UNA VITTORIA DEL PDCI

 


L’Italia chiederà agli USA l’estradizione di Posada Carriles
• Grande soddisfazione per l’ODG contro il noto terrorista

 


p222.jpg"Un primo atto di giustizia per il giovane Fabio Di Celmo. La Dichiarazione dell’On. Iacopo Venier – responsabile Esteri PdCI "Oggi abbiamo fatto un passo in avanti decisivo per ottenere giustizia per Fabio Di Celmo e nella lotta contro tutti i terroristi. Con l’approvazione di un ordine del giorno (primo firmatario Jacopo Venier, insieme ai colleghi Bugio (PRC), Vacca (PDCI) e Pettinari (SD)) il Governo italiano si è oggi impegnato a perseguire i responsabili dell’attentato in cui perse la vita un nostro connazionale compiuto a Cuba dalle organizzazioni terroriste anticastriste agli ordini del sig. Posada Carriles, terrorista reo confesso, oggi "ospite" del governo degli Stati Uniti. Quando la magistratura italiana lo incriminerà formalmente sarà richiesta agli Usa la sua immediata estradizione. Venier ha precisato che: "Dato che sappiamo ufficialmente che la magistratura italiana sta indagando proprio su questo terrorista è necessario che il nostro Governo intervenga ora immediatamente nei confronti degli USA, perché Posada Carriles non possa sfuggire ancora una volta alle proprie responsabilità e tanto meno che gli venga concesso l'asilo politico. Il cubano Carriles in una intervista rilasciata al New York Times il 12 luglio 1998, si attribuì la responsabilità dell’attentato del 4 settembre 1997 compiuto nell'Hotel Copacabana a L'Avana, nella Repubblica di Cuba, dove morì il giovane imprenditore genovese, Fabio Di Celmo, ma resta impunito mentre il suo avvocato, Eduardo Sota, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti perché Luis Posada Carriles avrebbe «favorito gli interessi degli Usa per 40 anni»". Da oggi in poi sarà compito del Parlamento italiano e del Governo seguire con determinazione questa vicenda attorno alla quale si gioca la nostra dignità nazionale e la credibilità di una lotta al terrorismo che deve essere condotta anche quando il terrorismo è stato praticato dagli "amici" degli Usa. Sarebbe davvero insopportabile – ha concluso Venier – che un terrorista responsabile di gravi atti – tra cui l'attentato dell'ottobre 1976 contro un aereo della Cubana de Aviación che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso –  resti impunito: il voto espresso oggi dalla Camera è un primo atto di giustizia nei confronti del genovese Fabio Di Celmo e della sua famiglia". L’ODG APPROVATO: La Camera, premesso che: il terrorismo è una delle minacce più gravi che, all'inizio di questo millennio, l'umanità affronta e gli Stati nazionali hanno l'obbligo, in questa fase storica, di ricercare il massimo dell'unità possibile per combattere questo «mostro» che rappresenta un pericolo sempre da qualsiasi luogo della terra, da qualsiasi governo, da qualsiasi gruppo, religione o individuo provenga; considerato che: il 4 settembre del 1997 una carica di esplosivo C-4 pose fine alla giovane vita di Fabio Di Celmo, un imprenditore genovese, un italiano, vittima di un attentato compiuto nell'Hotel Copacabana a L'Avana, nella Repubblica di Cuba; Raul Ernesto Cruz, salvadoregno, arrestato a L'Avana in qualità di confesso esecutore materiale dell'attentato all'hotel Copacabana che causò la morte di Fabio Di Celmo, indicò il mandante e finanziatore dell'attentato nella persona di Luis Posada Carriles; in una intervista rilasciata al New York Times il 12 luglio 1998, lo stesso Luis Posada Carriles si attribuì la responsabilità diretta di questo e di altri attentati e, a proposito della morte dell'impresario italiano, dichiarò:«la morte del turista italiano è stato solo un incidente imprevisto che non mi turba affatto i sonni. Anzi io dormo come un bambino: l'italiano si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato»; Luis Posada Carriles è responsabile dell'attentato avvenuto nell'ottobre 1976 contro un aereo della «Cubana de Aviaciòn» in volo, che provocò la morte di 73 persone e per il quale lo stesso terrorista fu condannato in Venezuela, recluso e poi evaso; Luis Posada Carriles fu arrestato e condannato a Panama per aver tentato un attentato contro il presidente di Cuba Fidel Castro che avrebbe potuto causare centinaia di morti e che egli fu graziato dall'allora Presidente di Panama Mireya Moscoso sei giorni prima della scadenza del suo mandato; Luis Posada Carrilles è riapparso nel 2005 negli Stati Uniti dove è stato fermato per violazione delle leggi sull'immigrazione; l'8 maggio 2007, il Giudice statunitense Kathleen Cardone ha disposto la liberazione definitiva del terrorista Luis Posada Carriles, non considerando le imputazioni che il Governo degli Stati Uniti aveva presentato contro di lui per frode e per falso nelle dichiarazioni rese al Servizio immigrazione e doganale del Governo degli Stati Uniti per ottenere la naturalizzazione nel citato paese; l'avvocato di Carriles, Eduardo Soto, ha presentato domanda di asilo politico agli Stati Uniti con l'argomentazione che Luis Posada Carriles «ha favorito gli interessi degli Usa per 40 anni»; la Sezione 412 del Patriot Act, che afferma che è proibito liberare un sospettato, se la sua liberazione minaccia la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, della comunità o di qualunque altra persona e la risoluzione 1373 delle Nazioni Unite, votata dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 precisa che tutti i terroristi devono essere presentati davanti alla giustizia; la morte di un cittadino italiano attende giustizia da quasi sette anni e il padre di questo italiano, Giustino Di Celmo, da allora sta combattendo per un diritto che l'onore nazionale dovrebbe tutelare con ogni mezzo, è necessario adottare le opportune iniziative affinché si segnali al Governo degli Stati Uniti che l'Italia considera inaccettabile l'eventuale concessione dell'asilo politico al terrorista Luis Posada Carriles e che il trattamento di cui gode un terrorista reo confesso mina gravemente la credibilità dell'impegno degli Stati Uniti nella lotta contro il terrorismo IMPEGNA IL GOVERNO: ad adoperarsi con sollecitudine per la richiesta di estradizione in Italia di Posada Carriles nel caso in cui il procedimento penale attualmente in corso presso la Procura della Repubblica di Roma portasse ad un'incriminazione nei suoi confronti per l'attentato terroristico a L'Avana in cui perse la vita Fabio Di Celmo. Firmato: Venier, Burgio, Vacca, Pettinari.
 

Fonte: Granma





POSADA, ALIAS COMMISSARIO BASILIO, TORTURATORE

 
 

È questo l’uomo che Bush protegge

 

JEAN-GUY ALLARD – di Granma Internacional –
 

 

Mireya Armis Hernández Álvarez ricorda inorridita quel 2 giugno 1972 quando, arrivando all’obitorio di Caracas con due suoi fratelli, venne brutalmente arrestata da uomini di Luis Posada Carriles, detto il Commissario Basilio.
"Quel giorno c’erano fotografie di Basilio sulla prima pagina di un giornale. Era lì con armi pesanti... Alla DIGEPOL indossava una giacca nera e pantaloni blue jeans ed era lui a dirigere con una tremenda arroganza".
La donna era andata a riprendersi il cadavere di suo fratello maggiore, Ramón Antonio Álvarez, assassinato da Posada Carriles.
Ore prima il giovane comandante di Punto Zero, organizzazione rivoluzionaria venezuelana, era stato ritrovato morto, crivellato da 32 colpi d’arma da fuoco, seduto in una macchina insieme a un compagno nel Parco Washington di Caracas e ciò il giorno dopo essere stato arrestato da Posada, allora il sinistro Commissario Basilio della Polizia Politica venezuelana.
L’uomo che la giustizia di Bush si rifiuta di accusare di terrorismo fu consulente della DIGEPOL e poi capo delle Operazioni di quell’organo repressivo, diventato DISIP dal 1967.
Legato alla CIA dal 1960, addestrato in tecniche di tortura e repressione, "l’eroe" della mafia cubanoamericana venne inviato in Venezuela dalla CIA statunitense. Bush si rifiuta di estradarlo in Venezuela per timore che "venga torturato". Il ladro crede sempre che tutti siano uguali a lui.
"Quel giorno alle 13:00, ascoltando Radio Rumbo venni a conoscenza della morte di due compagni", racconta Mireya. "Stavano dando la notizia che avevano ucciso due guerriglieri. Anche se la radio diceva Ramón Antonio Olivares invece di Álvarez, io sapevo che era mio fratello".
"Arrivai a casa mia dove mia madre non sapeva nulla... Decisi di andare direttamente all’obitorio con i miei fratelli Omar e Osvaldo a reclamare il cadavere".
Nell’obitorio il commissario Basilio aveva preparato una sorpresa per i parenti delle vittime.
"Quando arrivammo alle 15:00 non c’era nessuno. Il luogo era deserto. Suonammo alla porta e apparvero poliziotti da tutte le parti. Improvvisamente arrivarono circa sei macchine".
"Quindi ci arrestarono. Arrestarono addirittura l’autista del taxi in cui eravamo arrivati. Dissero a mio fratello Omar: ‘Per tua disgrazia, sei identico a tuo fratello’. Ci portarono direttamente alla Polizia Tecnica Giudiziaria".
Nelle cantine della sinistra PTG erano già detenuti due fratelli e un cognato del guerrigliero Rafael Botini Marín, il compagno di lotta di Ramón Antonio, anche lui assassinato su ordine di Posada.
Il Commissario Basilio aveva già dato disposizioni. "Mi fecero entrare in un ‘tigrito’ e i miei fratelli nella sala generale..."
I ‘tigritos’ sono celle oscure, molto strette, concepite per spaventare e dove appena c’è spazio per due persone in piedi.
"Mi portarono un uomo nudo nel ‘tigrito’. Io immaginavo che fosse un poliziotto. Allora arrivo uno che disse di non..."
Alle 1:00 di notte le portarono del pane. "Con vermi..."
Nel mezzo della notte Mireya viveva una situazione la cui immagine continua a perseguitarla.
"Chiesi di poter andare in bagno e mi portarono in uno dove c’era mio fratello Osvaldo con la testa nella tazza..."
"Lo stavano torturando, gli mettevano la testa nella tazza sporca e la riempivano di feci", ricorda con uno sguardo angosciato.
"IMMAGINAI CHE ERO MORTA"
"Nel ‘tigrito’ si sentiva una radio. Tutta la sera informarono che mio fratello Ramón era stato crivellato in una sparatoria..."
La notizia, diffusa dai servizi di Basilio, era falsa. Il giovane Ramón venne torturato e vilmente giustiziato da Posada e dai suoi uomini con varie raffiche di mitra prima di venire messo in una macchina, davanti alla casa del magnate Domínguez, del cui sequestro parlarono i titoli dei giornali.
Una sceneggiatura cinicamente concepita da Posada e dai suoi uomini per eliminare impunemente giovani ribelli.
"Così seppi quando arrestarono mia madre..."
La presenza nella PTG di Carmen Guadalupe, donna forte nota come la Signora, salvò Mireya dalla sorte che le riservava Luis Posada Carriles.
"Alle 11:00 ci portarono via dalla parte posteriore per portarci alla DIGEPOL. Quando ci dissero che ci avrebbero portati lì immaginai di essere già morta".
"Uscii dai ‘tigritos’, salii le scale e al salire ascoltai la voce di mia madre e cominciai a correre. Mia madre stava dichiarando nella sala. Entrai correndo e l’abbracciai. Quando mi chiese di mio fratello Omar, lui stava arrivando".
"Ci salvammo per questo: stavano per ucciderci, stavano per farci sparire, ma a quel punto non c’era altro rimedio che lasciarci vivere. C’erano troppi testimoni".
"Quando finalmente ci mostrarono il cadavere di mio fratello Ramón, fu Basilio a scoprirlo. Quando lo vide, mio fratello Omar svenne. Il corpo era stato martoriato da 32 spari, aveva il viso rotto e gli mancava un dito."
Le tracce dei colpi osservate nel viso e nei testicoli oltre al dito mancante confermarono ai parenti che Ramón era stato vittima di una crudele sessione di tortura.
"Con gli anni è venuto a galla che mio fratello venne arrestato circa 24 ore prima del ritrovamento del suo cadavere. Un signore fu testimone dell’arresto... Come successe con Botini Marín, che venne portato via da casa sua".
Ma quel giorno Posada non era soddisfatto della doppia esecuzione. "Il giorno seguente uccisero altri quattro ragazzi a La Victoria".
"ASSASSINAVA CON IL SORRISO SULLE LABBRA"
Sarebbero passati anni prima che Mireya scoprisse la vera identità del Commissario Basilio.
Sin dalla riapparizione di Posada a Miami nel 2005, tutta la famiglia osservava gli interminabili processi giudiziari finiti in nulla. "È molto frustrante per noi. Nemmeno lo dichiarano terrorista, nonostante i fatti".
Quest’anno ricorre il 35° anniversario dell’eroica morte di Ramón Antonio Álvarez. La prima denuncia del crimine è stata fatta nel 2005 dalla figlia del guerrigliero venezuelano, Rosalia Álvarez, durante l’Incontro Internazionale contro il Terrorismo all’Avana.
Luis Posada Carriles confessò la sua partecipazione ai soprusi e maltrattamenti subiti dai prigionieri della DIGEPOL e della DISIP in un libro pubblicato a Miami nel 1994: "La polizia, la cui forza principale era nei delatori, arrestava, entrava nelle case e interrogava utilizzando i metodi più duri di persuasione", scrisse cinicamente aggiungendo: "Io li perseguivo con molta forza. Molta, molta gente venne assassinata".
Alcuni mesi fa un ex funzionario della DISIP, Régulo Calzadilla, ha assicurato che durante la sua permanenza nel corpo repressivo, Posada "assassinava a sangue freddo con il sorriso sulle labbra".
Finora l’autore dell’attentato che provocò l’esplosione in pieno volo di un aereo civile cubano, non ha mai dovuto rispondere per i suoi crimini commessi in Venezuela su orientamento della CIA.
In quell’epoca, sette "commissari" cubanoamericani inviati a Caracas dalla CIA non solo sviluppavano intensivamente operazioni di eliminazione dei ribelli con i metodi più brutali, ma organizzavano anche attività terroristiche incoraggiate dagli Stati Uniti dalla stessa Agenzia. (Traduzione Granma Int.)


 

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