La vittoria di Putin è una realtà geopolitica
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Le guerre dell'Impero in declino, 23 marzo 2024 - Le elezioni presidenziali russe hanno messo in luce le linee di frattura nella politica internazionale in un modo che raramente accade. Questo perché la personalità politica del presidente Vladimir Putin riempie oggi la scena globale come un colosso...
Indian Punchline, 22 marzo 2024 (trad.ossin)
La vittoria di Putin è una realtà geopolitica
M.K Bhadrakumar
Le elezioni presidenziali russe hanno messo in luce le linee di frattura nella politica internazionale in un modo che raramente accade. Questo perché la personalità politica del presidente Vladimir Putin riempie oggi la scena globale come un colosso. La misura in cui l’Occidente ha tentato di demonizzarlo mostra quale morbosa ossessione Putin sia diventato per le sue élite
Retrospettivamente, l’agenda occidentale era centrata essenzialmente su Putin, il cui ruolo storico nel rivitalizzare e far riemergere la Russia “post-sovietica”, riportandola al centro della scena globale come potenza di livello mondiale resta un’imperdonabile svolta nella storia attuale.
Se l’espansione della Nato mira a perpetuare l’egemonia statunitense e la de-dollarizzazione il seppellimento del sistema finanziario occidentale che è alla base di tale egemonia, Putin sta giocando un ruolo fondamentale in questo processo storico. Se Putin rimarrà al potere fino al 2030 e realizzerà anche solo la metà dell’ambizioso progetto di programma sociale ed economico per la Russia delineato nel suo storico discorso all’Assemblea del Parlamento federale, l’equilibrio strategico globale ne risulterà irrevocabilmente modificato e l’ordine mondiale multipolare diventerà il punto di ancoraggio della politica del 21° secolo.
L’Occidente lo sa, il popolo russo lo sa, la stragrande maggioranza delle nazioni se ne rende conto. Detto questo, bisogna anche capire che questa non è solo la vittoria di Putin a livello personale, ma anche un consolidamento della società russa attorno a lui. E questo spiega perché le elezioni della scorsa settimana siano state tanto importanti.
La frenesia nelle menti occidentali ha raggiunto livelli da impazzimento dopo la vittoria di Putin. Le foto del presidente francese Emmanuel Macron, pubblicate martedì su Instagram dal suo fotografo ufficiale, Soazig de la Moissonnière, in un malinconico bianco e nero, e che mostrano il piccolo capo di Stato allenarsi, i denti stretti e i bicipiti gonfiati, sono state interpretate come un tentativo maldestro di mostrare la sua abilità sportiva nei confronti del presidente russo Vladimir Putin, che è cintura nera di judo ed è noto per essere un maniaco del fitness e il cui modo preferito di rilassarsi dopo una dura giornata di lavoro è giocare a hockey sul ghiaccio .
Con un indice di popolarità che negli ultimi anni ha costantemente superato l'80%, soprattutto quando una vittoria russa nella guerra in Ucraina ha cominciato a sembrare una realtà plausibile, l'esito delle elezioni dello scorso fine settimana era largamente scontato. In effetti, i sondaggi sull’enorme popolarità di Putin sono stati effettuati da un’organizzazione elettorale finanziata dal governo statunitense, nota come Levada Center.
Da qui le operazioni segrete e gli atti terroristici volti a creare condizioni di disturbo in Russia e a screditare o indebolire il processo elettorale. Nelle ultime settimane centinaia di droni sono stati lanciati dall’Ucraina contro obiettivi all’interno della Russia, alcuni puntati su Mosca e altri su San Pietroburgo, principalmente contro centrali elettriche e alcuni aeroporti tra cui Domodedovo, situato a sud di Mosca e il secondo aeroporto più trafficato della Russia.
Il culmine è stato quando una forza d'attacco di 1.500 uomini, che comprendeva un'unità speciale di lingua russa, un gran numero di combattenti stranieri, supportati da carri armati e veicoli corazzati (compresi i veicoli da combattimento della fanteria Bradley), e unità d'élite ucraine, ha tentato invano due settimane fa di invadere il territorio russo con un'operazione durata quattro giorni. Il capo dell'intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, avrebbe detto al presidente Vlodomyr Zelenskyj che la pianificazione dell'operazione era stata compromessa da un traditore - o almeno così credeva.
I leader ucraini e i loro sostenitori nella NATO hanno calcolato che un’invasione avrebbe funzionato e in qualche modo le elezioni russe sarebbero state screditate! Ma si è rivelata una fantasia. Sembra che le agguerrite agenzie di sicurezza russe riescano sempre a stare un passo avanti rispetto all’intelligence ucraina e ai suoi mentori occidentali.
Basti dire che Putin si è sentito obbligato a esprimere personalmente il suo apprezzamento e la sua “gratitudine” per questo nel corso della riunione allargata del Consiglio del Servizio di Sicurezza Federale tenutasi martedì. Putin ha affermato che “il personale del Servizio ha dimostrato competenza ed efficienza in tutti i campi operativi, riaffermando l’alto livello e il prestigio del Servizio come elemento chiave per garantire la sicurezza nazionale e la sovranità della Russia… Vorrei esprimere gratitudine al personale dell’FSB per la sua professionalità e coraggio, e per tutto ciò che avete fatto per la nostra Patria durante il periodo complicato ed assai gravido di responsabilità di cui stiamo parlando”.
L’FSB ha una vasta esperienza nelle operazioni di controspionaggio, data la lunga storia di interferenze delle agenzie di intelligence occidentali nelle elezioni russe. L'esempio più eclatante fu il modo in cui il team di Bill Clinton rubò la vittoria elettorale del 1996 al leader del Partito Comunista Gennady Zhuganov, consegnandola a Boris Eltsin per un secondo mandato. (Paradossalmente, fu proprio Eltsin a portare Putin da San Pietroburgo alla politica del Cremlino, e il resto è storia!)
Non appena la schiacciante vittoria di Putin è stata annunciata a Mosca, l’Occidente collettivo ha tentato di liquidare il risultato definendolo “truccato”, “messa in scena”, “elezioni presidenziali dal risultato scontato”, “predeterminate” e così via. Il fatto che Putin sia davvero un leader immensamente popolare, ampiamente sostenuto e rispettato dal popolo russo, è stato completamente ignorato.
Curiosamente, il Centro di analisi Yuri Levada, filiale del Centro Levada a Mosca, che riceve finanziamenti dal governo statunitense attraverso il National Endowment for Democracy, e afferma di essere “un’agenzia di sondaggi indipendente ben nota per le sue indagini su questioni sociopolitiche sia in Russia che in tutto il mondo” aveva stimato che il tasso di approvazione di Putin a febbraio 2024 fosse pari all’86%.
Chiaramente, il sostegno dell’87,3% ottenuto da Putin nelle elezioni del fine settimana coincide più o meno con l’indice di approvazione dell’86% stimato dal Centro Levada nel 2024 (che è, per inciso, solo marginalmente superiore al suo indice di approvazione dell’85% nel 2023).
Ciò che emerge è che le elezioni attuali riflettono il sentimento del popolo russo, cosa che hanno confermato anche i sondaggi finanziati dal governo statunitense. Non c’è da stupirsi che, a parte il mondo occidentale, la maggioranza globale si sia felicitata con Putin, ignorando la campagna diffamatoria orchestrata dall’Occidente collettivo. Il teatro dell'assurdo è arrivato a un punto tale che il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock pare abbia detto che non si sarebbe più riferita a Putin come al legittimo presidente della Russia!
Ma questa stupida campagna avrà breve durata. Il mondo sta andando avanti. Gli Stati Uniti non vogliono lasciarsi coinvolgere in una farsa così futile come quella del leader verde Baerbock. Il tango russo-statunitense tradizionalmente funziona che il perdente mantenga la testa sotto il parapetto per leccarsi le ferite e impegnarsi nuovamente per un altro giro.
Inoltre, il grande paradosso della politica estera statunitense odierna è che la sua massima priorità potrebbe non essere nemmeno quella di infangare la vittoria elettorale di Putin, che ora è una realtà geopolitica.
La nuova fissazione riguarda il rovesciamento dell’intransigente primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e un “cambio di regime” a Tel Aviv – tutto questo da realizzare in tempo reale per garantirsi la rielezione del presidente Biden alle elezioni di novembre.
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