Inchiesta, dicembre 2011 - E’ stato messo in moto un mostruoso dispositivo di indottrinamento e di azioni psicologiche, per mezzo delle emittenti occidentali e di quelle delle petromonarchie, vale a dire Al-Jazeera e Al-Arabia. Il loro martellamento mediatico ha disorientato perfino i più avvertiti. Molti si sono fatti convincere dal loro intrigo mediatico che ha legittimato la Lega dello spregevole Amr Moussa...





Gli Stati arabi ostaggio della loro “Lega”
Djerrad Amar


Parte seconda
Attraverso la Lega, ci si permette oramai di escludere, di sanzionare e di minacciare di intervento militare straniero, gli Stati membri le cui politiche non si conciliano col punto di vista e con gli obiettivi dell’Occidente nella regione, in particolare sul predominio di Israele, conformemente ai progetti del “Grande Medio Oriente”. Questo progetto, di dissolvimento del mondo mussulmano nelle fondamenta euro-atlantiste, consiste nel favorire sommovimenti popolari -  mettendo in conflitto gli arabi mussulmani e i cristiani, i mussulmani sciiti e sunniti, le etnie – per poi ricomporre la situazione nel senso desiderato. Il grande capitale, che non conosce limiti geografici o morali, considera il Medio Oriente di un interesse vitale, una regione che occorre dominare con tutti i mezzi.

E’ stato messo in moto un mostruoso dispositivo di indottrinamento e di azioni psicologiche, per mezzo delle emittenti occidentali e di quelle delle petromonarchie, vale a dire Al-Jazeera e Al-Arabia. Il loro martellamento mediatico ha disorientato perfino i più avvertiti. Molti si sono fatti convincere dal loro intrigo mediatico che ha legittimato la Lega dello spregevole Amr Moussa e che sembra anche sponsorizzare l’altro nuovo egiziano  Nabil Al-Arabi, che non fa altro che leggere ciò che gli viene scritto dal ministro degli affari esteri del Qatar. Per ottenere ancora più legittimazione, si strumentalizza anche la religione, ottenendo l’appoggio di Sceicchi stimati che emettono delle “fatwa” scellerate che considerano lecite o illecite le medesime cose e comportamenti a seconda di che cosa si voglia ottenere dal paese in questione, fondandosi su interpretazioni orientate e interessate di taluni precetti dell’islam, giungendo perfino a considerare lecita l’aggressione della Libia da parte della NATO oppure facendo un chiaro appello al bagno di sangue in Siria, come fa l’imam sunnita siriano al-Aroor, rifugiatosi in Arabia Saudita. E ancora il sinistro Sceicco Al-Qardawi, il protetto dell’Emiro del Qatar, l’autore della “fatwa” che autorizzava l’invasione della Libia e l’assassinio di Gheddafi, che invita adesso i Libici a… “riconciliarsi”, nello stesso momento in cui autorizza i ribelli siriani a fare appello alla NATO. Questo “Islam”, modulabile a seconda degli interessi dei potenti di turno e delle loro chimere, è molto strano!

In questa offensiva, si nota bene che sono i regimi “repubblicani” refrattari, e non le monarchie, ad essere sotto tiro per renderli obbedienti o per istallare dei governi composti spesso da oppositori felloni e rinnegati. Non certo gli Stati detti “Islamici”, strutturati in Emirati, che pure sostengono le tendenze retrograde, oscurantiste e violente definite come “terroriste islamiste”, che l’Occidente dice di combattere, Ma che strumentalizza, come in Libia, secondo i propri desiderata.

Cosa si constata in Libia? Un CNT – istallato dalla NATO, “rappresentante legittimo del popolo libico”, per restaurare un Stato vassallo – che è nel panico e braccato e non riesce a varare un governo rappresentativo e che fa di nuovo appello alla “comunità internazionale” per essere aiutato a sbarazzarsi degli stessi ribelli che aveva assoldato per creare il caos. Un CNT che tenta di recuperare i quadri del deposto regime per ricostruire uno stato e ripartire, perché è impossibile a farsi con l’esercito di miliziani ignoranti che hanno utilizzato come carne da cannone per distruggere il paese e sprofondano nell’ozio. Un CNT che vede Bengasi rivoltarsi contro con manifestazioni che chiedono una “nuova rivoluzione”. Dei Libici che, essendo vissuti nella Jamahiriya meglio di molti europei per le facilitazioni e i beni gratuiti che il sistema assicurava, si ritrovano adesso, dopo avere abbattuto “chi dava loro da mangiare”, costretti ad elemosinare il cibo o a darsi al saccheggio, al racket o al traffico di armi. Un paese destrutturato e reso insicuro per mano di briganti e di avventurieri che hanno ucciso decine di migliaia (tra 50 e 70.000 morti) di loro compatrioti civili, aiutati dai bombardamenti della NATO-Un paese dove il popolo, di temperamento vendicativo e tribale, non dimenticherà mai il sangue innocente versato e gli stupri. Un paese ridotto alla mendicità e alla penuria, anche di denaro, dopo decine di anni di vita agiata. Delle milizie all’inizio “unite” ma che adesso, in conflitto, si fanno la guerra. Dei “rivoluzionari” composti da prigionieri liberati, da frustrati, da ignoranti, da nullafacenti – fregati e costretti oggi al saccheggio e alla rapina, che diventano un esercito di disoccupati…armati che sfidano la nuova autorità. Una autorità – composta in gran parte da oppositori opportunisti e cupidi, che appartengono a correnti contrastanti sotto la tutela della NED/CIA e del MI6, o rinnegati – che non riesce ad assumere il controllo del territorio libico a causa dell’insicurezza e degli attentati. Un paese dove i Libici, abituati al benessere ed ai comfort, non sapranno mai fare il lavoro che era riservato alla mano d’opera immigrata e che rappresentava più del 50% della popolazione attiva; sì, come chiedere a 2 milioni di libici di rimpiazzare i 2 milioni di immigrati che sono partiti. Anche i candidati all’emigrazione non vi si avventureranno più a causa dell’insicurezza e delle casse vuote. Un paese dove si è lasciato posto al disordine e dove si è acceso lo spirito di resistenza con la nascita di un “Fronte di liberazione”. Lo Stato libico, con le sue istituzioni, è completamente distrutto e per lungo tempo! Ma cosa credevano questi imbecilli del CNT?”, diceva Allain Jules. Citiamo anche Felix Houphouet-Boigny: “si apprezza la vera felicità solo quando si è persa”.

Nel caso della Libia, il ruffiano incaricato di far realizzare l’operazione in subappalto dalla Francia di Sarkozy e di ottenere l’appoggio della Lega araba è stato il filosofo del male, Bernard-Henri Levy. Prima ancora che la Libia cadesse, questo manipolatore sionista franco-israeliano aveva dichiarato, all’Università di Tel Aviv, in compagnia di Tzipi Livni, “se riusciremo a far cadere Gheddafi, questo sarà un messaggio per Assad”. Ha anche dichiarato, durante una riunione del CRIF, “è come ebreo che ho partecipato a questa avventura politica, che ho contribuito a definire i fronti, che ho contribuito a elaborare per il mio paese e per un altro paese una strategia e delle tattiche”. Nonostante le dichiarazioni di Rasmussen, che nel mese di ottobre aveva affermato che l’alleanza non aveva “alcuna intenzione di intervenire in Siria… il solo modo di avanzare in Siria… è di tenere conto delle aspirazioni legittime del popolo siriano… noi abbiamo assunto la responsabilità dell’operazione in Libia perché vi era un chiaro mandato delle Nazioni Unite, perché avevamo avuto un sostegno forte e attivo dei paesi della regione… nessuna di queste condizioni si è realizzata in Siria”, le cose sono evolute in altro modo.

Rieccoci in Siria con le stesse tattiche, menzogne e manipolazioni con l’uso degli stessi metodi e delle stesse procedure! Vale a dire: 1/ Fare infiltrare le manifestazioni pacifiche e legittime da gruppi incaricati di trasformare le rivendicazioni in rivolte contro il regime e incaricare altri imboscati di sparare sui manifestanti; nello stesso tempo si attivano le cellule dormienti per il passaggio alla azione armata. 2/ Addossare la responsabilità di queste azioni al regime, accusandolo di “uccidere i manifestanti che manifestano pacificamente”. 3/ Ingannare l’opinione pubblica, facendole credere che si tratti di un regime “dittatoriale, repressivo” e farlo condannare dalla “comunità internazionale”. 4/ Proporre al Consiglio di Sicurezza delle risoluzioni che prevedano sanzioni economiche, al fine di esacerbare le cose e spingere il popolo a ribellarsi contro i dirigenti. 5/ Ottenere il permesso di ingresso per degli osservatori e dei “giornalisti” che sono di fatto delle spie di guerra. 6/ Intervenire militarmente con pretesti umanitari, in particolare per “proteggere i civili”. 7/ Creare il caos. 8/ Creare una entità, in luogo e al posto del governo, composto da elementi prezzolati. 9/ Tradurre i governanti come criminali di guerra davanti a un Tribunale Speciale. (segue)


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