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Crisi siriana, ottobre 2014 - Per insistere sull’importanza di quanto sta accadendo in Siria, alcuni esperti sostengono che, chi vincerà in Siria, sarà vincitore anche negli altri conflitti (nella foto, il presidente siriano, Bachar al-Assad)



Irib.fr, 20 ottobre 2014 (trad.ossin)



Tutte le strade portano in Siria

Irib


Per insistere sull’importanza di quanto sta accadendo in Siria, alcuni esperti sostengono che, chi vincerà in Siria, sarà vincitore anche negli altri conflitti


Secondo il quotidiano libanese An-Nahar”, è la crisi in Siria che deciderà l’esito delle altre questioni regionali e internazionali. Qualcuno sostiene che essa terminerà presto, mentre altri considerano questa crisi come un sintomo dei problemi più profondi di cui soffre la regione, e che essa non si risolverà fin quando questi problemi persisteranno.

Per insistere sull’importanza di quello che sta accadendo in Siria, alcuni esperti sostengono che, chi vincerà in Siria, sarà vincitore anche negli altri conflitti. Si dice anche che è possibile trovare delle soluzioni regionali o internazionali per tutti i conflitti, tranne che per quello siriano.

Tre anni e mezzo dopo lo scoppio della crisi, i leader statunitensi e russi non hanno ancora trovato alcuna intesa, ad eccezione dell’accordo sull’eliminazione dell’arsenale di armi chimiche siriane. Le cose non sono cambiate dopo il fallimento dei negoziati di Ginevra di fine 2013- inizio 2014.

Né i paesi arabi e la Turchia, da una parte, né l’Iran, dall’altra, sono riusciti a imporre il proprio punto di vista, per ciò che concerne gli avvenimenti siriani. E i conflitti religiosi si aggravano ogni giorno di più in tutta la regione del Medio Oriente, dal Libano allo Yemen. Più la guerra dura in Siria, più si approfondiscono i conflitti religiosi.

Questo fatto ha fornito una buona occasione ai gruppi estremisti per annunciare il loro “califfato” in una parte dei territori della Siria e dell’Iraq. Gli Stati Uniti hanno reagito a questa iniziativa e hanno messo insieme una coalizione internazionale per combattere gli estremisti. Si vede bene che vi è uno stretto legame tra il conflitto in Siria e la sorte di altri paesi del Medio oriente.

I paesi arabi del Sud del Golfo Persico e la Turchia non accettano che il governo del presidente Bachar al-Assad e l’Iran possano vincere definitivamente la guerra in Siria. Per esempio, il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan teme che gli attacchi della coalizione internazionale contro Daech possano a rafforzare la posizione del governo di Damasco. E’ per questo che chiede che la colazione prenda di mira anche il Presidente Assad, oltre ai terroristi di Daech.

I paesi arabi hanno aderito alla coalizione internazionale contro Daech, ma fanno fatica ad accettare il punto di vista degli Stati Uniti, che considerano i terroristi di Daech più pericolosi del governo del Presidente Bachar al-Assad. Ma essi non osano ancora esprimere apertamente la loro opposizione, come invece ha fatto la Turchia.

Gli Stati Uniti e l’Europa, da una parte, e la Russia, dall’altra, sono tutti coinvolti nei fatti siriani. Washington e i suoi alleati occidentali non vogliono permettere che la Russia vinca con facilità la guerra di Siria. Una vittoria russa in Siria significherebbe che la superiorità occidentale, dopo il crollo dell’ex-Unione Sovietica e la caduta del muro di Berlino, è oramai finita.

Secondo l’editorialista del quotidiano libanese “An-Nahar”, tutto ciò vuol dire che la guerra in Siria potrà durare ancora a lungo e che potrà trasformarsi in un conflitto regionale addirittura mondiale.

In realtà, tutto ciò che accade oggi, in Ucraina, in Yemen, a Hong Kong, in Palestina o attorno al dossier nucleare iraniano, è, in un modo o in un altro, legato la conflitto siriano.