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Pravda.ru, 28 ottobre 2014
 
 
Il Sangue è Randagio
Costantino Ceoldo
 
Ho da poco terminato di leggere Il Sangue È Randagio di James Ellroy. È il terzo ed ultimo capitolo della sua Trilogia Americana e penso sia il migliore dei tre. Ellroy scrive di sangue e carne, di cuore e sentimento e sempre di essere umani. Con il vecchio James, le  strade che ci portano da un capo all’altro della vita non sono mai dritte ma sono un groviglio di scantonamenti in cui ci si perde e ci si ritrova, a volte indietro a volte più avanti. Ellroy è un maestro nel tratteggiarle.
 
E allora: ci sono Wayne Tedrow, navigato ex poliziotto di Las Vegas passato alla mafia, Don Crutchfield, giovanissimo detective privato male in arnese guardone e sfigato che proviene dalla Città degli Angeli e il francese Mesplede, di professione assassino. Sono a Santo Domingo per costruire casinò con cui riciclare i soldi della mafia. Mesplede è il cecchino che ha sparato a Kennedy e Crutchfield dovrebbe essere morto: sa troppe cose sull’omicidio ma si è salvato con una balla incredibile. Dice di avere delle registrazioni audio e chi ha fatto il lavoro quel giorno maledetto a Dallas ha parlato troppo e troppo chiaramente. Ce le ha sul serio o no? Non rischiamo per il momento, portiamolo con noi e poi si vedrà (ma i suoi compagni lo chiamano stronzetto e pariguayo, quello che fa da tappezzeria, tanto perché sia chiaro quanto lo considerano).
 
E allora c’è questa scena, a metà romanzo, proprio a Santo Domingo. Wayne si introduce nella suite dove alloggia Crutchfield e vede roba sul tavolino. Porno e armi. Vestiti sparsi buttati alla rinfusa. Una Polaroid e pile di foto di donne. Anche il necessaire per testare eroina. Gli va il sangue alla testa. Vede ROSSO come un toro. Crutchfield arriva in quel momento. Sopra i bermuda porta un cinturone con una Colt Python, ha l’acne e lecca un cono gelato. Sorride e tende la mano: come butta Wayne?
 
Wayne gli si avvicina e gli storce le dita. Poi…. BAAM! Gli tira un calcio nella palle che lo piega in due, boccheggiante. Niente eroina! Non sono li per la droga ma per fare soldi con il gioco d’azzardo. Gli dice che ammazzerà chiunque ci provi. C’è anche Mesplede ma il francese è un duro e fa finta di niente. Ḉa va Wayne, ça va. Il francese risponde sempre così. Ok Wayne, basta con la droga. Ci penso io a Crutchfield. Stai tranquillo Wayne, ça va. Mesplede ha una fissazione: Cuba. E Cuba è li vicino. Ci porta il ragazzo a sistemare i barbudos di Castro. Mesplede odia i comunisti. Odia Castro. Odia i rossi in TUTTE le loro forme. È lui che vuole vendere droga, per comprarsi le armi con cui uccidere i rojos.
 
La prima volta arrivano a Cuba in barca e ammazzano delle guardie sulla spiaggia. Poi gli fanno lo scalpo. Crutchfield non vuole. Vomita. Mesplede si incazza di brutto e gli mette il coltello in mano. Crutchfield fa lo SCALPO ad un barbudo morto.
 
Un’altra volta sorvolano Cuba con un aeroplanino. Crutchfield ha sempre il mal d’auto, il mal d’aria, il mal di mare e tutti e tre assieme. Non per niente a Los Angeles un finocchio gli aveva detto che non era così duro come pensava di essere. Manda giù dramamina come caramelle e beve roba forte con le anfetamine. Spara dall’aereo. Usa proiettili dum-dum modificati: veleno per topi al posto della carica esplosiva. Ammazza comunisti. In albergo fa caldo ma a Cuba fa davvero CALDO. Hanno la loro personale apoteosi quando riescono a mettere le mani su una vecchia motosilurante: Crutchfield se la prende con uno scoglio: siluro 1, scoglio 0. Mi dispiace Vecchio del Mare, la tua ora era arrivata. Delirio puro.
 
E così via, la storia si dipana, i personaggi vivono i loro ruoli, le loro metamorfosi.
 
Amo Ellroy, il suo scrivere possente, la sua prosa infinita. Mi lasciano senza fiato i suoi artifici letterari. L’intensità con la quale descrive sentimenti e passioni mi lascia spossato. A volte è davvero come un Michelangelo della parola. Non si limita a scrivere solamente ma dipinge affreschi su pagine bianche. Altre volte ancora gli bastano poche righe per definire un microcosmo, come quando lo sbirro onesto chiede al poliziotto corrotto quanto fosse stato pagato. Risposta: mille. E lui se ne va senza dire niente, lasciando quell’ unica parola sospesa nell’aria a suggellare tutto quanto.
 
La scena dell’albergo è iconica perché anche un mafioso deve avere portamento: Crutchfield si comporta come un bambino, non come un uomo. Un bambino guardone ed irresponsabile che può mandare in malora affari da milioni di dollari e rimetterci la vita. Spero che il vecchio James mi perdoni se l’ho usato per questa lunga introduzione ma mi è capitato di vedere il nostro attuale Primo Ministro con un cono gelato in mano.
 
 
E chi è che non lo ha visto, almeno in Italia? Lo potete vedere qui sopra anche voi, per esempio. Internet è piena di queste sue immagini. Che leader. Che uomo. Che condottiero. E poco importa se nessuno lo ha mai votato ed eletto per essere capo del nostro governo, esattamente come i due che lo hanno preceduto. In questa nostra epoca post-atomica, neo liberista e di libero mercato mondiale perché lasciarsi appesantire da quell’odioso sottopancia chiamato Democrazia? Se in Ucraina sono tornate le falangi naziste senza che Stati Uniti ed Israele se ne lamentino, noi ci possiamo anche tenere un Primo Ministro con il gelato in mano. A guardarlo bene non vi viene voglia di….. BAAM! Comprargliene subito un altro? Finora ha avuto un sacco di idee strepitose tutte andate a vuoto e con un solo cono gelato in mano. Figuriamoci con due!
 
E poi ti chiedono perché ti piace Putin, magari a torso nudo e con il fucile in mano. Perfino Putin che sorseggia il thè nel suo ufficio è una visione più seria e rassicurante di Matteo Renzi vicino al carretto del gelataio.
 
Il sangue è randagio, ci insegna Ellroy. Wayne non è solo un faccendiere della mafia ma si innamora di una donna di colore. Muore nel tentativo di aiutarla. Sarà Crutchfield a terminare il lavoro, a trovarle il figlio lontano scappato ad Haiti: il pariguayo si dimostrerà più duro di quel che sembrava agli altri e in due o tre anni invecchia di una vita intera.
 
Non vi sarà un destino simile per l’Italia. Non ci sarà un governante che si dimostrerà diverso dall’uomo con il gelato in mano. Siamo un Paese in caduta libera e la nostra attuale classe politica non ha le capacità per risollevare le sorti della Nazione. Dobbiamo guardare altrove.