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Xinhua, 9 marzo 2017 (trad. ossin)
 
Il rapporto ufficiale del governo cinese sullo stato dei diritti umani negli Stati Uniti – Parte seconda
Ufficio informazioni del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare cinese
 
Parte 1
 
IV. La discriminazione razziale si aggrava
 
Nel 2016, le relazioni razziali negli Stati Uniti hanno continuato a deteriorarsi. Vi sono stati numerosi casi di Afro-Americani uccisi dalla polizia bianca. La gestione dell’ordine pubblico e l’amministrazione della giustizia sono influenzati dalla discriminazione razziale. Si constata un gap sistematico tra i Bianchi e le minoranze razziali, sia nei tassi occupazionali che nel livello dei redditi. Le minoranze subiscono diversi trattamenti discriminatori nelle scuole e nella vita sociale. Il sito internet USA Today ha pubblicato, il 14 luglio 2016, un sondaggio che dimostra come il 52% degli Statunitensi ritenga che il razzismo nei confronti dei Neri costituisca un problema «estremamente» o «molto» serio. Secondo un sondaggio del New York Times-CBS News, il 69% degli intervistati ha dichiarato che le relazioni razziali negli Stati Uniti sono pessime in linea generale. Sei Statunitensi su dieci hanno dichiarato che vanno peggiorando, con una crescita rispetto al 38% di un anno fa (www.usatoday.com, 14 luglio 2016).
 
La polizia uccide un Nero durante le fasi dell'arresto
 
I casi di uccisioni di Afro-Americani da parte della polizia non sono fatti isolati. Secondo il sito internet Mapping Police Violence, la polizia ha ucciso almeno 303 Afro-Americani nel 2016 (mappingpoliceviolence.org, dicembre 2016). Il 5 luglio 2016, Alton Sterling, un Afro-Americano di 37 anni, litigava con altre persone davanti ad un supermercato a Baton Rouge, Indiana. I poliziotti intervenuti lo hanno steso per terra, gli si sono messi a cavalcioni sul corpo e lo hanno ucciso con diversi colpi d’arma da fuoco (edition.cnn.com, 8 luglio 2016). Il 6 luglio 2016, la polizia del Minnesota ha controllato una vettura i cui fari posteriori erano malfunzionanti ed ha sparato su un Afro-Americano, Philando Castille, intento a cercare la patente e la sua carta grigia per esibirla agli agenti. La madre di Castille ha dichiarato che suo figlio era «un Nero che si è trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato» e ha aggiunto che era in corso «una guerra silenziosa contro gli Afro-Americani». Il governo degli Stati Uniti ha ammesso che entrambi i casi non erano incidenti isolati, ma sintomatici di problemi più ampi, che concernono il sistema della giustizia degli Stati Uniti (www.bbc.com, 7 luglio 2016). Due uccisioni consecutive da parte della polizia hanno scatenato violente manifestazioni in tutto il paese. Il 7 luglio 2016, durante le manifestazioni a Dallas, in Texas, cinque poliziotti sono stati uccisi e nove altri feriti da un veterano afro-americano, che ha dichiarato di aver voluto uccidere dei poliziotti bianchi, per protestare contro la brutalità poliziesca (www. Usatoday.com, 14 luglio 2016). Un rapporto del Washington Post sulle sparatorie della polizia nel 2015 ha dimostrato che i Neri sono 2,5 volte più suscettibili di essere colpiti e uccisi dalla polizia rispetto ai Bianchi. Gli uomini neri disarmati sono cinque volte più suscettibili di essere colpiti e uccisi dalla polizia, degli uomini bianchi disarmati (www.washingtonpost.com, 6 dicembre 2016). Il 17 febbraio 2016, Paul Gaston, un uomo di Cincinnati di 37 anni, dopo essere rimasto vittima di un grave incidente d’auto, veniva abbattuto da tre poliziotti. La polizia ha sostenuto che aveva dato l’impressione di volere afferrare una pistola che teneva nella cintura, ma si trattava di un’arma giocattolo. Il giorno prima, un uomo bianco aveva anche lui puntato una pistola giocattolo contro la polizia di Cincinnati, ma i poliziotti non avevano esploso nemmeno un colpo contro di lui, limitandosi ad arrestarlo per turbamento dell’ordine pubblico. Il New York Daily News ha commentato questi due incidenti e il loro esito diverso, che hanno evidenziato il diverso approccio che i poliziotti hanno nei confronti degli uomini bianchi e neri e il doppio standard razziale che vige negli USA (www.nydailynews.com, 19 febbraio 2016). Il sito del Washington Post ha scritto, il 6 dicembre 2016, che Edgar Maddison Welch, di 28 anni, è entrato in un ristorante della zona ovest di Washington portando con sé un fucile semiautomatico. Welch è uscito dal ristorante disarmato e con le mani in alto, e la polizia non lo ha ucciso (www.washingtonpost.com, 6 dicembre 2016). Per contro, il 16 settembre 2016, Terence Crutcher è stato ucciso dalla polizia a Tulsa, in Oklahoma. Crutcher aveva le mani in alto e mostrava le spalle. Nonostante ciò l’ufficiale di polizia ha usato una pistola Taser contro di lui (www.cbsnews.com, 19 settembre 2016).
 
La discriminazione razziale nell’applicazione della legge e della giustizia è una pratica corrente. Il sito internet del New York Times ha scritto, il 10 agosto 2016, che Baltimora pratica la «tolleranza zero», e ciò incoraggia i poliziotti a effettuare molti arresti, perquisizioni e fermi per infrazioni minori, usando molta discrezionalità. Simili pratiche hanno portato a ripetute violazioni dei diritti costituzionali e statutari. I dati forniti dagli stessi servizi di polizia dimostrano che i poliziotti che adottano la filosofia della tolleranza zero concentrano la loro attenzione sugli uomini afro-americani che risiedono nei quartieri poveri, chiudendo un occhio sulle medesime infrazioni nei quartieri bianchi più ricchi (www.nytimes.com, 10 agosto 2016). Un sondaggio dell’Istituto di ricerca sulla religione pubblica negli Stati Uniti ha rivelato che il 64% degli Afro-Americani ritiene che i maltrattamenti inflitti dalla polizia costituiscano un problema della massima rilevanza nella loro comunità. Più dell’81% degli Statunitensi neri ha dichiarato che gli omicidi commessi contro gli Afro-Americani riflettono il modo in cui la polizia tratta gli Afro-Americani (www.prri.org, 7 agosto 2016). Il sito internet del Washington Post ha scritto, il 31 agosto 2016, che cinque anni orsono la polizia di South Bend, in Indiana, ha scambiato DeShawn Franklin, uno studente di 18 anni, con un altro sospetto e ha fatto irruzione a casa sua senza mandato di perquisizione. Lo ha ripetutamente picchiato ed è stata usata contro di lui una pistola paralizzante. Ad agosto 2016, il giurì ha concluso che gli agenti avevano violato i diritti costituzionali di Franklin, condannando ciascun accusato a pagare a Franklin e ai suoi genitori un dollaro per la violazione dei suoi diritti. La somma totale fu di 18 dollari per danni e interessi. Mario Sims, un pastore di South Bend, ha dichiarato che il carattere irrisorio del risarcimento inviava un messaggio forte a Franklin e alla sua famiglia: «I vostri diritti valgono un dollaro» (www.washingtonpost.com, 31 agosto 2016).
 
E’ cresciuta la forbice tra i Bianchi e le minoranze, sia in termini di tassi di disoccupazione, che di livello di redditi. Secondo l’Ufficio statunitense di statistiche del lavoro, il tasso di disoccupazione degli Afro-Americani, a dicembre 2016, era quasi il doppio di quello degli Statunitensi bianchi. Il tasso di disoccupazione dei Latino-Americani era del 35% superiore a quello dei Bianchi (www.bls.gov, 6 gennaio 2017). Il New York Daily News scriveva, il 21 settembre 2016, che il gap salariale tra Bianchi e Neri era al livello massimo degli ultimi quattro decenni. Nel 2015, il gap salariale orario tra Neri e Bianchi è cresciuto fino al 26,7%, i Bianchi guadagnando in media 25,22 dollari l’ora, contro i 18,49 dollari dei Neri (www.nydailynews.com, 21 settembre 2016). Quasi 40 anni fa, nel 1979, la differenza salariale oraria tra uomini neri e uomini bianchi era del 22%, ma è salita al 31% nel 2015. Il gap salariale orario tra le donne nere e bianche è passato dal 6% al 19% (www.theguardian.com, 20 settembre 2016). L’American National Women’s Law Center ha accertato che le donne latine guadagnano 54 cent per ogni dollaro guadagnato dagli uomini bianchi. Le donne nere e latine perderebbero più di 877.000 dollari e un milione di dollari, rispettivamente, nel corso di una carriera di 40 anni, in rapporto a loro omologhi bianchi (www.theguardian.com, 16 agosto 2016).
 
Le sanzioni disciplinari sono diversamente applicate a seconda del gruppo razziale di appartenenza nelle scuole pubbliche. I dati forniti dal ministero dell’Educazione degli Stati Uniti dal 2013 al 2014 mostrano che, tra i 2,8 milioni di studenti sospesi dalla scuola, 1,1 milioni sono Afro-Americani. La probabilità di sospensione per gli studenti afro-americani è di 3,8 volte superiore a quella degli studenti bianchi (www.ibtimes.com, 25 agosto 2016). Il sito internet USA Today ha scritto, il 5 ottobre 2016, che l’Indian River School District del Delaware aveva aperto la scuola George Washington Carver a Frankford, quale istituto educativo speciale per gli studenti indisciplinati. Nel distretto scolastico di Indian River, gli studenti bianchi sorpresi con un telefono cellulare a scuola si vedono in genere sequestrare i loro telefoni per una giornata, ma uno studente afro-americano viene direttamente mandato a Carver. Gli studenti afro-americani sono stati mandati a Carver in numero sproporzionato e con diversi pretesti e sono stati segregati per periodi di tempo arbitrari, tanto da negare ad essi il servizio educativo. Un gruppo di genitori ha fatto causa dinanzi la Corte federale, affermando che la scuola era diventata una «discarica» di studenti afro-americani (www.usatoday.com, 5 ottobre 2016).
 
I mussulmani subiscono discriminazioni sempre più gravi. Il sito internet del Washington Post ha scritto, il 9 dicembre, che l’82% degli Statunitensi pensa che i mussulmani negli Stati Uniti siano discriminati, e una maggioranza del 57% pensa che lo siano “molto”, vale a dire sette punti di più rispetto all’ultimo sondaggio di tre anni fa. Le inchieste di Pew Research Center mostrano che i mussulmani si considerano da anni come il gruppo maggiormente discriminato negli Stati Uniti (www.washingtonpost.com, 9 dicembre 2016).
 
La discriminazione razziale è vivamente condannata dalle Nazioni Unite, Dopo avere effettuato delle inchieste negli Stati Uniti dal 9 al 29 gennaio 2016, il Gruppo di esperti sulle persone di origine africana del Consiglio per i diritti dell’uomo ha espresso serie inquietudine per gli omicidi commessi dalla polizia, per la presenza della polizia nelle scuole e la violenza contro la comunità afro-americana, i pregiudizi razziali nel sistema di giustizia penale, l’incarcerazione massiccia e la criminalizzazione della povertà che tocca in modo sproporzionato gli Afro-Americani. La signora Mireille France, che attualmente guida il gruppo di esperti delle Nazioni Unite, ha sottolineato: «Il gap persistente in quasi tutti gli indici di sviluppo umano, come la speranza di vita, i redditi e la ricchezza, il livello di istruzione, la casa, l’impiego e il lavoro, tra gli Afro-Americani e il resto della popolazione statunitense, rispecchia un livello di discriminazione strutturale che frappone di fatto degli ostacoli per le persone di ascendenza africana e limita l’esercizio dei loro diritti umani» (www.un.org, 29 gennaio 2016). Il rapporto di questo gruppo di esperti dell’ONU dimostra che il governo statunitense non ha assolto ai suoi obblighi di tutela dei diritti dei cittadini di origine africana e che il razzismo sistematico e strutturale continua ad avere un impatto negativo sui diritti civili, politici, economici, sociali e culturali degli Afro-Americani di oggi. Questo rapporto critica in modo particolare le uccisioni della polizia e le distorsioni razziste del sistema giudiziario. Molti casi provano che la violenza e il ricorso eccessivo alle armi letali sono una realtà nelle procedure di applicazione della legge e che tali comportamenti restano per lo più impuniti. I massacri polizieschi e i traumatismi che provocano ricordano il «terrore razziale e i linciaggi» del passato. L’impunità per la violenza di Stato ha provocato la crisi attuale dei diritti dell’uomo e deve trovare risposte urgenti. Secondo il rapporto, le uccisioni commesse dai poliziotti contro cittadini disarmati di origine africana sono solo la punta dell’iceberg della discriminazione razziale dilagante nel sistema giudiziario. Il tasso di incarcerazione degli uomini afro-americani è 5,9 volte maggiore di quello dei Bianchi, mentre quello delle donne afro-americane è 2,1 volte superiore a quello delle Bianche. Gli Afro-Americani rappresentano solo il 14% della popolazione degli Stati Uniti, ma costituiscono il 36% dei prigionieri federali e statali. Gli Afro-Americani vengono considerati fin dalla nascita come pericolosi gruppi criminali e subiscono una presunzione di colpevolezza. Gli Afro-Americani sono più suscettibili di subire gravi sanzioni penali dei Bianchi, in particolare per quanto riguarda la pena capitale. Il rapporto sottolinea che gli Afro-Americani si trovano in una situazione di grave diseguaglianza anche per quanto riguarda la scuola, la sanità, la casa e l’occupazione. Il 26% (più di 10 milioni) di Afro-Americani resta impantanata nella povertà e il 12% vive in condizioni che si definiscono di «grande povertà». Nel 2015, tra i più di mezzo milione di senzatetto degli Stati Uniti, gli Afro-Americani erano il 40,4% (www.un.org, 18 agosto 2016). 
 
V. Le donne, i bambini e le persone anziane sono senza protezione

 

 
Nel 2016, la situazione della protezione dei diritti delle donne, dei bambini e delle persone anziane negli Stati Uniti è inquietante. Le donne vengono pagate molto meno, rispetto ai colleghi maschi che fanno lo stesso lavoro, e sono spesso vittime di molestie sessuali e di aggressioni. Il tasso di povertà tra i bambini è rimasto elevato e di tempo in tempo si registrano casi di maltrattamenti di persone anziane.
 
Le differenze salariali tra i sessi restano importanti. Le donne erano pagate molto meno, rispetto ai colleghi maschi che fanno lo stesso lavoro, nel 2016 (www.washingtonpost.com, 8 marzo 2016). Un’analisi ha rivelato che le funzionarie della città di New York vengono pagate il 18% meno degli uomini (www.nydailynews.com, 11 aprile 2016). Il gap salariale tra i sessi dei supervisori di San Diego è ancora maggiore. Le donne che lavorano per i supervisori della contea di San Diego guadagnano circa 37.000 dollari in meno, in salario annuale lordo, rispetto ai colleghi maschi (www.sandiegouniontribune.com, 14 agosto 2016). Uno studio delle statistiche del lavoro effettuato dal National Women’s Law Center (www.sandiegouniontribune.com, 10 aprile 2016) rivela che le donne costituiscono circa il 60% dei lavoratori californiani che guadagnano un salario minimo o meno.
 
Le molestie e le aggressioni sessuali sono frequenti. Il sito internet USA Today annuncia, il 7 luglio 2016, che circa una donna su quattro dichiara di essere stata molestata sul luogo di lavoro (www.usatoday.com, 7 luglio 2016). Aggiunge che, molte delle vittime essendo troppo spaventate per denunciare, gli avvocati e gli esperti calcolano che il numero reale dei casi è probabilmente molto più elevato. Il sito internet del New York Post, in data 14 luglio 2016, dice che un’inchiesta ha rivelato che il deputato del Tennessee, Jeremy Durham, ha sfruttato la propria posizione per molestare sessualmente almeno 22 stagiste, lobbiste, dipendenti e lavoratrici politiche (nypost.com, 14 luglio 2016). Nel campo dell’applicazione della legge, la polizia degli Stati Uniti non ha fornito adeguata protezione alle vittime di aggressione sessuale e assume atteggiamenti di grande disprezzo verso le vittime. Il 28 ottobre, il New York Times riferiva che gli agenti di Baltimore hanno talvolta umiliato le donne che tentavano di denunciare un’aggressione sessuale e hanno trascurato le indagini su denunce presentate da alcune vittime. Alcuni ufficiali hanno dato la colpa alle vittime o le hanno indotto a non riconoscere i loro assalitori. Si registrano anche alcune denunce secondo le quali taluni poliziotti avrebbero preso di mira persone appartenenti a settori vulnerabili della popolazione – gente che si prostituisce – costringendole a offrire loro favori sessuali per non essere arrestate, o denaro o stupefacenti (www.nytimes.com, 2016). Un articolo del Los Angeles Times del 28 ottobre afferma che quasi la metà della donne povere sono state oggetto di violenza durante gli ultimi 12 mesi; più di un quarto è stata aggredita sessualmente (www.latimes.com, 28 ottobre 2016). Alla data del 26 febbraio 2016, inchieste federali aventi oggetto episodi di violenza sessuale erano in corso in 167 collegi e università, secondo il ministero dell’Educazione. Un sondaggio della Washington Post-Kaiser Family Foundation del 2015 ha rivelato che il 20% delle ragazze che ha frequentato il college per quattro anni ha dichiarato di essere stata aggredita sessualmente (www.washingtonpost.com, 5 marzo 2016). Un sondaggio svolto tra gli studenti diplomati di Santa Cruz ha rivelato che il 32,6% dei 200 che hanno risposto ha dichiarato di aver subito molestie sessuali o di avere conosciuto qualcuno che le aveva subite (www.latimes.com, 2 marzo 2016). Violenze sessuali si sono registrate anche nelle scuole primarie e secondarie. Nell’anno scolastico 2015, il ministero dell’Educazione ha ricevuto 65 denunce relative a violenze sessuali dai distretti scolatici, dalla materna al 12°anno – vale a dire il triplo di quelle ricevute l’anno precedente (www.washingtonpost.com, 17 gennaio 2016). Il sito internet del Miami Herald, il 21 settembre, racconta di una ragazza di 16 anni che ha denunciato al suo liceo di essere stata aggredita sessualmente, ma la scuola non ha risposto correttamente e la ragazza è rimasta ancora più traumatizzata durante l’inchiesta. Alla fine è stata sospesa (www.miamiherald.com, 21 settembre 2016).
 
La protezione dei diritti dei bambini è insufficiente. Lo U.S. Urban Institute, l’11 settembre 2016, ha pubblicato un rapporto relativo al fatto che circa 6,8 milioni di persone tra i 10 e i 17 anni soffrono di insicurezza alimentare. In situazioni di insicurezza alimentare acuta, taluni giovani si abbandonano a comportamenti criminali come lo spaccio di droga o il furto di oggetti da rivendere. Alcuni giovani si prostituiscono per procurarsi di che mangiare. In alcune comunità, gli adolescenti parlano della prigione o della bocciatura a scuola (in modo da poter frequentare i corsi estivi e avere accesso alla mensa scolastica) come strategie utili ad assicurarsi pasti regolari (www.urban.org, 11 settembre 2016). Un sondaggio del Pew Research Center rivela che circa il 59% degli intervistati dice che il governo non fa abbastanza per i poveri o per i bambini (www.pewsocialtrends.org, 4 febbraio 2016). Un rapporto del sito internet di Associated Press, in data 14 ottobre, dice che, nei primi sei mesi del 2016, dei minori sono morti a causa di colpi d’arma accidentali, ad un ritmo di uno ogni due giorni (bigstory.ap.org, 14 ottobre 2016). Il sito internet di USA Today scriveva, il 5 ottobre, che un recente studio stima che più di 160.000 bambini in 19 Stati sono vittima di punizioni corporali nelle scuole ogni anno (www.usatoday.com, 5 ottobre 2016). A metà settembre, in Texas, più di 14.000 bambini non sono stati sottoposti a controllo nei termini di legge, dopo denunce di abusi. Alcuni bambini morti per violenze, erano stati già segnalati inutilmente ai servizi di protezione dell’infanzia (www.mystatesman.com, 4 ottobre 2016).
 
Le persone anziane vivono con difficoltà. In un rapporto pubblicato sul sito internet del Christian Science Monitor, in data 15 giugno, le stime del Centro nazionale USA sui maltrattamenti delle persone anziane danno 5 milioni di persone anziane vittime di violenza ogni anno, il 90% maltrattati da membri della famiglie e la metà dai loro figli. L’abuso può essere verbale, finanziario, fisico o sessuale (www.csmonitor.com, 15 giungo 2016). La situazione delle donne anziane è altrettanto inquietante. L’Istituto nazionale per la sicurezza sociale ha stimato che le donne sono per l’80% più suscettibili degli uomini di impoverirsi a 65 anni o più. Le donne da 75 a 79 anni sono tre volte più suscettibili (www.chicagotribune.com, 10 luglio 2016).
 
VI. Le flagranti violazioni dei diritti umani in altri paesi
 
Nel 2016, gli Stati Uniti hanno continuato a violare i diritti umani in altri paesi, provocando enormi perdite civili. I loro programmi di sorveglianza del mondo hanno colpito la vita privata di cittadini di altri paesi, e gli Stati Uniti hanno aperto campi di detenzione in diversi luoghi del globo, nei quali dei prigionieri sono stati illegalmente detenuti e torturati.
 
Gli attacchi aerei hanno provocato un gran numero di vittime civili. Secondo Airwars, un progetto che segue gli attacchi aerei in Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno ripetutamente organizzato coalizioni per lanciare attacchi aerei contro le forze militari in Iraq e in Siria, a partire dall’8 agosto 2014. Alla data del 19 dicembre 2016, gli Stati Uniti hanno effettuato 7.258 attacchi aerei contro l’Iraq e 5.828 contro la Siria, provocando 733 incidenti e un numero stimato di morti civili tra i 4.588 e 6.127 (www.airwars.org, 19 dicembre 2016). Secondo un rapporto del sito del Los Angeles Times del 2 dicembre, un raid aereo statunitense ha ucciso almeno 15 civili nella provincia di Nangarhar in Afghanistan (www.latimes.com, 2 dicembre 2016). Dal 2009, il numero di civili uccisi dai droni statunitensi è di oltre 800 in Pakistan, in Yemen e in Somalia (www.theguardian.com, 1° luglio 2016).
 
La questione della detenzione illegale e della tortura di prigionieri di altri paesi è rimasta irrisolta. Il governo degli Stati Uniti ha promesso di chiudere il campo di detenzione di Guantánamo Bay nel 2009, ma al 4 dicembre 2016 vi erano ancora 59 detenuti (www.cnn.com, 4 dicembre 2016). Secondo un articolo del Washington Post del 14 giugno, l’American Civil Liberties Union (ACLU) ha intentato un processo contro la CIA per violazione della «libertà di informazione» e l’ha costretta a pubblicare 50 documenti declassificati. Un rapporto declassificato rivela che, in una prigione della CIA in Afghanistan conosciuta col nome di fossa di sale, il miliziano Gul Rahman è stato rinchiuso in una cella «estremamente fredda», è stato torturato versandogli acqua sul corpo ed è morto di ipotermia durante la detenzione (www.washingtonpost.com, 16 giugno 2016). Un documento dal titolo Descrizione delle pressioni fisiche, racconta come la CIA torturi i detenuti, con schiaffi sul viso, l’uso di fasce, di «insetti» e di «seppellimenti simulati». Nel novembre 2016, il procuratore capo della Corte penale internazionale ha dichiarato in un rapporto che le forze armate USA e la CIA avrebbero commesso dei crimini di guerra, torturando dei detenuti in Afghanistan (www.csmonitor.com, 15 novembre 2016).
 
Gli Stati Uniti hanno proseguito i loro programmi di spionaggio su larga scala. I servizi di informazione degli Stati Uniti hanno a lungo controllato leader e uomini politici di altri Stati, istituzioni diplomatiche e gente comune. Anche dopo che l’agente della National Security Agency (NSA), Edward Snowden, ha consegnato ai media i programmi di sorveglianza statunitensi nel giugno 2013, gli Stati Uniti hanno continuato a allargare la sorveglianza di leader e dirigenti di altri Stati, nonostante le critiche. Nel 2016, la CIA ha investito nello spionaggio di Twitter, Facebook, Instagram e altri media sociali (theintercept.com, 15 aprile 2016). Un grattacielo senza finestre di Manhattan sembra essere un luogo segreto utilizzato per il programma di sorveglianza della NSA, che ha preso di mira non solo le comunicazioni nazionali, ma anche il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e almeno 38 paesi (www.independent.co.uk, 17 novembre 2016). Una base di spionaggio chiamata Titanpointe nella sede della NSA ha utilizzato le strumentazioni di imprese come AT & T e ha intercettato le comunicazioni telefoniche, i fax e i dati internet, acquisendo dati satellitari, comprese mail, chat e chiamate Skype, password e cronologie di navigazione internet. Gli Stati Uniti sono stati oggetto di numerose critiche da parte della comunità internazionale.