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Israele, 28° Stato dell’Unione Europea

Una nuova Monaco


L'Expression -18 dicembre 2008


“Gaza sta per diventare il primo territorio ad essere deliberatamente ridotto in uno stato di sordida miseria, con la consapevolezza, l’acquiescenza e – qualcuno potrebbe dire – la complicità della comunità internazionale”. Karen Koenig, direttrice dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi.



Un fulmine a ciel sereno. Così si potrebbe definire la formale adesione di Israele all’Unione Europea. Conoscendo la potenza della lobbying israeliana, conoscendo la forza dei suoi intellettuali sparsi (diaspora) nel mondo, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti, non possiamo stupirci di questa decisione degli Europei che riconoscono Israele come uno di loro, per non dire come uno della loro famiglia giudaico-cristiana nonostante la laicità di facciata. “Laggiù (in Palestina), noi costruiremo un muro contro la barbarie”, prometteva Theodore Herzl agli Europei mentre si organizzava una comunità ebraica diventata in seguito uno Stato teocratico, senza che ciò preoccupi minimamente tutti quelli che si proclamano laici. Non stupisce, in tali condizioni, che Tzipi Livni parli di “deportazione” degli Arabi israeliani nel futuro Stato palestinese, che deve anche accogliere i palestinesi della diaspora. Già nel giugno scorso il deputato europeo Francis Wurtz denunciava i negoziati segreti. La seconda ragione- scrive – è dovuta all’”ossessione della specificità di Israele”. Una di più! La partecipazione di Israele a questa Unione non deve nascondere la specificità delle relazioni di Israele con l’Unione Europea. Per dirla in parole povere, Israele chiede di essere considerata come uno Stato europeo delocalizzato (…). Sembra che i negoziati segreti tra l’Unione Europea e i dirigenti dello Stato di Israele siano in corso da un anno. Aggiungo che si apprende che la richiesta israeliana in questione dati… il 5 marzo dell’anno scorso, che un “gruppo di riflessione” si sia riunito il… 4 giugno 2007. E tutto questo senza che fosse data la benché minima informazione alla rappresentanza parlamentare dell’Unione (F.Wurtz: Lettre a MM. Sarkozy, Barroso et Solana, Négociations secrètes UE/Israel. 13/6/08)



Un nuovo passo
Allo stesso modo Jean-Paul Le Marec denuncia la sorte riservata ai Palestinesi insieme allo statuto che l’Unione Europea si appresta a conferire a Israele. Ascoltiamolo: “Starebbe per essere fatto un nuovo passo, in segreto, da Israele a proposito del suo statuto in seno all’UE. Jean-Paul Le Marec, che ricorda che nello scorso gennaio il governo francese ha firmato con Israele un accordo di reciproco riconoscimento che permetterà alle società israeliane di essere ammesse alla Borsa francese senza doversi sottoporre alle ordinarie verifiche, spiega quale sia la posta in gioco sul sito di Rouge Midi. Più di sei anni dopo, la situazione nella regione s’è notevolmente aggravata: i Palestinesi subiscono il blocco, una repressione sempre più violenta, violazioni permanenti alle libertà fondamentali di movimento, di studio, di cura, senza dimenticare la costruzione del muro della vergogna e la prosecuzione della colonizzazione”.  
(…) Di ritorno da Gaza, il premio Nobel della pace sudafricano, Desmon Tutu, che dirigeva una missione del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo, ha descritto una “situazione orrenda”. Ha deplorato “il silenzio e la complicità della comunità internazionale” di fronte ad una simile situazione. L’avvocato ed accademica inglese Christine Chinkin, che faceva parte della stessa missione, ha ritenuto che Israele potrebbe essere considerata responsabile di “crimini di guerra” per questo dramma e forse di “crimini contro l’umanità”. (…)
Piuttosto che giocare un ruolo positivo nel tentativo di sbloccare il processo di pace, invece di condannare e sanzionare lo Stato Israeliano che persegue una politica di colonizzazione e repressione e rifiuta di uniformarsi agli obblighi di diritto internazionale, la Commissione europea lo ricompensa e rafforza la sua cooperazione con lo Stato ebraico. La Commissione celebra a suo modo il 60° anniversario dell’occupazione della Palestina da parte di Israele che ha provocato l’esilio di più di 800.000 Palestinesi (Naqba)!
Ciò che doveva succedere succede! Alain Gresh parla di una capitolazione dell’Europa. Una specie di nuova Monaco. Ascoltiamolo: “I Ministri degli affari esteri dell’Unione Europea hanno adottato, l’8 e il 9 dicembre 2008, un testo intitolato: Council Conclusions Strengthening of the EU bilateral relations with its Mediterranean partners – upgrade with Israel. Sotto impulso della presidenza francese, è stato accettato il principio di rafforzare le relazioni tra Israele e l’Unione europea. Parigi aveva già tentato di fare adottare questa misura prima del summit del Mediterraneo, ma aveva dovuto frenare di fronte alla levata di scudi di alcuni regimi arabi, soprattutto l’Egitto. Questo testo è stato adottato dopo molte discussioni. La prima versione presentata dalla Francia privilegiava Israele in modo tanto evidente, da suscitare le riserve di alcuni partner – in particolare il Regno Unito ed il Belgio – che hanno chiesto di “riequilibrare” il testo. Il colmo, se si pensa che appena qualche anno fa la Francia era accusata di filoarabismo (Alain Gresh: L’Union européenne capitule devant Israel. Le Monde Diplomatique, 10 dicembre 2008).
“Notiamo anche che questo testo è stato ratificato lo stesso giorno in cui l’esperto dell’ONU sui diritti umani nei territori palestinesi, Richard Falk, domandava l’applicazione della norma relativa alla responsabilità di proteggere una popolazione civile punita collettivamente, fatto che viene assimilato ad un crimine contro l’umanità”. Nello stesso senso – aggiungeva – “sembra che sia compito della Corte penale internazionale indagare sulla situazione e stabilire se i dirigenti politici israeliani e i capi militari responsabili dell’assedio di Gaza debbano essere incolpati e incriminati per violazioni del diritto penale internazionale”.
“Un lungo allegato contiene le linee direttive per rinforzare le strutture del dialogo politico con Israele. Prima di tutto la fissazione di regolari riunioni tra i capi di Stato e di governo dell’Unione Europea e di Israele, un privilegio accordato fino ad ora solo a qualche grande Stato, Cina, Russia, India, ecc. Il regolare invito di responsabili del ministero degli affari esteri israeliani ai comitati per la politica e la sicurezza dell’Unione. Invitare in modo ancora più sistematico gli esperti israeliani nei comitati di lavoro sul processo di pace, i diritti umani, la lotta contro il terrorismo ed il crimine organizzato, ecc. Esperti israeliani potranno inoltre partecipare a missioni estere dell’Unione, in Africa o altrove”.
Queste decisioni dell’Unione europea sono state vivamente criticate dall’Autorità Palestinese e dall’Egitto. In un articolo di Haaretz del 9 dicembre, “EU vote sto upgrade Israel relations despite Arab lobbying”, Bark Ravid scrive che la settimana precedente “Il ministro degli affari esteri israeliana Tzipi Livni era andata a Bruxelles per fare azione di lobbying presso i ministri degli affari esteri, e primo tra tutti Bernard Kouchner. Ad un certo momento, nel corso dell’incontro, ha chiesto di avere con quest’ultimo un confronto riservato e che gli altri uscissero dalla sala. Durante la conversazione che ne è seguita, i due si sono trovati d’accordo sul fatto che non doveva essere stabilito alcun rapporto (tra il rafforzamento delle relazioni UE-Israele e i negoziati di pace), ma che l’Unione Europea avrebbe pubblicato una dichiarazione separata chiedendo la prosecuzione delle conversazioni di pace”.
Questi Arabi che protestano, si sa che gli Europei sanno che non hanno gran peso. Quando si sente che cosa Nicolas Sarkozy ha detto degli Arabi a Topolanek, il futuro presidente dell’Unione Europea: “(..) Grazie, sono contento di potere parlare francamente e chiaramente. La Presidenza dell’Union de la Méditerranée non è un regalo (…) Tu non hai idea di cosa significhi dover trattare con il Libano, l’Egitto e l’Algeria. Centinaia di ore. E’ tremendo. Io ho sostenuto l’Union pour le Méditerranée. L’Egitto dovrà presiedere per due anni e il Nord dovrà avere due diverse presidenze: l’UE e l’Union pour le Méditerranée. (…) Io ho già sistemato un po’ di cose. Ma almeno laggiù sono meno numerosi. Ma al Sud? Il presidente algerino Bouteflika, il Tunisino, il re del Marocco, la Libia, Israel. Un lavoro folle!” (Sarkozy, i Cechi, Merkel e gli Arabi: il documento integrale Rue89: 7/12/2008 5.Ali Abunimah. Les frontières d’Auschwitz d’Israel revisitée. The Electronic Intifada 11/12/2008)
Come si possono capire le proteste dell’Egitto quando vende il suo gas a Israele ad un prezzo nove volte meno caro di quello di mercato, mentre Gaza è totalmente priva di carburante, di elettricità e gli ospedali sono diventati le anticamere della morte? Il tollerantissimo reuccio dell’Arabia Saudita paga centinaia di milioni di dollari Usa ad una compagnia che partecipa ai lavori di realizzazione della linea tranviaria di Gerusalemme in disprezzo al diritto internazionale.

Urgenza!
Nello stesso tempo il Consiglio dei diritti umani dell’ONU (CDH) ha esortato Israele, martedì 9 dicembre, a prendere delle misure che vanno dal togliere il blocco a Gaza fino alla liberazione di prigionieri arabi. Il CDH, che raggruppa 47 Stati, ha adottato una lista di 99 raccomandazioni, dopo due giorni di discussioni relative a Israele dal punto di vista dei diritti umani. Nel quadro di un esame periodico, ogni quattro anni viene effettuato un bilancio della situazione dei diritti umani negli Stati che fanno parte dell’ONU. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha adottato martedì 9 dicembre un rapporto che accusa Israele di infliggere “torture fisiche e mentali ad alcuni prigionieri arabi”. “Secondo Richard Falk, le Nazioni Unite dovrebbero impegnarsi urgentemente ad applicare la norma della responsabilità di proteggere una popolazione civile sottoposta d una punizione collettiva, equivalente ad un crimine contro l’umanità”. Il Relatore speciale ha sostenuto che la Corte Penale Internazionale dovrebbe svolgere indagini su questa situazione per stabilire se i dirigenti civili e militari israeliani, responsabili dell’assedio di Gaza, debbano essere incriminati e perseguiti per violazione del diritto penale internazionale”. Nel medesimo tempo gli Stati Uniti dotano lo Stato israeliano di un sistema di rilevamento antimissile di ultima generazione, tali istallazioni saranno ubicate nel deserto del Neguev e terranno sotto sorveglianza, di fatto, tutta la regione.  La sottomissione del candidato Obama nel proclamare Gerusalemme capitale di Israele inquieta più dell’allineamento viscerale di Hilary Clinton alle posizioni israeliane.
Peraltro anche in Israele la politica israeliana nei confronti dei Palestinesi non mette tutti d’accordo. Nel 1969 il leggendario diplomatico israeliano Abba Eban avvertiva che un ritiro dai territori occupati dal suo paese nel giugno 1967 sarebbe stato un ritorno alle “frontiere di Auschwitz”. E’ chiaro quello che Eban voleva dire paragonando Israele a questo campo di concentramento nazista, il più conosciuto e il più emblematico, voleva dire che gli Arabi in generale, e i Palestinesi in particolare, erano dei nazisti, altrettanto capaci e desiderosi di Hitler di sterminare gli ebrei. A Hebron tuttavia sono piuttosto i coloni israeliani, protetti dall’esercito israeliano, a scaricare sulle case palestinesi minacce tipo 
"Gli Arabi nelle camere a gas”.
  Il defunto ministro della giustizia, Tommy Lapid, del governo di Ariel Sharon aveva provocato uno scandalo nel 2004 dicendo che l’immagine di una vecchia palestinese di Gaza “a quattro zampe mentre cercava le medicine tra le rovine della sua casa” distrutta dall’esercito israeliano gli aveva ricordato sua nonna morta ad Auschwitz. Lapid paragonava la marchiatura di numeri sulle armi dell’esercito israeliano e sulla fronte dei prigionieri palestinesi alla pratica nazista di tatuare i detenuti nei campi di concentramento. “Come sopravvissuto all’Olocausto, trovo questi atti insopportabili” ha dichiarato nel 2002. (…) Però questo ragionamento vale fino a quando Israele non dispone di un potere di influenza troppo importante in seno all’UE (E’ stato già questo il caso al livello della politica energetica dell’UE (…)
L’ambasciatore del Nicaragua, Miguel D’Escoto Brockmann, ha recentemente paragonato l’assedio israeliano di Gaza all’“apartheid di un’epoca passata” (…) D’Escoto Brockmann ha ricordato che le sanzioni avevano aiutato a porre fine all’apartheid in Africa del Sud, aggiungendo: “Oggi forse alle Nazioni Unite dovremmo prendere in considerazione di seguire la posizione di una nuova generazione della società civile che chiede una simile campagna non violenta”. Questa campagna di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni è già in corso ed  ogni settimana riporta nuove vittorie. Essa si rafforzerà, in modo inversamente proporzionale alla complicità dei governi del mondo, qualsiasi siano le giustificazioni che Israele potrà avanzare per i suoi crimini sempre crescenti.
In definitiva la questione è di capire come Israele arrivi ad avere una tale capacità di influenza in seno all’Unione Europea. Come riesce a convincere il Consiglio dell’Unione Europea, mentre non ci riesce con il Parlamento? In altri termini come fa a stabilire una relazione di maggiore fiducia con gli esecutivi piuttosto che con i parlamentari europei (emanazione più diretta della volontà popolare)? Forse l’immaginario europeo è paralizzato dal complesso dell’Olocausto di cui parla Aba Eban.
Il silenzio assordante dei media europei a proposito della non ingerenza umanitaria a Gaza - soprattutto di Bernard Kouchner, così pronto in altri tempi e altri luoghi a prendere il suo sacco di riso – deve mettersi in relazione con un altro silenzio, quello sull’ammissione con scasso di Israele in seno alla Unione Europea. Nello stesso tempo si offre un’Unione per il Mediterraneo al ribasso chiedendo ai paesi del Sud di sbudellarsi a vicenda per raccogliere le briciole: copresidenza, segretariato, progetti senza futuro… Per una volta Gheddafi ha visto giusto quando dice che noi non siamo dei cani cui si possa gettare l’osso del segretariato… Resta il fatto che il 28° Stato dell’Unione Europea è a 6000 km ed è più ben visto della Turchia, vicina ma indesiderabile.

Chems Eddine Chitour (Ecole nationale polytechnique)