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Africa, gennaio 2010 - Quasi quaranta paesi africani puniscono le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. Il solo Stato che tutela gli omosessuali è l’Africa del Sud: possono sposarsi, ereditare e adottare. E tuttavia anche per loro la vita non è sempre rosa







Jeune Afrique – gennaio 2009


L’Africa è omofoba?


Quasi quaranta paesi africani puniscono le relazioni sessuali tra persone dello stesso sesso. Il solo Stato che tutela gli omosessuali è l’Africa del Sud: possono sposarsi, ereditare dal loro compagno e adottare. E tuttavia anche per loro la vita non è sempre rosa


“Malattia dei Bianchi”, “importazione dall’occidente”, “devianza sessuale”… In Africa le espressioni  sprezzanti non mancano per designare l’omosessualità. Per questo motivo il continente è “in ritardo” rispetto al resto del mondo? Forse non così tanto, se si consideri che l’Organizzazione mondiale della sanità non considera più l’omosessualità come una malattia solo dal 1992.
D’altro canto alcune leggi anti-sodomia sono state “importate” dagli ex colonizzatori, in particolare dagli inglesi.  Questa eredità negativa spiega in parte perché quasi quaranta Stati del Continente dispongono di legislazioni che criminalizzano l’omosessualità, soprattutto attraverso il divieto delle “relazioni carnali contro natura”.
Oggetto sia di tabù che di fantasie, il tema dell’omosessualità è spesso strumentalizzato per fini politici o religiosi… Conseguenza: il dibattito pubblico si colloca generalmente in una posizione di rifiuto verso i gay e le lesbiche. E tuttavia la situazione è molto diversa da un paese e l’altro, come risulta da questo giro di orizzonte.

Capri espiatori
Tra i più radicali, i presidenti ugandese Yoweri Museveni e lo zimbabwano Robert Mugabe non perdono nessuna occasione per esprimere la loro omofobia in pubblico. Nel 1995, durante la festa dell’indipendenza, il secondo ha dichiarato che i gay e le lesbiche si comportano “peggio dei cani e dei porci”.
In questi due paesi, dove l’omosessualità è punita coi lavori forzati e con la prigione a vita, l’omofobia e la demagogia viaggiano spesso insieme. I militanti della causa gay rimproverano i dirigenti di attribuire agli omosessuali la responsabilità dei problemi economici.
E in Uganda, il dibattito parlamentare sul criticatissimo progetto di legge del deputato David Bahati (1), che propone la pena di morte per i responsabili di “omosessualità aggravata”, potrebbe avere una grande influenza nella campagna elettorale delle presidenziali previste per il 2011 .

Irrigidimento religioso e delazione
All’occasione, anche certi paesi considerati come più tolleranti riscoprono il loro arsenale legislativo. Nel gennaio 2009, in Senegal, nove uomini sono stati condannati a otto anni di prigione per “atti impudichi e contro natura e associazione per delinquere”. I difensori dei diritti degli omosessuali hanno nell’occasione posto in evidenza la coincidenza tra questo irrigidimento e l’assunzione da parte del Senegal della presidenza dell’Organizzazione della conferenza islamica (OCI).
Nell’aprile 2009, la Corte di appello ha finalmente annullato la procedura e ordinato la liberazione dei condannati (2), e la cosa ha provocato un’ondata di violenza nel paese. Alcuni imam hanno addirittura invitato all’assassinio degli omosessuali, accusando l’ex potenza colonizzatrice francese – nella persona di Rama Yade, allora segretario di Stato ai diritti dell’uomo – d’aver fatto pressioni sulla giustizia senegalese. In tale contesto, non sorprende che il Ministro senegalese degli affari esteri, Madické Niang, abbia riconfermato, lo scorso 10 dicembre, che non in questione alcuna “depenalizzazione dell’omosessualità”.
Anche in Camerun la depenalizzazione dell’omosessualità sembra un’utopia. Almeno a breve termine: le prossime elezioni presidenziali, previste nel 2011, non favoriscono alcuna presa di posizione a priori impopolare in un paese dove gli arresti sono numerosi e la stampa ha pubblicato la lista dei presunti omosessuali. Un metodo d’altronde molto utilizzato anche dal giornale ugandese Red Pepper….

Situazioni intermedie
Altri Stati sembrano incerti sulla strada da seguire. Un primo gruppo, di cui fa parte il Ruanda, si avviano verso il divieto legislativo dell’omosessualità. Il Burundi per esempio ha recentemente rotto gli indugi e adottato, nel novembre 2008, un nuovo codice penale che prevede per il reato di omosessualità pene che vanno dai tre mesi ai due anni e delle ammende.
Nel Maghreb la situazione è molto contraddittoria. In Egitto, per esempio, l’omosessualità non è ufficialmente un delitto. Ma, secondo Amnesty International, La “polizia dei buon costume  utilizza tutta una rete di delatori, tende delle trappole in internet, compie raid negli appartamenti privati, intercetta i telefoni” per scovare gli omosessuali.
In Marocco la pena prevista è di tre anni di prigione. Ma l’associazione Kif-Kif può apertamente difendere i loro diritti e promuovere azioni di sensibilizzazione. Le violente manifestazioni contro due uomini che si supponeva avessero celebrato un matrimonio gay a Ksar el Kébir nel novembre 2007 dimostrano  però che la lotta sarà lunga.
Vi sono poi alcuni paesi dove l’assenza di informazioni non consente di sapere se le leggi repressive sono applicate o meno. E’ il caso del Malawi, dove due uomini sono stati arrestati, il 28 dicembre, per avere celebrato il loro matrimonio simbolico. E tuttavia il paese fa costantemente appello alla comunità omosessuale per aiutarlo a combattere l’AIDS che colpisce il 14% degli adulti.
Stesso clima ambiguo in Kenia,  dove un organismo di sanità pubblico si appresta a lanciare una inchiesta sanitaria tra gli omosessuali, al fine di contenere la propagazione dell’AIDS, nonostante il divieto legale di rapporti di questo tipo. Infine altri paesi si collocano decisamente su una linea più liberale.
Il Capo Verde, il Centrafrica e il Gabon soprattutto non hanno alcuna legislazione contro i gay e le lesbiche. E sono i soli paesi africani ad avere firmato il 18 dicembre 2008 un progetto francese di dichiarazione all’ONU sulla depenalizzazione universale dell’omosessualità.

Legislazione di tutela
Infine l’Africa del Sud è il solo paese africano – ed uno dei pochi al mondo – che vieta ogni forma di discriminazione, ivi comprese quelle basate sull’orientamento sessuale: i gay e le lesbiche hanno ottenuto il diritto di sposarsi, di adottare e di ereditare dal compagno.
Ma ugualmente la realtà non è idilliaca. Se ogni anno si svolgono le sfilate del Gay Pride (la marcia della fierezza gay), pure le violenze verbali e fisiche sono frequenti, soprattutto verso le lesbiche.  Nelle township queste subiscono spesso degli “stupri educativi”, basati sulla credenza che se sono diventate tali è perché non hanno mai incontrato un uomo capace di far loro apprezzare le relazioni eterosessuali.
Quanto al presidente Jacob Zuma, non ha grande simpatia per gli omosessuali. Qualche mese prima della legalizzazione del matrimonio tra omosessuali, il 1 dicembre 2006, aveva dichiarato: “Il matrimonio degli omosessuali è una disgrazia per la nazione e per Dio”, prima di doversi scusare di fronte alle proteste suscitate.
Da notare infine che le isole Maurice sembrano seguire il modello sudafricano. Il primo Gay Pride vi è stato organizzato nel 2006 e il governo ha depositato nel novembre del 2008 un testo di legge che garantisce uguaglianza di scelta per tutti, compresi gli omosessuali.
Se il testo sarà adottato, Maurice diventerà il secondo paese africano a disporre di una legislazione che tutela veramente i diritti degli omosessuali, Ma come dimostra il caso sudafricano – e di altri paesi fuori del continente – fare una legge non significa risolvere i problemi



(1) Il progetto di legge propone di rendere più dura la repressione, prevedendo fino a sette anni di prigione per il delitto tentato e per la propaganda dell’omosessualità. Prevede inoltre una punizione fino a tre anni per chi non denunci, “nelle ventiquattro ore”, un atto omosessuale. Le persone colte in flagranza sono già adesso passibili di ergastolo. Ma un’altra novità è nella previsione del delitto di “omosessualità aggravata” Gli omosessuali che avranno un rapporto con un minore o un handicappato e gli omosessuali sieropositivi che faranno sesso sono passibili di pena di morte.

(2) L’annullamento è stato pronunciato per motivi procedurali, ma molti vi hanno visto il frutto delle pressioni internazionali, specialmente francesi, dopo che il presidente Sarkozy aveva manifestato la propria “emozione” e “preoccupazione” per la vicenda