Stampa

Londra | 31 maggio 2007


Le universita' britanniche: boicottiamo Israele. La stampa israeliana: razzisti



Boicottare i legami con le università israeliane in segno di protesta per l'occupazione dei Territori palestinesi e soprattutto per il "divario" tra il livello di educazione accessibile per gli israeliani e quello accessibile per i palestinesi. E' quanto ha proposto ieri il sindacato delle università britanniche (The University and College Union - Ucu) nella sua conferenza annuale.

Hanno votato a sostegno della mozione per il boicottaggio 158 delegati, mentre 99 si sono espressi in maniera contraria, si legge sul sito online della Bbc. Il dibattito a questo punto è  rimandato alle sedi locali dell'Ucu e con l'obiettivo di arrivare ad un voto "formale" all'assemblea generale del sindacato che si terrà il prossimo anno.

A chi si domanda se questa risoluzione non sia del tutto inutile, Mike Cushman, delegato della London School of Economics, risponde cosi': "le università stanno a Israele come gli Springbok (la nazionale di cricket, ndr) al Sud Africa. Un prodotto dell'identita' nazionale". Anche l'NUJ, la principale sigla sindacale dei giornalisti britannici, il mese scorso ha dichiarato un boicottaggio ai prodotti Israeliani, richiamando esplicitamente le misure prese negli anni Ottanta contro l'apartheid nel Sud Africa.

La decisione dell'Ucu è finita in prima pagina su molti quotidiani israeliani. "Gran Bretagna: boicottaggio e pregiudizio" titola Yediot Ahronot su due pagine, mentre Maariv dedica la intera prima pagina per informare del "Boicottaggio britannico". "Ipocriti" esclama il titolo di un commento dell'editorialista Ben Dror Yemini, che trova "incomprensibile" che la organizzazione britannica abbia potuto ignorare crimini ben più gravi perpetrati in Cecenia, in Bosnia, in Siria "e anche dai militari britannici a Bassora, in Iraq" ed abbia diretto il boicottaggio solo contro Israele. Una distinzione che l'editorialista trova "razzista".

Su Yediot Ahronot il ministro israeliano dell'istruzione Yuli Tamir, una delle fondatrici del movimento 'Pace Adesso', si stupisce da parte sua che il mondo accademico britannico non si sia espresso contro i lanci di razzi palestinesi sul Neghev che hanno sconvolto l'anno scolastico. Ma aggiunge, il boicottaggio fallirà, perché i primi a respingerlo saranno proprio i docenti "delle migliori università britanniche".

Critico il governo Blair. Un portavoce del ministero dell'Educazione ha dichiarato: "Il governo britannico supporta la libertà accademica e condanna qualunque forma di boicottaggio ai danni di Israele o alle sue istituzioni accademiche".


(Fonte: Rainews 24)
 
 
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Weekend Edition June 9 / 10, 2007


La Campagna di public relations e di rappresaglia di Tzipi Livni
La Nuova Squadra Anti-Boicottaggio di Israele



LAWRENCE DAVIDSON


 

L’8 giugno il ministro degli esteri israeliano, Signora Tzipi Livni, ha annunciato che il governo israeliano stava creando un gruppo di esperti per combattere il boicottaggio accademico. Questo non è il loro primo tentativo. Uno o due anni fa, Gerusalemme ha incaricato Benjamin Netanyahu di difenderla contro il boicottaggio. Sembra che questo tentativo sia fallito.
 
Ora che il sindacato delle facoltà britanniche si è mosso con decisione nella direzione del boicottaggio e che una miriade di altri sindacati ed organizzazioni britannici stanno prendendo in considerazione l'idea di appoggiarlo, il governo israeliano ci riprova. Il gruppo di esperti, qualificato come iniziativa di "pubbliche relazioni", sarà diretto dal Vice Direttore Generale per l’Europa del Ministero degli Esteri, Rafi Barak, e conterà tra i suoi membri gente proveniente sia dal Ministero degli Esteri che dal Ministero dell’Istruzione. Ci saranno anche rappresentanti dall’Histadrut (che tenteranno di stabilire contatti con i sindacati stranieri) e presidi delle università e dei colleges israeliani.
Haaretz dell'8 giugno 2007 riporta le dichiarazioni del ministro degli esteri, signora Livni: “non possiamo permetterci di non fare niente. Abbiamo l'obbligo di impedire l'espansione di questo processo.“ E ha proseguito indicandone le ragioni. I motivi che ha adotto ci fanno capire che la signora Livni non ha una reale comprensione delle vere ragioni per le quali il suo governo e il suo paese stanno affrontando un crescente movimento di boicottaggio. A me personalmente ricordano l'infame spiegazione data dal presidente Bush  sul perché ci sia stato l'attacco del 9/11: “ Loro odiano i nostri valori.“ Elenchiamo, comunque, alcune delle ragioni avanzate dalla signora Livni e le loro troppo evidenti inconsistenze.
 


1.“ Abbiamo a che fare con un'ipocrisia e un odio ai quali non possiamo permettere di emergere ... “.
 
A. La signora Livni non si dilunga sulla presunta ipocrisia dei sostenitori del boicottaggio. Tuttavia è facile indicare un esempio dell'ipocrisia dell’ establishment israeliano nell’affrontare il boicottaggio accademico. Gridano amaramente alla violazione della libertà accademica israeliana e, nello stesso tempo e in modo sistematico, sopprimono la libertà accademica palestinese, una tassello della campagna per distruggere la società palestinese e la sua cultura complessivamente.
 
B. E dove è l'odio che, secondo la signora Livni, alimenta il boicottaggio? Veramente, non c’è alcuna evidenza di odio aperto. Piuttosto, quello che è evidentissimo è un appassionato impegno per la giustizia. Alcuni degli organizzatori e sostenitori del boicottaggio sono essi stessi ebrei, impegnati in questa impresa non solo per rendere giustizia al popolo palestinese (una causa degna di per sé), ma anche con la speranza di frenare la palese deriva di Israele verso uno stato fascista ebraico. Ciò vuol dire che ottenere giustizia per i Palestinesi può produrre il beneficio accessorio di salvare la signora Livni e la sua squadra da sé stessi. Non direi che ciò sia odio.
 


2. “Dobbiamo iniziare un movimento che renderà il boicottaggio illegittimo agli occhi del mondo. “
 
A. E come la signora Livni e la sua squadra di relazioni pubbliche pretende fare ciò? Per circa 40 anni i sionisti hanno monopolizzato il messaggio sul conflitto Israele-Arabo e su quello Israeliano-Palestinese. Ed è proprio perché hanno finalmente perso quel monopolio e perché non è più un segreto che il destino dei Palestinesi è nelle mani dei sionisti, che i boicottaggi accademici e di altri stanno ora guadagnando di forza. Quindi, continuare con lo stesso messaggio degli ultimi 40 anni non funzionerà più per gli israeliani. Ma la verità è che non hanno nuovi messaggi. Non c’è niente che la squadra di relazioni pubbliche israeliane possa dire che non possa essere contrastata dall’evidenza del loro comportamento quasi genocida. In un ambiente in cui c’è libertà di informazione, il messaggio israeliano è destinato al fallimento.
 
B. Quindi, quando la signora Livni dice che intende rendere il boicottaggio “illegittimo agli occhi del mondo" significa che lei e la sua squadra cercheranno di imporre il loro monopolio, come in passato, usando i soldi, le influenze e vari tipi di ricatti. Queste tattiche saranno orientate verso i media occidentali che, già in gran parte, si auto-censurano in favore di Israele. Ma anche qui il ministro degli esteri si sbaglia. Quello che oggi sta accadendo, e che si riflette nella forza crescente del movimento di boicottaggio, è il fenomeno dei grassroots. Esso non fa conto sui mass-media bugiardi e ingannevoli, come non l’ha mai fatto. Il movimento si è sviluppato nonostante le distorsioni di quei media e, dunque, non può essere da loro fermato. Però gli israeliani hanno solo i mass-media come interlocutori dei loro messaggi, che però oggi non possono più fare quello che vogliono.
 
C. Naturalmente la squadra israeliana farà quello che può per esercitare pressioni sui leader sindacali delle università e dei colleges, perchè fungano da loro agenti per tentare di sopprimere l’iniziativa di boicottaggio. I sionisti si sono sempre mantenuti ben allenati nel torcere le braccia delle elites. E questo può veramente servire a far ritardare il movimento per un certo tempo. Ma non può arrestarlo. Ironicamente si può dire che la ragione di ciò sta nel fatto che gli stessi israeliani non si arresteranno. Continueranno a rubare la terra altrui, colonizzare in violazione del diritto internazionale e lentamente, ma inesorabilmente, a polverizzare la cultura palestinese. Più faranno questo, più certamente assicureranno la loro propria condizione di paria agli occhi di un numero crescente di persone in tutto il mondo. Questo è un corollario tragico che la signora Livni sembra ignorare.
 


3. E finalmente arriva la minaccia. La Signora Livni afferma che “chiunque promuova il boicottaggio deva capire che ha un prezzo. “
 
A. E di cosa si tratterebbe? Ci farà subire la persecuzione maniacale del professor Dershowitz? Ci imbarazzerà con il dito scuotente di Tony Blair? Spedirà il Mossad per assassinarci? Ci tratterà come tratta i Palestinesi? Che farà?
 
B. Bene, ancora una volta gli israeliani ed i loro alleati sionisti locali potrebbero esercitare pressioni sulle amministrazioni accademiche per perseguitare qualche sfortunato docente non stabilizzato sostenitore del boicottaggio. Questi amministratori corrotti potrebbero persino minacciare di espellere qualche allievo che abbia aderito. Da un lato, questo danneggerà la vita della gente la cui unica colpa è aver sostenuto attivamente un impegno di giustizia per i Palestinesi. Questo sarebbe il fallimento della giustizia di cui questi amministratori dovrebbero infine essere giudicati colpevoli, se necessario tramite ricorsi legali civili. Dall'altro lato tuttavia una tale tattica sarà inevitabilmente un boomerang per i sionisti, poiché creerà dei martiri che saranno strategicamente usati per convincere un maggior numero di persone della natura feroce degli israeliani e dei loro sostenitori.
 
Il movimento di boicottaggio con le sue manifestazioni, accademiche e non, non ha il potere di intervenire nei territori occupati e di fermare le uccisioni israeliane, il saccheggio e la pulizia etnica. Può soltanto far conoscere la realtà di questa barbarie al resto del mondo e spingere il maggior numero di persone  ad allontanarsi da Israele a causa dei suoi comportamenti. Fare di Israele uno stato paria come si fece una volta col suo stato cugino, l’ Africa del Sud dell’apartheid. L’indifferenza cieca della signora Livni e le sue inutili iniziative di "pubbliche relazioni” non possono arrestare questo processo. Effettivamente, la sua ipocrisia servirà soltanto a rendere il boicottaggio più forte.
 


Lawrence Davidson è professore di storia all'università di West Chester e contribuisce alla rivista Logos: A Journal of Modern Society & Culture.