Lo strano caso del Re assenteista
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Orient XXI, 23 ottobre 2017 (trad. ossin)
Lo strano caso del Re assenteista
Ignacio Cembrero
Vacanze o cure mediche, i soggiorni all’estero di Mohamed VI sono sempre più frequenti e lunghi. Se nelle reti sociali si critica l’assenteismo del re, il suo entourage e i circoli diplomatici si mostrano invece inquieti... ma in sordina
Quando è piovuto il comunicato della casa reale, nella serata di giovedì 12 ottobre, buona parte della classe politica marocchina ha tirato un sospiro di sollievo: il re Mohamed VI sarebbe stato dunque presente il giorno dopo a Rabat per presiedere, come di consueto, la seduta di apertura dell’anno parlamentare. Era corsa voce che il monarca avrebbe potuto prolungare il suo soggiorno in Francia e delegare il principe Moulay Hassan, suo figlio di 14 anni, a pronunciare al posto suo il discorso inaugurale, ritrasmesso in diretta alla televisione.
Fin dall’inizio del suo regno, Mohamed VI si è spesso recato all’estero. I suoi viaggi, col tempo, si sono fatti sempre più frequenti e, quest’anno, ha probabilmente battuto il record. Nei sei mesi centrali dell’anno, tra il 1° aprile e il 30 settembre, è rimasto 81 giorni fuori dal Marocco, vale a dire il 45 % del suo tempo.
Da Cuba alla Florida
Stando alle informazioni apparse sulla stampa marocchina, il sovrano è stato, dal 7 aprile al 14 maggio, dapprima con la famiglia in vacanza a Cuba e in Florida, poi da solo a Parigi e a Betz, un villaggio dell’Oise dove la famiglia reale possiede un castello in mezzo ad un parco di 70 ettari; dal 6 al 14 luglio e dal 21 al 31 agosto, è ancora tornato in Francia. Infine è tornato a Parigi il 4 settembre, per farsi operare 48 ore dopo per un pterigio all’occhio sinistro che si estendeva sulla cornea.
L’operazione, effettuata all’ospedale di Quinze-Vingts, avrebbe potuto farla in Marocco. « Si tratta di un intervento oftalmologico banale, che i nostri medici locali sono del tutto in grado di fare », ha segnalato il dottor Othmane Boumaalif nel giornale on line marocchino Le Desk. Il professor Jean-Philippe Nordmann, capo dipartimento, e Abdelaziz Maaouni, medico personale del re, hanno prescritto a Mohamed VI « riposo per 15 giorni », secondo il comunicato firmato congiuntamente il 6 settembre. Il suo soggiorno a Parigi durerà però 23 giorni.
Finalmente Mohamed VI è rientrato in Marocco il 30 settembre e, come capita spesso quando rientra, ha avuto 48 ore di intensa attività. In particolare ha presieduto, il 2 ottobre, un consiglio dei ministri che aveva all’ordine del giorno – tra l’altro – il progetto di sviluppo per Al Hoceima, la capitale culturale della regione ribelle del Rif, che tanto filo da torcere gli ha dato dalla fine di ottobre del 2016. Spesso, appena il re rientra nel paese, sono le inaugurazioni a succedersi. Molte di queste non sono veramente di una tale importanza da dover scomodare il capo dello Stato. Il re ha inaugurato, per esempio, una piscina comunale a Oujda a luglio 2008, un compito che in Europa sarebbe piuttosto di competenza di un consigliere municipale o, tutt’al più, di un sindaco.
Poi, il giorno dopo, il 3 ottobre, è nuovamente partito per Parigi, per sottoporsi ad un controllo post-operatorio, secondo Le 360, il giornale on line più vicino al Palazzo. La Société française d’ophtalmologie spiega sul suo sito che, dopo questa operazione, « le cure si limitano all’istillazione di gocce e all’applicazione di una pomata », oltre ad una protezione oculare per due o tre giorni. Per questo sedicente controllo post-operatorio, Mohamed VI è comunque rimasto in Francia dieci giorni, fino alla vigilia della riapertura delle due camere del Parlamento, il 13 ottobre.
Un « bidone » al Primo Ministro russo
Immediatamente prima, dal 10 al 12 ottobre, il Primo Ministro russo, Dimitri Medvedev, aveva effettuato la sua prima visita ufficiale a Rabat, ma non è stato ricevuto dal sovrano che si trovava ancora tra Betz e Parigi. Saad-Eddine Al-Othmani, il capo del governo, ha trasmesso all’ospite russo « le scuse [del re] che, per motivi di salute, non può incontrarla (…) », stando all’agenzia di stampa moscovita Itar-Tass. La stampa marocchina non ha invece dato alcuna spiegazione su questa udienza reale a Medvedev, annunciata da alcuni giornali come L’Économiste, ma che alla fine non c’è stata. Ha scritto, per contro, che il sovrano aveva offerto una colazione in onore di Medvedev, dimenticando talvolta di precisare che non era presente.
Il « bidone » fatto a Medvedev non è propriamente una sorpresa. La lista degli appuntamenti mancati dal monarca è lunga. Uno dei più clamorosi fu la sua assenza — si trovava sempre in Francia — durante la visita a Rabat di Tayyip Recep Erdogan, allora primo ministro turco, a giugno 2013. Quest’ultimo abbreviò il suo soggiorno e rinunciò a ricevere il titolo di dottore honoris causa dell’università Mohamed V, non nascondendo il proprio malcontento. Al-Othmani, all’epoca ministro degli affari esteri, aveva peraltro annunciato all’agenzia di stampa turca Anadolu che il re sarebbe certamente stato a Rabat per ricevere l’ospite turco.
Numerosi cortigiani, servitori e guardie del corpo accompagnano il sovrano durante i suoi spostamenti. Alloggiano per lo più negli hotel dell’Oise che si trovano vicino al castello, ne frequentano i ristoranti e fanno girare l’economia locale. Il droghiere del supermercato di Betz ha confidato di recente all’emittente televisiva France 3 che avrebbe dovuto chiudere se il castello non gli avesse fatto importanti acquisti. Quante persone fanno parte dell’entourage itinerante del re? Il loro numero è stato svelato solo una volta, a dicembre 2004, durante le vacanze a Punta Cana (Repubblica dominicana). Allora erano 300, secondo la segreteria di Stato per il turismo di Santo Domingo.
Selfie su Facebook
Durante I suoi congedi, il re dà regolarmente sue notizie ai Marocchini in modo un po’ particolare: con delle foto postate sulla pagina Facebook di un certo Soufiane El-Bahri. Questo misterioso giovanotto, che dice di avere 26 anni, ha praticamente il monopolio delle foto di Mohamed VI, spesso dei selfie insieme a degli emigrati marocchini incontrati durante i suoi viaggi. A Parigi sono numerosi, ma a Miami o Praga, il consolato del Marocco è costretto a smuovere cielo e terra per raccoglierli nell’hotel dove il sovrano alloggia. A Hong Kong, a dicembre 2015, il console non è stato capace di trovare un solo Marocchino che potesse farsi fotografare insieme al suo re.
Tre giorni dopo l’operazione, il re è apparso in una foto con una t-shirt nera ed una bendatura bianca sull’occhio sinistro in una libreria parigina. Talvolta la foto — che alcuni giornali marocchini si sono affrettati a pubblicare — è accompagnata da una legenda che dice che l’emigrante che gli sta vicino (o, a volte, anche il passante francese innamorato del Marocco) esprime la sua gioia per avere incontrato il sovrano, che gli ha mostrato interesse.
Soufiane El-Bahri assicura, nelle rare dichiarazioni rilasciate alla stampa, che le foto (a volte anche dei video) gli vengono spontaneamente inviate da quelli che, attraverso il mondo, hanno avuto la fortuna di potersi fare una foto con Mohamed VI. Pare più verosimile che sia l’entourage reale che gliele procura per mostrare, senza passare per una filiera ufficiale di distribuzione, la popolarità del sovrano oltre le frontiere del Marocco. Il monarca appare quindi molto più spesso in foto con Marocchini residenti all’estero che con quelli che vivono nel loro paese.
Betz, capitale del Marocco
Ai soggiorni all’estro, devono aggiungersi le vacanze di Mohamed VI nel territorio del regno, delle quali è più difficile stabilire la durata giacché la stampa non ne precisa le date. Questa estate è stato, come d’abitudine, a M’diq, sulla costa mediterranea, tra Tétouan e Ceuta. Di solito fa una puntatina a Al-Hoceima che questa estate non ha avuto luogo, senz’altro a causa delle tensioni che interessano il Rif. Diversi ministri marocchini > http://telquel.ma/2017/06/27/voici-liste-responsables-prives-vacances-instructions-royales_1551926] non si sono potuti per contro permettere quest’anno le vacanze. Il re gliele aveva negate, il 25 giugno, perché si impegnassero a fondo sul dossier ingarbugliato dello sviluppo del Rif.
Le frequenti scappate del re all’estero suscitano il sarcasmo delle reti sociali. « Quali sono i due paesi africani che hanno spostato le loro capitali? », si chiedeva per esempio un utente di Twitter, rispondendosi da solo: « La Nigeria, da Lagos a Abuja, e il Marocco, da Rabat a Betz ». Ma, al di la dello scherzo, nessuno – né in Marocco né all’estero – riflette apertamente sulle conseguenze delle prolungate assenze di un capo di Stato i cui poteri, al contrario di quelli dei monarchi europei, non hanno niente di protocollare. La nuova Costituzione del 2011 pone ancora nelle sue mani il grosso del potere esecutivo. Il suo assenteismo è un caso unico nel mondo contemporaneo; i diplomatici e i think tank dell’Europa del Sud ne parlano spesso di nascosto, ma nessuno osa esprimersi in pubblico.
« Un problema costituzionale, politico e morale »
In queste conversazioni confidenziali, spunta talvolta una leggera inquietudine a proposito della stabilità del Marocco, a causa di queste reiterate assenze, le cui ragioni nessun ufficiale marocchino spiega con chiarezza agli interlocutori europei. Pesa troppo a Mohamed VI l’esercizio quotidiano del potere? Ha spesso bisogno di sentirsi più libero in altre latitudini? Non sembra comunque che vi sia alcuna vacanza di poteri. Quando il re non c’è, il regno è governato dal suo braccio destro, il suo consigliere reale Fouad Ali Al-Himma. Sono amici dai tempi in cui sedevano insieme nei banchi del collegio reale di Rabat. La stampa chiama talvolta Himma « il viceré ». Per avere accesso al sovrano bisogna passare per lui, anche se si ha il titolo di consigliere reale o si presiede il governo.
Uno dei pochi ad aver osato scrivere sugli esili volontari del sovrano è il giornalista marocchino Ali Anouzla. « Mohamed VI, che accumula tanti titoli reali, ha diritto ad assentarsi così spesso e per tanto tempo senza nemmeno annunciare le date dei suoi viaggi e la loro durata? », si chiedeva in un editoriale di Lakome, il suo giornale on line, nell’edizione del 4 giugno 2013, al rientro di un soggiorno del monarca di cinque settimane in Francia. Il re è, infatti, non solo capo dello Stato marocchino, ma anche Comandante dei credenti, Comandante in capo delle Forze armate reali, Presidente del Consiglio dei Ministri, del Consiglio Superiore della magistratura e del Consiglio Superiore degli ulema. « L’assenteismo del re pone un problema che è insieme costituzionale, politico e morale », concludeva Anouzla.
Mal gliene è incolto a stendere sulla carta le sue riflessioni. Tre mesi dopo, il 17 settembre 2013, Anouzla veniva arrestato e il suo giornale chiuso, ufficialmente per avere pubblicato un link che collegava direttamente al primo video, integralmente dedicato al Marocco, di Al Qaeda al Maghreb islamico (AQMI). Questo documento compariva nel blog « Orilla sur » del quotidiano spagnolo El País. Anouzla è stato accusato di « concorso materiale » e « incitamento ad atti di terrorismo ». E’ rimasto cinque settimane in prigione, ma il suo processo non è mai stato celebrato. Il link era un pretesto, secondo la stampa indipendente. La vera ragione era di avere messo a nudo, nell’agosto 2013, il ruolo catastrofico svolto dal Palazzo reale nella grazia concessa per errore al pedofilo spagnolo Daniel Galván e, due mesi prima, il suo editoriale sulle lunghe vacanze reali, che aveva avuto una certa eco all’estero.