riusciti a convincerci di questa idea folle. E poiché ci credevamo, vi abbiamo involontariamente incoraggiato nella vostra follia. Ma è finita. Abbiamo ripreso i sensi e vi aiuteremo, con ogni mezzo, a tornare in voi.
 
Bauer, Marx e l'illuminismo nietzschiano
 
Come possiamo farlo? Dobbiamo decostruire questa folle idea che sta facendo impazzire Israele. Dobbiamo decostruire la narrazione biblica. Lo strumento da usare è la critica storica (che un tempo veniva chiamata “critica superiore”).
 
Senza entrare qui nei dettagli, la critica storica ha mostrato che, nei più antichi strati editoriali della Bibbia, Yahweh è concepito come un dio nazionale, che in momenti successivi (sotto Giosia, poi Esdra, poi gli Asmonei) venne assimilato al Dio creatore dell'universo, pur conservando la sua gelosia etnocentrica. Riassumo questo processo in questo modo: Yahweh è un dio nazionale che è così geloso degli altri dei che finisce per negare la loro esistenza e considerarsi l'unico vero dio, quindi Dio.
 
La critica storica nasce in Germania nel XIX secolo. Il filologo Julius Wellhausen è considerato il padre dell'“ipotesi documentaria” da lui formulata negli anni '70 e '80 dell'Ottocento e che, dopo alcune revisioni, è ancora autorevole. La storia della conquista di Canaan iniziò a essere messa in discussione negli anni '20 e '30 da storici tedeschi come Albrecht Alt. Dopo aver creato aspettative da parte del suo fondatore britannico William Albright, l'archeologia biblica si è ritrovata a mani vuote e anch’essa ha contribuito al discredito delle storie bibliche, concludendo ad esempio che il Regno di Salomone non è mai esistito (negare l'esistenza del Regno di Salomone non è ancora proibito dalla legge).
 
Bruno Bauer era uno studioso tedesco coinvolto in questo revisionismo biblico. Fu anche una figura di spicco dei Giovani hegeliani, che non si sottrassero alla questione ebraica. Nel 1842, all'età di 33 anni, pubblicò un libro intitolato Die Judenfrage (1842) [10] e un articolo successivo su “La capacità degli ebrei e dei cristiani di oggi di liberarsi”.
 
Bauer ha sottolineato che anche i pensatori secolari che aderivano alla nuova scienza della “critica superiore” e criticavano il cristianesimo e la religione evitavano di criticare l’ebraismo, come se tutte le questioni sociali richiedessero una critica radicale della religione, tranne la questione ebraica. “Si grida come se si trattasse di tradimento contro l’umanità se un critico comincia a indagare sul carattere particolare dell’ebreo”.
 
Bruno Bauer scopre l'essenza dell'ebraicità nella Torah, che, a suo dire, fa degli ebrei un popolo fossilizzato: “La Legge li ha isolati dagli influssi della storia, tanto più che la loro Legge ha comandato fin dall'inizio l'isolamento dalle altre nazioni”.
 
Gli ebrei in quanto tali non possono amalgamarsi con le altre nazioni e condividerne la sorte. Come ebrei devono aspettarsi un futuro speciale, che sarà solo loro in quanto nazione ebraica: il dominio del mondo. In quanto ebrei credono solo nella propria nazione; questa è l'unica convinzione di cui sono capaci e che costituisce il loro dovere.
 
Pertanto non può esserci alcuna emancipazione degli ebrei. Un ebreo può emanciparsi solo cessando di essere ebreo. “Emancipazione ebraica” è un ossimoro, perché l'alienazione dell'ebreo è la sua ebraicità.
 
 
Bauer risolse così la questione ebraica, che oggi è diventata la “questione israeliana”. È in virtù della Bibbia ebraica che Israele ritiene che massacrare i suoi nemici sia un diritto divino, anzi un dovere divino. Questo diritto divino è giustificato dalla superiorità ontologica degli ebrei, che costituiscono una superumanità, rispetto alla quale i non ebrei sono un'infraumanità. Per Israele questo diritto divino prevale sul diritto internazionale. E questo diritto divino si applica solo a Israele. Israele è, per definizione, al di sopra della legge, lo è sempre stato e sempre lo sarà.
 
Quando pubblicò questi testi, Bauer era già un famoso e influente teorico socialista. Aveva un giovane collaboratore della Rheinische Zeitung di nome Karl Marx. Marx non gli perdonò la sua lucidità sugli ebrei. Gli rispose nel 1843 e nel 1844 in due brevi saggi pubblicati sul Deutsch-Französische Jahrbücher, nei quali criticava Bauer per aver considerato «l'essenza ideale e astratta dell'ebreo, la sua religione, come la sua essenza totale», mentre il vero ebreo è in realtà solo il borghese.
 
Un'organizzazione della società che abolisse le premesse del commercio ambulante, e quindi la possibilità del commercio ambulante, renderebbe l'ebreo impossibile. La sua coscienza religiosa si dissiperebbe come una sottile foschia nell'aria reale e vitale della società
 
Marx voleva dissolvere la questione ebraica nella questione economica. Il suo attacco a Bauer precede di quattro anni il Manifesto comunista e di più di venti anni Das Kapital. Questi sono i suoi primi due articoli importanti. Marx aveva allora solo 24 anni (Bauer aveva dieci anni in più). Marx attaccherà nuovamente Bauer l'anno successivo in La Sacra Famiglia, ovvero Critica della critica critica: contro Bruno Bauer e soci, scritto insieme a Engels. Possiamo quindi ritenere che la negazione della questione ebraica sia stata l'incentivo primario di tutta l'opera di Marx. Marx non scriverà mai più sulla questione ebraica. Come ha sottolineato Nesta Webster nel suo libro World Revolution: The Plot Against Civilization (1921), Marx non avrebbe mai preso di mira i finanzieri ebrei: “non indica mai gli ebrei come i principali finanzieri, o i Rothschild come i supercapitalisti del mondo”.”[11] Il marxismo fu, tra le altre cose, il tentativo degli ebrei di mettere a tacere il bauerismo. Non vi è riuscito del tutto.
 
Bauer era amico di Friedrich Nietzsche (1844-1900). Ha fatto parte di quello che definirei il “risveglio nietzschiano”. Merita questo nome perché è stato il martello filosofico di Nietzsche a dare l'espressione più clamorosa della rivolta tedesca contro la menzogna biblica. Nietzsche era, in questo senso, il figlio di una tradizione filosofica tedesca che risale a Kant e ha avuto il suo punto culminante con Hegel. Si sentiva particolarmente debitore verso Schopenhauer. Nel 1798 Kant definì gli ebrei “una nazione di ingannatori”, e più tardi Schopenhauer li definì “grandi maestri della menzogna”. Nietzsche scrive ne L’Anticristo (1888):
 
Nel cristianesimo tutto l'ebraismo, una preparazione e una tecnica ebraica di preparazione seria che risale a diversi secoli fa, raggiunge la sua suprema maestria come arte di mentire santamente. Il cristiano, questa ultima ratio della menzogna, è ancora una volta ebreo, anzi tre volte ebreo. [12]
 
(Trovate altre buone citazioni di Nietzsche nel libro di David Skribna The Jesus Hoax).
 
La Germania era la nazione eroica pronta a guidare l’Europa verso l’emancipazione dalla bufala della Bibbia. Era stata la prima nazione europea a liberarsi dall'oppressione papale. L’ultimo libro scritto dal loro eroe nazionale Martin Lutero portava il titolo: Sugli ebrei e le loro bugie, e avvertiva i tedeschi che “il sole non ha mai splenduto su un popolo più sanguinario e vendicativo di quello che immagina di essere il popolo di Dio che ha ricevuto l’incarico e l’ordine di assassinare e uccidere i Gentili” (di più qu).
 
Si noti inoltre che, a differenza della Francia e dell’Inghilterra, che furono parzialmente contaminate dal virus biblico dell’essere eletti (la Francia con la “religione di Reims” ispirata alla regalità davidica, e l’Inghilterra più tardi, con il puritanesimo culminato nel delirio dell’israelismo britannico), i tedeschi non si sono mai considerati come popolo eletto secondo il modello biblico. Avevano una storia gloriosa e il loro paradigma era quello dell'Impero Romano.
 
Lo Zeitgeist nietzschiano raggiunse il culmine nel 1933. Ecco perché in quello stesso anno sulla prima pagina del British Daily Express fu stampata una dichiarazione di guerra con il titolo “Gli ebrei dichiarano guerra alla Germania. Gli ebrei di tutto il mondo si uniscono in azione”. Annunciava che: “Quattordici milioni di ebrei dispersi in tutto il mondo si sono uniti come un solo uomo per dichiarare guerra ai persecutori tedeschi dei loro correligionari”.
 
E hanno vinto.
 
Il generale Patton si rammaricò amaramente nel suo diario del 18 agosto 1945 che "gli inglesi e gli statunitensi hanno distrutto in Europa l'unico paese sano".
 
Forse è giunto il momento di riproporre la questione ebraica. Mettiamola così: gli ebrei hanno scritto un libro in cui si dice che Dio ha scelto gli ebrei. Dovremmo credere loro sulla parola? Dobbiamo considerare questo libro come la parola di Dio, o come la parola degli ebrei? Questo libro scritto dagli ebrei afferma che Dio ha dato loro una terra fertile abitata da un altro popolo. Dobbiamo crederci? Questo libro scritto dagli ebrei afferma che gli ebrei avevano il diritto divino di massacrare Amalek. Dobbiamo crederci? Se ci crediamo, o se professiamo di crederci, o se non lo denunciamo come una menzogna, allora cosa possiamo obiettare a Netanyahu quando massacra gli abitanti di Gaza mentre dice agli israeliani: “Dovete ricordare cosa vi ha fatto Amalek?, dice la nostra Sacra Bibbia”?
 
 
Note:
 
[1] Ian Black, Enemies and Neighbours: Arabs and Jewish in Palestine and Israel, 1917-2017, Penguin, 2018, pp. 89-90.
 
[2] Martin Gilbert, Churchill and the Jews: A Lifelong Friendship, Henry Holt & Company, 2007.
 
[3] Secondo John Kennedy, citato da Gore Vidal nella sua prefazione a Israel Shahak, Jewish History, Jewish Religion: The Weight of Two Thousand Years, Central Connecticut State University, 1994.
 
 
[5] Dan Kurzman, Ben-Gurion, Prophet of Fire, Touchstone, 1983.
 
[6] Shlomo Sand, L’invenzione del popolo ebraico, Rizzoli, 2010.
 
[7] Israel Shahak, Jewish Fundamentalism in Israel, nuova edizione, Pluto Press, 2004.
 
[8] Id .
 
[9] Hans Kohn, The Idea of Nationalism: A Study in Its Origins and Background, Macmillan, 1946, pp. 18-19.
 
[10] Traduzione in inglese su
 
[11] Nesta Webster, World Revolution: The Plot Against Civilization, 1921 (archive.org), pp. 95-96.
 
[12] Antichrist, sez. 44, citato in David Skrbina, The Jesus Hoax: How saint Paul's Cabal Fooled the World for Two Thousand Years, nuova edizione 2023 , pp. 109-110.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura.

 

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