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Sudan - La richiesta di arresto del presidente sudanese Omar el-Bechir, presentata dal Procuratore Luis Moreno-Ocampo alla Corte Penale Internazionale, suscita preoccupazione e sospetti anche per il carattere del proponente.  Luis Moreno-Ocampo, un uomo da sempre alla ricerca della più ampia notorietà e con l'ambizione di partecipare alle elezioni presidenziali argentine, ha fatto esattamente quello che da anni gli intellettuali europei più alla moda e le più famose vedettes di Hollywood vanno pretendendo: incriminare il presidente sudanese per genocidio. Poco conta che non vi sia sostanza giuridica, il colpo di teatro è stato comunque realizzato. Un'ultima considerazione: questo procuratore che non ha mai avuto niente da ridire su Guantanamo e l'Iraq, né sui crimini israeliani nei territori occupati, ha dalla sua nomina posto sotto inchiesta 12 individui: tutti africani.
Un profilo del procuratore-vedette apparso su Afrique Asie di luglio 2008, tradotto in italiano a cura di ossin

 


(nella foto, Luis Moreno-Ocampo)




Jeune Afrique 20/26 luglio 2008

 

L’uomo della settimana


 

Luis Moreno-Ocampo
Procuratore della Corte penale internazionale


 

Ban Ki-moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, che era stato informato delle sue intenzioni, ha cercato di dissuaderlo. Invano. Jean Ping, il Presidente della Commissione dell’unione Africana (UA), ha spiegato al suo aggiunto, la Gambiana Fatou Bensouda, l’11 luglio ad Addis Abeba, i rischi che si correvano. Senza migliori risultati.
Il 14 luglio Luis Moreno-Ocampo, procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI), ha depositato presso la Camera preliminare della stessa Corte una richiesta di mandato di arresto internazionale contro il capo dello Stato Sudanese, Omar el-Béchir, e di indagini per fatti di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità in Darfour. Come un sasso nello stagno, il fatto ha avuto una risonanza mondiale. Ha anche scatenato una cascata di condanne. Dall’ONU alla UA, dalla Lega Araba all’Organizzazione della Conferenza islamica (OCI), dall’Unione Europea (UE) al Dipartimento di Stato nordamericano, tutti – con la rimarchevole eccezione delle Autorità del Ciad, che hanno buone ragioni per rallegrarsene – si sono preoccupati che l’iniziativa possa spegnere le già scarse speranze di riuscita dei negoziati avviati per ristabilire la pace, ed infiammare  di nuovo questa regione, senza dubbio la più straziata di tutta l’Africa.

Considerandola una “manovra di destabilizzazione”, il governo sudanese ha decretato lo stato di guerra, ponendo tutto l’esercito in stato di massima allerta. L’ONU e la UA hanno evacuato di urgenza tutte le famiglie e i componenti non essenziali della Missione delle Nazioni Unite e dell’Unione Africana in Darfour (Minuad).
Quanto alla popolazione civile di questa regione martire, essa è angosciata dal timore di rappresaglie da parte di un regime esasperato… Come per tentare di calmare le acque, il procuratore ha annunciato, il 17 luglio a New York, l’intenzione di mettere sotto inchiesta anche due capi del Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (MJE, ribellione) a causa di un attacco omicida contro dei soldati dell’UA, realizzato nel settembre 2007 a Haskanita.
Dal suo ufficio del 12° piano dell’imponente palazzo di vetro e calcestruzzo della CPI, che sovrasta una quartiere periferico chic di La Haye, Luis Moreno-Ocampo, nato a Buenos Aires 56 anni fa, è riuscito a realizzare un avvenimento planetario. L’Argentino aveva giusto bisogno di un “colpo” del genere per rilanciarsi. L’ego di questo personaggio sempre presente sulla stampa aveva subito, negli ultimi mesi, molte critiche alla sua azione: mancanza di audacia sul Darfour, fiacchezza delle incolpazioni nella Repubblica Democratica del Congo, incriminazioni a comando, lentezza delle inchieste… “Ho conosciuto procuratori più incisivi e più attivi - ha dichiarato recentemente Antonio Cassese, professore di diritto internazionale ed ex presidente del Tribunale internazionale per l’ex Yugoslavia (TPIY) -  Luis Moreno_Ocampo è un diplomatico fine ed abile, ma a quel posto ci vorrebbe un vero buldog”.

Il Procuratore ha finito col mostrare i denti. E ha morso. Ma ancora una volta la sua “vittima” è africana. Dalla sua nomina, il 16 giugno 2003, quello che è stato definito “il più potente procuratore del pianeta” (Paris Match), “il primo procuratore su scala planetaria” (Agenzia France Presse), “il Don Chisciotte del Darfur” (Time)… ha messo sotto inchiesta solo residenti nel continente più debole del mondo. L’uomo che ha “giurisdizione sull’intero pianeta” (secondo un titolo del quotidiano francese Libération) sembra non vedere affatto le gravi violazioni dei diritti dell’uomo in Iraq, in Birmania o in Cina. Con gran dispetto del Gabonese Jean Ping, incapace di soffocare il fastidio per questi metodi dei due pesi e delle due misure: “Non succede mai niente negli altri continenti? A meno di dovere accreditare l’idea di una giustizia dei forti contro i deboli, la realizzazione del principio di giurisdizione universale dovrebbe essere più imparziale”.
A questa critica ricorrente, Luis Moreno-Ocampo risponde invocando la giovane età della sua giurisdizione: “La CPI è un bambino”. E tuttavia lui non è un bambino nell’esercizio del suo mestiere. Nel 1984 ha 32 anni, quando partecipa in qualità di procuratore aggiunto al processo contro nove militari di alto rango (tra cui tre ex Capi di Stato), membri della Giunta che ha diretto l’Argentina dal 1976 al 1983. Questo processo, che si concluderà con la condanna del generale putchista Jorge Videla, è stato il primo, dopo quello di Norimberga, a mettere sotto accusa dei capi di Stato colpevoli di massacri. Nel 1992 Moreno-Ocampo lascia la procura per fondare lo studio di avvocato Moreno-Ocampo & Wortman Jofre, specializzato nella lotta contro la corruzione, il diritto penale ed i diritti dell’uomo. Membro del comitato consultivo internazionale di Transparency International e di New Tactics on Human Rigts, una ONG che si occupa di diritti umani, ha insegnato nelle Università nord-americane di Stanford e Harvard tra il 2002 ed il 2003, anno in cui viene nominato alla CPI.

Prodotto dell’educazione cattolica – è stato studente dai Fratelli Maristi di Buenos Aires – è nato da un padre laico e libero pensatore e da una madre conservatrice, dichiara di “credere in un certo ordine fatto di giustizia e di equità”. Talvolta idealista, non esita a sostenere di fare “il più bel mestiere del mondo, quello che consiste nel riparare i più grandi torti”. Senza troppo preoccuparsi delle conseguenze dei suoi atti? “Io sono giudice – sentenzia – spetta agli uomini politici risolvere i problemi che la mia azione può creare ad alcuni governi”.
Barba sale e pepe, sopraccigli cespugliosi, quest’uomo dal look accuratamente casual divide il suo tempo tra giornate bene impiegate alla CPI a La Haye, la passione per il jaaz e il tango, quando torna a Buenos Aires dove sono rimasti la moglie e i quattro figli, e l’equitazione, a Cordoba, dove possiede una casa.
Tranquillo padre di famiglia, non è sprovvisto di ambizione e calcoli. Se non possiede il carisma del giudice spagnolo Baltasar Garzon, che fece arrestare a Londra il dittatore cileno Augusto Pinochet, né l’aura della svizzera Carla Del Ponte, l’ex procuratrice della TPIY, si propone tuttavia un obiettivo più importante del loro. Gli si attribuiscono infatti delle ambizioni politiche in Argentina. Che giustificherebbero in parte i comportamenti, finalizzati ad accrescere la sua notorietà, che pone in essere alla CPI. Moreno-Ocampo non ha affidato la comunicazione ad un portavoce. Provvede egli stesso alla sua “visibilità”, parla lui stesso a nome della Corte, moltiplica le uscite mediatiche, nonostante le gravose incombenze amministrative e giudiziarie…
Il procuratore fa lo stesso nella diplomazia. Abile, ha inviato il suo aggiunto, Fatou Bensouda, per spiegare ai dirigenti africani le ragioni della procedura che ha aperto contro el-Bechir. Senza convincerli. Avrà migliore fortuna con i giudici della Camera preliminare, chiamati a decidere sull’iniziativa che ha avviato contro il numero uno sudanese? Per il momento niente è meno sicuro…


Cheikh Yérim Seck