Le Grand Soir, 9 dicembre 2013 (trad. Ossin)



Marwan Barghuti rende omaggio a Mandela dalla cella 28 della prigione di

Hadarim, Israele


Marwan Barghuti


"Il suo paese è diventato un faro e noi, i Palestinesi, issiamo le vele per raggiungere le sue rive"

Nei lunghi anni della mia lotta ho avuto occasione, più volte, di pensare a lei, caro Nelson Mandela. E ancor più dopo il mio arresto nel 2002.


Penso a un uomo che ha passato 27 anni in una cella, cercando di dimostrare che la libertà era in lui, prima ancora di diventare una realtà che il suo popolo avrebbe  conquistato. Penso alla sua capacità di sfidare l'oppressione e l'apartheid, ma anche di respingere l'odio e di collocare la giustizia al di sopra della vendetta.


Quante volta ha dubitato della vittoria alla fine di questa lotta? Quante volte si è chiesto lei stesso se la giustizia avrebbe trionfato? Quante volte si è interrogato sul silenzio del mondo? Quante volte si è chiesto se il suo nemico non avrebbe potuto diventare il suo alleato? Alla fine però ha dato prova di quella volontà implacabile che farà del suo nome uno dei più brillanti punti di riferimento per la libertà.


Lei è molto più che una ispirazione. Il giorno in cui è uscito di prigione, lei ha ben compreso che non stava solo scrivendo la Storia, ma contribuiva anche al trionfo della luce sulle tenebre. E nonostante ciò, lei è restato umile.


E la sua promessa va ben al di là delle frontiere del suo paese, la promessa che l'oppressione e l'ingiustizia saranno vinte e che si aprirà la strada della libertà e della pace. Dal fondo della mia cella, io ho sempre presente questo processo e io stesso mi impegno in questa ricerca, e tutti i sacrifici diventano sopportabili solo se si tiene aperta la prospettiva che un giorno il popolo palestinese potrà conquistare la sua libertà e l'indipendenza e che questo paese potrà vivere finalmente in pace.


Lei è diventata una icona. E' questo che ha illuminato la sua causa e l'ha irradiata sulla scena internazionale.


L'universalità per combattere l'isolamento. Lei è diventato un simbolo per tutti coloro che credono che i valori universali su cui ella ha fondato la sua lotta possano unire, mobilitare, spingere all'azione. L'unità è la prima condizione per la vittoria dei popoli oppressi. La piccola cella e le ore di lavoro forzato, la solitudine e l'oscurità non le hanno impedito di guardare al di là dell'orizzonte e di far condividere la sua visione. Il suo paese è diventato un faro e noi, i Palestinesi, issiamo le vele per raggiungere le sue rive.


Lei diceva: "Sappiamo troppo bene che la nostra libertà non è completa perché ci manca la libertà dei Palestinesi". E dall'interno della mia cella, le dico che la nostra libertà sembra possibile perché voi avete conquistato la vostra. L'apartheid è stato sconfitto in Africa del Sud e l'apartheid sarà sconfitto in Palestina. Noi abbiamo avuto il grande privilegio di accogliere in Palestina, qualche mese fa, il suo compagno di lotta Ahmed Kathrada, che ha lanciato, dopo la sua visita, la campagna internazionale per la liberazione dei prigionieri palestinesi da quelle celle in cui una parte importante della storia universale è stata scritta, dimostrando che i legami con la sua lotta sono eterni.


La sua capacità di costruire una figura unificante e di guidare il movimento dall'interno della prigione, di essere fiducioso nel futuro dei suo popolo mentre lei stesso si trovava nella coindizione di non poter decidere del suo destino, costituiscono i caratteri di un dirigente eccezionale e di una vera figura storica. Io saluto il combattente della libertà, il negoziatore e il tessitore di pace, il comandante militare e l'ispiratore della resistenza pacifica, il militante infaticabile e l'uomo di Stato.


Lei ha dedicato la sua vita alla causa della libertà e della dignità, della giustizia e della riconciliazione, della pace e della coesistenza. Molti onorano oggi la sua lotta nei loro discorsi. In Palestina noi promettiamo di continuare la battaglia per i nostri valori comuni, e di onorare la sua lotta non solo a parole, ma anche dedicando le nostre vite ai comuni obiettivi. La libertà, caro Madiba, la conquisteremo e lei vi avrà contribuito al massimo grado, rendendo questa idea una certezza.


Risposi in pace e che dio bendica la sua anima indocile.

 

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