Chronique de Palestine, 29 luglio 2018 (trad.ossin)
 
Non mollare, Ahed Tamimi !
Gideon Levy (*)
 
Alla vigilia della sua liberazione dopo otto mesi di prigione, ecco cosa bisogna dire a Ahed Tamimi : « Ne valeva la pena. Continua a resistere contro l’occupazione israeliana »
 
Ahed Tamimi
 
Domenica prossima dovresti essere finalmente scarcerata, insieme a tua madre. Ma forse è meglio non fare facili previsioni: lo Shin Bet potrebbe benissimo emettere un’ordinanza di arresto amministrativo contro di te. Dopo tutto, solo qualche settimana fa, lo Shin Bet ha ritenuto che tu fossi ancora « potenzialmente pericolosa » – ma possiamo certo sperare che tra tre giorni tu e tua madre sarete di nuovo libere a casa vostra.
 
Possiamo anche sperare che la tua pericolosità potenziale non si sia ridotta durante la tua detenzione che dura dall’inverno, che tu continui ad essere pericolosa per l’occupazione, che non la smetterai di resistere a modo tuo. Per quello che so della tua famiglia, che la propaganda israeliana chiama « famiglia di terroristi » e « famiglia di assassini », so che sarà così. La tua determinazione non si piegherà. La tua « pericolosità » non svanirà.
 
Tu e tua madre siete rimaste in prigione per otto mesi, anche se tu non avevi fatto nulla di male se non manifestare una resistenza naturale e giustificata contro l’occupazione che aveva invaso il cortile davanti a casa tua. Hai schiaffeggiato a mani nude un soldato armato e protetto da un giubbotto antiproiettile, l’hai fatto come una ragazza di 16 anni può schiaffeggiare un soldato armato e protetto, e tua madre ti ha filmato. E’ stato il tuo delitto. Nell’occupazione, solo i soldati sono autorizzati a colpire. Tu hai fatto quel che qualunque persona coraggiosa che vive sotto occupazione farebbe – l’hai schiaffeggiato. E l’occupazione non ha ancora visto niente.
 
Lo hai fatto dopo che i soldati avevano sparato contro tuo cugino, Mohammed Tamimi di quindici anni, colpendolo alla testa, nella strada davanti a casa tua, portandogli via mezzo cranio. Saprai che in seguito lo hanno ancora arrestato, nonostante il suo handicap, e poi lo hanno rilasciato. Anche tuo fratello è stato successivamente arrestato e rilasciato.
 
Nabi Saleh attende le sue donne. Bassem attende Nariman e Ahed. Anche alcuni Israeliani attendono la loro liberazione. La settimana scorsa è stato reso noto un altro caso di resistenza alle forze di occupazione: alcuni giovani hanno lanciato pietre contro la polizia di frontiera, ferendo una donna poliziotto che è stata ricoverata in ospedale.
 
Una pietra è in grado di uccidere e sono state prese nuove misure ancora più dure contro i lanciatori di pietre. Tre ragazzi sono stati arrestati, ma poi subito liberati. Erano dei coloni ebrei di Yitzhar. Mentre invece Ahed, che non ha ferito nessuno, ha passato otto mesi in prigione. No, non c’è apartheid nei territori…
 
 
Ahed sarà liberata domenica in una situazione che frattanto è cambiata. Lei è diventata una icona. Mentre stava in prigione, Gaza si è sollevata e lo ha pagato con la vita di 160 dei suoi abitanti, abbattuti da cecchini israeliani. Altre decine sono rimaste handicappate, alcune perché Israele ha loro negato l’accesso a cure mediche adeguate.
 
Mentre Ahed era in prigione, la Cisgiordania è sprofondata nel torpore estivo, occupata da conflitti interni e dispute. La Cisgiordania ha bisogno di Ahed. La resistenza ha bisogno di Ahed. Non è che una ragazza possa cambiare il mondo, ma la generazione di Ahed sarà la prossima generazione della resistenza. Quella che l’ha preceduta è persa, i suoi figli ammazzati, feriti, arrestati, disperati, stanchi, esiliati e, alcuni, imborghesiti.
 
Sì, si può essere Israeliani e sostenere i Palestinesi che resistono all’occupazione, come Ahed Tamimi, e augurare loro il successo. In realtà bisogna farlo. Con le sue mani nude e la sua personalità impressionante, Ahed è una speranza per il futuro, una fonte di ispirazione per altri. Lo Shin Bet si è opposto alla sua liberazione anticipata sostenendo: « Le sue dichiarazioni mostrano la sua ideologia estrema e, tenuto conto della situazione dell’ordine pubblico, mostrano la pericolosità potenziale della sua liberazione anticipata ». Sono passati mesi, e speriamo che lo Shin Bet si immagini che Ahed sia cambiata dopo sei mesi supplementari di prigione. Sennò non sarà liberata.
 
Ma lo Shin Bet sa anche che – oltre all' abuso di potere, e la volontà di vendetta o di dare soddisfazione all’opinione pubblica israeliana con un disperato tentativo repressivo – l’arresto di questa ragazza di Nabi Saleh non ha alcuna altra giustificazione. Lo Shin Bet sa che la sua ideologia « estrema » è l’ideologia di tutti quelli che vivono sotto occupazione.
 
Adesso bisogna dire ad Ahed : « Ne valeva la pena. Continua, Ahed. Continua la resistenza all’occupazione. Continua le manifestazioni di ogni venerdì nel tuo coraggioso villaggio. Continua a « incitare ». Denuncia l’occupazione e documenta i suoi crimini, e continua a schiaffeggiarla, se invade di nuovo il tuo giardino o spara alla testa del tuo cuginetto! »
 
 
 
 * Nato nel 1955, a Tel-Aviv, è un giornalista israeliano e componente della direzione del quotidiano Ha’aretz. Vive nei territori palestinesi occupati.
 
 
 
 
 
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