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Immigrazione illegale e diritto penale
Laura Cozzolino, Valentina Maisto e F. Marco de Martino *

Venerdì 11 Novembre 2011, nel Salone Consiliare del Comune di Prato, si è svolto un seminario sul tema “Immigrazione illegale e diritto penale – un approccio interdisciplinare”, patrocinato dall’A.I.D.P. - GRUPPO ITALIANO, Sezione giovani penalisti   
  

Il convegno si è sviluppato in due sessioni: la prima, presieduta dal professor Alfonso Maria Stile – Università La Sapienza di Roma, intitolata “La criminalizzazione dell’immigrazione illegale: profili dogmatico penalistici e costituzionali”; la seconda, presieduta dal professor Lorenzo Picotti dell’Università di Verona, “Traffico di migranti, tratta di persone e sfruttamento lavorativo di migranti illegali”. Al termine delle due sessioni vi sono stati degli interventi programmati e una tavola rotonda conclusiva coordinata dal prof. Francesco Palazzo dell’Università di Firenze.


Le relazioni:

Prima Sessione


Prof. Alberto di Martino
(associato di diritto penale - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) L’intervento penale in materia d’immigrazione e le sue tecniche. Diritto nazionale, diritti stranieri, discorso pubblico
Si critica la tecnica di formulazione delle fattispecie penali in materia di immigrazione, propria di un diritto penale di lotta e contrasto, rilevandosi in particolare la natura accessoria delle stesse – si pensi all’inciso “in violazione delle disposizioni del Testo Unico” contenuto nell’art. 10 bis - il loro carattere indeterminato e pervasivo, la duplicazione di norme – v. l’art. 497 bis c.p. rispetto all’art. 5 co. 8 bis T.u. imm. -, le pene iperboliche, l’impossibilità di realizzazione della funzione rieducativa della pena in relazione ai provvedimenti espulsivi (ciò in quanto la maggioranza dei procedimenti penali teoricamente si concluderebbe con l’espulsione – quantomeno formale – del migrante, con rinuncia alla funzione rieducativa della pena che in virtù dell’art. 27 co. 3 Cost. dovrebbe orientare tutte le sanzioni penali).


Prof. Francesco Viganò (ordinario di diritto penale - Università Statale di Milano) L’influenza della direttiva rimpatri sui reati d’inosservanza dell’ordine di allontanamento del questore
La relazione si è concentrata, tra l’altro, sulle recenti vicende collegate alla compatibilità dell’art. 14 co. 5 ter e quater con la direttiva rimpatri (n. 15 del 2008), da cui anche su impulso della sentenza El Dridi (28 aprile 2001) della Corte di Giustizia dell’Unione europea è derivata la modifica legislativa estiva che ha comportato la sostituzione della misura detentiva (precedentemente prevista) con quella pecuniaria. Si è altresì sottolineato positivamente il ruolo della giurisprudenza interna, che in una prospettiva di idoneità, necessità e proporzione delle sanzioni penali, ha direttamente disapplicato le norme summenzionate. Peraltro, la  giurisprudenza, che è stata garante dei diritti fondamentali anche contro le scelte della maggioranza parlamentare, diventa così – secondo il relatore – l’interlocutore privilegiato della dottrina.


Cons. Angelo Caputo (magistrato - assistente di studio presso la Corte costituzionale) Giurisprudenza costituzionale ed immigrazione illegale
L’intervento ha avuto ad oggetto l’evoluzione e la crescita delle garanzie riconosciute agli stranieri, non più limitate al solo art. 10 Cost., ma ampliate alla tutela dei diritti inviolabili/uguaglianza di cui agli artt. 2 e 3 Cost. (v. sent. n. 105/2001 sull’universalità del diritto alla libertà personale; sent. 78/2007 sull’applicabilità delle misure alternative alla detenzione  agli stranieri irregolari; sent. 245/2011 sull’illegittimità dell’art. 116 cod. civ.).
Si è rilevata la natura accessoria ed aperta dell’art. 10 bis T. U. imm. , apertura determinata dalla politicità della materia e dalla centralità dell’autorità di polizia nella costruzione della fattispecie (così come in passato è avvenuto per l’art. 17 TULPS già aspramente criticato da Franco Bricola nel 1975). Fortemente problematica è stata considerata anche la possibilità di trattenimento nei centri di detenzione, misura amministrativa che incide drammaticamente (e senza alcuna garanzia) per la libertà personale dello straniero. 

 

Dott. Marco Gambardella (ricercatore di diritto penale - Università “Sapienza” di Roma) Il relatore si è soffermato sulla rilevanza di una recente pronuncia della Corte di Cassazione a Sezioni Unite (24.2/27.4 2011 - sent. Alacev), a seguito alla quale il reato di “omessa esibizione del documento di identità e del permesso di soggiorno” non è ritenuto più applicabile agli stranieri irregolari, con revoca delle sentenze di condanna nel frattempo intervenute.
 

Dott.ssa Lucia Parlato (ricercatore di diritto processuale penale - Università di Palermo) I diritti dell’imputato e del condannato straniero tra ostacoli linguistici e difficoltà rieducative
La relatrice ha evidenziato la velocizzazione processuale impressa dalla legge italiana al perseguimento dei delitti propri degli immigrati attraverso il meccanismo dell’arresto obbligatorio e del giudizio direttissimo, nonché la peculiarità della soluzione espulsiva anche per i delitti comuni commessi dagli stessi. Si è altresì evidenziata la contraddizione insita nel qualificare l’espulsione, tra l’altro, quale misura alternativa alla detenzione, vista la sua natura non premiale. Sono stati, infine, sottolineate le difficoltà linguistiche nei processi con vittime o imputati stranieri.
 
Dott. Ivan Salvadori (assegnista di ricerca in Diritto penale - Università di Verona) La disciplina sull’immigrazione clandestina in Spagna. Profili di diritto comparato
In Spagna il sistema normativo contiene le ipotesi di favoreggiamento e tratta, nonché l’illecito amministrativo del soggiorno irregolare con multa fino a 10.000 euro e la possibilità di sostituzione con la misura espulsiva, il divieto di reingresso fino ad un massimo di 10 anni, la possibilità di trattenimento in centri d’espulsione fino ad un massimo di 60 giorni, ed in caso di rientro illegittimo, l’obbligo di scontare la pena che era stata sostituita con l’espulsione.


Seconda sessione

Prof. Marco Pelissero (ordinario di diritto penale - Università di Genova) Le ipotesi di favoreggiamento all’immigrazione clandestina
L’art. 12 T.u. imm. ha conosciuto un progressivo ampliamento delle ipotesi penalmente rilevanti (dal favoreggiamento semplice a quello aggravato, a quello abitativo). Mentre nelle ipotesi aggravate si tutela la dignità personale del migrante, in quella semplice  invece il bene giuridico protetto è la sola politica di controllo dei flussi migratori. Nel primo caso vi è una restrizione del penalmente rilevante soprattutto attraverso la necessaria sussistenza del dolo specifico;  nel secondo caso, invece, si assiste ad una estensione della tipicità, avendo la giurisprudenza ampliato la punibilità anche al mero accordo. Il relatore auspica una modifica normativa in punto di inclusione del reato di favoreggiamento anche nella disciplina della responsabilità degli enti (per le ipotesi oggi non previste) con eventuale estensione della punibilità, ad esempio, alle agenzie immobiliari ed alle società di lavoro interinale.


Cons. Elisabetta Rosi (consigliere della Corte di Cassazione) Tratta di persone e sfruttamento lavorativo di migranti illegali
La relatrice denuncia una forte carenza della tecnica normativa in materia di immigrazione che ha come conseguenza delle difficoltà dell’interprete rispetto alla sussunzione dei fatti descritti negli artt. 12 co. 5 T.u. imm. e  600 c.p., entrambi contenenti il concetto di “sfruttamento”, che non si presta ad una delimitazione certa. A ciò va aggiunto che anche il termine “asservimento” risulta foriero di interpretazioni contrastanti. Allo stesso modo, infine, si evidenzia la possibile sovrapposizione tra le condotte di “tratta” e quelle di “traffico di migranti”, peraltro di competenza di autorità giudiziarie differenti.
 
Dott. Francesco Carchedi (docente di sociologia - Università “Sapienza” Roma; Consulente “Consorzio Parsec - Ricerca ed interventi sociali) Gli immigrati: fattori di vulnerabilità socioeconomica ed assoggettamento paraschiavistico
Il relatore ha offerto una lettura sociologica dei dati sull’immigrazione, quale risultante di fattori di espulsione (come le condizioni economiche, il desiderio di ricongiungimento familiare ecc.) e di fattori di attrazione (ad esempio, le offerte di lavoro). Ha presentato altresì dei dati statistici sulla quantità di immigrati clandestini in Italia (circa 400.000 – elemento questo ricavabile dalle sei sanatorie avvenute in questi anni), di cui circa un 15 % proveniente dal mare, mentre una restante parte tendenzialmente attraverso il più costoso viaggio via terra.


Prof. Giuseppe Palmisano (ordinario di Diritto Internazionale  - Università di Camerino) Il contrasto al traffico di migranti nel diritto internazionale
L’intervento si è concentrato sul traffico di migranti, reato di natura trans-nazionale molto spesso connesso a fenomeni di criminalità organizzata. Il contrabbando di migranti rappresenta un’ ipotesi di emergenza umanitaria sia per i trattamenti disumani cui questi ultimi sono sottoposti, che per il pericolo di vita che corrono.
Il relatore, dopo una dettagliata disamina della disciplina internazionale della materia, è giunto a concludere per la necessità che lo Stato identifichi il migrante come vittima, e soprattutto che attui politiche dei flussi meno restrittive, scelta che potrebbe comportare una diminuzione dei danni connessi al c.d. “smuggling of migrants”.


Prof. Antonio Cavaliere (associato di Diritto penale - Università “Federico II” di Napoli) La politica criminale del diritto penale dell’immigrazione
Il relatore ritiene che la vita sia un bene supremo e che la sua tutela passi anche attraverso un uso razionale del diritto penale. Ed invece, la normativa penale in materia di immigrazione produce perdite di vite umane. Essa non ha ad oggetto la protezione di beni giuridici concreti, bensì di mere finalità-scopi del legislatore (controllo dei flussi migratori).  Si contesta frontalmente l’etichetta “sanzione amministrativa” sia rispetto alle misure espulsive (che sono invece qualificabili come vere e proprie misure di prevenzione), sia al trattenimento nei Cie che è invece da considerarsi come una sanzione parapenale: tutto ciò si pone in contrasto con le garanzie dell’art. 13 Cost. che consente una limitazione della libertà personale (attraverso la misura cautelare o la pena) esclusivamente come conseguenza della commissione di reati.


Dott.ssa Francesca Rocchi
(dottore di ricerca in Diritto penale - Università Roma “Tor Vergata) Le ricadute del reato di “clandestinità” nella lotta globale alla tratta e al traffico di migranti
La relatrice, principale organizzatrice del convegno, ha affrontato soprattutto le problematiche riguardanti l’art. 10 bis T.u. imm., che inibendo l’attuarsi della politica di identificazione delle vittime, crea ostacoli alla strategia globale del c.d. “prevention, protection and prosecution”. La detta disposizione, peraltro, è stata recentemente rinviata al vaglio della Corte di Giustizia dell’Unione europea, da cui si attende la pronuncia.


Dott. Shenkuo Wu (assegnista di ricerca in Diritto penale - Università di Verona) I reati contro la disciplina delle frontiere nell’ordinamento penale cinese
L’intervento si è caratterizzato per la peculiarità della normativa cinese in materia in quanto il diritto penale cinese opera un controllo sull’emigrazione e non sull’immigrazione (si puniscono infatti le condotte di favoreggiamento, di trasporto di emigranti, la falsità nei documenti di espatrio, il danneggiamento doloso di segnali di frontiera ecc.).


* Dipartimento di Scienze penalistiche, criminologiche e penitenziarie della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”