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El Mundo, 28 novembre 2009


Sahara – L’attivista assai debilitata dopo 13 giorni di digiuno


 

Moratinos offre a Haidar la nazionalità spagnola per risolvere la sua situazione, le manifesta per telefono la sua “profonda ammirazione” e le offre altre opzioni. L’attivista rifletterà sulla proposta di concessione della cittadinanza spagnola. Decine di musicisti e attori organizzano un concerto per appoggiare la sua causa.

 


Il Ministro degli Affari Esteri, Miguel Angel Moratinos, ha parlato poco dopo le tre del pomeriggio con l’attivista saharawi Aminatou Haidar, cui ha offerto la possibilità di ottenere la cittadinanza spagnola per risolvere la sua situazione, come manifestazione dell’impegno del Governo a trovare una soluzione, secondo quanto ha dichiarato lo stesso capo della diplomazia spagnola.

Moratinos ha telefonato ad Haidar, cui ha espresso "la sua ammirazione profonda" e, secondo quanto riferiscono fonti del Ministero degli Esteri, le ha proposto tre opzioni per dare risposta alle sue richieste: acquisire la cittadinanza spagnola, la concessione di un passaporto da parte delle competenti autorità marocchine in Spagna, o la concessione dello status di rifugiato per sé e la sua famiglia. Un funzionario si recherà a Lanzarote domenica per spiegare personalmente la proposta ad Haidar.

Da Bruxelles, dove ha partecipato ad una riunione tra l'UE e Cuba, il ministro ha ribadito che l'offerta della nazionalità spagnola risponde ad una "emergenza di natura umanitaria" e che, se Haidar deciderà di accettarla, si avvierebbe una procedura che ci si propone di completare "il più presto possibile".
Secondo Moratinos, la conversazione è stata "buona", ma ha ammesso che l'attivista per i diritti umani del popolo Saharawi "ha espresso disappunto nei confronti del comportamento del governo spagnolo”.

 

In attesa di una 'dichiarazione ufficiale'
Dall 'aeroporto di Lanzarote, dove l'attivista saharawi resta “esiliata” da due settimane, l'avvocato di Haidar, Inés Miranda, ha spiegato che "non vi è stata alcuna dichiarazione o riunione ufficiale con Haidar e dunque la militante non ha ricevuto alcuna offerta ufficiale
. Continuerà quindi lo sciopero della fame”. Miranda ha confermato che Moratinos ha chiamato Haidar ed "ha mostrato la sua preoccupazione per la sua salute", esprimendo anche "ammirazione per il suo coraggio e la sua forza." Allo stesso modo, ha manifestato la "grande preoccupazione" che egli stesso e il Governo spagnolo provano per la salute di Haidar a causa dello sciopero della fame e la sua "speranza che la questione sia risolta nel più breve tempo possibile".
Haidar, secondo le parole dell'avvocato, "ha risposto di aver ascoltato le parole del ministro a titolo di cortesia ed educazione, ma ha espresso la sua indignazione per il cattivo trattamento che il governo della Spagna le ha riservato in questi 14 giorni in sciopero della fame e 16 giorni in territorio spagnolo, nel corso dei quali assolutamente nessuno del governo spagnolo si è messo in contatto con lei. "

 

13 giorni di sciopero della fame  
Sottile, fragile e molto dimagrita, Aminatou Haidar, il 'Ghandi saharawi” ha messo alle corde il governo di José Luis Rodríguez Zapatero. L'attivista, che cerca di tornare in Sahara, è stata nuovamente visitata questa mattina da un medico in una sala medica dell’aeroporto di Lanzarote, dopo aver accusato all’alba forti capogiri che le impediscono di mantenersi in piedi dopo 13 giorni di sciopero della fame.
Il cattivo stato di salute delle ultime ore le aveva impedito di intrattenersi al telefono con il Ministro degli Esteri. La cosa è stata finalmente possibile al terzo tentativo
.
Haidar vive da due settimane nel limbo dell’aeroporto. La sua situazione ha mobilitato politici, intellettuali e artisti che hanno pubblicamente espresso il loro sostegno a questa donna che, seduta nell’aeroporto di Lanzarote, chiede di tornare a casa.

A 42 anni di età, è disposta ad andare fino alla morte. Ha smesso di mangiare il 14 novembre, quando fu espulsa dal Marocco, mentre si recava a Laayoune, la capitale del Sahara Occidentale. Tornava dagli Stati Uniti dove aveva ricevuto un premio al coraggio civile, per la lotta pacifica per i diritti del suo popolo e l’autodeterminazione della ex colonia spagnola occupata dal regno alaouita nel 1975.
La sua arma adesso è lo sciopero della fame. “La mia causa è la causa dei diritti umani. Non ho mai impugnato un bastone, la mia causa è pacifica”, spiegava nell’aeroporto dell’isola delle Canarie, dove assume solo acqua e zucchero e, poco a poco, sta perdendo le forze.

Il suo bizzarro soggiorno all'aeroporto di Lanzarote non è il primo ostacolo affrontato nella sua vita. Nel suo impegno di attivista, riconosciuto a livello internazionale, già ha trascorso quattro anni in un carcere marocchino. La protesta di Haidar ha posto in difficoltà il governo spagnolo. "Non mi aspettavo che un paese come la Spagna, che proclama l'Alleanza delle civiltà, potesse permettere che accadesse qualcosa di simile ad una persona", ha detto Haidar questa settimana.

 

Sequestrata a Lanzarote

La sua odissea é iniziata all'arrivo a Laayoune, dove vive con i suoi figli, dopo aver ricevuto a New York il Premio Civil Courage 2009 della Fondazione TRAIN. Nel compilare il foglio di ingresso in Marocco, ha indicato come nazionalità il Sahara occidentale. Le autorità marocchine le hanno sequestrato il passaporto e, il giorno successivo, l’hanno espulsa verso le Isole Canarie, in quanto ha un permesso di soggiorno in Spagna, concessole per ragioni sanitarie.

 

Essendo adesso sprovvista di passaporto, non può lasciare Lanzarote, ed accusa quindi la Spagna di averla sequestrata e di averla costretta, contro la sua volontà, ad attraversare la frontiera senza documenti.
Questa settimana, alcuni mezzi di informazione spagnoli hanno pubblicato la prova che il Marocco avrebbe architettato l'espulsione dell’ attivista addirittura giorni prima del suo arrivo. In attesa del suo arrivo dagli Stati Uniti, le autorità marocchine sembra abbiano effettuato diverse prenotazioni di volo a suo nome con destinazione Lanzarote. E la sua espulsione si è realizzata proprio su uno di questi voli, dopo essere stata trattenuta 24 ore in stato di detenzione.

Il Ministro degli Esteri spagnolo, Miguel Angel Moratinos, si è incontrato col suo omologo marocchino, per discutere del caso, dopo di che hanno offerto ad Haidar due opzioni, che ella rifiuta, e le consentirebbero di ottenere la documentazione necessaria per acquistare un biglietto aereo: richiedere un nuovo passaporto marocchino al consolato o chiedere al governo spagnolo di ottenere lo status di rifugiato.
"Non si può fare di più", ha detto il capo della diplomazia spagnola. Ma Haidar vuole tornare a Laayoune nelle stesse condizioni in cui è partita e ha denunciato il Marocco e la Spagna. La causa è attualmente pendente dinanzi l’Alta Corte spagnola.
"Io non sono venuta con la barca. Il governo spagnolo, che ha accettato, che è complice di questa violazione dei diritti umani, che mi ha costretto a venire in Spagna, deve farmi tornare a Laayoune in aereo, non su una barca ", dice Haidar.

 

Mobilitazione sociale
Dal momento che Haidar ha iniziato lo sciopero della fame, ha ricevuto un ampio sostegno  dai segmenti più ampi della società spagnola. Tali espressioni di solidarietà si accompagnano a forti critiche nei confronti del comportamento del governo Zapatero, che in questo caso si è posto tra l'incudine e il martello.
"Con affetto e la comprensione, le chiediamo di riconsiderare la sua posizione”, ha chiesto venerdì alla saharawi il Vice Primo Ministro, Maria Teresa Fernandez de la Vega.
Concentrazioni, le veglie, appelli, dichiarazioni ... tutti nomi che includono personaggi come l'attore Javier Bardem, sua madre, l'attrice Pilar Bardem, lo scrittore portoghese José Saramago naturalizzato spagnolo, tra gli altri.
Alcuni, come l'attore Guillermo Toledo, sono andati a trovarla nell'aeroporto di Lanzarote. Proprio su iniziativa dell'attore e cantante Macaco, è stato organizzato un concerto in suo sostegno, che si terrà questa domenica nella località madrilena di Rivas. Musicisti come Kiko Veneno, Bebe, Miguel Ríos, Amaral o Pedro Guerra, hanno confermato la loro presenza, così come artisti del mondo del cinema, come Pedro Almodovar, Monica Cruz, Javier Fesser e Eduardo Noriega. Questo stesso sabato, gruppi di appoggio alla causa dell’autodeterminazione del popolo saharawi si sono raggruppati in una tenda simbolica, che è stata  installata in Piazza di Spagna a Madrid, per condannare la situazione in cui l’attivista è stata costretta.