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 Analisi, agosto 2013 - Ed ecco che una sociologa in odore di comunismo, ebrea atea, dice, entra in gioco in modo per lo meno singolare. Deve averne di tempo per poter spiare ogni minima parola, ogni minima frase, ogni minima allusione che le consenta di puntare l’arma “dell’antisemitismo”, come continuamente fanno i sionisti e Israele, dei quali peraltro dice che “bisogna farla finita” con loro, secondo uno dei suoi scritti (che sembra gli sia valso delle minacce). E questo non può essere un caso...






Impegnata con altri colleghi parlamentari (di destra e di sinistra) nel progetto di disciplinare l’etichettatura dei prodotti delle colonie israeliane, fino ad ora commercializzati in Francia come “made in Israel”, in violazione del diritto internazionale e francese, la senatrice francese Sylvie Goy-Chavent ha ricevuto minacce di morte. Colpita dalla estrema violenza delle reazioni contro di lei, registrate negli ambienti sionisti francesi e in Israele, la senatrice si è rivolta al presidente Hollande, chiedendogli di garantirle la possibilità di esercitare pienamente il proprio mandato



L’antisemitismo, un’arma di distruzione di massa

Djerrad Amar



Dopo aver letto l’articolo di Amine Sadek (Algérie Patriotique) sulla senatrice minacciata di morte, mi ha attirato un commento firmato “Danielle Bleitrach” che diceva: “Il paradosso è che l’autore di questo articolo è talmente antisemita da non riuscire a comprendere che, ad essere nel mirino di questa imbecille e del suo rifiuto della macellazione halal e casher (secondo le regole rispettivamente mussulmane ed ebree, ndt) sono i “cugini” arabi ed ebrei, con una spruzzata di Mossad e Bernard Henri Levy per dare sostanza al complottismo ordinario…”


Ed ecco che una sociologa in odore di comunismo, ebrea atea, dice, entra in gioco in modo per lo meno singolare. Deve averne di tempo per poter spiare ogni minima parola, ogni minima frase, ogni minima allusione che le consenta di puntare l’arma “dell’antisemitismo”, come continuamente fanno i sionisti e Israele, dei quali peraltro dice che “bisogna farla finita” con loro, secondo uno dei suoi scritti (che sembra gli sia valso delle minacce). E questo non può essere un caso. Ah, questo sionismo che tutti invocano! Ah questo antisemitismo che si sbandiera ai quattro venti, questo pretesto per fare avanzare il sionismo! Deve essere ben disponibile la nostra Danielle a dare contro agli antisemiti che vede dappertutto, compresi Soral e Dieudonné (il primo saggista, il secondo umorista, hanno dato vita a liste antisioniste in Francia, ndt), ma anche lo scienziato belga Jean Bricmont. A spiare troppo gli altri per scoprirli “antisemiti”, si rischia di perdere tutte le altre convinzioni e tutti i seguaci, soprattutto sulla questione palestinese e sionista. Tutti sanno, e anche lei, che il pretesto “antisionista” è diventato un’arma per minacciare tutti quelli che non fanno parte della lobbie imperial-sionista (gli scrittori, i giornalisti, i pensatori, gli artisti e gli uomini politici filopalestinesi o antisionisti). Non si capisce quindi perché usi gli stessi mezzi abietti, pervertiti in funesta tattica di manipolazione, per attentare alla libertà di scrivere e pensare. Il mondo sa che è stata la lobbie sionista mondiale a imporre all’Occidente delle leggi, non per ragioni morali o umane, ma per gli interessi materiali di clan e di Israele. Ella stessa riconosce che la lobbie ebraica degli Stati Uniti (Aipac) e della Francia (il Crif) sfrutta apertamente la questione della Shoa. Seguirli lungo questa strada, utilizzando l’arma “dell’antisemitismo”, significa condividere, se non approvare, le loro tesi. Il sionismo si è sviluppato come conseguenza dell’antisemitismo che lo ha incoraggiato. Ci sembra paradossale che si usi e si abusi “dell’antisemitismo”, arma privilegiata dei sionisti, e contemporaneamente ci si dichiari contro di loro e la loro ideologia. Noi non vediamo odio (né antisemitismo) nel lavoro di questa senatrice, Sylvie Goy-Chavent, il cui progetto sembra sensato. Infatti i consumatori hanno bene il diritto di sapere cosa mangiano e come gli animali vengono abbattuti prima di arrivare nelle macellerie (carne halal o casher, con o senza “stordimento”). Nel settore si registrerebbero degli imbrogli. Il progetto dovrebbe porre fine a ciò e il consumatore sarebbe bene informato. E’ questa trasparenza che ha provocato le minacce di morte. Nell’appello che la senatrice ha rivolto al presidente Hollande, ha precisato: “… Parlamentari di sinistra e di destra, e io stessa, stiamo lavorando alla regolamentazione delle etichette per i prodotti delle colonie israeliane in Cisgiordania, per lo più commercializzati in Francia con l’etichetta ‘Made in Israel”. Si capisce da quali ambienti provengano queste minacce osservando le reazioni maggioritariamente ebraiche, soprattutto dell’estrema destra israeliana, e i messaggi internet che invitano il “governo israeliano ad attaccare la Francia”, secondo l’autrice dell’appello. Stranamente la nostra sociologa non ha visto tutto questo nell’articolo e nell’appello di Sylvie. Ella vi ha visto solo il presunto “antisemitismo” dell’autore che è… arabo (e va bene!) ed un attacco da parte di questa “imbecille” di senatrice agli “ebrei e agli arabi”, a causa della opposizione alla macellazione halal e cacher. A noi sembra impossibile! Bisogna essere ossessionati oppure si vuole fare della manipolazione.

In uno dei suoi scritti, la nostra sociologa ha denunciato quelli che ha definito “vagabondaggi antisemiti” di Jean Bricmont, un fisico e saggista belga – cui ha rimproverato di guardare solo attraverso il “prisma degli ebrei” – avendo egli scritto un testo nel quale diceva: “Occorre liberare l’Occidente dalla paura di essere accusato di antisemitismo”. O ancora perché aveva detto che la politica degli Stati Uniti “è imperialista in quanto diretta sottobanco dagli ebrei”. La nostra sociologa ha spiegato la sua accusa di “antisemitismo” spiegando che l’imperialismo ha una connotazione di classe e non di razza, mentre essere “ebreo” non è una designazione di razza.


La verità è che vi è una congiunzione tra imperialismo e sionismo, che è una ideologia colonialista, espansionista, egemonica e razzista. E ciò in quanto il “sionismo” è dotato di strutture ramificate in tutto il mondo, soprattutto negli Stati Uniti – che gli hanno permesso di svilupparsi, di crescere, di infiltrare, di fare pressione, di influenzare, per conquistare e dominare – con un budget colossale che è proprio della ricca categoria degli ebrei, influente e capace di dominare le principali leve dell’economia mondiale, che oramai è impossibile da dissociare dall’imperialismo, di cui ha adottato la dottrina politica di conquista e di formazione di un impero. L’imperialismo, di per sé, è bene avviato. L’ideologia sionista e la dottrina imperialista sono interdipendenti. Il sionismo è strumento dell’imperialismo che a sua volta rivivifica il sionismo.


Bricmont ci sembra dunque che abbia ragione. Tutto ciò per dire che a troppo cercare di vedere solo errori e difetti nei comportamenti e nelle parole delle persone, nei confronti degli ebrei si è finito nel cadere nell’assurdità. E a minimizzare troppo l’influenza dei sionisti e degli ebrei nelle cose del mondo, dei governi occidentali, soprattutto statunitense. Ciò significa ingannare la gente nascondendole la realtà che vive giorno per giorno, constatando con amarezza il suo diritto di espressione posto sotto condizione e impedito, a rischio di vedersi incriminata e sanzionata per “antisemitismo”, addirittura rischiando il bando per il resto della vita, a meno di andare in esilio.