Stampa

 

Sputnik, 31 ottobre 2016 (trad. ossin)
 
Hillary Clinton e la vera sorpresa di novembre
Pepe Escobar
 
“Per quanto possa sembrare deplorevole, sono i personaggi collocati al di sopra del presidente che prendono le decisioni. E potrebbero avere scelto Trump. Certe cose non succedono per caso”
 
Hillary Clinton
 
E’ questo che mi ha detto un pezzo grosso del mondo degli affari USA, che ha il raro privilegio di avere accesso alla cerchia dei Padroni dell’Universo, nel bel mezzo del caos politico provocato dall’ultima bomba fatta esplodere dal capo dello FBI, James Comey.
 
Si è oramai accertato che Loretta Lynch, il procuratore generale degli USA, abbia chiesto a Comey di non trasmettere la sua lettera al Congresso. Ma Comey l’ha fatto lo stesso. Se non l’avesse fatto, allo scoppio dell’inevitabile scandalo dopo le elezioni presidenziali, sarebbe stato lui a trovarsi nell’occhio del ciclone e non certo Lynch, che avrebbe sempre potuto dire di non saperne niente.
 
Lynch è una risorsa dell’apparto Clinton. Nel 1999, il presidente in carica Bill Clinton la nominò procuratore a Brooklyn. Si dimise nel 2002 per darsi alla libera professione. La porta girevole l’ha riportata al suo ufficio di Brooklyn nel 2010, su pressante insistenza di Obama. Cinque anni dopo, è diventata l’83° procuratore generale degli USA, in sostituzione di Eric Holder, reo di comportamenti ambigui.
 
E’ ben possibile che Comey abbia assunto la decisione fatale in seguito ad una seria rivolta interna nello FBI, guidata da personaggi chiave nei quali ripone la sua fiducia, e incoraggiato da sua moglie.
 
Un interrogativo importante resta tuttavia senza risposta: come mai lo FBI ha atteso fino all’undicesimo giorno prima delle elezioni presidenziali per trovare un tesoro di messaggi nel laptop del maniaco sessuale acclarato Anthony Weiner?
 
Un accordo con Donald?
 
La fonte appartenente al mondo degli affari, che non ama la macchina Clinton specialmente in materia di politica estera, è più un professionista della realpolitik che un teorico del complotto. Ed è convinto che “l’improvviso cambio di rotta dello FBI non vi sarebbe stato senza un ordine in questo senso proveniente da ambienti collocati al di sopra della presidenza. Se i Padroni (dell’Universo) hanno cambiato idea, si preparano a distruggere Hillary”.
 
Hillary Clinton e Donald Trump
 
E dice ancora. “E’ gente che può trovare un accordo con Donald, come con chiunque altro. Donald vince, i Padroni vincono, la gente ha l’impressione di essere stata ascoltata. Poi seguirà un certo cambiamento (controllato)”.
 
Quel che è essenziale in tutta questa romanzata, è che la fiducia nel sistema politico statunitense, per quanto corrotto esso sia, deve continuare. E’ come per la fiducia nel dollaro USA. Se venisse meno, il potere finanziario egemonico degli USA finirebbe.
 
La fonte afferma altrettanto categoricamente che un “insabbiamento delle dimensioni di quello fatto con Hillary è quasi senza precedenti: prima c’è stata una riunione segreta tra Bill Clinton e la procuratrice generale, poi lo FBI che ignora tutte le prove e discolpa Hillary in partenza, cosa che scatena praticamente una ribellione interna allo FBI, attestata da Rudolf Giuliani, la cui reputazione come procuratore federale è fuori discussione, infine la Fondazione “pagare per giocare” dei Clinton. I Padroni si preoccupano che le cose possano diventare incontrollabili”.
 
L’esperienza dimostra che “ai Padroni non era mai costato tanto proteggere i loro rampolli. Riuscirono a salvare Bill Clinton dallo spergiuro nell’affaire Monica Lewinski e a mantenerlo alla presidenza. E nessuno li biasimò in quell’occasione. Si sono anche salvati dal fallimento nel 1987 e dagli imbrogli collegati al disastro della Lehman. In tutte queste vicende, non si era mai vista una messa in discussione importante della loro capacità di controllo, come vediamo oggi fare a Trump davanti a tutti. Oggi capiscono che si sono inimicati e hanno insultato l’uomo sbagliato”.
 
Tutti a bordo dell’espresso Huma
 
Non è tanto Hillary ad essere al centro della mega-sorpresa di ottobre fatta da Comey, quanto il suo braccio destro e surrogato di “figlia” Huma Abedin (nella foto a destra con Hillary Clinton). Questo articolo su Huma Abedin pubblicato ai primi di gennaio contiene ogni sorta di informazione interessante, alcune delle quali sbalorditive.
 
Se Hillary diventerà presidente degli Stati Uniti, Abedin, chiamata anche la principessa saudita, diventerà probabilmente capo di gabinetto di Hillary, colei che tirerà le redini di tutte le operazioni della Casa Bianca.
 
Una idea sul contenzioso tra FBI e Huma la si può ricavare qui. Abedin ha ottenuto il nulla osta di sicurezza Top Secret per la pima volta nel 2009, quando Hillary la nominò direttrice aggiunta di gabinetto, addetta alle operazioni. Abedin ha poi dichiarato di “non ricordare” di aver letto qualcosa a proposito del programma speciale di accesso.
 
Occorre tenere a mente che uno degli indirizzi di posta elettronica di Abedin era Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Ciò vuol dire che era l’unica funzionaria di alto livello del dipartimento di Stato le cui mail erano gestite dal famoso server di messaggeria privata di Clinton, del quale ha negato di conoscere l’esistenza fino a quando non ne hanno cominciato a parlare i giornali.
 
Abedin ha dichiarato sotto giuramento, nel corso di una causa intentata contro il dipartimento di Stato da Judicial Watch, che aveva restituito tutti i suoi laptop e smartphone che avrebbero potuto contenere delle mail pertinenti all’inchiesta sul server di messaggeria privata.
 
Ma la cosa non è certa. Il laptop al centro della bomba fatta scoppiare da Comey, Abedin e suo marito Wiener lo hanno condiviso fino alla loro separazione. Se Abedin ha mentito, è passibile di una pena fino a cinque anni di prigione per spergiuro. Come se tutta la saga delle perversioni sessuali e delle mail illegali non fosse già di per sé abbastanza sordida, “l’apoteosi” sembra essersi trasformata in una partita di football americano tra l’ex coppia, e il premio in palio è un soggiorno in prigione.
 
Lo FBI è riuscito a ottenere un mandato e ha avviato una ricerca frenetica tra non meno di 650.000 mail di Abedin, contenuti nel laptop del maniaco sessuale Wiener. Si tratta di selezionare quelli che provengono dal server di messaggeria privata.
 
Come se non bastasse, lo FBI prosegue la sua inchiesta sulla Fondazione Clinton. Tom Fuentes, un ex direttore aggiunto dello FBI, ha detto che “lo FBI ha in corso una intensa attività investigativa sulla Fondazione Clinton… L’inchiesta andrà avanti nell’ambito di una strategia unificata e globale. Quindi l’indagine è in corso e Huma Abedin, il suo ruolo e le attività che ha svolto nella segreteria di Stato, la natura della Fondazione e la questione del “pagare per giocare”, tutto questo è attualmente oggetto di approfondimento”.
 
Poco importa cosa succederà il giorno delle elezioni, gli elettori statunitensi dovranno tenere conto della possibilità allarmante di eleggere alla presidenza degli Stati Uniti una persona che è oggetto di un’ampia inchiesta nell’ambito di una “strategia unificata e globale” da parte dello FBI.
 
Un sistema guasto e truccato?
 
Un ex procuratore federale della lotta contro la pubblica corruzione propone una ipotesi plausibile a proposito della iniziativa di Comey. In sintesi, gli agenti dello FBI incaricati delle indagini sugli scandali sessuali di Weiner, che non sono gli stessi che indagano sull’Emailgate, hanno trovato tracce della presenza di email del dipartimento di Stato nel portatile di Wiener. Comey sapeva di aver bisogno di un mandato di perquisizione per ispezionare il computer di Wiener. Ha deciso quindi di anticipare lo scandalo, “inviando una lettera vaga al Congresso”, che alla fine ha però lasciato tutti ancora più confusi.
 
Tale interpretazione coglie solo, forse, la superficie delle cose. Volendo andare più a fondo, sembra che davvero la decisione di Comey sia stata precipitata dalla ribellione degli alti dirigenti dello FBI, disgustati dai trucchi “estremamente negligenti” di Hillary. Essi hanno certamente in loro possesso delle prove infallibili sulla macchina Clinton (in contanti) che non sono state mai rivelate.
 
Comey avrebbe potuto scegliere di parlare dopo le elezioni. Dopo tutto, lo FBI sostiene di avere verificato tutte le email di Clinton, ivi comprese quelle cancellate, e anche quelle di Podesta. I messaggi contenuti nel laptop del maniaco sessuale Wiener non dovrebbero avere più di una rilevanza limitata.
 
Una spiegazione molto più plausibile è che Comey non abbia agito solo a causa della rivolta interna allo FBI (o perché sia stato preso dall’improvviso desiderio di rubare il primato a Wikileaks). Doveva farlo perché la cancrena si estende ben al di là del racket “pagare per giocare” dei Clinton ed ha invaso praticamente tutto il sistema, dai profondi recessi dell’amministrazione Obama fino alla truffa del partito della guerra, il Dipartimento di Giustizia, la CIA e lo stesso FBI.
 
Cosa succederà? Preparatevi ad uno shock. Che potrebbe essere la vera sorpresa di novembre.