Strategic Culture, 13 gennaio 2021 (trad. ossin)
 
L'11 settembre fu solo il preludio, il 6 gennaio è il Santo Graal
Pepe Escobar
 
Quando questa guerra civile scoppierà, dipenderà dal grado di sopportazione che dimostrerà la moltitudine dei Deplorevoli
 
Sento i figli della notte e i diseredati,
Scendi, denudati
Fatti carina, ma tu ed io
Abbiamo il regno, abbiamo la chiave
Abbiamo l’impero, adesso come allora,
non abbiamo dubbi, non prendiamo una direzione
Lucrezia, mio riflesso, fai la danza del fantasma con me
(Sisters of Mercy, Lucretia my Reflection)
 
 
Un momento dell'invasione di Capitol Hill del 6 gennaio 2021
 
L’11 settembre è stato solo un preludio, il 6 gennaio è il Santo Graal. L’11 settembre ha segnato la cerimonia di apertura della guerra mondiale contro il terrorismo (GWOT), successivamente ammorbidita dal team Obama al rango di Operazioni di Emergenza Oltreoceano (OCO), ampliate fino a comprendere il bombardamento, palese o nascosto, di sette nazioni.
 
L’ 11 settembre ha aperto la via al Patriot Act, il cui nucleo essenziale era stato già scritto nel 1994, da un certo Joe Biden
 
Il 6 gennaio apre la via alla guerra contro il terrorismo interno e ad un Patriot Act infernale, 2.0, da doping (qui il progetto del 2019), le 20 000 pagine fitte che spuntano, come Venere, dal mare, dall’oggi al domani, pronte per l’uso.
 
E come inevitabile compagna di questo Patriot Act 2.0, ci sarà anche una guerra all’estero, ed un ritorno in forze, senza ostacoli, di quel che l’ex analista della CIA, Ray McGovern, ha definito in modo memorabile il complesso MICIMATT (Military-Industrial-Congressional-Intelligence-Media-Academia-Think Tank).
 
E quando il MICIMATT intraprenderà la prossima guerra, qualsiasi manifestazione di protesta sarà considerata un atto di terrorismo interno.
 
Il finto colpo di Stato
 
Qualsiasi cosa sia realmente accaduto il 6 gennaio scorso nel centro militarizzato di una Superpotenza che ha speso innumerevoli miliardi di dollari per la propria sicurezza dall’inizio del millennio, l’elaborata sceneggiata psico/fotografica – completa di un attore vichingo MAGA strategicamente fotogenico – non avrebbe mai potuto svolgersi se non fosse stata consentita. 
 
Si dibatterà accanitamente fino alla Venuta del Regno, per capire se l’effrazione è stata spontanea – a iniziativa di qualche centinaio di persone, degli almeno 10 000 manifestanti pacifici dinanzi al Campidoglio – o piuttosto una rivoluzione di colore bene organizzata e istigata da una Quinta Colonna di agenti provocatori professionisti infiltrati. 
 
Quel che conta è il risultato finale: il prodotto fabbricato – «l’insurrezione di Trump» – ha fatto passare in sordina, a tutti gli effetti, la presentazione, in corso al Campidoglio, delle prove di una enorme frode elettorale, e bollato una grande manifestazione di mezzo milione di persone come «terrorismo interno».
 
Non è stato certamente un «colpo di Stato». Lo stratega militare Edward Luttwak, attualmente consigliere del Pentagono in materia di cyber-guerra, ha twittato che «nessuno fa un colpo di Stato di giorno». Era solo uno «spettacolo, gente che ha espresso delle emozioni», un colpo di Stato finto senza incendi dolosi o saccheggi, e con un tasso modesto di violenza (se confrontato con Maïdan 2014) : come si possono definire «insorti» delle persone che entrano nel Campidoglio seguendo i percorsi delimitati da corde di velluto!
 
Una settimana prima del 6 gennaio, una organizzazione dissidente, ma sempre molto legata ai servizi di informazione e allo Stato profondo, offriva questo punto di vista freddo e imparziale della situazione:
 
"Tel Aviv ha tradito Trump accordandosi di nuovo con Biden, e lo ha gettato ai cani. Sheldon Adelson e la mafia non hanno alcun problema a cambiare campo e salire sul carro del vincitore. Anche Pence e McConnell hanno tradito Trump. E’ come se Trump, novello Giulio Cesare, fosse entrato nel Senato romano per essere pugnalato a morte. Qualsiasi accordo Trump farà col sistema o lo Stato profondo, non verrà rispettato, e progettano segretamente di metterlo fuori gioco per sempre. Trump ha in mano una carta vincente. La legge marziale. I Tribunali militari. La legge sull’insurrezione. Si tratta di capire se la giocherà. In ogni caso una guerra civile scoppierà, prima o poi".
 
Quando questa guerra civile scoppierà, dipenderà dal grado di sopportazione che dimostrerà la moltitudine dei Deplorevoli.
 
Alastair Crooke ha brillantemente individuato le tre principali ragioni della «Epifania» dell’America rossa: elezioni truccate, lockdown come strategia premeditata di distruzione delle piccole e medie imprese e la disastrosa prospettiva di “cancellazione” attraverso un “totalitarismo morbido”, stile “politically correct”, orchestrato da Big Tech.
 
Simboleggiato da un cadavere che legge quello che gli viene scritto, altrimenti detto «Presidente eletto», e dalle sue stesse parole pronunciate dopo il 6 gennaio: «Non chiamateli manifestanti. Era una sommossa. Erano insorti. Terroristi interni». Ci sono cose che non cambiano mai. Anche George W. Bush disse, subito dopo l’11 settembre: «O con noi, o con i terroristi».
 
E’ la narrativa egemonica, impressa nella pietra, oggi imposta con mano di ferro da Big Tech. Cominciano con Trump, dopo sarà il vostro turno. Chiunque, qualsiasi cosa, non accetti il diktat tecno-feudale di Big Tech sarà «oscurato».
 
Bye bye Miss American Pie
 
Ed è per questo che il dramma va al di là di un singolo POTUS fatto a pezzi. Qualsiasi istituzione controllata dalla classe dirigente – dalle scuole ai media, passando per le norme regolamentatrici dei luoghi di lavoro – demonizzerà senza pietà i Deplorevoli.
 
John Breenan, un assassino e bugiardo di professione della CIA, ideatore del completamente demistificato Russiagate, ha twittato sulla necessità di aprire, in pratica, dei campi di rieducazione. I media hanno fatto appello a «ripulire il movimento».
 
Politicamente, i Deplorevoli hanno solo Trump. Ed è per questo che il Trumpismo, potendo diventare un vero e proprio partito politico, deve essere schiacciato. Perché gli 0,0001% sono terrorizzati all’idea di una secessione o di una rivolta armata ed hanno quindi bisogno di un’azione preventiva urgente contro quello che attualmente è un movimento di massa nazionalista, anche se le sue proposte politiche sono rudimentali.
 
L’«ignoto che non si conosce», come direbbe il noto neocon Donald Rumsfeld, è se la plebe esasperata finirà con l’armarsi di forconi, e renderà la fattoria ingovernabile per gli 0,0001%. E, parlando di forconi, mi riferisco al mezzo miliardo di armi da fuoco in possesso della popolazione.
 
Gli 0,0001% sanno bene che Trump, dopo tutto, non è mai stato l’agente di un cambiamento rivoluzionario radicale. Egli ha solo canalizzato le speranze e i timori dell’America rossa. Ma, invece del palazzo sfavillante e decorato in oro, è stato capace di regalare solo una capanna nel deserto.
 
Nel frattempo l’America rossa aveva intuitivamente compreso che Trump era almeno uno strumento utile. Egli ha messo a nudo il modo di comportarsi della palude corrotta. Rivelato come le «istituzioni» sono semplici marionette – totalmente indifferenti alle necessità della gente comune. Come il potere giudiziario sia totalmente corrotto – tanto che nemmeno il Presidente può ottenere di essere ascoltato. Come Big-Pharma e Big-Tech hanno fatto crescere il MICIMATT (MICIMAPTT ?) e soprattutto, come la storiella dei due partiti sia una boiata pazzesca.
 
Dove andranno i 75 milioni di elettori privati del diritto di voto – o gli 88 milioni di follower dei tweet di Trump ?
 
Nell’attuale stato di cose, siamo in piena guerra di classe. I capi della banda di truffatori hanno assunto il controllo totale. I resti della «democrazia» si sono trasformati in mediacrazia. Nel futuro ci sono solo una spietata epurazione, una repressione prolungata, censura, sorveglianza generalizzata, la distruzione delle libertà civili, il pensiero unico, un orizzonte di «oscuramenti» (in)culturali. E, quel che è peggio, la prossima settimana questo sistema paranoico si fonderà con quella macchina formidabile che è il Governo degli Stati Uniti.
 
Cui bono ? Ovviamente al tecno-feudalesimo – e ai tentacoli intrecciati del « Great Reset » trans-umanista. Sfidatelo e sarete «oscurati».
 
Bye bye Miss American Pie. Questa è l’eredità del 6 gennaio.
 
 
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura

 

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