Counterpunch, 4 maggio 2015 (trad.ossin)



La nascita dello Stato di polizia contro gli Afro-Americani

Garikai Chengu


Lo storico Victor Kappeler scrive che, nel 1704, fu nello Stato della Carolina ad essere istituita la prima ronda schiavista del paese. I testi storici lo dicono chiaramente: prima della Guerra di Secessione, l’unica forza di polizia legale conosciuta venne istituita allo scopo precipuo di proteggere i beni e gli interessi dei proprietari di schiavi. Le evidenti similarità tra le ronde schiaviste del XVIII° secolo e le brutalità poliziesche dei moderni Stati Uniti sono troppo significative per poter essere accantonate o ignorate


I Neri negli Stati Uniti vivono in uno Stato di polizia all’interno dello Stato. Lo Stato di polizia contro gli Afro-Americani (ma anche i Latini e i nativi) esercita la propria autorità sulla minoranza nera attraverso una serie di misure oppressive: linciaggio da parte della polizia, massicci arresti a scopo di lucro, sorveglianza e assassinio dei leader neri, usando mezzi approvati dal governo. Lo Stato di polizia contro gli Afro-Americani è indiscutibilmente un crimine attuale contro l’umanità.

Le prime forze di polizia nella storia degli Stati Uniti furono le ronde schiaviste e le ronde notturne, entrambe specificamente impegnate nel controllo dei comportamenti degli Afro-Americani.

Lo storico Victor Kappeler scrive che, nel 1704, fu nello Stato della Carolina ad essere istituita la prima ronda schiavista del paese. I testi storici lo dicono chiaramente: prima della Guerra di Secessione, l’unica forza di polizia legale conosciuta venne istituita allo scopo precipuo di proteggere i beni e gli interessi dei proprietari di schiavi. Le evidenti similarità tra le ronde schiaviste del XVIII° secolo e le brutalità poliziesche dei moderni Stati Uniti sono troppo significative per poter essere accantonate o ignorate.




Distributore d'acqua riservata alla
"gente di colore", nel 1939 a Oklaoma City

Gli Stati Uniti sono stati fondati come una repubblica schiavista, e gli schiavi che non si rassegnavano alla loro condizione e si ribellavano spesso diventavano dei nemici dello Stato. Le ronde schiaviste furono istituite proprio per interrogare e indagare sui Neri, al di fuori delle procedure legali o delle inchieste formali. Ancora oggi la polizia non serve e non protegge la comunità afro-americana, e tratta i Neri come esseri naturalmente criminali e subumani.

Con la istituzione delle prime forze di polizia negli Stati Uniti, i linciaggi sono diventati il fondamento dello Stato di polizia contro gli Afro-Americani.

La maggioranza degli Statunitensi pensa che i linciaggi siano una manifestazione desueta del terrorismo razziale che ha corrotto la società statunitense fino alla fine dell’era delle leggi Jim Crow. Però la propensione statunitense per il massacro indiscriminato degli Afro-Americani è in realtà cresciuta col tempo. Il giornale The Guardian ha recentemente affermato che, secondo gli storici, tra la fine del XIX° secolo e l’inizio del XX°, venivano linciati in media due Afro-Americani alla settimana.

Comparando queste cifre coi dati incompleti del FBI, che indicano una media di più di due persone di razza nera uccise ogni settimana da poliziotti bianchi, risulta chiaro che la situazione non è affatto migliorata, anzi.

E’ sul terrorismo razziale che sono nati gli Stati Uniti. Non dovrebbe quindi meravigliare che gli agenti della forza pubblica siano impegnati in modo così routinario nel terrorismo dei linciaggi attuali.

Tradizionalmente i linciaggi non avvenivano sotto il controllo dell’autorità giudiziaria, e non erano l’esito di un processo formale. Essi avvenivano per le ragioni più insignificanti: avere rivolto la parola ad una donna bianca, non essersi tolto il cappello o avere fatto un sorrisetto sarcastico davanti a un Bianco. Anche i linciaggi dei tempi moderni non sono preceduti da una qualsivoglia processo giudiziario. Diversi adolescenti neri come Tamir Rice sono stati uccisi dalla polizia per ragioni banali, come aver giocato in pubblico con una pistola giocattolo.

Il linciaggio non consiste necessariamente in una impiccagione. Abitualmente si realizza attraverso umiliazioni, torture, messa al rogo, squartamento. Un linciaggio è un rituale pubblico che può definirsi una quintessenza degli Stati Uniti e spesso avveniva alla presenza di un folto pubblico che poteva raggiungere anche le migliaia di persone. Lo storico Mark Gado segnala che “alcuni spettatori talvolta sparavano col fucile o la pistola sul cadavere, la folla lanciava grida di gioia e i bambini continuavano i loro giochi durante queste feste”.

La stampa statunitense sensazionalistica non risparmiava alcun dettaglio al pubblico, per quanto orribili fossero, e nel 1899 lo Springfield Weekly raccontava un linciaggio con queste parole: “Al Negro vengono amputate le orecchie, alcune dita, e gli organi genitali. Durante le mutilazioni, egli implora pietosamente che gli si risparmi la vita. Prima che il cadavere diventi rigido, viene fatto a pezzi e le ossa ridotte a pezzettini… Il cuore del negro viene tagliato in piccoli pezzi e la stessa cosa al fegato… i pezzettini di ossa vengono venduti a 25 cent l’uno…”. Descrizioni altrettanto morbose erano correnti nel Sud, e venivano regolarmente scattate foto ai corpi dei linciati, che venivano esposti al pubblico. Alcune vennero addirittura stampate su cartoline postali, distribuite in tutto il paese. (Nella foto, il linciaggio di un ragazzo nero di 16 anni in Texas, nel 1920)

Anche ai nostri giorni, il grande pubblico statunitense partecipa ai linciaggi moderni con la condivisione dei video virali dei poliziotti che uccidono uomini, donne o bambini neri. Scegliendo di non censurare i contenuti di questi video, i media che li diffondono realizzano lo stesso risultato dei resoconti dettagliati del secolo scorso e accrescono l’angoscia degli Afro-Americani. Questi video orribili e largamente diffusi rendono anche insensibile la comunità bianca, al punto da finire per essere un incoraggiamento ai poliziotti bianchi perché facciano ancora peggio.

Un carattere degli Stati di polizia fascisti del ventesimo secolo, come l’Italia di Mussolini o la Spagna di Franco, è l’impunità della polizia per i suoi crimini. Nonostante il carattere estremamente scioccante di questi linciaggi e il loro gran numero, raramente i poliziotti vengono riconosciuti colpevoli e condannati.

La Commissione delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo ha recentemente pubblicato un rapporto sulle violazioni dei diritti dell’uomo negli Stati Uniti, che ha condannato con chiarezza le brutalità della polizia. Vi si legge: “La Commissione esprime la sua inquietudine per l’elevato numero di uccisioni di Afro-Americani da parte della polizia”.

Negli Stati Uniti moderni, l’Afro-Americano è doppiamente vittima di questi assassini da parte della polizia. Non solo viene linciato dalla polizia, ma anche la sua reputazione viene infangata, allo scopo di giustificarne l’esecuzione pubblica. E’ così che molto spesso il dossier scolastico della vittima nera, il suo statuto professionale e la sua presenza nei social network vengono sbattuti dai media in prima pagina, come se tutto questo avesse qualcosa a che vedere col diritto della polizia di uccidere un cittadino statunitense di razza nera.

Gli arresti arbitrari e di massa sono stati elementi marcanti di Stati di polizia come la Germania dell’est e il Cile di Augusto Pinochet.

Attualmente gli Stati Uniti custodiscono in diverse prigioni più Afro-Americani, fatte salve tutte le debite proporzioni, di quanto non sia mai avvenuto in Africa del Sud coi Neri di laggiù, anche nei momenti di più dura apartheid.

Una audizione al Senato sul tema dell’Ufficio Federale delle prigioni ha accertato che la popolazione detenuta si è mantenuta sulle 25.000 presenze, lungo tutto il XX° secolo, fino all’esplosione degli anni 1980, quando un aumento massiccio del numero dei detenuti ha elevato il totale a più di un quarto di milione. La causa è stata la “Guerra contro la Droga”, lanciata da Ronald Reagan e che intenzionalmente e in modo sproporzionato ha preso di mira i Neri. Questa “Guerra contro la droga” è attualmente la più ricorrente giustificazione addotta dallo Stato di polizia statunitense per giustificare le violenze, le brutalità poliziesche e la discriminazione giudiziaria nei confronti dei Neri.

Un Afro-Americano su tre sarà arrestato e processato dal “sistema di ingiustizia” statunitense in un momento o un altro della sua vita, il più delle volte per infrazioni non violente legate all’uso di sostanze stupefacenti. E ciò nonostante che studi abbiano dimostrato che l’uso di droga è più frequente tra i giovani bianchi che tra i loro compatrioti neri.

Per decenni, il tasso di criminalità degli Afro-Americani è stato in decrescita, ma i tassi di incarcerazioni sono rimasti costantemente elevati. Oltre alla “Guerra contro la droga”, la crescita del numero dei detenuti potrebbe avere altre cause meno conosciute, soprattutto la graduale privatizzazione dell’industria della prigione, e la sua logica di “profitto innanzitutto, poi giustizia”. Se non si riempiono i posti in prigione, gli Stati devono indennizzare le compagnie che gestiscono le prigioni per lo spazio che resta non occupato, ciò che significa che i contribuenti dovranno pagare il prezzo di una insufficiente numero di arresti.

Le prigioni private sono concepite dai ricchi per i ricchi. Il sistema di prigioni a fini di lucro dipende, per la sua sopravvivenza, dall’imprigionamento dei Neri, proprio allo stesso modo di come gli stessi Stati Uniti sono stati concepiti.

Non deve sorprendere che il numero di Neri in prigione, in libertà condizionale o in libertà provvisoria, sia oggi superiore a quello degli schiavi nel 1850, prima della Guerra di Secessione.

La storia della Germania nazista e della Gestapo ha molti punti di somiglianza con ciò che le forze dell’ordine sono diventate contro le comunità nere negli Stati Uniti.

Il celebre metodo di “stop and frisk” (arresto e perquisizione) che consente alla polizia di New York di arrestare (teoricamente) chiunque sulla base di semplici sospetti assomiglia a quello che facevano i nazisti. I Latini e i Neri rappresentano l’84% di tutti coloro che sono arrestati, nonostante siano rispettivamente il 29 e il 23 per cento della popolazione totale della città di New York. Peggio ancora, le statistiche mostrano che i poliziotti di New York sono molto più propensi a usare la forza fisica contro i Neri e i Latini nel corso di queste operazioni.

La Gestapo per esempio operava senza controlli giudiziari, sulla base di una legge tedesca che la collocava al di sopra della legge.

Le attività di contro intelligence (COINTELPRO) condotte dal FBI negli anni 1950, 1960 e 1970, costituiscono una delle più perniciose iniziative domestiche della storia degli Stati Uniti, in particolare per avere scelto come obiettivi organizzazioni e individui neri che il FBI considerava come minacce contro lo status quo razzista e capitalista.

COINTELPRO è consistito in una serie di operazioni segrete, spesso illegali, finalizzate a controllare, infiltrare, menare discredito e brutalizzare le comunità nere degli Stati Uniti.

Dopo avere affermato, in una nota del 1963, che Martin Luther King Jr. era il “Negro più pericoloso per il futuro del paese”, William C. Sullivan, direttore di COINTELPRO, concludeva: “sarebbe irrealistico limitare (la nostra azione contro King) alla ricerca di prove unicamente giuridiche che stiano in piedi davanti alla giustizia o alle commissioni parlamentari”.

Il FBI condusse una guerra intensa contro Martin Luther King Jr. Gli agenti dello Stato di Polizia in azione contro gli Afro-Americani collocarono microfoni nelle sue camere d’hotel, tentarono di mettere insieme inchieste fiscali, e fecero pressione sui giornali che pubblicavano degli articoli su di lui. Nel 1999, un processo civile giunse alla conclusione che responsabili dell’assassinio di Martin Luther King Jr. erano agenti delle forze dell’ordine degli Stati Uniti.

Il mantenimento di questo Stato di polizia contro gli Afro-Americani costituisce oggi un crimine contro l’umanità. Le manifestazioni in corso e le diverse sollevazioni delle comunità nere sono una risposta diretta e giusta di fronte a secoli di imprigionamenti, linciaggi, trattamenti da cittadini di seconda classe. Lontano dall’essere diventata una nazione post-razzista, le relazioni interrazziali negli Stati Uniti hanno toccato il fondo. Il malcontento che cova nelle comunità nere continuerà a crescere per raggiungere il punto di ebollizione, fino a quando questo Stato di polizia contro gli Afro-Americani non sarà denunciato e completamente smantellato.


Garikai Chengu è ricercatore alla Harvard University. Per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.


 

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