Le cri des peuples, 15 aprile 2021 (trad.ossin)

 
Per sabotare il programma nucleare civile iraniano, Israele mette a repentaglio la pace mondiale
Scott Ritter (*)
 
La visita del capo del Pentagono Austin in Israele ci riporta alla realtà ricordandoci che, quali siano gli obiettivi politici dichiarati degli Stati Uniti, alla fine Israele riesce a ottenere tutto quel che vuole
 
 
Dopo una settimana di fruttuose discussioni tra i paesi ancora aderenti allo JCPOA - meglio noto come accordo sul nucleare iraniano – e gli Stati Uniti (che ne sono usciti nel 2018 e quindi siedono come semplici osservatori), sembrava che Stati Uniti e Iran si fossero messi d’accordo su un risultato mutualmente accettato: la cancellazione di tutte le sanzioni legate al programma nucleare imposte dagli Stati Uniti, in cambio di un ritorno dell’Iran al pieno rispetto di tutti gli impegni presi in sede di JCPOA. Il diavolo si nascondeva però nei dettagli. E alla fine della settimana, non si era ancora adottata una formula concordata sulla sequenza di iniziative da prendersi dalle due parti. E non c’era nemmeno un calendario.
 
 
Mentre i diplomatici si sforzavano di trovare una soluzione che fosse accettabile per tutte le parti, l’Iran ha celebrato sabato la sua « Giornata nazionale della tecnologia nucleare », festeggiando i suoi 11 anni di esperienza in questo settore. Il Presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha reso visita all’istallazione di arricchimento di uranio di Natanz, e ha inaugurato una cascata di 164 centrifughe IR-6 per la produzione di uranio arricchito, oltre a due cascate di prova contenenti rispettivamente 30 centrifughe IR-5 e 30 IR-6S. Inoltre Rohani ha supervisionato l’avvio dei test delle centrifughe IR-9 di ultima generazione, ed ha partecipato ad una cerimonia per l’apertura di una nuova installazione di assemblaggio di centrifughe sotterranee destinate a sostituire quelle distrutte nel luglio 2020 da un’esplosione la cui responsabilità è da attribuirsi a Israele.
 
Tutte queste iniziative del centro di arricchimento di uranio di Natanz costituiscono tecnicamente una violazione dello JCPOA. Però l’Iran sostiene che esse siano conformi a quanto stabilito dall’articolo 26 dell’accordo, secondo cui in caso di imposizione di nuove sanzioni statunitensi all’Iran, queste ultime sarebbero « motivo (per l’Iran) di cessazione dell’obbligo di rispettare gli impegni assunti in sede di accordo JCPOA, in tutto o in parte».
 

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Le vicende di sabato sono solo le ultime di una serie di misure prese dall’Iran in conformità del citato articolo 26, misure che l’Iran afferma siano « immediatamente reversibili » nel caso in cui gli Stati Uniti si conformassero nuovamente a quanto stabilito nell’accordo.
 
Le misura prese da Teheran miravano a inviare un segnale ai negoziatori statunitensi, ricordando che il tempo non gioca a loro favore. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Iran disporrebbe a Natanz di 5 060 centrifughe IR-1 di prima generazione e di 348 centrifughe IR-2 di seconda generazione. La centrifuga IR-2 è circa quattro volte più efficace della vecchia IR-1, mentre le centrifughe IR-6 da poco installate sono dieci volte più efficaci.
 
Se non ci fosse alcun vincolo, l’Iran sarebbe in grado di oltrepassare la cosiddetta « finestra di un anno » che è alla base di tutta la logica di restrizioni imposte dallo JCPOA – vale a dire il tempo occorrente all’Iran, una volta svincolato dagli obblighi imposti dall’accordo, per produrre sufficiente materiale fissile per la costruzione di una prima arma nucleare.
 
Mentre in Iran si celebrava la « Giornata nazionale della tecnologia nucleare », contemporaneamente il Segretario statunitense alla Difesa, Lloyd Austin, era in visita in Israele, dove il programma nucleare civile iraniano e i negoziati in corso sullo JCPOA sono questioni di primissimo piano.
 
Durante un discorso pronunciato domenica alla presenza di Austin, il ministro israeliano della Difesa, Benny Gantz, ha dichiarato che le relazioni statunitenso-israeliane « si basano sulla fiducia, che si è consolidata nel corso di decenni di cooperazione », sottolineando che Israele lavorerà in stretta collaborazione coi suoi alleati statunitensi, per assicurarsi che qualsiasi nuovo accordo con l’Iran garantirà gli interessi vitali del mondo e degli Stati Uniti, impedirà una corsa agli armamenti pericolosa nella nostra regione e proteggerà lo Stato di Israele ».
 
Da parte sua, il segretario Austin ha reiterato la consolidata posizione degli Stati uniti secondo cui Israele è un « partener strategico di massima importanza », le cui relazioni con gli Stati Uniti sono « al centro della stabilità e della sicurezza regionale in Medio Oriente », concludendo che « l’impegno degli Stati Uniti verso Israele è di lunga durata ed è a tutta prova ».
 
 
« La relazione bilaterale che intratteniamo con Israele è essenziale alla stabilità e alla sicurezza regionale in Medio oriente, ed abbiamo entrambi convenuto che dobbiamo lavorare in stretta collaborazione per rafforzare il partenariato strategico tra Stati Uniti e Israele » Lloyd Austin 
 
 
Proprio mentre i due responsabili si scambiavano reciproche assicurazioni di fiducia e lealtà, Israele complottava dietro le spalle dell’alleato statunitense di vecchia data, attuando un attacco segreto contro l’installazione iraniana di Natanz.
 
Per quanto il governo israeliano non abbia ufficialmente rivendicato la paternità dell’attacco, i media israeliani, citando fonti ufficiali del governo, hanno riferito che il servizio di sicurezza israeliano, il Mossad, era autore di un cyberattacco che ha provocato una grande esplosione; esso ha distrutto il sistema elettrico interno che fornisce energia, provocando il crollo di un soffitto in una delle principali sale di controllo. Non sono stati denunciati morti né feriti a causa dell’attacco, e nessun rapporto dà conto di qualche fuga di radiazione o di altri danni ambientali.
 

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L’attacco avrebbe distrutto un gran numero di centrifughe IR-1, oltre a molte altre centrifughe « avanzate », molto probabilmente i modelli IR-2 e IR-6. Fonti hanno stimato che il programma di arricchimento israeliano subirà un ritardo di nove mesi a causa dei danni subiti.
 
 
Secondo fonti di stampa iraniane vicine ai servizi di sicurezza del paese, è stato identificato una delle cause della « interruzione di elettricità », e le autorità iraniane hanno stabilito ragioni e modalità dell’esplosione; sono state prese delle iniziative per « riportare la centrale a pieno regime ».
 
E qui sta il problema: l’Iran ha detto che sostituirà le centrifughe IR-1 distrutte con dei modelli « avanzati » che sono incompatibili con gli impegni presi in sede JCPOA. Ha anche detto che sposterà le sue capacità di arricchimento avanzato lontano da Natanz, nella installazione sotterranea bunkerizzata di Fordow.
 
 
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Si tratta di misure di carattere più permanente e che contraddicono le precedenti assicurazioni dell’Iran relative al fatto che le iniziative intraprese ai sensi dell’articolo 26 sarebbero immediatamente reversibili nel caso che gli Stati Uniti rientrino nello JCPOA. Si tratta probabilmente del risultato sperato da Israele – creare le condizioni perché l’Iran violi gli impegni derivanti dall’accordo e rendere difficile, se non impossibile, una « immediata reversibilità » delle misure adottate in virtù dell’articolo 26.
 
 
Il presunto attacco di Israele contro Natanz è da condannare per diverse ragioni. Se fosse scattato poco prima, avrebbe potuto uccidere un gran numero di tecnici superiori, di scienziati nucleari e di uomini politici che si trovavano in quel sito per celebrare la « Giornata nazionale della tecnologia nucleare ». Anche se Israele ha probabilmente programmato il suo attacco in modo da evitare un simile esito, il fatto che Tel Aviv sia in grado di effettuare un simile attacco dà da pensare.
 
Se un qualsiasi altro paese del mondo attaccasse una installazione per l’arricchimento dell’uranio che opera sotto la garanzia dell’AIEA, sarebbe giustamente criticato e scatterebbero delle rappresaglie severe. Israele opera, però, sotto l’egida dell’immunità diplomatica assicurata dagli Stati Uniti. Come tale, è intoccabile, quale che sia la gravità delle sue azioni – perfino, come in questo caso, se esse violino gli imperativi e le priorità diplomatiche e di sicurezza degli Stati Uniti [avrebbe potuto provocare una catastrofe degna di Chernobyl o Fukushima].
 
Segno tuttavia che l’attacco contro l’installazione di Natanz non è forse riuscito a sabotare i negoziati statunitenso-iraniane sullo JCPOA, Stati Uniti e Iran hanno dichiarato che i colloqui riprenderanno a Vienna in settimana.
 
(*) Scott Ritter è un ex ufficiale dell’intelligence del Corpo dei Marines statunitensi. Ha operato in Unione Sovietica come ispettore del trattato INF, e ha fatto parte dello staff del generale Schwarzkopf durante la Guerra del Golfo del 1991-1998 come ispettore delle armi dell’ONU
 
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Le cris des peuples, 13 aprile 2021 (trad. ossin)
 
L’Iran assicura una risposta alla « scommessa malvagia » di Israele dopo il sabotaggio al sito nucleare di Natanz
 
Il Ministro iraniano degli Affari esteri ha avvertito Israele che l’attacco contro il sito atomico di Natanz non fermerà il programma nucleare del paese e costituirà anzi un punto di forza supplementare nei negoziati per rilanciare lo JCPOA.
 
Parlando al fianco del suo omologo russo martedì, il ministro iraniano per gli Affari esteri, Mohammad Javad Zarif, ha detto che Israele ha fatto una « scommessa malvagia » sabotando il sito nucleare di Natanz.
 
Ha aggiunto che la posizione dell’Iran nei negoziati sullo JCPOA, l’accordo del 2015 che limita le ambizioni nucleari di Teheran, si è rafforzata con il sabotaggio israeliano. « Gli Israeliani pensavano che l’attacco avrebbe indebolito la nostra posizione nei colloqui di Vienna, ma al contrario esso la rafforzerà ».
 
 
Zarif ha detto ancora che Natanz continuerà ad essere un importante sito di arricchimento dell’uranio. « Vi assicuro che in un futuro non lontano a Natanz saranno installate centrifughe per l’arricchimento dell’uranio più avanzate », ha dichiarato. L’Iran ha già annunciato che d’ora in avanti arricchirà l’uranio al 60%, contro il 20% precedente. L’accordo sul nucleare fissa la soglia massima di arricchimento al 3.67%.
 
Zarif ha ringraziato Mosca per la « posizione ferma assunta contro il sabotaggio a » ed ha invitato Washington a tornare senza ritardo all’interno degli accordi JCPOA.
 
La centrale nucleare iraniana sotterranea di Natanz ha subito una interruzione di corrente domenica. Il Portavoce del Ministero iraniano per gli Affari esteri, Saeed Khatibzadeh, ha definito il presunto sabotaggio israeliano come un « crimine contro l’umanità », giacché esso avrebbe potuto provocare una catastrofe.
 
Israele non ha rivendicato la paternità dell’attacco, ma i media israeliani hanno riferito che esso è stato compiuto dl Mossad, l’agenzia di intelligence del paese.
 
 
 
L’Iran ha anche considerato il coinvolgimento presunto di Israele nell’attacco del sito nucleare come una provocazione contro Teheran e un tentativo di sabotare le discussioni in corso a Vienna, miranti a riattivare l’accordo sul nucleare iraniano del 2015, dal quale il presidente Donald Trump è uscito unilateralmente nel 2018. Se così fosse, sarebbero abolite alcune delle sanzioni paralizzanti contro l’Iran.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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