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ProfileCrisi siriana, 3 marzo 2018 - La presenza della Russia in Libano non avrà alcun effetto dissuasivo su Israele nella decisione di intraprendere una guerra anti-iraniana contro Hezbollah, o di lanciare attacchi aerei (nella foto, Mohammad Javad Zarif e Sergueï Lavrov)

 

Oriental Review, 23 febbraio 2018 (trad.ossin)
 
Russia in Libano, agenda antisionista o sostegno a Israele?
Andrew Korybko
 
Secondo varie fonti, il Libano avrebbe accettato di concedere alle Forze Armate russe diritti di stazionamento e di transito sul proprio territorio, e di permettere a Mosca di sfruttare le proprie riserve energetiche offshore nel Mediterraneo orientale, con una mossa annunciata come una svolta da parte di qualche analista della comunità dei media alternativi. La narrazione popolare che si sta diffondendo è che la Russia stia accrescendo il proprio coinvolgimento in Libano per scongiurare un’altra invasione israeliana, ma questa ipotesi può essere facilmente smentita da un esame più approfondito.
 
Il ministro degli Esteri dell'Iran, Mohammad Javad Zarif e quello della Russia, Sergey Lavrov, alla Conferenza sul Medio Oriente del Valdai Discussion Club, Mosca, febbraio 2018
 
La presenza dell’esercito russo in Libano non avrà alcun effetto sulle decisioni israeliane di intraprendere una guerra anti-iraniana contro l’influente movimento socio-politico del suo vicino settentrionale, la forte milizia antiterroristica Hezbollah, perché nemmeno migliaia di soldati che si davano il turno in Siria e decine di aerei al culmine dell’intervento russo hanno potuto impedire a Tel-Aviv di bombardare la Repubblica araba siriana con gli stessi pretesti che potrebbe usare per colpire Beirut.
 
Al contrario, invece di essere una mossa anti-israeliana, si può sostenere che le relazioni militari ed energetiche tra la Russia e il Libano potrebbero rivelarsi a vantaggio di Israele, perché mettono in condizione Mosca di sostituire l’Arabia Saudita, oramai screditata, come forza capace di “controbilanciamento” filo israeliano contro l’Iran, dopo il fallimento del sedicente « rapimento » del Primo Ministro Hariri da parte del principe ereditario Mohammed Bin Salman alla fine dell’anno scorso, e la forte indignazione che questa azione ha provocato nella società libanese.
 
Di fronte all’esaurirsi dell’influenza di soft power dell’Arabia Saudita, risponde al bisogno di migliorare i grandi interessi strategici di Israele il fatto di introdurre un altro partito negli affari libanesi che assuma questo ruolo importante, precedentemente svolto da Riyadh, ed è questa la ragione – coordinata o meno – per cui la Russia sta estendendo e diversificando la sua influenza. A riprova di ciò, basta guardare i commenti del ministro russo degli Affari esteri, Sergueï Lavrov, nel corso della conferenza del Valdai Discussion Club di questa settimana sulla politica di Mosca in Medio Oriente.
 
A dimostrazione importante di quanto sia forte l’alleanza russo-israeliana, ha dichiarato: « Abbiamo spesso detto che non accetteremo le dichiarazioni secondo cui Israele, quale Stato sionista, dovrebbe essere distrutto e cancellato dalla carta geografica. Credo che questo sia un modo assolutamente sbagliato di far progredire i propri interessi ». Questo può essere considerato come un avvertimento contro l’Iran, Hezbollah e anche qualcuno in Siria, e che la Russia condannerà tutte le dichiarazioni ed azioni che essi potrebbero intraprendere contro Israele.
 
Con queste autorevoli dichiarazioni di chiarimento delle politiche russe, non c’è ragione di credere che una accresciuta presenza della Russia in Libano nei campi energetico e militare sia da intendersi contro gli interessi di Israele, ma risponde invece all’interesse propriamente russo, nel senso che cerca di rimpiazzare il ruolo recentemente declinante dell’Arabia Saudita nel paese e, dunque, a « controbilanciare » l’influenza iraniana laggiù. Ciò significa che questa presenza non avrà alcun effetto dissuasivo su Israele nella decisione di intraprendere una guerra anti-iraniana contro Hezbollah, o di lanciare attacchi aerei.