Middle East Eye, 1° giugno 2016 (trad. ossin)
 
E' morto a 69 anni Mohamed Abdelaziz, leader saharawi
Il Sahara Occidentale perde il suo leader rivoluzionario
Mélanie Matarese
 
ALGER – «Qui la gente è distrutta. Perché Mohamed era più che un presidente. Era anche un padre e, soprattutto, il collante del Fronte Polisario». Ahcen Oulmane, manager della ONG Oxfam con sede a Dakhla, una cittadina del Sahara Occidentale, raggiunto da Middle East Eye poco dopo la diffusione della notizia, fa fatica a nascondere la tristezza.
 
Mohamed Abdelaziz
 
Ieri, martedì 31 maggio, l’agenzia di stampa ufficiale saharawi ha annunciato la morte di Mohamed Abdelaziz. Il presidente della Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) dal 1982 è morto a 69 anni per un cancro, senza essere riuscito ad ottenere ciò per cui ha lottato tutta la vita: l’indipendenza del Sahara Occidentale.
 
Nato in una delle tre grandi tribù saharawi, i Reguibat, Mohamed Abdelaziz ha trascorso la sua infanzia nel sud del Marocco, dove i suoi genitori – suo padre era un ex sottufficiale dell’esercito reale marocchino – si erano stabiliti nella metà degli anni 1950.
 
Alla fine degli anni 1960, ha conosciuto a Rabat e Casablanca i primi militanti nazionalisti saharawi che frequentavano allora le università marocchine, e ha fatto i suoi primi passi nella politica, prima di passare alla lotta clandestina e poi aperta. Insieme a Mustapha Sayed el-Ouali, Mohamed Abdelaziz fu tra i fondatori del Fronte Polisario nel maggio 1973, diventandone il capo nel 1976.
 
Il Fronte Polisario è un movimento politico e armato che si è opposto radicalmente all’occupazione spagnola del Sahara Occidentale, per poi mobilitarsi, nel 1975, contro l’annessione del territorio da parte del Marocco e della Mauritania, quando la Spagna si ritirò dalla regione. Il Sahara Occidentale, iscritto dal 1963 nella lista dei territori non autonomi dell’ONU, è un piccolo lembo di deserto, stretto tra l’oceano Atlantico, il Marocco, l’Algeria e la Mauritania, che è oggetto di un conflitto che dura dal 1975 tra il Marocco e i Saharawi, sostenuti dall’Algeria, nonostante il cessate il fuoco del 1991. Il Fronte Polisario ha proclamato, nel 1976, la Repubblica Araba Saharawi Democratica, riconosciuta nel 1979 dalla Mauritania.
 
Leader incontestato del Polisario da 40 anni
 
In un messaggio diffuso la sera stessa dell’annuncio della morte di Mohamed Abdelaziz, il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika, che ha decretato 8 giorni di lutto nazionale, ha voluto salutare un « combattente » che bussava a tutte le porte e saliva su tutte le tribune internazionali, negoziando per la dignità del suo popolo e chiedendo alla giustizia internazionale di restituire ai suoi compatrioti il loro diritto all’autodeterminazione ».
 
 
In Algeria gli omaggi al leader defunto si moltiplicano. « Per me, resterà un rivoluzionario e un capo », ripete Ahcen Oulmane, a Dakhla. « Le decisioni che prendeva erano rispettate da tutti senza discussioni. Era anche molto vicino alla gente, che poteva andare a trovarlo direttamente a casa o pregare con lui alla moschea. I Saharawi che hanno combattuto con lui lo ammirano tanto da inventare perfino delle leggende di guerra su di lui ! »
 
« La sua scomparsa è simbolicamente importantissima », spiega a Middle East Eye Tariq Hafid, direttore della redazione del sito di informazioni Impact24, che ha conosciuto Mohamed Abdelaziz. « Perché era insieme il leader e co-fondatore del Fronte Polisario, cioè una organizzazione rivoluzionaria di lotta per l’indipendenza, e anche il capo di uno Stato e delle sue istituzioni. »
 
Per chi lo ha conosciuto, Mohamed Abdelaziz lascia prima di tutto come eredità una repubblica unita. « E’ riuscito a mantenere il Fronte Polisario unito nonostante alcune divergenze a proposito dei metodi di lotta da adottare, e soprattutto a mantenere sotto controllo le spinte ardenti dei giovani a riprendere le armi », sottolinea Yahia Zoubir. Contattato da MEE, questo direttore di ricerca in geopolitica alla Kedge Business School di Marsiglia ha incontrato più volte il presidente della RASD nel corso delle sue ricerche sul Sahara Occidentale. 
 
« Mi pare che il popolo saharawi non abbia mai contestato la sua leadership, anche se i giovani gli rimproveravano di non volere riprendere le armi, perché questi giovani, nati e cresciuti nei campi profughi, non credono più all’ONU e si sentono traditi. Egli lascia alla RASD e al Fronte Polisario la sua determinazione a costruire uno Stato indipendente. Ma, con lui, viene meno uno degli ultimi combattenti, non solo per la libertà del suo popolo, ma anche di quella del continente africano. »
 
Per il Marocco, l’uomo resta però quello che guidava una organizzazione « separatista », accusata di negare « l’integrità territoriale » del regno. Rabat ha tentato di proporre una soluzione di autonomia controllata nel 2007, respinta dal Fronte Polisario che chiede una soluzione del conflitto sotto gli auspici delle Nazioni Unite.
 
Riprendere le armi
 
Morto Abdelaziz, resta la questione del Sahara occidentale. L’Unione africana, che recentemente ha riaperto il dossier della RASD, tenta di far valere la necessità di una decolonizzazione e, lo scorso marzo, Ban Ki Moon, il segretario generale delle Nazioni Unite, in visita per la prima volta nei campi dei rifugiati saharawi, si è assunto il rischio di provocare il Marocco con le sue parole. « Ho incontrato dei rifugiati che soffrono da generazioni. Ho parlato con giovani che disperano per l’avvenire. Ho promesso loro di fare di tutto perché le cose vadano avanti », aveva dichiarato.
 
Campi profughi saharawi
 
Il futuro del territorio dipende in parte da chi sarà il suo successore. « O una personalità della sua stessa generazione, uno dei leader ponderati, che considerano i negoziati una priorità e rispettano la legalità internazionale, o un leader più giovane, che potrebbe porre la questione della ripresa delle armi », riassume il giornalista Tariq Hafid.
 
Sarà, al momento, il presidente del consiglio nazionale saharawi, Khatri Addouh, ad assumere la funzione di segretario generale del Fronte Polisario e quella di presidente della Repubblica, fino alla elezione di un nuovo segretario generale nel corso di un congresso straordinario che sarà convocato nel termine di 40 giorni.
 
Per Yahia Zoubir, la successione si farà dopo l’organizzazione di un congresso straordinario. « Vi sarà di sicuro un dibattito che terrà conto degli obiettivi da perseguire per convincere la comunità internazionale a organizzare il referendum che alcune potenze tentano di impedire. E’ possibile che il Fronte Polisario deciderà di eleggere un capo militare come Abdelaziz, per segnalare alla comunità internazionale che la lotta continua e che la ripresa delle armi è una concreta possibilità. »
 
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