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Washington Post (estratto), 2 settembre 2011


Top secret America
Dana Priest e William M. Arkin


L’eventuale prolungamento della presenza di truppe USA in Iraq, il potenziamento dell’ambasciata USA in Iraq, che non conterà meno di 16.000 dipendenti (!) con qualifiche imprecisate, l’immenso potere occulto delegato ad una organizzazione come JSOC (Joint Special Operations Command), come viene riportato qui sotto in un articolo apparso sul Washington Post, suscitano molti dubbi sulla possibilità che l’Iraq possa garantire la propria sovranità e indipendenza


I droni militari e le forze paramilitari della CIA hanno ucciso decine di capi di Al Qaida e migliaia di soldati. Ma esiste un’altra organizzazione misteriosa che, anch’essa, ha eliminato ancora più nemici degli Stati Uniti nel corso del decennio seguito all’11 settembre.
Gli agenti della CIA hanno arrestato e interrogato quasi un centinaio di presunti terroristi nelle loro prigioni segrete sparpagliate in tutto il mondo, ma gli uomini di quest’altra organizzazione ne hanno interrogato dieci volte di più nelle prigioni ch’essa sola controlla in Iraq e in Afghanistan.
Dopo gli attacchi dell’11 settembre, il numero di componenti di questo gruppo di uomini (e qualche donna) si è decuplicato, pur mantenendo un livello di clandestinità infinitamente superiore a quello della CIA. “Noi siamo la materia nera, siamo la forza che ordina l’universo ma non siamo visibili. E’ in questi termini che un uomo della SEAL Marine (iniziali di mare, aria e terra) descrive sotto copertura dell’anonimato la sua unità.


Scegliere gli individui da inserire nella lista degli obiettivi e ucciderli piuttosto che catturarli
I SEAL fanno parte del Comando delle Operazioni speciali dell’esercito USA, con l’acronimo di JSOC (Joint Special Operations Command) che, nata come una piccola unità per la liberazione degli ostaggi, è diventata poi un esercito segreto. Quando alcuni uomini di questa forza di elite hanno ucciso Ossama bin Laden, nel maggio scorso in Pakistan, i loro capi hanno festeggiato non solo il successo dell’operazione, ma anche il fatto che pochissimi conoscono il loro comando, situato a Fayetteville, NC. Sono circolate poche informazioni, fino ad oggi, su questa organizzazione.
Due presidenti e tre segretari di Stato hanno spesso chiesto allo JSOC di organizzare operazioni di controspionaggio e dei raid mortali in Iraq e in Afghanistan, ma anche nei paesi coi quali gli Stati Uniti non erano in guerra, soprattutto lo Yemen, il Pakistan, la Somalia, Le Filippine, la Nigeria e la Siria. “La CIA non ha né le dimensioni né l’autorità per fare quello che noi possiamo fare”, dicono allo JSOC.
Il presidente ha anche conferito allo JSOC il potere di scegliere gli individui da inserire nella lista degli obiettivi – e di ucciderli piuttosto che catturarli. Alcuni critici hanno denunciato questa caccia all’uomo individuale, considerandolo un assassinio, un metodo vietato dalla legge USA. Questa lista non ha nulla a che vedere con una lista simile della CIA, ma che contiene meno nominativi.
Creato nel 1980, ma reinventato in questi ultimi anni, lo JSOC è passato da 1800 dipendenti prima dell’11 settembre a 25.000, un numero che varia a seconda delle missioni. Esso dispone di un proprio servizio informativo, di propri droni e aerei di ricognizione, perfino di satelliti propri. Dispone anche di propri cyber-guerrieri che, nel settembre 2008, hanno bloccato tutti i siti degli jihadisti che conoscevano. Il segreto è il marchio di fabbrica di questa unità; quando i suoi membri lavorano in agenzie o ambasciate USA all’estero, sono dispensati dal portare uniformi e ogni altro segno distintivo… Lo JSOC prende gli ordini direttamente dal Presidente o dal Segretario della Difesa ed è diretto e sotto il controllo di un comando strettamente militare.
Durante l’amministrazione Bush, le operazioni dello JSOC venivano raramente sottoposte all’attenzione del Congresso, Né prima né dopo, in quanto i consiglieri del governo le considerano come “attività militari tradizionali”. Obama ha adottato la medesima posizione, ma ha insistito perché le questioni sensibili dello JSOC siano presentate a un comitato del Congresso appositamente selezionato.


Forza letale

La prima missione dello JSOC nel 1980, l’Operazione Artiglio d’Aquila (Eagle Claw), è stata una missione per il salvataggio dei diplomatici trattenuti in ostaggio dagli studenti iraniani nell’ambasciata USA a Teheran e si è conclusa con una collisione nel deserto e la morte di otto uomini del gruppo. L’estrema “discrezione” dell’unità provocava la diffidenza dei capi militari tradizionali e non si è più fatto ricorso ad essi.
Il Segretario alla Difesa Ronald Rumsfeld, facendosi beffe di quanto per prima la CIA aveva realizzato in Afghanistan e frustrato dalla lentezza dell’esercito, ha ridato nuova vita all’organizzazione. Il nocciolo dello JSOC raggruppa la Forza Delta, le SEAL della marina, la 24° Special Tactics Squadront dell’esercito dell’aria, la 16° Special Operations Aviation Regiment dell’esercito e il 75° Ranger Regiment.
La pericolosità dell’JSOC si è resa manifesta nel dicembre 2011, nelle montagne di Tora Bora, dove, nelle notti del 13 e 14 dicembre, JSCOC ha ucciso tanti di quei nemici che c’è stato bisogno di utilizzare i camion, il giorno dopo, per ripulire la zona dei cadaveri dei combattenti di Al Qaida. Ma ha anche commesso degli errori: il primo luglio 2002, in quello che la Rand Corporation ha definito “il peggiore attacco di tutta la guerra” un gruppo di ricognizione dello JSOC alla ricerca di Talebani è caduto in una imboscata. Un AC 130 ha sparato su sei siti nel villaggio di Kakarak, uccidendo centinaia di civili. “L’incidente del matrimonio”, dal nome che gli è stato dato perché gli invitati a questo matrimonio sono stati fatti bersaglio, ha convinto gli Afghani che le forze USA non nutrivano alcun rispetto per la vita dei civili.
Ciò non ha impedito che, il 16 settembre 2003, Rumsfeld abbia firmato un ordine che rafforzava la posizione dello JSOC come centrale mondiale del contro-terrorismo, redigendo una lista di 15 paesi e le attività permesse secondo certi scenari, stabilendo le approvazioni che erano necessarie per realizzarli.   In Iraq e in Afghanistan, non c’era bisogno di altri accordi per qualsiasi azione contro Al Qaida. In altri paesi, come l’Algeria, l’Iran, La Malesia, il Mali, la Nigeria, il Pakistan, le Filippine, la Somalia e la Siria, l’JSOC doveva procurarsi l’accordo tacito del paese coinvolto o almeno una firma in bianco degli alti gradi della catena di comando. Nelle Filippine, per esempio, l’JSOC poteva intraprendere azioni psicologiche per confondere o catturare gli agenti di Al Qaida, ma aveva bisogno dell’approvazione della Casa Bianca per gli omicidi…
Nell’autunno del 2003 l’JSOC ha avuto un nuovo comandante che aspirava a farne la più efficace arma dell’arsenale del contro-terrorismo degli Stati Uniti. Dalla sua postazione di vice-direttore delle operazioni dello Stato Maggiore, Mc Chrystal si era fatto l’idea che ai livelli più alti del governo si detestava prendere delle decisioni. Nessuno voleva avere torto, di modo che si moltiplicavano le domande e si aggiungevano sempre nuove procedure.
Mc Chrystal doveva quindi “scivolare fuori dal buco” della soffocante amministrazione di Washington. Ha dunque spostato il suo quartier generale nella base di Balad, a 60 km da Bagdad e si è installato in un vecchio hangar con tre centrali di comunicazione: una per combattere gli affiliati ad Al Qaida, un’altra per gli estremisti sciiti nel paese e una terza per lui stesso, per controllare tutte le operazioni (…)


Nessuna guerra moderna è stata vinta con la semplice eliminazione matematica del nemico
Uccidere il nemico era la cosa più facile, grazie agli immensi mezzi tecnologici, ma trovarlo non lo era. Ma grazie a Roy Apseloff, direttore del Centro Nazionale per lo sfruttamento dei Media, l’agenzia governativa USA per l’analisi dei documenti acquisiti dalle agenzie di informazione e dai militari, JSOC ha potuto raccogliere un considerevole numero di informazioni…
L’altra sfida era di origine umana: gli inquirenti non erano ben formati e ignoravano tutto dei detenuti, non sapendo quali domande porre, come porle in modo efficace… Prima ancora che le foto su Abu Ghraib apparissero nel 2004, un rapporto confidenziale avvertiva che elementi dello JSOC picchiavano i prigionieri e li detenevano in luoghi segreti. Quando non trovavano i ricercati nella case perquisite, si portavano via le moglie, le madri e le figlie. Il rapporto si concludeva con considerazioni sul carattere controproducente di simili metodi per ottenere il sostegno degli Iracheni.
Un’altra inchiesta sullo JSOC, nel 2004, svolta in un arco di 4 mesi, ha dimostrato che gli inquirenti fornivano ai prigionieri solo pane e acqua; altri prigionieri erano ammassati in celle così affollate che non potevano né stare in piedi né stare distesi, mentre i loro guardiani diffondevano musica a tutto volume per impedire loro di dormire. Altri ancora erano nudi, immersi nell’acqua fredda e poi interrogati in stanze con l’aria condizionata o all’eterno nel freddo…
Il carattere pericoloso dell’JSOC si deduce dal numero di morti che ha causato. Nel 2008, solo in Afghanistan, i suoi commandos hanno colpito 550 obiettivi e provocato più o meno un migliaio di morti. Nel 2009 hanno realizzato 464 operazioni e ucciso da 400 a 500 persone. Mentre l’Iraq cadeva nel caos, nell’estate 2005, JSOC realizzava 300 raid al mese… Ma nessuna guerra moderna si vince semplicemente eliminando il nemico. Anche in un’epoca di armi “intelligenti” possono accedere degli incidenti dalle conseguenze politiche assai gravi.
Ogni raid dell’JSOC che ha ferito o ucciso dei civili, distrutto le loro case o le loro fonti di sostentamento è diventata causa di lamentale così forti che i loro effetti controproducenti, fino ad oggi, sono difficili da valutare. Il tasso di precisione nel colpire gli obiettivi (individui, case, imprese) è per l’JSOC solo del 50%, che esso considera una buona percentuale…
Durante i raid più duri, Mc Chrystal si è ricordato del racconto di Lawrence d’ Arabia a proposito dei “cerchi di dispiacere”, o dello shock emotivo subito dai piccoli gruppi di combattenti davanti ai morti. Molto influenzato dalla vita di Lawrence, Mc Chrystal ha considerato le sue truppe come forze tribali dei tempi moderni: dipendenti l’una dall’altra per la sopravvivenza e per affetto…
… Il Dipartimento della Difesa ha assegnato allo JSOC un ruolo più importante in un campo non militare, come quello di controllare il flusso dei fondi delle banche internazionali verso le reti terroriste. Lo ha anche impegnato in “operazioni psicologiche” ribattezzate “operazioni militari di informazione” e ha inviato dei piccoli gruppi dello JSOC in abiti civili nelle ambasciate USA per aiutarle nelle campagne mediatiche.
Quando si è insediato alla Casa Bianca, Obama ha coccolato l’organizzazione e se ne è servito più del suo predecessore. Nel 2010 ha segretamente diretto truppe dello JSOC in Yemen per eliminare i capi di Al Qaida nella penisola araba. La Primavera araba ha obbligato la Casa Bianca a differire alcune operazioni JSOC.
Ma, a parte le reti terroriste, il nemico di lunga data dello JSOC resta di fatto la burocrazia di Washington.


Versione integrale : « Top Secret America : The Rise of the New American Security State » di Dana Priest e William M.Arkin


http://www.washingtonpost.com/world/national-security/top-secret-america-a-look-at-the-militarys-joint-special-operations-command/2011/08/30/gIQAvYuAxJ_story.html


Leggere:


http://www.amazon.fr/Top-Secret-America-American-Security/dp/0316182214/ref=sr_1_1?s=english-books&ie=UTF8&qid=1316365642&sr=1-1