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 Inchiesta, dicembre 2013 - 30 settembre 1965. Una data che sicuramente non vi dice niente. Era un giovedì. Un giovedì nero nel quale cominciò, in Indonesia, uno dei peggiori massacri di massa del XX° secolo. Da 1 a 3 milioni di persone giustiziate. Senza contare gli arrestati a milioni, i deportati, i torturati e gli stupri di massa, oltre a tutti quelli che fino ad oggi sono ancora privati dei loro diritti (nella foto, caccia al comunista nell'Indonesia del 1965)







Le Grand Soir, 7 dicembre 2013 (trad. Ossin)



Un massacro senza precedenti in Indonesia. Ricordiamolo

30 settembre 1965: un massacro occultato

Pole de Renaissance Communiste en France (PRCF)


30 settembre 1965. Una data che sicuramente non vi dice niente. Era un giovedì. Un giovedì nero nel quale cominciò, in Indonesia, uno dei peggiori massacri di massa del XX° secolo. Da 1 a 3 milioni di persone giustiziate. Senza contare gli arrestati a milioni, i deportati, i torturati e gli stupri di massa, oltre a tutti quelli che fino ad oggi sono ancora privati dei loro diritti


Se ne sente parlare qui in Francia? Quali media ne parlano? Nessuno.

Tuttavia, nel mese di ottobre 1965, la stampa occidentale - la stampa detta libera - ne parlava eccome. Giudicate voi:


Time Magazine:
"The West's best new for years in Asia", La migliore notizia da anni per il campo occidentale.


US News & World Report:
"Indonesia: una speranza,  dove non ce ne erano più"


New York Times: "With 500.000 to a million communist sympathisers knocked off... I think it's safe to assume a reorientation has taken place". E' Harold Holt, primo ministro australiano: "Con un numero che va da 500.000 a 1 milione di comunisti al tappeto... penso che si possa affermare senza tema di errore che un capovolgimento della situazione vi sia stato".


Perché sì, questo massacro del quale non si parla mai in Francia nè in alcun altro paese occidentale, è il massacro di un numero che si calcola tra 1 e 3 milioni di comunsiti o supposti tali, in Indonesia nell'autunno del 1965, con l'assenso e il sostegno dell'Ovest.

Nemmeno una riga nei nostri programmi scolatici, che pure parlano del XX° secolo come il secolo dei totalitarismi. Nemmeno una parola su questo quasi genocidio e sulla sanguinosa dittatura dell'Ordine Nuovo che ne è seguita.

Negli anni 1960, l'Indonesia di Sukarno, dopo essere stato il paese capo-fila dei "non allineati" (organizzatore della conferenza di Bandung) si avvicinava al blocco socialista.


Il partito comunista indonesiano (PKI) era in quel momento il terzo partito comunista al mondo. Forte di diversi milioni di aderenti e simpatizzanti, protagonosta diretto della lotta per l'indipendenza del paese, il PKI era in quel momento uno dei pilastri della Repubblica d'Indonesia presieduta da Sukarno. PNI e PKI costituivano una forza potente capace di controbilanciare quella dei reazionari (l'islam politico e una gran parte dell'esercito) e di affrancarsi sempre di più dalla rapina dei capitalisti occidentali.


Il campo dell'Ovest subiva allora sconfitte su sconfitte. Soprattutto in Vietnam, dove l'esercito statunitense era impantanato, rovesciando sui Vietnamiti tonnellate di napalm e di agente arancio. Fin dal 1963, preoccupata per la crescente forza del PKI, per lo sposatmento a sinistra del PNI (il partito di Sukarno) e per il riavvicinamento dell'Indonesia al campo socialista, Washington ha cominciato a compliare liste di comunisti indonesiani attraverso la sua ambasciata di Giacarta (La tradizione delle schedature rivelata da ultimo da Snowden non è dunque nuova e si vedrà che dovrebbe veramente inquietarci).


Nella notte del 30 settembre 1965, un curioso movimento detto "del 30 settembre" tentò un colpo di Stato. Quanto avvenne è ancora oggi poco conosciuto, giacché 40 anni di dittatura hanno forgiato una versione ufficiale molto poco veritiera dei fatti.


Questo colpo di Stato militare guidato da un colonnello della Guardia Presidenziale diceva di voler contrastare un putsh che sarebbe stato ordito da un "comitato di generali" e ristabilire il governo di Sukarno. Con questa scusa, una parte dell'alto comando dell'esercito venne giustiziata (6 generali) nella notte del 30 settembre.


Sukarno venne infine condotto di notte, dalla Guardia Presidenziale, alla base aerea di Halim, base dell'aviazione ritenuta vicina al PKI. Sukarno dichiarò di assumere personalmente il controllo dell'esercito e nominò un suo fedelissimo, il generale Yani, capo di stato maggiore.


Aidit, leader del PKI, venne condotto anch'egli alla base aerea dai congiurati, col pretesto che sarebbe stato minacciato da un complotto della CIA. Aidit riaffermò allora il suo sostegno a Sukarno. Fin dal 1° ottobre, Aidit si recò a Giacarta (centro est del paese) dove contribuì a disinnescare il colpo di Stato. Nella notte tra il 1° e il 2 ottobre, il più importante quotidiano del PKI condannò fermamente ogni tentativo di colpo di Stato in un editoriale dal quale trasparisce la manifesta mancanza di ogni informazione in proposito:


"Un colpo di Stato sarebbe un atto da condannare e contro-rivoluzionario" (1)


Nella notte del 30, il generale Suharto, responsabile della forza di riserva strategica dell'esercito (considerata vicino agli Stati Uniti, essendo stata formata ed equipaggiata da Stati Uniti e Gran Bretagna in senso violentemente anticomunista, come aveva già dimostrato nel 1948 nel corso di un primo massacro di comunisti a Madium), stranamente risparmiato dalla purga che aveva colpito i vertici dell'esercito, assunse il controllo delle forze armate. E ciò tanti più facilmente, in quanto il successivo 5 ottobre si sarebbe festeggiata a Giacarta la giornata delle forze armate e, quindi, tutte le Divisioni delle Forze arate erano rappresentate a Giacarta da un battaglione.


L'esercito, agli ordini di Suharto, collocò Sukarno "in sicurezza" a Bogor il 1° ottobre e assunse il controllo, senza colpo ferire, della base di Halim. Sukarno tornerà a Giacarta solo il 9 ottobre e troverà il generale Suharto già fermamente ai vertici del potere. L'esercito reclamava la messa fuori legge del PKI, ma Sukarno rifiutò, affermando che non era provato il suo coinvolgimento nel colpo di Stato. L'esercito neutralizzò e isolò il presidente, lasciandolo parlare senza eseguire i suoi ordini, riducendolo all'impotenza. Per ottenre che il passaggio dei poteri avvenisse legalmente, il 14 ottobre l'esercito ottenne che Suharto venisse nominato capo di stato maggiore dell'esercito, al posto di Yani.


Fin dal 3 ottobre l'esercito lanciò una violenta campgna anticomunsita, attribuendo, nonostante le evidenze di segno contrario, la responsabilità del colpo di Stato al PKI. il 5 ottobre cominciò a Giacarta la caccia al comunista, mentre lo stesso giorno il comitato centrale del PKI riaffermava il suo sostegno a Sukarno sostenendo che il movimento del "30 settembre" era solo un affare interno dell'esercito.


Le liste di comunsiti redatte dall'ambasciata statunitesne vennero trasmesse all'esercito. Gli Stati uniti, principalmente, sostenevano allora l'esercito nei massacri attraverso la fornitura di armi ed equipaggiamenti di comunicazione, oltre che finanziariamente (2). Secondo le rivelazioni del Washington post del 1990, le autorità statunitensi seguivano da vicino le esecuzioni (3). Nel 1966 l'ambasciatore degli Stati Uniti a Giacarta assicurò Suharto che "gli Stati uniti vedono di buon occhio e ammirano ciò che l'esercito si accinge a fare". L'ambasciatore inglese, Sir Andrew Gilchrist, scriveva al Ministero degli Affari esteri inglese: "Non ho mai nascosto di ritenere che qualche plotone di esecuzione in Indonesia sarebbe un preliminare indispensabile a qualsiasi cambiamento reale" (4). E sempre nel 1966 il signor Stewart, ministro inglese degli affari esteri, lodava "la politica economica ragionevole" di Suharto.


Verso la fine del 1965 e i primi del 1966, comunisti e ritenuti tali vennero sistematicamente eliminati, milioni di persone sospettate di essere comuniste vennero arrestate, deportate, stuprate e torturate. Quelli che sopravvissero alla detenzione e furono liberati restarono schedati come prigionieri politici (Tapoi), privati a vita dei loro diritti.


Il numero dei morti fu talmente elevato che alcuni fiumi riversarono per giorni interi le migliaia di corpi che vi erano stati gettati.

La cappa di piombo della dittatura di Suharto, l'Ordine Nuovo, si abbatté sull'Indonesia. La storia degli avvenimenti di ottobre venne reiscritta per giustificare il massacro dei comunisti e una caccia alle forze progressiste che non cesserà mai in tutti i 30 anni di dittatura di Suharto. A partire dagli anni 1980, ogni anno, viene proiettato un film di propaganda a tutti i bambini nelle scuole, alla televisione, lavaggio del cervello che attribuisce la responsabilità del colpo di Stato ai comunsiti, accusandoli di aver commesso i peggiori orrori e istillando così profondamente l'anticomunsimo nelle menti (Dokumentasi Gerakan G30S PKI).


(...)


Fin da novembre 1967, d'altronde, i paesi occidentali raccolsero i lucrosi frutti del regime che avevano contribuito a istallare.  A questo paese ricco di risorse naturali vennero imposti onerosi prelievi periodici durante una Conferenza a Ginevra. General Motors, Imperial Chemical Industries, Brtitish Leyland, British-American Tobacco, American Express, Siemens, Goodyear, The International Paper Corporation, US Steel... vi erano rappresentati. Bisogna dire che l'Indonesia offriva ormai, oltre alle sue risorse, una mano d'opera da sfruttare senza problemi perché privata di qualsiasi mezzo di contestazione attraverso una feroce repressione. Dopo il colpo di Stato venne votata una legge che esonerava per 5 anni le imprese che beneficiavano di questo saccheggio da ogni imposta. L'economia del paese venne messa direttamente nelle mani dei Chicago Boys, tramite il FMI e la Banca Mondiale e il suo Inter-Governamental Group on Indonesia (IGGI), i cui membri più importanti erano gli Stati uniti, il Canadà, l'Europa e l'Australia. Un decreto vietò il comunismo. E per decenni solo scrivere le parole "classe operaia" poteva portare a una condanna fino a 12 anni di prigione per "propaganda comunista".


La classe capitalista occidentale ha saputo d'altronde difendere con costanza la dittatura dell'Ordine Nuovo, una delle più distinte portavoci, Margaret Thatcher ha dichiarato a proposito di Suharto:


"One of our very best and most valuable friends (Uno dei nostri migliori e valorosi amici)"


Qualche anno dopo anche il Cile di Allende conoscerà un intervento dello stesso tipo. Naomi Klein nel suo libro "Schock Economy" ha bene documentato le similitudini di questi interventi degli imperialismi occidentali dove la violenza e l'istituzione di regimi fascisti contribuiscono direttamente alla distruzione totale e completa per decenni delle forze progressiste capaci di opporsi alla rapina delle ricchezze dei lavoratori da parte dell'oligarchia capitalista.


Con la crisi dei paesi asiatici il governo di Suharto cadde nel 1998. Lasciò il potere dopo essersi considerevolmente arricchito. Non sarà mai processato. Nemmeno il governo che gli successe riconobbe i massacri. Anche se venne istituita una commssione di inchiesta, essa venne sospesa dalla corte suprema, giacché le forze del regime di Suharto continuavano ad occupare grandi posizioni di potere. Nessuno dei crimini perpetrati durante il colpo di Stato, né quelli commessi nel periodo dell'Ordine Nuovo sono stati puniti. Addirittura non è cessata nemmeno la celebrazione di quei massacri. Le forze reazionarie - islamiste e militari - continuano a pesare fortemente nella prosecuzione della repressione anticomunista.


Il documenraio di Joshua Oppenheimer, The Act of Killing, mostra tutto ciò in modo particolarmente implacabile. E' il primo film su questo tema che si è potuto girare in Indonesia, e solo nella forma di un making of di un film che celebrava come eroi alcuni dei carnefici dei massacri. Non è stato peraltro diffuso in Francia se non in qualche sala d'essai. Pluralismo e libertà di espressione, difesa dei diritti dell'uomo sono veramente valori essenziali per i nostri capitalisti "democratici".

 

 
 

Negli anni 1980 Hollywood girò un film con Mel Gibson che accreditava la versione ufficiale di Suharto che il 30 settembre 1965 vi era stato un colpo di Stato coimunista. Selezionato a Cannes, il film incassò più di 10 milioni di dollari al box office statunitense (0,2 per The Act of Killing).


(...)


Negli ultimi anni, 15 anni dopo la caduta di Suharto, sono ricomparsi dei sindacati in Indonesia, che hanno organizzato la classe operaia e guidato scioperi talvolta anche molto partecipati, soprattutto nell'industria.


Qui sotto, Gendger Gendger, canzone vietata, simbolo delle organizzazioni femministe Gerwina, vicina al PKI, la Bella Ciao indonesiana

 

 

 
 

Documentario sulla ricerca di una fossa comune vicino a Giacarta






Note:


(1) Harian Rajkat nella notte tra il 1° e il 2 ottobre

(2) Telegram From Embassy in Thailand to Department of State, November 5, 1965 ; reply, November 6, 1965 ; available at
http://www.state.gov/r/pa/ho/frus/johnsonlb/xxvi/4446.htm ; Historian Claims West Backed Post-Coup Mass Killings in ’65. The Jakarta Globe. Retrieved on 25 December 2010 ; Simpson, Bradley. Economists with Guns : Authoritarian Development and U.S.-Indonesian Relations, 1960-1968. Stanford University Press, 2010. ISBN 0804771820 ;

(3) « Sempre secondo le rivelazioni del Washington Post, le liste redatte dai funzionari statunitensi hanno riguardato migliaia di persone, dai dirigenti comunisti indonesiani, fino ai quadri locali dei villaggi. Queste liste sono state poi consegnate ai militari indonesiani per perpetrare i loro massacri. In cambio l'ambasciata riceveva dai golpisti la lista delle persone assassinate, consentendo 'una verifica sistematica da parte della direzione della CIA a Washington delle esecuzioni portate a buon fine'. ' Alla fine di gennaio 1966 i nomi dpennati dalle liste erano tanto numerosi che gli analisti della CIA hanno concluso che fosse stata totalmente distrutta la direzione del PKI' , ha spiegato al Washington Post Joseph Lazarsky, ex capo aggiunto della CIA in Indonesia. Il quotidiano precisa che non è stato mai possibile dimostrare che i comunisti indonesiani fossero coinvolti nell'assassinio dei genrali. Durante tutti i trenta anni di dittatura,la repressione non si è mai attenuata»
http://www.gauchemip.org/spip.php?article495

(4)
http://www.legrandsoir.info/globalisation-en-indonesie-le-pillage-apre... John Pilger luglio 2001




Leggi anche:

Il massacro dei comunisti indonesiani del 1965