ProfileAnalisi, 1 aprile 2019 - Amazon possiede oggi un monopolio quasi totale della vendita di libri in internet, e se la società statunitense continua a permettergli di vietare seri lavori di studio per ragioni politiche o ideologiche, la nostra libertà intellettuale futura è già persa...    

 

Unz Review, 11 marzo 2019 (trad.ossin)
 
La Pravda statunitense: Libri censurati da Amazon
Ron Unz
 
Censura della storiografia dei Neri durante il Mese della storia dei Neri
 
 
Come molti certamente sanno, negli ultimi due anni c’è stato un giro di vite sulla libertà di parola e di pensiero in internet, e i nostri diritti, pur protetti dal Primo emendamento della Costituzione, vengono elusi da società monopolistiche del settore privato, come Facebook, Twitter e Google. Sebbene il nostro governo non abbia ancora ottenuto il potere di vietare le opinioni discordanti, e nemmeno di punire i loro sostenitori, ci pensano i censori anonimi delle imprese tecnologiche a farlo, sulla base di criteri del tutto opachi ed arbitrari, che non consentono alcuna difesa. Nessuno sa davvero perché alcuni individui siano banditi o «de-piattaformizzati», mentre altri non lo sono, e questa incertezza incombente ha sicuramente indotto l’autocensura in centinaia di individui, per l’esempio negativo di vittime che hanno subito sanzioni esemplari.
 
Alcuni osservatori hanno definito questi metodi come una nuova forma di «maccartismo», ma si tratta di un paragone storicamente errato. Sebbene il noto senatore del Wisconsin fosse un alcolizzato incline ad accuse imprudenti e non fondate, che si è prestato a diventare un vettore a basso costo per il movimento che ha finito col rappresentare, le sue accuse di diffusa sovversione politica comunista erano fondate e perfino un po’ sottovalutate. Nell’ultimo quarto di secolo, la pubblicazione dei Venona Decrypts ha dimostrato che gran parte dell’amministrazione di Franklin Roosevelt, e anche quelle successive, erano infiltrate da molte spie e traditori più leali verso l’Unione Sovietica che verso gli Stati Uniti. Le rituali denunce di maccartismo che si fanno oggi vengono da giornalisti ignoranti che si sono formati su ingannevoli drammi hollywoodiani, piuttosto che sui lavori frutto di meticolose ricerche, prodotti da stimati professori come Earl Haynes e Harvey Klehr.
 
Infatti, solo pochi anni prima che il senatore McCarthy acquisisse fama nazionale, il controllo del nostro governo federale era stato sul punto di cadere nelle mani degli agenti di Stalin. Dal 1941 al 1944, il vice presidente di FDR era Henry Wallace, che sarebbe diventato presidente se Roosevelt non l’avesse revocato l’ultimo anno, subito prima di morire. E, per quanto lo stesso Wallace non possa essere accusato di slealtà, i suoi principali consiglieri erano però soprattutto degli agenti comunisti. In effetti egli dichiarerà in seguito che una amministrazione Wallace avrebbe visto Laurence Duggan nel ruolo di segretario di Stato e Harry Dexter White di segretario al Tesoro, collocando così degli scagnozzi di Stalin al vertice del Governo, verosimilmente appoggiati da molti funzionari di livello inferiore ma di identico orientamento politico. C’è da chiedersi, scherzosamente, se i Rosenberg – poi giustiziati per tradimento – sarebbero stati posti a capo del nostro programma di armi nucleari.
 
Il fatto che il governo nazionale statunitense dell’inizio degli anni 1940 sia arrivato ad un soffio – o piuttosto a un battito di cuore – dal cadere sotto il controllo comunista è una verità spiacevolissima. E i nostri libri di storia e i nostri media popolari hanno mantenuto un silenzio totale su questo rimarchevole episodio, al punto che, perfino tra gli Statunitensi istruiti di oggi, sospetto che meno del 5% ne sia al corrente. Questo fatto dovrebbe indurre tutte le persone sensate a diffidare della narrazione standard di altri avvenimenti storici importanti, promossa dalle stesse fonti di disinformazione.
 
Anche lasciando da parte la totale cancellazione dell’infiltrazione comunista negli anni 1930 e 1940, le sanzioni comminate ai sedicenti martiri dell’epoca sono assai diverse da quelle applicate ai dissidenti ideologici di oggi. Nei casi più noti, qualcuno degli sceneggiatori meglio pagati di Hollywood ha visto prosciugarsi le sue entrate per colpa della sua affiliazione comunista, ed è stato costretto a ridimensionare il suo lussuoso stile di vita, una sofferenza personale trattata con la più grande simpatia in un film recente prodotto dai loro discendenti spirituali. Mentre i bersagli della rabbia sociale di oggi sono quasi tutti dei poveri lavoratori, dei personaggi impotenti che esprimono timorosamente le loro opinioni controverse on line sotto copertura di pseudonimi, prima di vedere la loro identità svelata e di essere magari licenziati dai loro cupo lavoro.
 
E nemmeno dire questo rende pienamente l’idea della differenza tra il passato e il presente. Negli anni 1950, qualsiasi proposta tendente a vietare ai sospetti comunisti di telefonare, di guardare la televisione, di noleggiare auto o aprire conti bancari sarebbe stata universalmente bollata come pura follia. Ma negli Stati Uniti di oggi, misure simili sono sempre più frequenti e sempre più severe, senza sollevare troppa opposizione pubblica.
 
Le piattaforme dei media sociali sono diventate la nuova piazza pubblica elettronica e, solo qualche settimana fa, il nostro Israël Shamir ha raccontato di essere stato «bandito da Facebook per aver detto la verità». Ha descritto gli assurdi livelli di censura che hanno colpito lui e tanti altri in questa piattaforma, addirittura punendoli con una lunga interdizione, solo per avere inserito link dei loro scritti.
 
Io personalmente non utilizzo molto i media sociali, giacché quello che scrivo non si adatta molto a Facebook, e ancor meno al numero limitato di caratteri di Twitter. E, per quanto quest’ultimo sembri un efficace mezzo di promozione di articoli o di diffusione di immagini e video, lo stretto limite di qualche decina di parole lo rende sicuramente più appropriato per gli slogan o gli insulti, piuttosto che per gli spunti di riflessione. Mi viene difficile credere che molte persone intelligenti abbiano mai avuto l’occasione di cambiare idea su qualche argomento importante grazie ai tweet.
 
Ma Amazon è tutt’altra cosa. La sua ineguagliabile collezione di libri disponibili si avvicina a uno degli obiettivi utopici originari dei primi giorni dell’era informatica. Negli ultimi venti anni, ho certamente acquistato centinaia di volumi in questo sito, e la lettura di essi ha giocato un ruolo enorme nella trasformazione delle mie convinzioni su molte questioni importanti. E’ per questa ragione che la crescente ondata di censura di libri da parte di Amazon ha connotati assai inquietanti.
 
Il 19 febbraio, un articolo di Quartz denunciava che Amazon continuava a vendere anche libri «neonazisti e suprematisti bianchi», e la settimana successiva la maggior parte di questi libri è improvvisamente «sparita» dopo molti anni di disponibilità, in taluni casi sparita addirittura dagli apparecchi Kindle personali. Un articolo pubblicato su American Renaissance ne ha dato una prima testimonianza, e Counter-Currents.com ha tentato di mettere insieme una lista esaustiva di decine di volumi spariti.
 
La stragrande maggioranza delle opere interdette sembra composta da testi di destra, generalmente appartenenti alla categoria del nazionalismo bianco o dell’Alt-Right. Scorrendo tale lista, mi sono reso conto di conoscerne davvero pochissimi, con la rilevante eccezione di The Turner Diaries di William Pierce, diventato un best-seller nazionale nel 1995, quando i media hanno affermato che era servito d’ispirazione per l’attentato di Oklahoma City. Personalmente sospetto che saggi e articoli di identica ispirazione esistano in gran numero in internet, e che abbiano un lettorato complessivo assai più importante. Non è del tutto chiaro che cosa si speri di ottenere rendendo queste idee di supremazia bianca meno disponibili in forma concentrata nei libri. Tuttavia la purga quasi inavvertita di diversi altri libri da parte di Amazon, di natura assolutamente differente, può avere conseguenze negative molto più importanti.
 
L’ADL è una delle più grandi organizzazione ebraiche militanti e, secondo i media, ha un ruolo centrale nei tentativi di censura dei «discorsi di odio» sulle principali piattaforme internet come Facebook, Twitter e YouTube di Google. Sembra quindi assai probabile che sia stata promotrice anche della recente purga di Amazon, specialmente quando scopriamo la natura di alcuni dei libri più importanti che sono stati adesso vietati.
 
Il ruolo svolto dalla ADL è estremamente negativo, data anche la lunga e sordidissima storia di questa organizzazione, caratterizzata da molte attività criminali, come ho scritto in un lungo articolo di qualche mese fa. Se non fosse, infatti, per la diffusa codardia e disonestà dei media dell’establishment, l’ADL avrebbe da tempo perso ogni credibilità pubblica, e la gran parte dei suoi dirigenti sconterebbe forse severe pene nelle prigioni federali.
 
Nel corso degli ultimi anni, quasi nessun articolo sul defunto direttore dello FBI, J. Edgar Hoover, ha criticato il ruolo sordido che egli svolse nel controllo illegale della vita privata di Martin Luther King e nell’utilizzazione di queste prove segrete a scopo di ricatto o di intimidazione, un’accusa devastante dato che in seguito è stato accordato a King lo statuto di un santo laico. E però nessuno ha mai rivelato che sono stati di alcuni agenti della ADL a spiare King, intercettando i suoi colloqui in camere di albergo e trasmettendone poi le cassette a Hoover, che si limitava ad ascoltarle.
 
E questo esempio rivelatore della sorveglianza illegale dell’ADL negli anni 1960 rappresenta solo la punta dell’iceberg delle diffuse attività di spionaggio domestico svolte dall’organizzazione, dirette contro qualsiasi persona o gruppo – di sinistra, di destra o di centro – fosse sospetta di essere poco favorevole a Israele o agli Ebrei. Nel momento in cui lo FBI e i servizi di polizia locali hanno posto fine alle massicce operazioni di spionaggio dell’ADL all’inizio degli anni 1990, l’ADL pare avesse messo insieme dei dossier informativi (che conserva) su più di un milione di Statunitensi, un livello di sorveglianza interna privata senza precedenti in tutta la storia nazionale, con anche qualche sospetto di possibile partecipazione ad assassini politici e ad attacchi terroristi. Ma, dal momento che i media hanno subito occultato la notizia dello scandalo e che l’organizzazione è stata punita solo con qualche schiaffetto sulle mani, sembra assai probabile che le attività di spionaggio dell’ADL nei confronti degli Statunitensi medi continuino ancora oggi.
 
Infatti l’ADL sembra funzionare come una versione privata della nostra polizia politica segreta, allo scopo di mantenere il potere dei gruppi ebraici interconnessi che dominano la nostra società, proprio come fece la Stasi al servizio del regime comunista al potere nella RDT.
 
Ma per me la rivelazione più illuminante sull’ADL è venuta da un libro che ho acquistato l’anno scorso da Amazon, un libro che attualmente Amazon ha censurato e non vende più. Sembra che la storia delle origini dell’ADL cento anni fa, frequentemente menzionata nei miei manuali di storia e che non avevo mai messo in dubbio prima, costituisca una inversione assoluta della realtà storica. Come ho scritto:
 
 
« Poi, forse uno o due anni fa, mi sono imbattuto su un articolo sulla celebrazione del centenario dell’ADL nel 2013, nel quale i suoi leader riaffermavano i principi fondativi risalenti al 1913. La mission iniziale, appresi allora, si inseriva nella mobilitazione nazionale per salvare la vita di Leo Frank, un giovane ebreo della Georgia ingiustamente accusato di omicidio e alla fine linciato da una folla antisemita. Poco tempo prima, il nome di Leo Frank avrebbe solo evocato qualche vaga reminiscenza nella mia mente: mi ricordavo solo che i manuali di storia lo presentavano come una delle vittime più note del primo Ku Klux Klan nel sud profondo degli Stati Uniti all’inizio del ventesimo secolo. Però, poco prima di leggere questo articolo sull’ADL, avevo letto il rispettabilissimo studio di Albert Lindemann, The Jew Accused, e il suo breve capitolo sulla vicenda tristemente famosa di Frank aveva cominciato a mettere in dubbio le mie idee preconcette.
 

Prima di tutto, Lindemann ha dimostrato che non c’è alcun indizio che l’arresto e la condanna di Frank dipendessero da alcuna forma di antisemitismo. Gli Ebrei costituivano all’epoca un gruppo molto apprezzato della ricca società di Atlanta, e nessun riferimento alle origini ebraiche di Frank era apparsa nei media prima del processo, sia in termini negativi che positivi. Cinque dei giurati che hanno condannato Frank per omicidio erano anch’essi ebrei, e nessuno di loro ha mai rinnegato la sua decisione. Sono stati soprattutto degli ebrei di New York e di altre località lontane da Atlanta ad essersi mobilitati per sostenere Frank, mentre le simpatie verso di lui tra gli ebrei di Atlanta, che conoscevano la situazione locale, era assai flebile.
 
Inoltre, sebbene Lindemann convenisse con le sue fonti secondarie nel giudizio di innocenza di Frank relativamente allo stupro e all’assassinio di cui era accusato, i fatti che racconta mi hanno portato alla conclusione opposta; concorrono secondo me a dimostrare la colpevolezza di Frank. Quando ho, molto più di recente, letto lo studio storico più lungo e completo di Lindemann sull’antisemitismo, Esau’s Tears, ho notato che la breve sintesi della vicenda Frank non conteneva più alcuna affermazione dell’innocenza di Frank, tanto da farmi pensare che l’autore aveva poi posto in dubbio la sua anteriore interpretazione del dossier »
 
 
Avendo l’impressione che quasi tutti i ricercatori che avevano studiato la vicenda Frank avessero concluso che egli era innocente dello stupro e dell’assassinio di Mary Phagan, di 13 anni, ho considerato la mia opinione contraria come molto provvisoria. Ma qualcuno mi ha consigliato un libro del 2016 di una fonte inattesa che sosteneva la colpevolezza di Frank. Pur con qualche dubbio, ho cliccato qualche comando di Amazon e ho ordinato il volume, scritto dai ricercatori anonimi della Nation of Islam (NOI) di Louis Farrakhan. Come ho lungamente spiegato:
 
 
« La lettura di opere anonime pubblicate da movimenti politico-religiosi molto demonizzati esige naturalmente molta prudenza, ma quando ho cominciato a leggere le 500 pagine di The Leo Frank Case: The Lynching of a Guilty Man  (« Il caso Leo Frank. Il linciaggio di un uomo colpevole»), sono rimasto molto impressionato dalla qualità dell’analisi storica. Penso di aver trovato solo raramente una monografia su di un avvenimento storico controverso dotata da una simile ricchezza di analisi tanto accuratamente argomentata, sostenuta da prove altrettanto numerose. Gli autori hanno padronanza assoluta della letteratura secondaria più importante degli ultimi cento anni, e attingono anche alle diverse fonti primarie, soprattutto gli archivi giudiziari, le corrispondenze private e le pubblicazioni dell’epoca. L’immensa maggioranza delle 1200 note fa riferimento ad articoli di giornali e periodici dell’epoca. Le prova che gli autori hanno portato della colpevolezza di Frank mi sono sembrate assolutamente schiaccianti. […]
 
Il caso Frank si compone di un complesso groviglio di prove e testimonianze spesso contraddittorie, con dichiarazioni fatte sotto giuramento regolarmente ritrattate e poi contro-ritrattate. Ma, per distinguere il vero dal falso, gli autori della Nation of Islam (NOI) insistono a giusta ragione sull’ampiezza delle fonti finanziarie messe a disposizione della difesa di Frank, prima e dopo il processo, la quasi totalità delle quali di provenienza ebraica. Il totale delle somme spese potrebbe raggiungere l’equivalente di 25 milioni di dollari, cosa che costituisce certamente un record per una vicenda di omicidio, e che è quasi inimmaginabile nelle condizioni di povertà in cui versava il sud degli Stati Uniti all’epoca. Anni dopo, un importante donatore ha confessato che gran parte di questo denaro venne impiegato per acquistare false testimonianze e produrre altre falsificazioni, cosa che appare del tutto evidente a chiunque studi da vicino il caso. Se teniamo in considerazione questo oceano di finanziamenti pro-Frank e gli scopi sordidi per cui è stato utilizzato, i dettagli della vicenda appaiono molto meno misteriosi. Si possono molto facilmente individuare moltissime false testimonianze e false prove fabbricate in favore di Frank, mentre non si riscontra alcun segno di pratiche simili nell’altro campo.
 
La polizia sospettò in un primo tempo del guardiano di notte nero che aveva trovato il corpo della ragazza. Venne subito arrestato e brutalmente interrogato. Poco dopo si ritrovò una camicia insanguinata nel suo domicilio e Frank fece diverse dichiarazioni che gettavano sospetti sul suo dipendente. Poco mancò che questo nero venisse linciato sommariamente dalla folla, e questo avrebbe chiuso il caso. Ma egli proclamò la sua innocenza con una calma rimarchevole, che contrastava nettamente con gli atteggiamenti estremamente nervosi di Frank, e la polizia rivolse presto i sospetti su quest’ultimo. Tutti i ricercatori oggi riconoscono che il guardiano di notte era del tutto innocente e che gli indizi che lo inchiodavano erano stati fabbricati. […]
 
Nel corso dell’indagine, una svolta importante vi fu quando un certo Jim Conley, il portiere nero di Frank, confessò di averlo aiutato a occultare il crimine. Al processo dichiarerà che Frank lo aveva spesso utilizzato come vedetta nelle molte relazioni sessuali che intratteneva con le sue dipendenti. Dopo l’assassinio di Phagan, Frank gli aveva offerto un’enorme somma di denaro perché lo aiutasse a trasportare il corpo nel seminterrato, in modo che il crimine potesse essere ricondotto a qualcun altro. Ma quando Frank cominciò ad essere sospettato, Conley cominciò a temere di poter diventare il suo nuovo capro espiatorio, e confessò la sua complicità alle autorità per salvarsi la pelle. Nonostante le accuse di Conley, Frank rifiutò sempre di sottoporsi a confronto con lui davanti alla polizia, cosa che venne considerata un ulteriore indizio della colpevolezza di Frank.
 
All’epoca del processo, tutte le parti erano d’accordo nel dire che l’omicidio era stato commesso da Frank, il ricco uomo d’affari ebreo, e da Conley, il portiere nero mezzo analfabeta con un passato di alcolizzato e piccolo delinquente. Gli avvocati di Frank hanno valorizzato al massimo il contrasto tra i due uomini, sottolineando le origini ebraiche di Frank come presunzione di innocenza, e abbandonandosi alle più grossolane invettive razziste contro il suo accusatore nero, che dicevano essere con tutta evidenza lo stupratore e l’assassino a cagione della sua natura bestiale. […]
 
Conoscendo bene gli atti, è impossibile aderire alla teoria avanzata dalla legione di difensori postumi di Frank. Questi giornalisti e storici sostengono la seguente narrazione: Conley, un servo nero semianalfabeta, ha stuprato e ucciso una ragazzina bianca, ma le autorità giudiziarie hanno cospirato per salvarlo e incolpare al suo posto un rispettabile uomo d’affari bianco. Possiamo davvero credere che i funzionari di polizia e i procuratori di una città del Vecchio Sud avrebbero tradito il loro giuramento di magistrati per proteggere consapevolmente uno stupratore e assassino nero, lasciandolo così libero nelle loro strade e nelle loro città, dove avrebbe potuto fare lo stesso con altre ragazze bianche? Questa ricostruzione inverosimile è tanto più strana se si pensi che quasi tutti coloro che l’hanno sostenuta sono tra i più ferventi difensori dei Neri e hanno sempre incessantemente denunciato il razzismo delle autorità del sud di quell’epoca. Nel caso di Frank, questi ebrei liberali vanno misteriosamente contro corrente rispetto alle loro teorie. E’ perché Frank era ebreo? […]
 
Gli autori della NOI presentano la loro minuziosa analisi del caso Frank in una forma assai imparziale, ma qualche volta traspare una loro legittima indignazione. Negli anni che hanno preceduto l’assassinio commesso da Frank, migliaia di Neri nel sud furono linciati, spesso sulla base di un modesto sospetto. Un’infima parte di questi incidenti sono stati oggetto di articoli nei giornali locali. Anche alcuni Bianchi sono morti in circostanze simili. Ma Frank ha beneficiato del più lungo processo della storia del Sud moderno, è stato difeso dai migliori avvocati possibili, e la sua condanna a morte per lo stupro e l’assassinio di una ragazzina di 13 anni si è fondata su prove schiaccianti. Ma, quando la sua condanna è stata alla fine eseguita con mezzi extragiudiziari, Frank è immediatamente diventato la più celebre vittima di linciaggio della storia statunitense, attirando da solo più attenzione, da parte dei media, di tutti gli altri casi messi insieme. Il denaro ebraico e i media ebraici hanno fatto di lui un martire ebreo, ed egli ha in questo modo usurpato il ruolo di vittima e di capro espiatorio che spettava invece a un considerevole numero di Neri innocenti ammazzati prima e dopo di lui, nessuno dei quali è stato mai ricordato come persona. […]
 
Gli autori della Nation of Islam notano che, prima del processo contro Frank, non si ritrova nella storia degli Stati Uniti praticamente alcuna traccia di antisemitismo significativo, il caso più eclatante essendo costituito dal rifiuto opposto ad un ricchissimo finanziere ebreo di una camera in un albergo di lusso. Ma, deformando totalmente il caso di Frank e concentrando su di esso una enorme copertura mediatica nazionale, le élite ebraiche statunitensi sono riuscite a fabbricare una narrazione ideologica potente per quanto assolutamente non vera, forse in parte per rafforzare la coesione della comunità ebraica con un sentimento di vittimizzazione. […]
 
Riassumiamo quella che sembra essere la storia fattuale stabilmente accertata del caso Frank, assai diversa dalla narrazione tradizionale. Non vi è la minima prova che le origine ebraiche di Frank siano state un fattore del suo arresto e della sua condanna, né della pena di morte che gli è stata inflitta. Il caso ha costituito un precedente notevole nella storia giudiziaria del sud, con la testimonianza di un uomo nero che ha svolto un ruolo centrale nella condanna di un Bianco. Fin dalle prime tappe dell’inchiesta, Frank e i suoi sostenitori hanno incessantemente tentato di fare incolpare dei Neri innocenti, costruendo false prove e comprando false testimonianze, mentre la retorica razzista che Frank e i suoi avvocati rivolgevano contro questi Neri mirava a provocare il loro pubblico linciaggio. Tuttavia, nonostante tutti i tentativi dei sostenitori di Frank di far leva sul razzismo notorio dei Bianchi del sud dell’epoca, questi ultimi non si sono lasciati influenzare, e Frank è stato condannato alla pena di morte per avere stuprato e assassinato una ragazzina.
 
Supponiamo adesso che tutti gli elementi di questo celebre caso rimangano invariati, tranne l’appartenenza ebraica di Frank. Supponiamo che fosse un Bianco non ebreo. E’ certo che questo processo sarebbe stato considerato come una delle svolte decisive della storia statunitense nella lotta contro il razzismo, forse addirittura eclissando la sentenza Brown vs. Board a causa dell’ampiezza della risonanza popolare, e gli sarebbe stata assicurata una posizione centrale in tutti i nostri moderni manuali. Frank, i suoi avvocati e i loro importanti finanziatori sarebbero probabilmente considerati come la più ignobile banda di malfattori razzisti di tutta la storia statunitense, a causa dei loro ripetuti tentativi di fomentare il linciaggio di diversi Neri innocenti, pur di salvare la pelle di un ricco stupratore e assassino bianco. Ma, essendo Frank ebreo e non cristiano, questa storia rimarchevole è stata completamente rovesciata lungo più di cento anni da parte dei nostri media e della nostra storiografia a predominanza ebraica. […] »
 
 
Pima della creazione di internet e di Amazon, questa storia affascinante mi era restata del tutto sconosciuta. Tenuto conto del suo influente ruolo politico nella nostra società, all’ADL non piace certamente che si venga diffusamente a sapere che essa è stata fondata con l’obiettivo di impedire che un ricco e potente ebreo potesse essere punito per lo stupro e l’uccisione di una giovane cristiana, né per avere tentato di organizzare il linciaggio di uomini neri innocenti.
 
Quando ho pubblicato il mio articolo originale in ottobre, ho naturalmente invitato i lettori a ordinare il rimarchevole libro in questione per poter decidere da loro stessi. Ma Amazon ha deciso adesso di bandire questo libro eccezionale di studi storici sui Neri, proprio nel pieno del Mese della storia de Neri, una decisione presa solo qualche giorno dopo che il presidente dell’ADL aveva reso il suo omaggio annuale a questa celebrazione nazionale della fierezza nera. Le persone interessate possono ancora leggere la mia lunga analisi di questo libro e dell’avvenimento storico importante che descrive.
 
Ron Unz • 15 ottobre 2018 • 7.300 parole
 
Le vere circostanze che hanno prodotto la nascita dell’ADL non sono l’unica seria opera di erudizione storica ad essere stata ritirata da Amazon, e la maggior parte di esse sembra seguire un copione assai costante, facendo immaginare che l’ADL ci abbia messo lo zampino.
 
Per oltre mezzo secolo, militanti politici ebrei e universitari impegnati hanno messo all’indice la società bianca statunitense per i maltrattamenti che infligge da tempo ai Neri, concentrandosi particolarmente sul «peccato originale» della schiavitù nera, e quasi ogni mattina il mio New York Times pubblica uno o più articoli che contengono tali denunce. Gli Statunitensi di origine anglosassone vengono regolarmente dipinti come i cattivi della Storia, e gli Ebrei statunitensi vengono invece frequentemente citati tra i partigiani eroici del movimento per i diritti civili che sono riusciti alla fine a correggere alcune di tali ingiustizie.
 
Però, proprio come nel caso di Leo Frank, i fatti reali possono essere un po’ più complessi. Un quarto di secolo fa, lo stesso gruppo di ricercatori provocatori di NOI pubblicò un affascinante volume che raccoglie una enorme quantità di prove storiche del fatto che, prima della Guerra di Secessione, la piccola comunità ebraica statunitense aveva di fatto giocato un ruolo enormemente sproporzionato nello stabilire e promuovere la schiavitù nera, mentre alcuni loro correligionari avevano talvolta il monopolio dei vasti ed eccezionalmente crudeli campi di concentramento di schiavi nell’America Latina, che venivano spesso gestiti come campi di sterminio. Si tratta di affermazioni per nulla inverosimili, dato che la tratta degli schiavi è stata una tradizionale occupazione ebrea in gran parte dell’Europa e del Medio Oriente nel corso degli ultimi mille anni, ed è probabilmente più che una coincidenza se i maggiori centri di presenza ebraica nell’America Coloniale si situavano lungo le linee della tratta negriera.
 
 
Io non sono affatto uno specialista della storia pre-Guerra di Secessione, e non sono in grado di valutare la fondatezza delle prove presentate. Ma mi sono preoccupato di leggere anche un libro di confutazione rabbiosa pubblicato qualche anno dopo dal Dr Harold Brackman, uno storico ebreo che lavora col Centro Simon Wiesenthal, e ho trovato i suoi argomenti assi modesti e poco convincenti.
 

In circostanze normali, specialisti di diverso orientamento dibatterebbero su questa tesi controversa e potrebbero forse anche giungere ad una conclusione. Ma, quando Tony Martin, un eminente studioso nero di Wellesley, ha solo messo il libro provocatorio nella lista di lettura di uno dei suoi corsi di storia dei Neri, è stato ferocemente oltraggiato dai media e ha visto la sua carriera rovinata, subendo anche dei tentativi di licenziamento nonostante fosse di ruolo. Ha poi raccontato la vicenda in un libretto.
 
Io l’ho sinteticamente menzionato in un articolo di luglio e ho suggerito a chi fosse interessato di acquistarlo da Amazon per farsene un’idea personale. Ahimè, questo non è più possibile da quando Amazon l’ha bandito, mentre tutti i libri successivi, che confutano la sua tesi o parlano dell’enorme polemica che ha suscitato, continuino ad essere disponibili e di libero accesso. Questo fatto ci fa pensare che le prove di un ruolo importantissimo degli ebrei nella schiavitù dei Neri fossero semplicemente troppo convincenti per essere facilmente confutate.
 
Queste ricerche anonime realizzate da Neri per conto della Nation of Islam, non sono le uniche a figurare tra i testi storici seri oggi banditi da Amazon. Infatti anche opere pionieristiche di eminenti studiosi possono adesso subire la medesima sorte quando si avventurano in territori proibiti. Come ho a lungo scritto l’anno scorso:
 
« Non dubito che gran parte della cruda analisi di cui sopra sarà abbastanza dolorosa per molte persone. In effetti, alcuni potrebbero credere che questo materiale vada addirittura oltre il semplice "antisemitismo" e costituisca addirittura una vera "diffamazione di sangue" contro il popolo ebraico. Questa accusa estremamente severa, ampiamente utilizzata dai devoti sostenitori della politica israeliana, fa riferimento alla famigerata credenza cristiana, diffusa in gran parte del Medioevo e anche in tempi più moderni, secondo cui gli ebrei a volte rapiscono piccoli bambini cristiani per usare il loro sangue nei vari rituali magici, specialmente per la festa religiosa di Purim. Una delle scoperte più scioccanti che ho fatto in questi dodici anni è che è assai probabile che queste accuse apparentemente impossibili siano invece fondate.
 
 
Personalmente non ho alcuna competenza professionale nelle tradizioni rituali ebraiche, né nelle pratiche dell'ebraismo medievale. Ma uno degli studiosi più importanti del mondo in questo campo è Ariel Toaff, professore di Rinascimento ebraico e studi medievali all'Università Bar-Ilan vicino a Tel Aviv, e lui stesso figlio del rabbino capo di Roma.
 
Nel 2007 ha pubblicato l'edizione italiana del suo studio accademico Blood Passovers, frutto di molti anni di ricerca diligente, coadiuvato dai suoi studenti laureandi e guidato dai suggerimenti dei suoi vari colleghi accademici. La tiratura iniziale di 1 000 copie è andata esaurita il primo giorno. Tenuto conto dell'eminenza internazionale di Toaff e di un tale interesse suscitato, era prevedibile un'ulteriore distribuzione internazionale, e anche un'edizione in inglese edita d una prestigiosa casa editrice universitaria statunitense. Ma l'ADL e vari altri gruppi di attivisti ebrei valutarono una tale possibilità con estrema disapprovazione e, sebbene questi attivisti mancassero di credenziali accademiche, evidentemente esercitarono una tale pressione da evitare ogni ulteriore pubblicazione. Sebbene il Prof. Toaff inizialmente abbia tentato di mantenere ostinatamente la propria posizione, ben presto seguì l’esempio di Galileo, e le sue scuse sono diventate ovviamente l’introduzione sempre assai poco affidabile di Wikipedia sulla questione.
 
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Sembra che un considerevole numero di ebrei ashkenaziti considerasse tradizionalmente il sangue cristiano come dotato di potenti proprietà magiche e lo ritenesse un componente molto prezioso di alcune importanti rituali religiosi. Ovviamente, procurarsi tale sangue in grandi quantità era molto rischioso, e questo ne accresceva il valore monetario, e il commercio di fiale di questa merce sembra essere stato ampiamente praticato. Toaff osserva che, dal momento che dettagliate descrizioni di pratiche di omicidio rituale ebraico sono riferite in termini assai simili in luoghi molto lontani per geografia, lingua, cultura e periodo di tempo, esse debbano ritenersi frutto di osservazioni indipendenti dello stesso rito. Osserva inoltre che, quando gli ebrei accusati venivano catturati e interrogati, spesso descrivevano correttamente oscuri rituali religiosi che non potevano essere noti ai loro inquisitori gentili, che spesso confondevano piccoli dettagli. Pertanto, è improbabile che queste confessioni siano state inventate dalle autorità.
 
Ovviamente, l'omicidio rituale di bambini cristiani per impossessarsi del loro sangue era visto con enorme disapprovazione dalla popolazione locale dei Gentili, e la convinzione diffusa circa l’esistenza di una tale pratica è stata una fonte di aspra tensione tra le due comunità, che si acerbava occasionalmente quando un bambino cristiano scompariva misteriosamente in un particolare periodo dell'anno, o quando veniva ritrovato un corpo che presentava ferite di tipo sospetto o strane perdite di sangue. Di tanto in tanto, un caso particolare diventava di dominio pubblico, portando spesso a una prova di forza politica tra gruppi ebraici e anti-ebraici. Nella metà del XIX secolo, ci fu un caso di questo genere che diventò clamoroso nella Siria dominata dalla Francia e, poco prima dello scoppio della prima guerra mondiale, la Russia fu devastata da un conflitto politico simile con l’affaire Beilis del 1913 in Ucraina.
 
Mi sono imbattuto per la prima volta in queste informazioni tanto sorprendenti circa una dozzina di anni fa leggendo un lungo articolo di Israel Shamir in Counterpunch , che meriterebbe certamente di essere letto come un sommario generale, insieme ad un paio delle sue colonne di follow-up. Lo scrittore Andrew Hamilton offre la più recente panoramica 2012 della controversia. Shamir fornisce anche una copia gratuita del libro in formato PDF, una versione aggiornata con le note a piè di pagina correttamente annotate nel testo. Ad ogni modo, mi manca l'esperienza per ben giudicare il lavoro di Toaff, quindi inviterò coloro che sono interessati a leggere il libro di Toaff, o meglio ancora gli articoli correlati, e decidere da soli ».
 
 
Amazon ha attualmente bandito la traduzione inglese dello sconcertante libro del professore Toaff, per quanto sia ancora disponibile in internet in formato PDF a questo link.
 
Tutte queste censure, quasi senza precedenti, di libri da parte di Amazon sono avvenute nel corso delle ultime due settimane e, a meno che non siano presto annullate, saranno certamente solo le prime di una lunga serie. Il volumi degli anni 1990 sul giudaismo scritti dal compianto Israël Shahak, professore dell’Università ebraica di Gerusalemme, saranno certamente anch’essi votati all’oblio. Come ho scritto l’anno scorso:
 
 
« Sebbene i libri di Shahak siano piuttosto brevi, contengono una tale densità di materiale sorprendente, e ci vorrebbero molte, molte migliaia di parole solo per sintetizzarli. Essenzialmente, quasi tutto ciò che avevo conosciuto - o pensavo di conoscere - sulla religione dell'ebraismo, almeno nella sua zelante forma tradizionale ortodossa, era assolutamente sbagliato.
 
(...)
 
A un livello più elementare, la religione degli ebrei più tradizionali non è affatto monoteistica, ma ricomprende una grande varietà di divinità maschili e femminili, con relazioni piuttosto complesse tra loro, con queste entità e i loro caratteri, che variano enormemente nei tanti e diversi sottosegmenti ebraici, a seconda di quale parte del Talmud e della Cabala pongono al primo posto. Per esempio, il tradizionale grido religioso ebraico "Il Signore è uno" è sempre stato interpretato dalla maggior parte delle persone come un'affermazione monoteista, e in effetti molti ebrei lo considerano tale. Ma un gran numero di altri ebrei ritiene che questa dichiarazione si riferisca invece al raggiungimento dell'unione sessuale tra le principali entità divine maschili e femminili. E più bizzarramente, ebrei che hanno visioni diversissime tra loro non trovano affatto impossibile pregare fianco a fianco e anche interpretare i loro canti identici in modo del tutto differente.
 
Inoltre, gli ebrei religiosi sembra preghino Satana quasi con la stessa facilità con cui pregano Dio e, a seconda delle varie scuole rabbiniche, i particolari rituali e sacrifici che praticano possono essere finalizzati ad arruolare l'appoggio dell'uno o dell'altro. Ancora una volta, purché i rituali vengano correttamente eseguiti, gli adoratori di Satana e gli adoratori di Dio si intendono perfettamente e si considerano ebrei altrettanto devoti, semplicemente di una tradizione leggermente diversa. Un punto che Shahak sottolinea ripetutamente è che, nel giudaismo tradizionale, la natura del rituale in se stesso è assolutamente al primo posto, mentre l'interpretazione del rituale è questione piuttosto secondaria. Quindi forse un ebreo che si lava le mani tre volte in senso orario potrebbe essere inorridito da un altro che segue una direzione antioraria, ma non è affatto interessato a sapere se con tale rituale si prepara a invocare Dio oppure Satana.
 
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Se queste questioni ritualistiche costituissero le caratteristiche centrali del giudaismo religioso tradizionale, potremmo considerarla una sopravvivenza piuttosto pittoresca ed eccentrica dei tempi antichi. Ma, sfortunatamente, c'è anche un lato molto più oscuro, che coinvolge principalmente il rapporto tra ebrei e non ebrei, con il termine dispregiativo goyim molto spesso usato per descrivere questi ultimi. Per dirla senza mezzi termini, gli ebrei hanno anime divine e i goy no, essendo semplicemente animali sotto forma di uomini. In effetti, la ragione principale dell'esistenza dei non ebrei è di servire come schiavi gli ebrei, e alcuni rabbini di altissimo rango occasionalmente ribadiscono questo fatto ben noto. Nel 2010, il rabbino sefardita di Israele ha dichiarato nel suo sermone settimanale che l'unica ragione per l'esistenza di non ebrei è servire gli ebrei e lavorare per loro. L'asservimento o lo sterminio di tutti i non ebrei sembra essere l’obiettivo implicito ultimo della religione.
 
Le vite degli ebrei hanno un valore infinito, e quelle non ebraiche non ne hanno alcuno, il che ha implicazioni politiche ovvie. Ad esempio, in un articolo, un importante rabbino israeliano spiegò che se un ebreo avesse bisogno di un fegato, sarebbe perfettamente corretto, e certamente obbligatorio, uccidere un innocente gentile e prendere il suo. Forse non dovremmo essere troppo sorpresi del fatto che oggi Israele sia ampiamente considerato come uno dei centri mondiali del traffico di organi.
 
Come ulteriore esempio dell'odio feroce del giudaismo tradizionale verso tutti quelli che hanno origini diverse, salvare la vita di un non ebreo è generalmente considerato improprio o addirittura proibito, e farlo nel giorno di sabato sarebbe un'assoluta violazione degli editti religiosi. Tali dogmi sono certamente curiosi data la diffusa presenza di ebrei nella professione medica negli ultimi secoli, ma sono venuti alla ribalta in Israele quando un medico militare di mentalità religiosa li ha ribaditi e la sua posizione è stata sostenuta dalle più alte autorità religiose del Paese.
 
E se il giudaismo religioso ha una visione decisamente negativa nei confronti di tutti i non ebrei, il cristianesimo in particolare è considerato un abominio totale, che deve essere cancellato dalla faccia della terra.
 
Mentre i pii musulmani considerano Gesù come il santo profeta di Dio e l'immediato predecessore di Maometto, secondo il Talmud ebraico, Gesù è forse l'essere più vile che sia mai vissuto, condannato a trascorrere l'eternità nella fossa dell'inferno, immerso in una vasca bollente di escrementi. Gli ebrei religiosi considerano il Corano musulmano solo come un altro libro, anche se totalmente sbagliato, ma la Bibbia cristiana rappresenta il male più puro e, se le circostanze lo consentono, bruciare le Bibbie è considerato un atto molto lodevole. Gli ebrei devoti devono anche sputare tre volte a ogni croce o chiesa che incontrano, e lanciare una maledizione contro tutti i cimiteri cristiani. In effetti, molti ebrei profondamente religiosi recitano ogni giorno una preghiera per lo sterminio immediato di tutti i cristiani.
 
Nel corso degli anni i rabbini israeliani di spicco hanno a volte discusso pubblicamente se il potere ebraico fosse diventato sufficientemente forte da poter finalmente distruggere tutte le chiese cristiane di Gerusalemme, Betlemme e altre aree vicine, e perché l'intera Terra Santa possa essere completamente purificata da tutte le tracce della sua cristiana contaminazione. Alcuni hanno preso questa posizione, ma la maggior parte ha invitato alla prudenza, sostenendo che gli ebrei hanno bisogno di guadagnare un po' di forza addizionale prima di accingersi ad un passo così rischioso. Ai giorni nostri, molte decine di milioni di cristiani zelanti, e soprattutto cristiani sionisti, sono entusiasti sostenitori degli ebrei, dell’ebraismo e di Israele, e sospetto fortemente che almeno un po' di quell'entusiasmo si basi sull'ignoranza » .
 
 
Le ricerche scientifiche di Shahak hanno ricevuto apprezzamenti da parte di alcuni dei più eminenti intellettuali pubblici statunitensi, come Christopher Hitchens, Gore Vidal, Noam Chomsky e Edward Said, oltre che da prestigiose pubblicazioni come The London Review of Books e Middle East International. Ma, tenuto conto delle implicazioni politiche delle sue rivelazioni, temo che presto non saranno più disponibili se non in siti web sparsi in internet.
 
Un’analisi più approfondita dei lavori dei professori Toaff e Shahak su questi aspetti meno conosciuti della religione ebraica si trovano nel mio lungo articolo dello scorso luglio:
 
Pubblicato in Italiano su www.ossin.org
 
Altri libri di Amazon sembrano essere recentemente caduti in un limbo, sempre venduti dal sito, ma nascosti in modo che i lettori non li vedano mai.
 
Oltre trentacinque anni fa, Lenni Brenner, un ebreo di sinistra antisionista, ha pubblicato le sue ricerche rivoluzionarie, che rivelavano l’ampio partenariato economico nazi-sionista degli anni 1930, che gettò le basi per la creazione dello Stato di Israele. Nonostante i nostri media abbiano quasi del tutto ignorato questa storia affascinante, studi successivi hanno pienamente confermato il nucleo centrale della ricostruzione fatta da Brenner.
 
Io stesso ho avuto modo di scoprire il libro di Brenner solo l’anno scorso e l’ho immediatamente acquistato da Amazon, Poi ho pubblicato un articolo nel quale ho discusso le sue importanti scoperte:
 
 
« Se i Tedeschi hanno accordato poca attenzione alle istanze di questa piccola organizzazione, tutt’altra cosa era per il movimento sionista guidato da Chaïm Weizmann e David Ben-Gourion, molto più importante e influente. E, nel corso della  maggior parte degli anni 1930, questi altri sionisti hanno organizzato un importante partenariato economico con la Germania nazista, fondato su un’evidente comunione di interessi. Dopo tutto Hitler considerava l’1% di popolazione ebraica tedesca come un elemento perturbatore e potenzialmente pericoloso del quale intendeva sbarazzarsi, e il Medio Oriente sembrava una destinazione buona quanto un’altra. In quel tempo i sionisti avevano obiettivi molto simili, e la creazione della loro nuova patria nazionale in Palestina aveva bisogno sia di immigrati ebrei che di investimenti finanziari ebraici. 
 
(...)
 
L’incidenza del patto nazi-sionista sulla nascita di Israele è difficile da valutare. Secondo una analisi del 1974 di Jewish Frontier citata da Brenner, tra il 1933 e il 1939, più del 60% degli investimenti in Palestina proveniva dalla Germania nazista. L’impoverimento mondiale provocato dalla Grande Depressione aveva drasticamente ridotto il sostegno finanziario proveniente da ogni altra fonte, e Brenner ipotizza assennatamente che, senza il sostegno finanziario di Hitler, la nascente colonia ebraica, tanto piccola e fragile, avrebbe potuto facilmente avvizzire e morire in quel periodo difficile.
 
Una simile conclusione si presta a ipotesi affascinanti. Quando per la prima volta ho trovato qui e là su alcuni siti internet dei riferimenti all’accordo Ha’avara, uno dei commentatori scherzava sul fatto che, se Hitler avesse vinto la guerra, sicuramente in Israele sarebbero state erette statue in suo onore, e sarebbe stato oggi ritenuto dagli ebrei di tutto il mondo come il capo eroico dei Gentili che ha giocato un ruolo centrale nella ricostruzione di una patria nazionale per il popolo ebraico in Palestina, dopo quasi 2000 anni di amaro esilio.
 
Questa incredibile possibilità non è così assurda come potrebbe sembrare alle nostre orecchie di oggi. Dobbiamo infatti renderci conto che la nostra comprensione storica della realtà è condizionata dai media, e che questi sono controllati dai vincitori delle grandi guerre e dai loro alleati, cosicché i dettagli scomodi vengono spesso taciuti per evitare di turbare il pubblico.
 
(...)
 
Una volta consolidato il suo potere in Germania, Hitler ha rapidamente bandito tutte le altre organizzazioni politiche del popolo tedesco, e solo il partito nazista e i suoi simboli furono autorizzati dalla legge. Ma una eccezione speciale venne fatta per gli ebrei tedeschi, e il locale partito sionista ottenne pieno riconoscimento giuridico e furono anche autorizzate le manifestazioni sioniste, le uniformi e le bandiere sioniste. Con Hitler c’era una censura stretta su tutte le pubblicazioni tedesche, ma il settimanale sionista poteva essere venduto liberamente in tutte le edicole e agli angoli di strada. L’idea di base era che un partito nazional-socialista tedesco era la casa appropriata per il 99% maggioritario dei Tedeschi del paese, mentre il nazional-socialismo sionista poteva svolgere lo stesso ruolo per la minuscola minoranza ebraica.
 
Nel 1934, i dirigenti sionisti invitarono un importante ufficiale delle SS a trascorrere sei mesi nelle colonie ebraiche in Palestina e, al suo rientro, le sue impressioni molto positive sull’impresa sionista in piena espansione furono pubblicate a puntate nel Der Angriff di Joseph Goebbels, l’organo di stampa più importante del partito nazista, col titolo descrittivo « Un Nazista va in Palestina » »
 
 
Solo l’anno scorso, i libri di Brenner che io ho acquistato, comparivano immediatamente sul sito web di Amazon, ma oggi sono nascosti, non compaiono nemmeno sulla pagina semivuota dell’autore. Sospettiamo che l’ADL o altre organizzazioni simili non abbiano piacere che i lettori possano scoprire la vasta collezione di documenti di fonte primaria di Brenner o l’edizione tascabile della sua ricostruzione storica, la cui copertina riporta la medaglia commemorativa coniata dalla Germania nazista per celebrare la sua alleanza coi sionisti, con la Svastica da un lato e la Stella di David ebraica dall’altro. Quelli che siano interessati a queste relazioni storiche complesse e piuttosto sorprendenti tra Ebrei e Terzo Reich nel corso dei suoi dodici anni di vita dovrebbero leggere il mio articolo sul tema.
 
Tradotto in italiano da www.ossin.org
 
Gli Ebrei oggi rappresentano meno dell’1% della popolazione combinata dell’America del Nord e dell’Unione Europea, ma qualsiasi osservatore onesto deve ammettere che i gruppi ebraici organizzati dominano totalmente la politica e la vita pubblica di queste nazioni un tempo fiere che, nei secoli passati, hanno governato la maggior parte del mondo.
 
La causa principale di questo sorprendente dominio esercitato attualmente su popolazioni per il 99% non-ebraiche sta nel denaro e nel controllo dei media. Ma un fattore secondario importante è stata la progressiva elevazione dell’Olocausto ebraico della Seconda Guerra Mondiale al rango di dottrina quasi sacra, che ha ampiamente rimpiazzato il tradizionale cristianesimo quale religione ufficiale di Stato, coi dissidenti trattati come eretici e spesso incriminati e imprigionati dal governo. Sembra infatti che, quasi ogni mattina, i miei giornali siano pieni di articoli sull’Olocausto, la maggior parte scritti con lo stesso tipo di rispetto sacro che i giornali cattolici di un secolo fa avrebbero accordato alle discussioni sulla nascita di Maria Vergine. Però, pretendendo questo sedicente «Olocaustismo» di essere una fede laica, esso è esposto alla contestazione per ragioni fattuali, e molti hanno ipotizzato che un suo eventuale crollo sarebbe un colpo mortale per il potere ebraico regnante.
 
L’ADL e altre organizzazioni militanti ebraiche sembrano con tutta evidenza assolutamente indisponibili a correre un simile rischio. Non deve sorprendere che la prima grande ondata di censura dei libri di Amazon sia stata la purga degli inizi del 2017 di diverse decine di testi importanti di storici revisionisti che avevano sostenuto dettagliatamente che l’Olocausto era in gran parte una bufala, concepita da militanti ebraici e cineasti hollywoodiani per farne un bastione possente contro qualsiasi critica dei comportamenti ebraici o israeliani. Per quanto un gran numero di questi libri sia ancora disponibile per la vendita da parte degli editori, la loro completa sparizione da Amazon ha considerevolmente ridotto la loro potenziale distribuzione.
 
Fortunatamente avevo acquistato copie di diversi di questi libri quando Amazon ancora li vendeva, e l’anno scorso ho pubblicato un lungo articolo che riassumeva la mia personale posizione su questo argomento complesso e tanto controverso. Per quanto non sia un esperto, mi è sembrato che vi fossero moltissime prove convincenti che l’Olocausto sia in effetti sostanzialmente un imbroglio, molto probabilmente in termini assoluti. Chi sia interessato a leggere il mio ragionamento è invitato a farlo e a decidere da se stesso.
 
Pravda statunitese: La negazione dell’Olocausto
Tradotto in italiano da www.ossin.org : Parte Prima e Parte seconda
 
 
Il romanzo distopico probabilmente più famoso degli ultimi cento anni è quello di George Orwell “1984”, e la sua osservazione forse più importante è che coloro che controllano il passato controllano anche il futuro, e quelli che controllano il presente controllano anche il passato. E dobbiamo anche riconoscere che i libri seri cristallizzano questo passato.
 
I nostri media elettronici e le loro nuove ramificazioni sociali possono dominare il pensiero dei nostri popoli, e forse un solo tweet di una celebrità politica di terz’ordine è in grado di attirare più lettori in un’ora di tutti quelli che i libri esaminati in questo articolo hanno attirato in un anno. Ma per quanto effervescenti, le emissioni dei media elettronici sono transitorie ed effimere, e rischiano fortemente di essere dimenticate dopo un’ora. Al contrario, libri seri di idee e di studi hanno la possibilità di rimodellare in modo permanente l’interpretazione della realtà di quel tipo di individui che potrebbero cambiare la nostra società. In una appassionata campagna elettorale, miliardi di dollari possono essere spesi per cambiare temporaneamente l’opinione pubblica su una questione o un candidato, ma qualche settimana più tardi l’effetto in genere si dissolve. I libri costano forse solo qualche dollaro, ma il loro impatto potenziale è di un peso diverso e permanente.
 
Amazon possiede oggi un monopolio quasi totale della vendita di libri in internet, e se la società statunitense continua a permettergli di vietare seri lavori di studio per ragioni politiche o ideologiche, la nostra libertà intellettuale futura è già persa.
 
 
 
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