(nella foto, Eduardo Galeano)
Guerre voraci
di Eduardo Galeano
Nel 1975 il Re del Marocco ha invaso la patria saharaui e ne ha espulso la maggior parte della popolazione.
Il Sahara, adesso, è l’ultima colonia d’Africa.
Il Marocco le nega il diritto di scegliere il suo destino, e così confessa di aver rubato un paese e di non avere la minima intenzione di restituirlo.
I saharaui, i figli delle nubi, i persecutori della pioggia, sono condannati a pena di angustia perpetua e di perpetua nostalgia. Le Nazioni Unite hanno dato loro ragione mille e una volta, ma l’indipendenza è più schiva dell’acqua nel deserto.
E anche mille e una volta le Nazioni Unite si sono pronunciate contro l’usurpazione israeliana della patria Palestina.
Nel 1948, la fondazione dello stato di Israele ha implicato l’espulsione di ottocentomila palestinesi. I palestinesi sloggiati si erano portati le chiavi di casa, come avevano fatto, secoli prima, gli ebrei cacciati dalla Spagna. Gli ebrei non sono mai potuti tornare in Spagna. I palestinesi non sono mai potuti tornare in Palestina.
Quelli che erano rimasti, sono stati condannati a vivere umiliati in territori che le continue invasioni vanno restringendo giorno dopo giorno.
Susan Abdallah, palestinese, conosce la ricetta per fabbricare un terrorista:
Toglietegli l’acqua e il cibo.
Circondate la sua casa con armi da guerra.
Attaccatelo con ogni mezzo e a ogni ora, specialmente di notte.
Demolitegli la casa, arate la sua terra coltivata, uccidete i suoi cari, specialmente i bambini, o lasciateli mutilati.
Complimenti: avete creato un esercito di uomini-bomba.
(Eduardo Galeano, Espejos. Una historia casi universal, Montevideo, 2008, pp. 328-329)