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Atlantico, 1 agosto 2019 (trad.ossin)
 
Ma che cosa ci facevano i due mafiosi israeliani assassinati a Città del Messico dal Cartello di Jalisco ?
Alain Rodier
 
Il 24 luglio, una scena degna dei migliori film polizieschi si è svolta nel centro commerciale Plaza Artz Pedregal di Città del Messico. Il problema è che non si è trattata di una finzione e che sono morte delle persone
 
 
Dapprima vi è stato uno scontro tra almeno due sicari e le forze di polizia all’esterno del centro commerciale Plaza Artz con un ausiliario di polizia rimasto a terra ferito. Gli inquirenti pensano che questa schermaglia (evento relativamente frequente in Messico) sia stata una diversione per consentire la fuga di altri sicari che sono passati all’azione diciassette minuti dopo nei locali del ristorante cinese Hunan, all’interno del centro commerciale.
 
Infatti una donna che stava seduta ad un tavolo con un complice, si è improvvisamente alzata, ha messo mano ad una pistola semiautomatica ed ha crivellato di colpi due avventori seduti ad un tavolo vicino. Protetta da due complici muniti di fucili d’assalto (uno dei quali era l’uomo che stava a tavola con lei), è uscita precipitosamente dal ristorante. Sfortunatamente per lei, la polizia l’ha intercettata mentre si stava sbarazzando della parrucca bionda e stava cambiandosi d’abito per cambiare aspetto. I suoi due complici si sono dileguati coprendo la loro fuga con colpi d’arma da fuoco che hanno ferito un poliziotto. Un "supervisore" è stato identificato attraverso i video di sorveglianza del complesso commerciale. 
 
La "gattillera" (il "grilletto" o killer) è stata identificata in Esperanza Gutierrez (33 anni). La donna ha, in un primo momento, sostenuto essersi trattato di un delitto passionale, affermando che una delle due vittime l’aveva respinta. Contestatale la realtà dei fatti (la scena è stata filmata dalle telecamere di sorveglianza e si è dimostrato ch’ella non aveva mai incontrato in precedenza le sue due vittime), ha finito con l’ammettere di essere stata pagata 5.000 pesos (262 $) dal Cartello di Jalisco Nuova Generazione (CJNG), l’organizzazione criminale transnazionale più potente del Messico. Il "supervisore" più su citato sarebbe stato identificato come un alto responsabile del CJNG. Non c’è alcun dubbio che l’operazione sia stata accuratamente preparata e c’è mancato un pelo che gli aggressori e i mandanti non venissero identificati.
 
Le vittime ben conosciute dai servizi di polizia messicani e israeliani 
 
Le due vittime sono state identificate come cittadini israeliani. Si tratta di Aalon Azulay (41 anni che manca da Israele da vent’anni perché accusato di omicidio) e soprattutto di Benjamin Yeshurun Sutchi alias Johny Ben (44 anni) con pesanti precedenti penali. Alla fine degli anni 1990, era stato condannato a 17 anni di reclusione per l’uccisione nel 1998 di un figlio del presunto boss israeliano Ezequiel Aslan. Riuscì a fuggire nel 2001 e si rifugiò in Venezuela, poi nel 2003 a Città del Messico.
 
Qui aveva aperto una società di "sicurezza" destinata a proteggere la comunità ebraica dei quartieri eleganti di Polanco e di Tecamachalco. Di fatto questa attività gli ha permesso di truffare molti ebrei messicani, ma si è dedicato anche ad azioni violente come il sequestro di persona e il racket. Si è anche dedicato a due traffici tradizionali in Messico, la droga e le armi. Si è messo quindi in affari con Edgar Valdez Villareal alias "La Barbie", il capo del Cartello Beltran Leyva di Sinaloa. All’epoca, questa organizzazione esportava circa una tonnellata al mese di cocaina negli Stati Uniti.
 
Sfortunatamente Sutchi, che era ricercato dall’INTERPOL, venne arrestato nel giugno 2005 nel corso di un’operazione messico-israeliana. Il giorno dopo l’arresto, venne estradato verso lo Stato ebraico dove doveva scontare la sua pena, aggravata dall’evasione del 2001. Correva voce all’epoca che fosse stato addestrato dal Mossad, cosa che lo rendeva assai pericoloso… E’ stato liberato solo nel 2019 ed è tornato in Messico sotto falsa identità per riprendere i suoi affarucci.
 
A distanza di qualche giorno dagli omicidi, gli inquirenti ritengono che i due Israeliani fossero coinvolti in operazioni di riciclaggio di denaro sporco per conto del CJNG, attraverso società di facciata con sede nelle province di Oaxaca, Puebla, Guanajuato, Querétaro e Città del Messico. Avrebbero fatto l’errore di tentare di truffare il Cartello. Sarebbe stata loro proposta un incontro "amichevole" in un luogo pubblico, ma si è visto che era una trappola. I due uomini non erano armati e non è stata filmata nessuna guardia del corpo dai video di sorveglianza (cosa che non vuol dire che non vi fosse una scorta, che non è intervenuta per qualche ragione).
 
La pista di una vendetta di un gruppo mafioso israeliano è stata evocata dal momento che uno dei suoi ex compagni di cella in Israele, evaso con lui nel 2001, un certo Erez Akrishevsky, era stato arrestato a Cancun ed estradato in Israele qualche giorno prima dell’omicidio. Le autorità di Polizia israeliana hanno, per precauzione, rafforzato la sorveglianza nei confronti di alcune personalità del crimine organizzato, per paura di rappresaglie. E’ vero che, anche se non se ne parla sulla stampa, i crimini mafiosi tra gang rivali sono assai frequenti in Israele.